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Autore: Monique Namie    17/02/2012    2 recensioni
L'inizio di questo racconto riprende fedelmente la puntata “The Swarm” – “Lo schiame”, della prima stagione di Generator Rex. Nei capitoli seguenti compariranno personaggi estranei, provenienti da una dimensione superiore e la trama si arricchirà di mistero. La particolarità di questo racconto è l'esistenza di una doppia realtà: quella del cartone animato (guidata da un gruppo d'esperti che tiene tutto sotto controllo) e quella della vita reale (lasciata al libero arbitrio).
[Rebecca Holiday | Nuovo personaggio | Rex Salazar]
Genere: Avventura, Science-fiction, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Memories under the lake

1. Rosso tramonto


Il rosso del tramonto incorniciava la foresta lontana e si mischiava armoniosamente alla preziosità del giallo oro incespicante tra le nuvole. L’immobilità estatica del momento suggeriva il paesaggio come fondale di un’opera romantica o quanto meno soave e calibrata su temi distensivi. Tutto sembrava così naturale, che nulla poteva far sorgere il sospetto che si trattasse di un mondo fatto di pixel; ogni colore era stato scelto da un team di esperti per rendere il tutto perfettamente identico al mondo reale. Per coloro che ci vivevano dentro, l'illusione era così forte che la ragione non lasciava spazio a dubbi. Nessuno sospettava che le sfumature della terra polverosa, anch’essa rossa per la luce del tramonto, fossero state create a tavolino e che le nubi seguissero percorsi prestabiliti. Ogni angolo incontaminato di quel territorio sperduto era frutto dalle menti geniali di alcuni scienziati. Una persona nata dentro a quella finta realtà, avrebbe creduto senza dubbio di vivere nell'unica indiscutibile realtà.

Tra tutta quella natura apparentemente incontaminata, cinque mezzi della Providence profanavano l’autenticità del luogo con il loro grigiore metallico. Uno di essi, più appariscente degli altri, lungo più di una trentina di metri, varcava il cielo con una sfrontatezza raccapricciante, completamente incurante del fatto che la sua presenza interrompeva drasticamente la bellezza del tramonto. Con il suo anello metallico centrale di un diametro di circa dieci metri, appariva come un pianeta schiacciato e allungato dalla forza di gravità esercitata da un potente buco nero nelle vicinanze.

Con la sua presenza sembrava quasi voler sottolineare che per la Providence il sole avrebbe potuto aspettare alcune ore in più prima di eclissarsi e, allo stesso modo, le stelle e il moto di tutti i restanti astri non avrebbero mostrato nulla di contrario nel ritardare la loro comparsa.

Al centro dell’anello metallico che costituiva il nucleo del mezzo della Providence, si spalancò una paratia, dalla quale, la figura minuta di un ragazzo si lanciò nel vuoto: Rex adorava lasciarsi precipitare nel vuoto e ammirare, attraverso le lenti degli occhialetti protettivi, lo scenario della sua prossima avventura.

Frenando la caduta con il jet pack creato con i suoi nanites, atterrò in prossimità di un enorme cratere e osservò a malincuore quell’apertura sul terreno che assomigliava tanto alla porta dell’inferno. Sospirò. Possibile che non fosse riuscito a rifiutare nemmeno una missione pericolosa come quella. Il fascino e i modi affabili della dottoressa Holiday giocavano troppo spesso un cattivo effetto sulla sua mente; in quei casi sembrava quasi che non avesse più la facoltà di decidere personalmente delle sue azioni. Tuttavia ormai si trovava lì e l’unica cosa che gli restava da fare era quella di portare a termine la missione il più velocemente possibile.

Cercò la voce di Holiday attraverso la ricetrasmittente per chiedere conferma della modalità d’azione e dei mezzi che gli erano stati forniti in dotazione. Frugò nel marsupio ed estrasse una fune.

«Wow! Alta tecnologia!» Scherzò per sdrammatizzare. La voce lasciava trasparire un certo rammarico nell’aver accettato d’introdursi nella tana del nemico completamente disarmato.

«Sai che non puoi usare le tue armi, Rex. Qualsiasi tipo tecnologia metallica attiverebbe una reazione immediata nel sistema ricettivo degli insetti.»

«Ma io sono praticamente pieno di micro macchine!»

«I tuoi nanites sono troppo piccoli e molto spaziati all’interno del tuo corpo, non saranno in grado di percepirli… stai tranquillo.»

Rex si calò all’interno della tana buia e spettrale che rappresentava la casa provvisoria di quei mostruosi divoratori di metallo. L’unica luce che filtrava dall’apertura sovrastante era fioca e si disperdeva entro due metri.

Rex avanzò con una mano posta sopra il marsupio dove teneva una specie di aggeggio che serviva per recuperare e conservare un campione di feromoni degli insetti: l'obbiettivo della missione era quello, entrare nella tana del nemico e recuperare quanto serviva a Holiday per creare un siero che mettesse ko quei mostri.
Il buio si fece più intenso e quell’abisso aveva tutta l’aria di essere una trappola mortale. Per qualche interminabile secondo le tenebre inghiottirono le pareti del luogo circostante, poi la luce candida del neon attivato da Rex rischiarò l’ambiente. La sagoma terrificante di un insetto ripugnante appeso al muro comparve improvvisamente sulla parete a lato del ragazzo facendolo trasalire. Lunghe chele aguzze spuntavano in alto irte e minacciose; artigli mortali alla base della corazza lurida e impregnata di schifoso liquido appiccicoso. Una visione magnifica per gli studiosi interessati, un incubo per Rex che sollevò d’istinto le mani per proteggersi. Riuscì a trattenere a fatica l’istinto di creare una spada gigante per tagliare a pezzetti quei mostri. Uno di quegli insetti si stava brutalmente contorcendo come colto da un’improvvisa agonia. La corazza di questo iniziò a rompersi e dalla ferita uscì un duplicato identico e ugualmente schifoso.

Rex informò la dottoressa Holiday di quanto aveva visto.

«Mitosi! Recupera un campione ed esci immediatamente da lì!»

Holiday aveva ragione. Prima recuperava il campione di feromoni prima poteva andarsene da quel posto. Con una mossa incerta infilò la punta dell’aggeggio nel punto in cui i due insetti stavano terminando la scissione. La reazione fu fulminea; prima che Rex potesse spostarsi, uno degli insetti si girò verso di lui e gli sputò contro un liquido appiccicoso e putrido. Ce l’aveva dappertutto: sui capelli, sugli occhi, in bocca, sui vestiti. Era cosparso di disgustoso feromone d’insetto.

Si pulì il viso come poté con la manica della giacca e spuntò un paio di volte.

«Bleah! Che schifo!»

«Rex, che cosa è successo?»

Il ragazzo valutò la situazione. Si accorse di aver lasciato cadere il neon, lo raccolse e vide con stupore che gli insetti si stavano animando stuzzicati dal gustoso sapore emanato dai suoi nanites.

«Credo che abbiano deciso di farmi diventare la loro cena.»

In preda al panico non mirò nemmeno all’uscita; fece crollare una porzione di terreno sbattendoci contro con le ali meccaniche appena create ed emerse in superficie. La terra polverosa gli si era appiccicata sopra allo strato di feromoni rendendo i suoi movimenti più impacciati. A stento riusciva vedere dove stava andando.

Gli insetti ora sbucavano ovunque, salvano fuori dalla terra con l’agilità di spregevoli grilli assassini. Uno di essi addentò l’ala destra del mezzo volante di Rex e lo fece precipitare al suolo. Dal polverone sollevato in aria sbucò, pochi istanti dopo, una moto: Rex la guidava cercando di portarla alla massima velocità. Continuò così a procedere sempre dritto evitando gli innumerevoli attacchi degli insetti che sbucavano dal suolo, finché non notò davanti a sé una fitta foresta. Si preparò ad entrare fra la vegetazione sperando di seminare i suoi nemici una volta per tutte, ma la corsa durò poco.

Dopo qualche metro di boscaglia, il terreno terminava bruscamente lasciando il posto ad un immenso lago. Rex non riuscì a frenare in tempo e finì catapultato nel bel mezzo di esso. Sprofondò sott’acqua per qualche metro assieme al gruppo di insetti che lo seguivano a distanza ravvicinata. Sentì subito l’ossigeno mancargli; nuotò spasmodicamente per raggiungere la superficie e una volta riemerso prese una boccata d’aria a pieni polmoni. I capelli neri fradici gli erano finiti davanti gli occhialetti protettivi, se lì sollevò sopra la testa e osservò il cielo. Una squadriglia di insetti volava in formazione sospetta pronta a tuffarsi al recupero della cena appena perduta. Rex li vide fiondarsi a tutta velocità verso di lui. L’unica cosa che gli rimaneva da fare era immergersi di nuovo. Prese una boccata d’aria e si lasciò avvolgere completamente dall’acqua. Nuotò verso il fondo e dopo qualche bracciata si arrestò.

Doveva resistere, doveva rimanere sotto in apnea, ma non era per niente sicuro di potercela fare. Sentiva che stava per cedere e, una volta respirata l'acqua del lago, sarebbe stata fine. Rivide in un flash tutta la sua vita, tutti i suoi amici, i sorrisi delle persone care: il suo primo incontro con Circe, i suoi capelli neri con le punte rosse che ondeggiavano al vento; Holiday che lo rassicurava amorevolmente con il suo camice bianco impeccabile; Six che invece non sorrideva mai, ma che riusciva a modo suo a dimostragli affetto; Bobo il suo insostituibile compagno d’avventure. Tutti sembravano essersi riuniti lì per dirgli addio, mentre scivolava giù verso l’abisso del lago, sempre più in fondo.
I battiti cardiaci diminuirono progressivamente fino ad arrestarsi del tutto. Momento di stasi: l’attimo in cui tutto finisce, la luce sparisce, la voce si spegne e il mondo si annulla.

Rex smise di esistere pur non essendo mai esistito; perché anche lui, assieme al paesaggio e ai colori del cielo, faceva parte di un mondo di pixel confinato dentro una macchina, un mondo che era stato pensato e studiato per intrattenere. Sarebbe dovuta finire così: la dottoressa Holiday si sarebbe dimessa addossandosi tutta la colpa e, senza il siero da lei sintetizzato, gli insetti mangiaferro avrebbero lacerato le città del mondo per anni.








Note autore:
Come ho scritto nell'introduzione, questo primo capitolo è molto fedele allo svolgersi della vicenda narrata nel cartone. Nei prossimi capitoli invece troverete i nuovi personaggi di mia invenzione e la storia che conoscete sarà completamente stravolta. Commenti e critiche costruttive sono sempre i benvenuti. Probabilmente questo è stato un tentativo di convincere me stessa del fatto che, nonostante Rex sia solamente un personaggio inventato, è possibile che esista qualcuno come lui in una realtà alternativa.

Note sulla revisione:
Ho deciso in data 14/05/2015 di apportare alcune modifiche al racconto. Ci tengo ad assicurarvi che la revisione della storia non implica e non implicherà nessun stravolgimento totale della trama iniziale per come l'avete letta. Nella rilettura di ciò che avevo scritto a distanza di tempo, ho trovato degli errori che mi erano sfuggiti e che ora ho provveduto a correggere; oltre a questo ho modificato alcune parti per renderle più scorrevoli e ho aggiunto delle righe all'inizio del primo capitolo per accompagnare il lettore in modo meno brusco alla realtà che si prospetterà nei due capitoli seguenti.



   
 
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