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Autore: Dali Potter    09/02/2012    4 recensioni
Lei ha tanto l'aria di, come dire, di una timorata di Dio
Il primo incontro tra Jack e Rose.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jack Dawson, Rosalinda Dewitt Bukater
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Libera

Avevo tanta voglia, da tanto tempo, di lasciarmi andare. Lasciarmi andare oltre: oltre le apparenze, oltre la superficie. In quel mondo basato sulle apparenze, era tutto superficiale e lontano dalla profondità che invece la vita ci offre, quella dei quadri che mi piacevano tanto. Quante volte avevo già pensato quelle cose? Forse era ora di fare qualcosa, anche se non era il momento opportuno, anche se ero a cena su una nave, e non potevo andare via, più di tanto.
Feci un cenno del capo in segno di scusa e mi allontanai all’ingresso della sala. Attraversai l’uscio e dopo una rapida occhiata alle mie spalle iniziai a correre, verso l’esterno e poi giù per le scale, dritta a prua.

E’ vero
credetemi è accaduto
di notte su di un ponte
guardando l’acqua scura
con la dannata voglia
di fare un tuffo giù.

Che bello il mare. Nero. Quello si che era profondo, e anche in quel caso continuavo ad essere costretta a stare in superficie. Impulsivamente alzai un piede e lo appoggiai ad una delle sbarre orizzontali, poi l’altro un po’ più su. Poi scavalcai mantenendo la presa con un piede da un lato e uno dall’altro e poi scesi con entrambi i piedi sulla prima sbarra, la più vicina al mare mentre le mani si stringevano convulsamente alla prima sbarra. Non ero poi tanto vicina, non soffrivo di vertigini, ma cavolo, era alto! Nonostante ciò non avevo paura. Era davvero bello, sembrava un sogno. D’altronde ero sulla nave dei sogni. E poi l’aria che mi accarezzava dolcemente, al ritmo delle onde che si infrangevano sulla nave, non c’era niente che mi facesse sentire in trappola. Ero libera. Per quanto ancora? Quanto tempo ci avrebbero messo mia mamma e Cal a svegliarmi e intrappolarmi di nuovo? No, doveva durare di più… Sarebbe bastato lasciare andare un po’ le mani. Già assaporavo l’acqua salata che mi avrebbe protetto per sempre dalla prima classe, da una vita senza amore, da visi graziosi che nascondevano gli animi peggiori mai visti, dalle apparenze. Non avrei più avuto a che fare con tutto questo.


D’un tratto
qualcuno alle mie spalle
forse un angelo
vestito da passante
mi portò via dicendomi
così..

 

-Non lo faccia.
L’avevo detto. Era durato troppo poco, ma non si erano presi neanche il disturbo di venire loro stessi. Chi avevano mandato a prendermi?
-Stia indietro.-Non l’avrebbero avuta vinta. Lui non l’avrebbe avuta vinta: quel giovane ficcanaso di terza classe. –Non faccia lei un altro passo.
-Forza! Mi dia la sua mano la aiuto a tornare a bordo.
.-No! Resti dov’è! Dico sul serio. Mi butto!
Si avvicinava. Dovevo lasciarmi andare, ora. La sua mano stava quasi per sfiorarmi. Lanciò la sua sigaretta. La osservai essere risucchiata dolcemente dal mare. Deglutii. Ok, forse non molto dolcemente. Sparì immediatamente alla vista sommersa ferocemente.
-Non lo farà!
Spalancai gli occhi. Impertinente.
-Che significa non lo farò? Lei non mi conosce.
Cosa ne sapeva lui, vestito com’era già si vedeva che non conosceva né regole né prigioni “interiori”. Lui si che era libero.
-Beh, l'avrebbe già fatto.
-Lei mi sta distraendo. Se ne vada.

In parte era vero, tutto aveva perso il suo fascino.
-Non posso. Ormai ci sono dentro. Se lei si butta, io sarò costretto a seguirla in acqua per salvarla
-Non dica sciocchezze. Morirebbe.
Stava cercando di provocarmi, mi concentrai sull’acqua. Ma sembrava molto meno invitante ora.
-So nuotare benissimo.
-Basterebbe l'impatto con l'acqua a ucciderla.
Perché gli rispondevo, stava tentando di imprigionarmi e lo lasciavo fare, stava vincendo!
-Bene non mi farebbe, non dico certo il contrario. Se devo essere sincero, mi preoccupa molto di più l'acqua fredda.
-Quanto fredda?
-Gelida. Forse un paio di gradi sopra lo zero. È mai... stata nel Wisconsin?
-Cosa?
-Beh, gli inverni da quelle parti sono tra i più freddi. Io sono cresciuto lì, vicino a Chippewa Falls. Ricordo, una volta, da bambino, io e mio padre andammo a pesca sul lago ghiacciato, vicino alle cascate. La pesca sul ghiaccio, sa, è quando...
- So cos'è la pesca sul ghiaccio!
- Mi scusi. Lei ha tanto l'aria di, come dire, di una timorata di Dio... Comunque, il... ghiaccio ha ceduto, e io...
Timorata di Dio?? Ma come osava. Dovevo lasciarmi andare. Non lo stavo più neanche a sentire. Non mi importava, era distratto mi sarei potuta tuffare, no?

-Lei è pazzo.
-Non è l'unica a dirlo, ma... con tutto il rispetto che merita, signorina, non sono io quello appeso alla prua di una nave. Per favore, avanti, allunghi la mano. Non vorrà commettere una simile sciocchezza. Mi chiamo Jack Dawson.
Anche pazza? Mi voltai a guardarlo bene. E capii dal suo sguardo. Non mi avrebbe imprigionata. Non avrei più avuto nessuna catena. Lui stava per liberarmi per sempre. Lo sapevo come sapevo che non mi sarei più tuffata solo per evitare di far finire in acqua anche lui. Gli tesi la mano. Il suo mi sembrava davvero il volto della liberta.
-Rose Dewitt Bukater
-Devo chiederle di scrivermelo il suo.

Spazio Autore:
Questa scena mi piace tantissimo e ho provato a scriverla. Che ne pensate?? :) I pezzi di canzone in mezzo al testo sono di "Meraviglioso" dei Negramaro.
Dali♥

  
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