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Autore: Otella    10/02/2012    2 recensioni
<< Ricordo ogni cosa di noi. Indistintamente. Con tutto l'amore che posso. >> Le "ore distanti" che Blair ricorda della relazione con Chuck le attanagliano il cuore. Specialmente in un momento della sua vita in cui dovrebbe essere tutto fuorchè nostalgica del tenebroso Bass.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass | Coppie: Blair Waldorf/Chuck Bass
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Quinta stagione
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Salve a tutti!
In attesa di trovare ispirazione per continuare una fanfiction su “Dragon ball”, ecco una one shot tratta da uno dei miei vecchi quaderni. In realtà, si tratta di una lettera che scrissi molto tempo fa. Ho apportato qualche modifica e… spero che sia uscito fuori qualcosa di buono!
Voglio innanzi tutto precisare che i ricordi di Blair su Chuck e sulla loro relazione sono frutto della mia immaginazione: si tratta di situazioni del tutto plausibili, nel senso che entrambi avrebbero potuto vivere degli spezzoni simili nei “missing moments” del telefilm. Ma è necessario avvertirvi che non li troverete in nessun episodio.
Ho inserito lo spoiler perché la lettera di Blair ha come sfondo il matrimonio con Louis (al quale, tra l’altro, si fa un piccolo riferimento verso la fine), presumo che lo comprenderete leggendo.
Infine, il titolo della fanfiction, “The Distant Hours”, è il titolo originale di un libro: “Una lontana follia”, di Kate Morton. Lo consiglio a tutti, è davvero bello!
Spero vi piaccia, un grosso abbraccio a tutti e buona lettura!
 
Oty
 
 
 
The Distant Hours
 
Ricordo ogni cosa di noi.
Indistintamente.
 
Ricordo la mano elegante e guantata che mi porgesti dal finestrino della tua limousine. Quel contatto mi ha elettrizzata e, forse, anche un po’ colpita. I tuoi occhi castani apparivano grigi e tremendamente cupi, quella mattina di incessante pioggia a New York. Un continuo correre per le strade, un vociare infinito. Ed io lo sapevo già da allora che saresti stato mio.
 
Ricordo il sapore di quel pomeriggio a Central Park. Ancora pioggia autunnale, fresca e profumata, ed ancora noi come nei nostri pensieri e desideri più profondi. Non indossavi nessuna cravatta, né l’abito distinto e formale con cui tutti sono soliti vederti. Sembravi quasi buffo. Soltanto a me fu concesso conoscerti in jeans, gli stessi squallidi volgari jeans che abbiamo entrambi disprezzato da sempre. Eppure mi piacevi, incarnavi la semplicità di un tipo qualunque, al quale, tuttavia, mai somiglierai davvero. Il contatto con la tua barba un po’ cresciuta – altra curiosa e piacevole sorpresa, so quanto detesti non raderti – mi ha graffiata e stordita insieme, in quel bacio piovoso.
 
Ricordo il tuo scivolarmi intensamente fra le cosce, un istante. Prolungavamo quel momento il più possibile.
Sapevo bene che a nessun’altra avevi concesso un gemito più forte, un sospiro più roco, una dolce oscenità sussurrata a mezza voce. Quasi avessi paura di godere di un corpo che non era ancora il mio, nonostante la tua irrefrenabile dipendenza dal sesso.  Non si trattava soltanto di fare l’amore. Un dannato scoprirsi, un’infinita ricerca. Perché, pur conoscendo a memoria le coordinate della mia pelle, trattenevi il fiato nel vedermi spogliare, come fosse sempre la prima volta.
 
Ricordo il muro della tua camera da letto all’Empire. La parete destra straripava di fotografie. Non scatti qualunque. Fotogrammi di una me che non mi sarei neppure sognata di essere. Noi a Londra, la Torre che fa da sfondo ai nostri vestiti al vento, il mio cappello di tulle stava quasi per volare via. Io sul tuo letto, con le lenzuola di raso. Mi coprivano appena.
Soltanto pochi attimi, in apparenza, ma su quella parete c’è un’intera storia. Sapevo che l’avresti incollata proprio lì, sopra la testiera del letto. Quel letto teatro delle nostre passioni, dei nostri intrighi.
 
Ricordo la collera dei tuoi occhi disperati. Ed io temevo già la fine. Hai da sempre voluto avermi per intera, tutta quanta, e come potevi sopportare il suo sguardo cupido sui miei capelli legati. Come sopportare l’idea di averlo visto in casa mia, ai piedi delle scale, a chiedermi un po’ di quelle cose che in passato si era perso.
 
Ricordo ogni cosa di noi.
Così nitidamente.
Le nostre ore distanti.
Un solo patto, non provare a scappare mai l’uno dall’altra.
Una promessa.
Una promessa alla quale sono venuta meno per adempiere ad un’altra.
 
Perdonami.
Con tutto l’amore che posso.
 
B

  
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