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Autore: telesette    20/02/2012    1 recensioni
[Io speriamo che me la cavo]
Un momento assai toccante, tratto dalla scena finale del film: "Io Speriamo che me la cavo"...
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Io speriamo che me la cavo è un film del 1992, diretto dalla regista Lina Wertmüller ed interpretato da Paolo Villaggio. Il film è tratto dall'omonimo romanzo di Marcello D'Orta.

 
IMMAGINE TRATTA DAL FILM

Perché la scuola fa schifo... Ma voi no!

Raffaele percorse con lo sguardo tutti i vagoni, prima di raggiungere quello giusto.
Non poteva lasciarlo partire così, senza nemmeno salutarlo: Sperelli non era un maestro come gli altri, questo lo aveva capito anche lui ormai; non era arrogante e ipocrita, come la maggior parte delle persone ( tenendo conto anche del fatto che veniva dal nord dell'Italia, una zona che il bambino riteneva essere interamente popolata da "razzisti" ), ed era proprio per questo che alla fine aveva finito per apprezzarlo anche lui...
Sperelli si affacciò al finestrino, subito dopo aver udito i colpi che Raffaele picchiò contro il vagone per richiamare la sua attenzione. Di tutti i volti che quel giorno avevano salutato la sua triste partenza, il suo era forse quello più difficile da lasciarsi alle spalle. Quando lo aveva conosciuto ( senza neanche ovviamente immaginare cosa significasse crescere in una realtà tanto squallida ), lo sguardo di quel bambino era carico d'odio e di disprezzo; invece ora, con grande sollievo e commozione, Raffaele era venuto a salutarlo come un amico e non come uno dei tanti adulti menefreghisti.
Nel momento in cui Raffaele gli porse il quaderno, confessando quasi con dolcezza il suo tentativo di scrivere quel tema, Sperelli riuscì a stento a trattenere le lacrime. Non si trattava di un semplice compito per la scuola, in quel quaderno vi era molto di più: Raffaele aveva deciso di fidarsi di lui e di fare qualcosa per dimostrargli la rinnovata stima e il rispetto che ora provava nei suoi confronti.

- Perché la scuola fa schifo - disse, ed era vero infatti. - Ma voi no!

Entrambi si scambiarono una lieve stretta delle dita, guardandosi con un sorriso colmo di affetto, e fu così che si salutarono. Ora Sperelli non aveva dubbi per l'avvenire del ragazzo: Raffaele aveva davanti a sé una vita piena di ostacoli, e senza dubbio si sarebbe trovato di fronte a delle scelte molto difficili, ma il suo cuore era ancora quello di un bambino; e proprio con l'animo di un bambino, questi lo avrebbe ricordato irriverentemente come chìllu zompapérete e maestro... Ma lo avrebbe anche ricordato con gioia, come un caro e sincero amico quale lui era!

FINE

   
 
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