La fic è molto vecchia, risale al periodo pre-efp ma ci tenevo a pubblicare qualcosa su questo personaggio.
Buona lettura.
Hate and Pride
Lo guardava, con uno sguardo pregno d’orgoglio e di un velo d’invidia, mentre si allenava.
Vegeta era forte, maledettamente potente e promettente: il suo più degno erede, il migliore non solo della sua generazione.
In assoluto il saiyan che sarebbe potuto divenire leggenda.
Lui, un cucciolo, più forte del suo stesso padre.
Orgoglio e vergogna: ecco cosa provava, osservandolo sferrare calci mortali con estrema naturalezza.
Era già un guerriero perfetto; privo di morale e pregno di odio e disprezzo, pronto a lottare fino alla morte soltanto per il gusto di farlo.
E quegli occhi, tremendamente freddi e crudeli, lo smarrivano nell’oblio di quel nero inquietante, facendolo riflettere sul suo più probabile futuro.
Si chiedeva, se Vegeta lo avrebbe ucciso, precisamente quando ciò sarebbe accaduto.
Ma ne era certo: sarebbe morto per mano di suo figlio.
In fondo, quello era il suo lascito, la sua eredità, ciò che l’universo avrebbe ricevuto dal Re.
Sorrise lievemente beffardo, poiché era quello il modo in cui i sovrani di Vegeta-sei perivano: per mano dei loro stessi figli…
-Adesso basta- aveva detto in fine, vedendo il cucciolo trucidare il suo avversario, l’ennesima vittima di quelle piccole mani.
Non aveva risposto Vegeta, poiché comunicava con lo sguardo, con quei piccoli pozzi, in cui s’inzuppava di sangue e rancore, risalendo poi infradiciato di vile vergogna.
-Non puoi uccidere tutti i miei soldati- così aveva risposto alla sua tacita domanda.
-Sono solo inetti, sarebbero morti in battaglia- aveva detto, sogghignando malefico, imitando la postura del padre, per schernirlo.
-Può darsi, ma nel frattempo avrebbero ucciso molti nemici- inspirando profondamente, il sovrano aveva poi continuato –un re, Vegeta, ha bisogno di alleati, di sudditi, anche se inetti, ricordalo. -
Aveva cercato a suo modo di insegnargli un’importante lezione, ma quel cucciolo continuava a sfidarlo, guardandolo fisso negli occhi, animati dalla bramosia di lottare e di vincere.
Se avesse potuto batterlo Voldock avrebbe combattuto contro il suo stesso sangue, il suo erede, il suo orgoglio e al tempo stesso la propria vergogna.
Ed erano proprio momenti come quelli in cui odiava suo figlio…