Mio caro, caro Orazio, come puoi pensare che io viva per qualcosa di diverso dai tuoi occhi, dai tuoi baci? Io li amo, i tuoi occhi.
-Ma, forse, amate di più la morte, mio Principe. E desiderate quell'oblio senza sogni, nel vostro intimo.
Sospirò: -A volte la vorrei. Sento di essere combattuto tra essa e la pulsione di sopravvivenza che conserva la nostra misera specie. L'essere e il non essere. Non essere...
-Essere. - gli sussurrò con forza – Essere, Principe. Vivere. Amare. Amarci.
Gli puntò in viso quei suoi occhi azzurri e profondi: - Amami, dunque. - il suo tono era una supplica impastata di un dolcissimo desiderio.
Orazio si appoggiò al tronco dell'albero, prima di stringerlo a sé, il suo petto contro il proprio petto, diviso solo dal tessuto ruvido dei mantelli.