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Autore: taemotional    20/02/2012    1 recensioni
[JinDa/MaruDa]
"...Continuarono lungo la via semideserta del quartiere coprendosi il viso con le sciarpe. Avevano deciso di cenare fuori in quel posto proprio perché non c’era molta gente in giro, e potevano, più o meno, camminare senza essere notati. L’aveva proposto Tatsuya di mangiare là. Ci era andato spesso, con Akanishi.
Chissà perché aveva pensato a lui proprio in quel momento.
“Ah!” esclamò Yuichi, bloccandosi davanti a un piccolo negozio di vestiti. Doveva aver incontrato un vecchio conoscente. Anche Tatsuya si fermò e volse la testa per osservare la vetrina con scarso interesse.
“Chi si vede!”..."
Genere: Angst, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Jin, Tatsuya, Yuichi
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Commento: Beh, che dire...... Jin odi et amo <3 Questa ficci contrappone la coppia che preferisco VS quella di cui non riesco mai a scrivere... quale vincerà?? X°D Mi scuso per lo stile, non l'ho ricontrollata e dato che risale a un anno fa non assicuro niente xD Buona lettura miao~ *alla Koki*


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<<Nel fumo di sigaretta che si dissolve,
Si disperde la tua ombra.
Ma diventa ancora più nitida.
Non posso dimenticarti.>>

 
Escono dalla sala registrazioni e si stringono nei cappotti.
“Non ricordavo che Novembre fosse così freddo,” commentò Tatsuya soffiando fuori l’aria dai polmoni e notando come il suo respiro prendesse la forma di una nuvola biancastra. Come se stesse fumando. Da piccolo lo faceva spesso, fingere di fumare in inverno. “E da quando nevica così presto?”
“Pensa che è appena l’inizio del mese, non immagino come sarà tra un po’... il meteo ha previsto...” ma il resto del discorso di Yuichi venne ignorato dal cervello di Tatsuya, troppo congelato per concentrarsi.
Continuarono lungo la via semideserta del quartiere coprendosi il viso con le sciarpe. Avevano deciso di cenare fuori in quel posto proprio perché non c’era molta gente in giro, e potevano, più o meno, camminare senza essere notati. L’aveva proposto Tatsuya di mangiare là. Ci era andato spesso, con Akanishi.
Chissà perché aveva pensato a lui proprio in quel momento.
“Ah!” esclamò Yuichi, bloccandosi davanti a un piccolo negozio di vestiti. Doveva aver incontrato un vecchio conoscente. Anche Tatsuya si fermò e volse la testa per osservare la vetrina con scarso interesse.
“Chi si vede!”
La moda giapponese lasciava proprio a desiderare.
“Infatti! Che ci fai qui?”
Quella giacca lui non se la sarebbe mai messa, neanche morto.
“Vado a cena con Ueda, tu?”
Tatsuya sbatté un paio di volte le palpebre e tornò a guardare verso la strada. Nakamaru, con chi stai parlando?
Hi,” lo salutò Jin alzando la mano. Che modi, pensò Tatsuya, dov’è finito il tuo rispetto per i senpai?
Si inchinò leggermente e poi tornò a fissare la vetrina, questa volta in maniera più attenta. Quella giacca non era poi così male, se la osservava con più attenzione poteva quasi dire che gli piacesse. Anche se il colore non era nel suo stile, lo incuriosì il modo in cui si allacciava sul davanti.
“Insomma, come va in generale?”
C’erano due file di bottoni, ma naturalmente solo una aveva dall’altro lato le corrispettive asole.
“Tutto bene, ma tra un mese riparto.”
Ma perché due file di bottoni se poi una è finta?
“Ah, ecco, l’avevo sentito dire in effetti.”
E quei gemelli? Dorati? Ma che c’entrano con il colore della giacca? Sono orribili.
“Le voci girano, eh? Che ci vuoi fare, è la fama.”
Orribile, come quel sapore che improvvisamente gli salì in bocca. Storse il naso e arricciò le labbra. 
Tatsuya si voltò di scatto verso i due ma, prima che potesse dire qualcosa, Jin sorrise e le parole gli morirono sulla lingua, scomparendo insieme a quel sapore amaro.
“Se non avete ancora cenato, possiamo andare insieme,” disse Jin, “Conosco un locale in fondo alla strada che...”
Non fare il finto tonto, pensò Tatsuya aprendo ancora una volta le labbra per parlare. Quel locale te l’ho fatto conoscere io, non l’avrai dimenticato?
“Io ho da fare.”
Vide con la coda dell’occhio Yuichi che si voltava verso di lui. Probabilmente aveva in viso una delle sue solite espressioni scioccate, ma cercò di non pensarci. E non pensò nemmeno al viso contrariato di Jin, a come i suoi occhi si socchiudevano in quei casi.
“La boxe, sapete, e se esco con voi finirei col mandare a monte la mia dieta,” concluse senza mezzi termini e si voltò, attraversando la strada di corsa.
“Chissà cosa gli è preso...” commentò Yuichi poco convinto. Ma so il perché...
“Già...” sapeva anche Jin il motivo, ma era completamente differente da quello dell’altro. Lo guardò arrivare incolume dall’altro lato della strada, a terra, solo delle leggere impronte. La neve, dopotutto, aveva smesso di cadere da un po’ e già si stava sciogliendo. Forse si era accorta che era ancora troppo presto per scendere.
“Ah...!” esclamò Jin sorpreso, portando una mano sulla bocca.
“Cosa?” Yuichi guardò nella sua stessa direzione e vide Tatsuya seduto a terra.
“E’ ancora così goffo...?” commentò Jin ridacchiando.
Tatsuya si rialzò seccato e iniziò a scrollarsi il bianco dalla giacca.
“Mhn... a 27 anni è tardi per aspettarsi dei miglioramenti...” disse Yuichi sorridendo, “Comunque... Akanishi... posso parlarti?”
Jin lo guardò e annuì.
 
Entrarono in quel ristorante in fondo alla via e presero un tavolo per due, un po’ isolato. Yuichi si guardò intorno per qualche secondo, poi decise di togliersi la sciarpa dal viso. Non avevano attirato troppo l’attenzione.
“Allora cosa ordini?” domandò Jin prendendo il menù e iniziando a sfogliarlo attentamente.
A Yuichi si strinse lo stomaco: se pensava a quello che avrebbe voluto dirgli gli passava del tutto la voglia di mangiare.
“Akanishi... prima di ordinare...”
“I signori desiderano ordinare?” domandò un cameriere che sembrava averci fatto apposta ad arrivare in quel momento.
Jin osservò Yuichi che arricciò le sopracciglia e ora osservava il piatto vuoto con la faccia di uno che sta per vomitare.
“Mhn, non abbiamo ancora deciso, la chiamiamo noi quando siamo pronti,” disse deciso Jin. Il cameriere chinò leggermente la testa e se ne andò al tavolo accanto.
“Nakamaru?” lo chiamò Jin un po’ preoccupato, “Sei pallido.”
Yuichi annuì con la testa. Pensavo che dirlo a te, ad una persona che ormai ha poco a che fare con noi, sarebbe stato più facile.
Alzò gli occhi e fissò quelli di Jin.
“Volevo dirti... che so il motivo per cui Ueda se n’è andato in quel modo...”
“Ah sì?”
“Beh... probabilmente si vergognava a farsi vedere in giro con me, pensa che la gente possa fraintendere... è sempre stato un problema per lui quest’argomento.”
Jin si sistemò meglio sulla sedia e poggiò il mento sul palmo della mano sinistra.
“Mhn... volevi dirmi solo questo?”
Yuichi iniziò ad agitarsi.
“Ah, ecco... il fatto è che a me piace Ueda,” disse quest’ultima frase tutto d’un fiato e a quel punto gli venne da sorridere. Una goccia di sudore scese lungo il suo viso.
“L’ho detto... ora che qualcuno lo sa mi sento meglio.”
“L’amore è un fardello pesante, eh?”
Yuichi lo guardò sorpreso. “Io... non l’ho mai pensata in questo modo.”
Jin annuì con una strana espressione e continuò ad osservarlo aspettando che continuasse a parlare. Aveva ripreso un po’ del suo colorito.
“Il problema è, come ti ho detto, che lui si preoccupa di quello che pensa la gente di noi due.”
Noi?”
Yuichi annuì, “Non sono sicuro, ma posso dire che quello che hai visto fosse un appuntamento.”
Jin arricciò un sopracciglio.
“Non è la prima volta che andiamo in giro da soli, ma è stata la prima dopo che l’ho baciato.”
Un colpo di tosse.
“Hey!” esclamò Yuichi versandogli dell’acqua, “Tutto okay?”
Jin annuì alzando una mano e si portò il bicchiere alle labbra finendo il liquido tutto d’un sorso. Poi sorrise in maniera strana.
“Baciato?” quasi gli venne da ridere, “Lo so io il motivo per cui Ueda è scappato prima... e tu non centri nulla. Ti piace e non sai quello che realmente gli passa per la testa?”
“Eh?”
“Non sai niente...” continuava a sorridere “...posso dire che io e Ueda stiamo insieme.”
La mente di Yuichi sembrò perdersi nell’afferrare un pensiero particolarmente importante. Ho capito bene?
“Non fare quella faccia, possibile che tu non lo sapessi? Comunque sia, anche se era parecchio che non ci vedevamo non gli ho mai detto è finita. Quindi stiamo ancora insieme, no? ”
Yuichi iniziò a boccheggiare.
“Ora sai dov’è almeno?” chiese ancora Jin.
Yuichi scosse la testa. Stanno insieme? Che voleva dire? E perché lo veniva a sapere in quel momento?
“Quando è seccato, triste, dispiaciuto... quando si sente solo o vuole restare da solo... va in palestra. Sai quale frequenta in questo periodo?”
Si fissarono qualche secondo senza dire nulla, poi Yuichi si alzò di scatto e fece per andarsene.
“Non illuderti...” continuò Jin bloccandolo, “Sei solo un ripiego, un palliativo momentaneo.”
Yuichi avrebbe tanto voluto gridargli contro. Urlargli in faccia chi fosse. Non lo riconosceva più.
Ma rimase in silenzio. Aveva ragione lui, se non si era accorto di nulla fino a quel momento, non lo aveva mai conosciuto davvero. E non poteva dire di conoscere nemmeno Ueda. Fino a quel momento aveva semplicemente guardato la propria vita da dietro delle lenti rosa.
“Capisco,” riuscì solo a sussurrare ed uscì dal ristorante.
Jin chiamò il cameriere ed ordinò una bistecca grigliata con del vino rosso.
 
Fuori si congelava davvero.
Yuichi raggiunse l’auto che aveva parcheggiato nel tardo pomeriggio qualche isolato più in là, accanto a quella di Tatsuya, che ora non c’era più. Come per il ristorante, era sempre stata una sua idea quella lasciare la macchina agli studi. Così camminiamo un po’.
Mise in funzione il motore con le dita che gli pulsavano. Il ghigno di Jin si fece largo nella sua mente. Avrebbe voluto prendere a pugni quella sua espressione sicura di sé, chi sei tu per dirmi una cosa simile? E’ Ueda a decidere con chi stare, idiota.
Ma non era nel suo stile prendere a pugni la gente, in un luogo pubblico poi.

L’amore è un fardello pesante, eh?

Soffiò fuori una nuvola di respiro bianco e lanciò l’auto sulla superstrada ignorando i limiti di velocità e il finestrino, che aveva dimenticato semiaperto.
 
Quando arrivò al parcheggio della palestra si accertò che l’auto di Tatsuya fosse effettivamente là. Akanishi aveva ragione. Ed entrò.
Le luci erano tutte spente al di fuori di un grosso faro che riusciva ad illuminare solo il ring, e Tatsuya era là, seduto in un angolo, con il cappotto e la sciarpa ancora addosso. I guantoni da boxe abbandonati al centro della piattaforma brillavano di un rosso acceso.
Yuichi si avvicinò e salì sul ring. Sorridendo, raggiunse l’altro e si accucciò di fronte a lui.
“Non senti caldo?” domandò iniziando a sfilargli la sciarpa dal collo, “Hai il viso tutto sudato...”
Tatsuya gli permise di slacciargli anche il cappotto.
“Lo sai,” continuò Yuichi guardando il suo viso un po’ rosso, hai pianto? Non era solo sudore allora, “Alla fine non ho cenato... vieni con me?”
Tatsuya scosse lentamente la testa. L’altro sospirò e provò ad avvicinarsi, e a baciarlo. Tatsuya chiuse gli occhi.
Perché me lo lasci fare? Yuichi si allontanò di colpo e si lasciò cadere vicino ai guantoni, li prese ed iniziò a giocare distrattamente coi lacci.
“Sono veramente solo un ripiego...”
Tatsuya sembrò riprendere un po’ coscienza e lo guardò per la prima volta, “Yuichi...?”
“Perché, non è vero?”
Ma in quel momento ogni contatto tra i due sembrò spezzarsi a causa di un suono simile ad una suoneria.
Tatsuya sobbalzò, e rimase immobile, mentre l’altro si tirò su a sedere e lo guardò inclinando la testa. Questa non è la sua solita suoneria... possibile che...?
 

 “Ueda, perché devi avere due cellulari se poi di uno nemmeno conosci il numero?”
“Mhn...”
“E non hai nemmeno credito... A che ti serve?”
“Aspetto...”
“Cosa?”
“Che sia qualcun altro a chiamare.”

 
Tatsuya tirò fuori dalla tasca quel cellulare senza identità e lo guardò. Continuava a squillare, e il suono rimbombava  su tutte le pareti tornando alle sue orecchie deformato, come un vecchio conoscente che non si riconosce più.
 

“C’è solo un numero salvato.”
“Eh? E questa persona conosce il tuo numero?”
“Già...”
“Chi è?”
Ueda fece la linguaccia, “Segreto.”

 
Chi è?, si era domandato Yuichi al tempo. E ora lo sapeva.
Tatsuya avvicinò il cellulare all’orecchio, “Jin...?” sussurrò e a Yuichi si strinse lo stomaco per la seconda volta quella sera.
era proprio la voce di Jin, come aveva fatto a non riconoscerla subito quando lo aveva incontrato per strada poco prima? Forse perché in quel momento stava pensando a lui, e non era solito credere alle coincidenze.
“Mhn...” commentò Tatsuya e chiuse gli occhi, appoggiando la nuca agli elastici dietro di sé.

Tatsuya annuì e poi si accorse che lui non poteva vederlo. “Sì...” si sforzò di dire.
Jin rise,
Annuì ancora.
“Ti odio,” sospirò poi, “E ti amo.”
Jin, che era ancora al ristorante, pagò il conto ed uscì fuori. Raggiunse la propria auto ed accese il motore. La radio dava una vecchia canzone sdolcinata, immaginò che fosse una geisha a cantarla, avvolta da drappi ricamati in oro e le mani strette nel petto. Regolò il volume al minimo.
sussurrò Jin e un brivido congelato corse lungo la schiena di Tatsuya. Eppure faceva così caldo. Schiacciò di più il cellulare contro il proprio orecchio.
“Bugiardo. Tutto quello che dici o fai è una bugia.”
Jin sorrise e il calore del suo fiato sembrò arrivare fino al collo di Tatsuya.

Tatsuya scosse violentemente la testa ma restò ad occhi chiusi. Avevano fatto il bagno insieme nella vasca e Jin gli aveva insaponato la schiena. La spugna era ruvida, ma lui aveva saputo trovare il modo per renderla così morbida...
<...poi ho poggiato le labbra sulla pelle del tuo collo, ricordi? Mi avevi sorriso in un modo che non ho potuto fare a meno di baciarti. Ma la vasca era scomoda, me lo hai sempre detto,> rise,
“Lo sapeva...” lo interruppe Tatsuya ansimando, “...per questo era così agitato...” tentò invano di regolarizzare il respiro, “Sapeva... che quella sarebbe stata l’ultima volta...”
Anche Jin chiuse gli occhi.
continuò sovrapponendosi alla sua ultima parola, sorrise e fece una pausa. A Tatsuya sfuggì un piccolo gemito. 
“Smettila...” ansimò, “...o ti chiudo in faccia.”
Yuichi, che si era trascinato dall’altra parte del ring, sbuffò. Assurdo, pensò, assurdo che mi sia eccitato solo sentendo la sua voce. Cercò di distrarsi guardando altrove, ma i suoi gemiti flebili arrivavano lo stesso, come aghi piacevoli che si conficcavano sotto la pelle. Aghi? Devo essere pure masochista. Si morse il labbro inferiore e strinse le gambe contro il petto.
sussurrò Jin con un ghigno e Tatsuya borbottò qualcosa simile a non è vero.
“Idiota,” concluse poi e spense il cellulare.
Yuichi lo guardò scagliare il telefono al centro del ring, accanto ai guantoni, e storse la bocca.
Jin osservò il cellulare che diceva: chiamata terminata e sorrise. Decise che era ora di tornare a casa e abbassò il freno a mano.
“Ah,” esclamò Tatsuya dopo qualche secondo con voce allarmata, “Nakamaru... eri ancora là...”
“Situazione assurda, eh...”
“Un po’.”
“Non ho sentito quello che ti ha detto Akanishi, ma l’ho potuto intuire facilmente...”
Tatsuya si agitò sul posto, “Scusa...” e arrossì violentemente.
“Non ti scusare,” commentò Yuichi alzandosi e, raggiungendo il centro del ring, raccolse il cellulare, “Ecco,” glielo porse, “Non si dovrebbe essere rotto.”
Tatsuya lo prese tra le dita e lo infilò subito in tasca. Era stato un regalo di Jin. L’unico regalo che lui gli avesse mai fatto. Ma quest’anno si era dimenticato del suo compleanno. Perché, pensò, darmi una cosa simile per poi lasciarmi subito dopo?
 

“Ah, cos’è?”
“Un cellulare...”
“Ce l’ho già, hai dimenticato?”
“Ma questo è speciale, solo io posso chiamarti qui.”
“Mhn...”
“E’ abilitato anche per l’estero... l’America, per esempio.”
“Non vado mica in America, idiota.”
“Già...”

 
Ma non mi hai mai chiamato dall’America.
“Aspetta...!” esclamò mentre Yuichi si era voltato e stava per andarsene, “Dove vai?”
Yuichi tornò a guardarlo, il suo sguardo era fermo, freddo, e diceva ancora una volta, con maggiore consapevolezza: Sono solo un ripiego. Ma subito si sciolse e sorrise leggermente.
“Torno a casa,” rispose.
“Yuichi,” lo chiamò ancora Tatsuya, “Ti voglio bene, e mi dispiace.”
Il ragazzo in piedi guardò altrove. Anche te sei masochista, eh, Tatsuya? Stai scegliendo di soffrire.
E così farò io.
“Qualcuno mi ha detto: L’amore è un fardello pesante. Ora capisco il significato di questa frase.”
Tatsuya abbassò lo sguardo, dire ancora mi dispiace non sarebbe servito a nulla. Si alzò aggrappandosi agli elastici che delimitavano il ring e lo raggiunse con le gambe che tremavano. Lo abbracciò infossando il viso sulla sua spalla.
“Ora sono sincero,” disse Tatsuya, “Non sei un ripiego.”
“Sarà difficile iniziare a vederti come un semplice collega,” disse Yuichi aggrappandosi alla sua schiena.
“E come un amico?”
Yuichi cercò di sorridere e gli scompigliò i capelli ancora umidi.
“Torniamo a casa, tu hai bisogno di una doccia fredda.”
Si lasciarono, e Tatsuya andò a recuperare la sciarpa a bordo ring. Si voltò e gli sorrise.
 
Una volta fuori si diressero subito verso le proprie auto.
“Assolutamente, non sembra affatto novembre,” ripeté Tatsuya entrando in macchina. Poi tirò giù il finestrino e chiamò l’altro.
“Ci vediamo a lavoro!” gli gridò, “E grazie!”
Nakamaru lo salutò con la mano. Spero solo di non schiantarmi, pensò accendendo il motore e iniziando la retromarcia. Come fa Tatsuya a convivere con una cosa del genere? Da quanto tempo sta soffrendo per quell’idiota? Lo amava già dal debutto? Se sì, deve essere stata così dura... non riesco a immaginarlo. Io mi sento male già da ora.
Anche Tatsuya uscì dal parcheggio in retromarcia. Ma non si diresse a casa.
 
“Buona sera signore,” gli disse un cameriere non appena entrò nel ristorante, “Un tavolo per una persona?”
Tatsuya annuì e si lasciò scortare nel locale. Un po’ isolato, gli aveva anche detto.
E si ritrovò allo stesso tavolo della loro prima volta in quel locale.
“Comincio ad odiare le coincidenze...” borbottò mentre il cameriere tornava con il blocchetto delle ordinazioni.
“E’ pronto per ordinare, signore?”
Tatsuya rispose senza nemmeno guardare il menù.
“Subito, signore,” accordò il cameriere sorridendo, “Una bistecca grigliata e del vino rosso.”
 
<<Fuoco in cenere,
Amore in amicizia.
Perché tutte le cose belle arrivano ad una fine?>>

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Commento (1.09.11): Alla fine è andata un po’ diversamente da come l’avevo pensata, e mi scuso per eventuali discontinuità con i tempi reali. Ma va bene così, non so bene come andrà a finire, ma se qui è novembre 2010 (come l’ho immaginato io) significa che tra pochi giorni ci sarà il concerto di addio di Jin, e Yuichi andrà come ospite. Poi, durante il talking Yuichi parlerà dei KAT-TUN e Jin si sentirà un po’ a disagio. Il resto... boh, sarà parecchio angst, credo xD E nessuna coppia vincerà probabilmente.
Per quanto riguarda il titolo... l’ho preso principalmente da una canzone di Kim Hyun Joong (come la cit. iniziale...), ma poi mi sono anche immaginata “On Ur Mind” dei KAT-TUN...
Sono contenta di aver concluso questa ficci prima del test dell’uni... ma soprattutto di averla conclusa e basta! Stavolta l’ho vista brutta :P (da notare le pause ._.) Spero che riuscirò a scrivere ancora. Anche solo per sfogarmi.
Alla prossima, forse!! :3
   
 
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