Storie originali > Soprannaturale > Vampiri
Ricorda la storia  |      
Autore: BebaTaylor    09/02/2012    2 recensioni
Fu quando compii tredici anni che Will mi confessò di essere un vampiro, e che c’erano altri come lui, in città e nel resto del mondo. Non rimasi sconvolta, lui con me era buono, gentile, mi faceva ridere… come poteva essere un vampiro la figura cattiva che tutti temevano, di cui le persone avevano paura?
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il mio migliore amico

La guerra si fa ogni giorno più intensa, più feroce, più sanguinaria. Al tramonto, appena la luce lascia spazio alle tenebre, la guerra inizia. Va avanti così da anni ormai, ma è solo ultimamente che le cose sono peggiorate. E io ho paura di non rivederlo più. Perché nonostante tutto, io gli voglio bene. Mi è stato vicino quando ne ho avuto bisogno e sapere che non potrà più essere così mi lacera l’anima. Mi allontano dalla finestra e guardo dentro la culla dove dorme la mia bambina. È nata tre settimane fa.
«Charlie.» mi chiama Vince, l’amore della mia vita. Gli sorrido e annuisco, muovendomi verso di lui.
«Non preoccuparti, non ci succederà nulla. La ronda ci protegge.» mi dice abbracciandomi. Annuisco ancora, incapace di dirgli che è proprio a causa degli uomini della ronda che mi preoccupo. Che mi preoccupo per uno di quegli esseri di cui tutta la città ha paura. Non posso dirgli che il mio più caro e vecchio amico è un vampiro e che spero e prego ogni giorno che lui si salvi da questa follia, da questo bisogno di sterminare tutti i vampiri presenti in città. Vampiri che non hanno mai fatto nulla di male. Si nutrivano delle persone peggiori in questa città: assassini, stupratori e gente così. Ammetto che far fuori Miss Crystal Town non è stata una buona idea, ma nessuno le aveva detto di accettare un passaggio in piena notte da uno sconosciuto. Insomma, non lo sapeva che non si accettano passaggi da sconosciuti? Evidentemente no, altrimenti sarebbe ancora qui. Ma non è stata una gran perdita, o almeno non lo è stata per me.
«Andiamo a dormire?» mi chiede Vince.
«Certo.» rispondo. Prima di infilarmi sotto le coperte guardo un’ultima volta fuori dalla finestra, come se mi aspettassi di vedere il viso di Will apparirmi davanti. Sospiro e chiudo gli occhi. Desidero solo che questa follia dilagante si fermi.

Avevo otto anni il giorno, o meglio la notte in cui conobbi Will. Quella sera non avevo sonno, così mi sedetti sul davanzale della finestra, con le gambe che penzolavano nel vuoto. Stavo guardando la luna piena ed ero incantata da quel disco di luce che illuminava il cielo quando sentii dei rumori provenire dalla mia destra. Non mi spaventai, pensai che fosse qualche animaletto che si faceva un giro sul tetto. Pochi secondi dopo davanti a me apparve un ragazzo, alto, con lunghi capelli neri, indossava un cappotto marrone con l’interno in pelo bianco, un paio di jeans scuri e degli stivaletti neri.
«Scusami, non volevo spaventarti.» esclamò. La sua voce era roca, mi ricordava quella del nonno che fumava molto.
«Chi sei? Perché sei sul tetto di casa mia? Non puoi camminare sul tetto di casa tua?» domandai incrociando e braccia al petto.
Lui sorrise e si sedette accanto a me. «Stavi guardando la luna? È bella vero?» mi domandò fissandomi.
«Non mi hai risposto.» replicai.
Lui sorrise. «Hai un bel tetto. E no, non ho un tetto mio su cui camminare.» finalmente rispose alle mie domande.
«Io mi chiamo Will. E tu chi sei?» mi chiese dopo qualche secondo di silenzio.
«Marie Charlene, ma tutti mi chiamano Charlie.» dissi sorridendo. «È solo la nonna che mi chiama Marie. E la cosa mi da fastidio!» brontolai.
«Queste nonne…» mormorò lui. Quella sera gli chiesi cosa facesse a quando mi rispose che negli ultimi anni stava viaggiando parecchio lo pregai di raccontarmi tutto.
«No ora, è tardi. Dovresti essere a letto da un bel pezzo. Verrò una delle prossime sere, te lo prometto.» mi rispose.
«Uffa… guarda che me l’hai promesso!» dissi.
Will sorrise ancora, era ancora più bello quando sorrideva.
«Io mantengo le promesse. Però anche tu devi promettermi una cosa.»
«Cosa?» domandai.
«Non devi raccontare a nessuno di me. Deve essere un segreto.»
«Lo prometto.» esclamai solennemente prima di rientrare nella mi stanza.
«Buonanotte Charlie.» mi disse lui appoggiando una mano sull’intelaiatura della finestra.
Will venne a trovarmi quasi tutte le notti. Al calar del sole fremevo, aspettando il momento in cui lui sarebbe arrivato, per raccontarmi le sue avventure in posti che non avevo mai visto e di cui non avevo mai sentito parlare.
Fu quando compii tredici anni che Will mi confessò di essere un vampiro, e che c’erano altri come lui, in città e nel resto del mondo. Non rimasi sconvolta, lui con me era buono, gentile, mi faceva ridere… come poteva essere un vampiro la figura cattiva che tutti temevano, di cui le persone avevano paura?

«Dovresti aver paura di me.» mi disse una sera, poco prima che compissi diciotto anni.
Eravamo seduti nel vecchio fienile. Io scrollai le spalle.
«E perché?» chiesi. «Finché non tenti di mangiarmi non ho paura.» esclami. Presi una manciata di fieno e gliela lanciai addosso. Will scoppiò a ridere e si alzò in piedi.
«Vuoi la guerra?» pronunciò prima d’iniziare a farmi il solletico. Riuscii a divincolarmi e ad alzarmi in piedi.
«Non vale!» dissi fra una risata e l’altra.
Will smise di ridere.
«Cosa c’è?» domandai. Il suo viso si era fatto preoccupato. Lui si limitò ad indicare i fuochi che si vedevano in lontananza fuori dalla finestra. Ancora non lo sapevo, ma la guerra era appena iniziata.
Quando tornai a casa dopo la festa per i miei diciotto anni trovai sul davanzale della finestra un ciondolo, in argento, a forma di fiore, e una lettera.

“Carissima Charlie, buon compleanno. Il ciondolo che hai trovato apparteneva a mia sorella Mary. Tu sei come lei. Bella, dolce, gentile. Non hai paura di niente.
Sei un’amica, una vera amica.
Ricordati che, anche se non mi vedrai, io sarò sempre al tuo fianco.
Non ti dimenticherò mai, piccola grande Charlie.
William.

Da quella notte vidi sempre più raramente Will. Alla festa avevo conosciuto Vince e dopo tre anni ci siamo sposati, e a due anni dal matrimonio ho partorito la mia bambina. Se fosse stato un maschio l’avrei chiamato William.

Quando mi alzo il sole è appena sorto. In questi cinque anni ho visto pochissimo Will. Sono ormai tre mesi che non lo vedo, e la cosa preoccupa. Sbadigliando vado dalla mia Mary. Accanto a lei, trovo una piccola bambola di porcella, con i lunghi capelli biondi, un vestitino in velluto verde e un cappello di paglia. Sorriso e poso la bambolina sulla mensola sopra la culla.
Mi impongo di non piangere, perché lo so, questo è un regalo di addio da parte di Will.

Va bene, non so da dove sia uscita quasta cosa. Ma la pubblico ugualmente. spero vi piaccia.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Vampiri / Vai alla pagina dell'autore: BebaTaylor