Miracoli vani


Punpun non era mai stato molto bravo ad eseguire conteggi complessi o a tener conto del tempo che passava.
Mamma che veniva ricoverata, papà che se ne andava via, il festival dell'estate, l'appuntamento con Kanie, la vita quotidiana con zio Yuichi, il giorno in cui Miyo aveva cambiato scuola, quello in cui Midori aveva fatto sesso con lui: nessuno di quei momenti aveva una collocazione temporale precisa, ma tutti si dipanavano nella sua mente seguendo un nesso logico - una sequenza di immagini e parole che sembravano richiamarsi in modo perfetto una volta allineate ordinatamente; un film grandioso in cui mancava solo il protagonista.
Il capitolo migliore era certamente quello in cui aveva conosciuto Aiko e vissuto con lei, un attimo prima di rovinare tutto con il suo tradimento. Da quelle giornate così piene trascorse durante gli anni delle elementari potevano essere passati minuti così come decenni.
Quando Dio appariva e gli diceva le solite cattiverie che così spesso rovinavano tutto, ogni tanto gli ricordava anche di come probabilmente quegli attori si fossero dimenticati del loro collega di nome Punpun; in fondo, ripeteva, erano trascorsi anni interi, e non tutte le menti funzionavano seguendo fili logici come faceva la sua.
Punpun non se ne curava; lui non avrebbe cancellato nulla. Non ci sarebbe riuscito in ogni caso, nemmeno con tutta la sua volontà.
A Punpun, però, non importava affatto che gli altri lo ricordassero; anzi, a volte era fermamente convinto che sarebbe stato davvero meglio se si fossero scordati tutti di lui e della sua esistenza; in quel modo avrebbe potuto ricominciare tutto dal principio, comportarsi bene, diventare una persona nuova, essere bello e gentile e ben voluto e amato.
Era passato davvero tanto tempo - quanto? chissà, aveva concluso - dall'ultima volta in cui Punpun aveva ripetuto il Dear God, dear God, tinkle tinkle hoy che zio Yuichi gli aveva insegnato in quella notte luminosa. Mentre gli anni passavano, la sua fiducia in Dio aveva continuato a sfumare verso il nero.
Quello, però, gli sembrò il momento giusto per provare a riaccendere ancora una volta quella lucina.
Dear God, dear God, tinkle tinkle hoy.
Quando sarò una persona migliore, fa' solo che siano tutti vivi.

Poi, Dio appariva con quel suo enorme testone e rideva di lui.



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Scritta durante una pausa pranzo in ufficio in occasione del Carnevale delle Lande organizzato da Landedifandom.
Il prompt da cui sono partita era questo: "One more thing. One more miracle for me. Don't be dead".
Mi sto ancora chiedendo come io sia riuscita a trarre qualcosa di così profondamente deprimente da una citazione tanto bella. XD
Grazie mille per aver letto :)
Kuruccha