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Autore: OttoNoveTre    23/02/2012    1 recensioni
L'ultimo spettacolo era sempre quello della donna col vestito di piume e i
grandi occhiali tondi. Lasciava che i suoi rapaci volassero per la sala, chiamava i bambini dal pubblico e metteva loro un bracciale di cuoio. I bambini notavano sempre che gli occhi della donna, dietro le lenti tonde, erano gialli come quelli della civetta bianca che si stava posando sul loro braccio. Accarezzavano le ali morbide e, se una piuma restava fra le dita, la vedevano sciogliersi come fosse fatta di ghiaccio.
Genere: Fantasy, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- E questa?
Prospero comparve sulla soglia del camerino di Atena con un dagherrotipo in mano: Sicorace guardava gli astanti dalla cornice d’argento, con lo sguardo severo che aveva quando conduceva il Cirque de Réves prima di suo figlio. Il dagherrotipo era stato fatto nel suo carrozzone. Nell’immagine, sul tavolo alle spalle di Sicorace ingombro di boccette, ventagli, incensieri e anche di un serpente che si attorcigliava attorno a una candela, c’era anche un paio di occhiali dalle grosse lenti tonde.
Gli stessi posati, in quel momento, sulla toilette di Atena. Lei allungò la mano verso la toilette e tastò gli oggetti che c’erano sopra, ma i suoi occhi rimasero fissi nel vuoto. Arrivò con due dita alla curva della lente di cristallo, la percorse fino a trovare la stanghetta e sollevò gli occhiali. Alle lenti erano attaccati fili e fili di minuscole perline di cristallo.
Quando gli occhiali ingrandirono nel riflesso i suoi occhi, le pupille acquistarono luce. Atena si alzò con grazia e prese il dagherrotipo dalle mani di Prometeo.
- Sì, erano suoi.

Con l’ultimo frullo d’ali, Atena centrò la finestra più per fortuna che per abilità: ruzzolò sul pavimento di legno e si trasformò in tempo per sbattere la testa contro la sponda del letto.
- Cretina.
Falco le mollò uno scappellotto in testa. Beh, almeno i bernoccoli diventavano simmetrici.
- Ti pare il caso di uscire da sola?  Mi-devi-aspettare.
Atena si massaggiò la testa e tastò la sponda fino a trovare un appiglio resistente. Sentì la mano di Falco che le agguantava la stoffa della tunica, sulla schiena, e la sollevava di peso.
- E’ andata benissimo, stanotte. Ho sbattuto solo contro un albero. E un ramo.
Atena riguadagnò il pavimento e cercò a tastoni la porta. Sentì di nuovo i suoi piedi staccarsi dal legno.
- Ehi, ce la faccio benissimo da sola.
- Sì, certo, va bene.
Falco la prese in braccio e uscì dal carrozzone.
- Sono l’unica civetta che ha bisogno della balia per andare in giro di notte…
- Nessuno si lamenterebbe di una simile balia, al posto tuo. E poi io ci vedo abbastanza per tutti e due.
Raggiunsero il tendone del circo, dove i facchini avevano già scaricato la voliera di Atena per lo spettacolo serale. Nel sentire le voci dei gufi, la ragazza sorrise e scese dalle braccia di Falco. Si diresse decisa verso un bubbolio più profondo degli altri, il vecchio gufo grigio, e lo accarezzò sulla testa. Falco prese il secchio con il mangime e fece il giro dei trespoli.
- Le scorte stanno finendo. Vado ad avvertire Sicorace, aspettami qui, che per oggi ne hai presi abbastanza di bernoccoli.
Atena sentì un frullo d’ali alle sue spalle: Falco doveva essersi trasformato. Lei si sedette con il gufo grigio sull’avambraccio.
Aspettare là, da brava civetta cieca.
Fu sorpresa di sentire la voce di Sicorace che si avvicinava alla voliera, però non accompagnata da quella di Falco. La maga stava passeggiando assieme a qualcuno che aveva una cadenza di passi a lei sconosciuta.
- Vede? Li chiamano “Luce degli Occhi”. Me li ha venduti quel tipo di Portobello Road, quello che di solito tiene poco più che ciarpame. Però le lenti di questi sono autentiche, guardi la sfumatura violetta. Se stipuli un patto con loro, ottieni la vista dei cento uccelli che hanno donato gli occhi per forgiare i cristalli. Me li ha dati in cambio di un biglietto per lo spettacolo.
Cosa?
- E a cosa servono?
- A vedere. Vedere molte cose, signor Thompson.
Il tale signor Thompson dal passo sconosciuto si ammutolì dopo la risposta ambigua. Del resto non è facile parlare con i maghi, ti confondono anche le cose facili. Alla fine l'uomo si decise per una risposta neutra.
- Faranno un figurone sullo sfondo del dagherrotipo, signora.
Altro che sfondo.
Atena accarezzò le piume del gufo, immaginando di poterle vedere nel loro grigio, oltre che sentire quanto fossero morbide. E vedere il tendone, la luna, Sicorace, Falco.

- Scordatelo, Atena.
- La fai facile tu, che vedi un topino a un miglio di distanza!
- Io so solo che non è mai una buona idea giocare con cose piene di magia.
- Un istante solo…
- Non c’è niente di così importante da vedere.
- Nemmeno te?

Il carrozzone della maga era vuoto. Gli unici suoni erano dei borbottii provenienti da alcune ampolle e il tin-tin di una campanella appesa alla finestra.
Falco la accompagnò su per la scaletta, sul pavimento coperto da un tappeto soffice.
- Aspetta qui.
Le lasciò un attimo la mano, attimo in cui Atena provò a concentrarsi solamente sulla sensazione soffice del tappeto sotto i piedi. Sentì di nuovo la mano grande di Falco e qualcosa di freddo e liscio che le veniva messo in mano. Gli occhiali di Sicorace.
Strinse tra le mani tremanti il cristallo freddo e le astine. Inspirò e alzò il viso nella direzione in cui, lo sapeva, Falco la stava guardando. Sentiva il suo respiro agitato che le arrivava in viso.
- Bene.
Chiuse gli occhi e inforcò gli occhiali.
Alzò le palpebre.
Colori? Erano quelli i colori? Colori cattivi, le suggerì qualcosa.
Era in un bosco di alberi secchi, alberi cattivi.
Il terreno era percorso da crepe da cui uscivano sbuffi di fumo, come se solo una scrosta sottile la separasse dal cratere di un vulcano.
Davanti a lei c’era una figura nera, alta, che si stava avvicinando a grandi passi. Perdeva pezzi. No, non pezzi: pozze di liquido nero, grosse gocce dense e oleose che si staccavano, trascinando con sé delle masse nere. Quando fu a pochi passi, allungò un braccio nero verso di lei, un braccio piumato.
Atena gridò.
Il braccio era fatto da cadaveri di uccelli, attaccati fra loro da sangue nero e vischioso. Ciò che cadeva a terra erano cadaveri che non riuscivano a restare attaccati al resto del mostro. Atena si ritrasse, fino a sbattere la schiena contro uno degli alberi viola.  Uno sbuffo di fumo illuminò la faccia dell’abominio. Tra le piume e i rivoli di sangue nero, una faccia umana la guardava con gli occhi rossi e le labbra spaccate.
- Ti piace quel che è uscito dalle tenebre, civetta?

Falco tremava, la bocca tirata in un sorriso speranzoso e nervoso allo stesso tempo. Trattenne il fiato nell’istante in cui gli occhi di Atena si illuminarono di giallo, dietro le lenti.
L’urlo che lacerò il silenzio gli arrivò come una freccia. Atena barcollò in avanti e rovinò sul tavolo di Sicorace. Le boccette di vetro caddero a terra, i liquidi colorati rilasciarono vapori che si contorsero e plasmarono: la stanza fu invasa da farfalle, lucertole e serpenti.
Falco si slanciò verso Atena e le strinse i polsi tra le mani.
- Calma, calmati!
- No, non è così! Non devo vedere voi, VIA! Falco, Falco!
Atena si divincolò e fendette l’aria con le braccia. Altre boccette finirono in terra, assieme ai tomi di magia dell’incantatrice. Atena aveva le braccia ferite dalle schegge di vetro ed era scossa da tremiti sempre più violenti. Sbattè contro lo spigolo del tavolo e cadde in terra, sopra i vetri e i liquidi. Nella caduta, gli occhiali le si sfilarono dalle orecchie e finirono in mezzo al resto dei cocci. Una delle lenti si incrinò, con i serpenti di fumo che le strisciavano addosso, impazziti. Sotto gli urli di Atena, Falco sentì un lamento stridulo: la lente rotta si sciolse in un magma di colori e si riversò su tutto il pavimento. Qua e là emergevano figure indistinte, che mandavano un lamento e poi si fondevano di nuovo col resto. Il magma sfrigolò sul pavimento, poi evaporò. In mezzo ai cocci fumanti rimase solo la montatura d’argento.
Atena piangeva, con le unghie conficcate nelle guance. Le piume del suo vestito erano sgualcite dai liquidi colorati e sporche di sangue.
- Atena, piccola mia…
Falco la abbracciò e vide con sollievo che non faceva resistenza. I suoi occhi erano tornati spenti. Atena sollevò le braccia tremanti e si coprì il viso.
- Non voglio vedere, non voglio vedere più niente…
Le prese delicatamente il polso fra pollice e indice: le schegge conficcate nel braccio formavano tanti rivoletti rossi sulla pelle bianca. Li tolse uno ad uno e poi la cullò finché non sentì che il tremito si era fermato.
Fu così, abbracciati in mezzo ai cocci, che li trovò Sicorace.
- Oh, sciocchi pasticcioni.

La maga si stava rigirando fra le mani la montatura d’argento.
- Giocare con la magia, ragazzini avventati! Come se aveste a che fare con le lenti di vetro con che si danno ai bambini. E tu smettila di tremare, frignona. Hai avuto solo quello che ti meritavi.
Atena trattenne il singhiozzo successivo.
- Sapete quanti spiriti avete fatto arrabbiare in una sola serata? Non ne posso più delle loro urla stridule.
Sicorace aveva steso davanti a sé una pergamena e teneva in mano una lunga piuma nera. Atena teneva la testa bassa, sprofondata sulla poltrona di velluto. Falco le accarezzava la mano.
- Pegno di materia, pegno di dolore, pegno di perdita. Questo è ciò che gli spiriti mi hanno chiesto da voi due. Pegno di materia per il cristallo in frantumi, pegno di dolore per il sangue versato, pegno di perdita per il furto commesso.
Il pegno di materia è il compito del contratto: rubare gli occhi di cento uccelli che plasmeranno i nuovi cristalli. Il pegno di dolore è la durata del contratto: una lacrima per ogni giorno, un giorno per ogni goccia che avete rovesciato. Il pegno di perdita è il castigo del contratto: Atena, potrai mutare in forma umana solo di notte. Tu, Falco, di giorno. La civetta aprirà gli occhi con il buio e il falco con la luce.
Atena sussultò nel sentire l’ultimo vincolo del contratto. Falco le strinse un po’ più forte la mano e si schiarì la voce, prendendo coraggio.
- Se sarà così, puoi chiedere agli spiriti che almeno siano gli stessi occhi?
Sicorace guardò il ragazzo da sopra la pergamena.
- Non sei nella posizione di avanzare richieste, Falco.
- Lo sto chiedendo a loro, non a te.
La mano che reggeva la piuma nera si mosse da sola: cancellò una frase dalla pergamena e la sostituì con un’altra. Le lettere brillarono come fossero fatte di fuoco, prima di fissarsi sul foglio. Sicorace lesse la nuova frase.
- Gli spiriti hanno accettato la tua proposta. Il nuovo pegno sono i tuoi occhi, Falco, occhi di mutaforma che vedono cento volte lontano. Forgeranno i nuovi cristalli, che apparterranno sia a te che ad Atena. Sigillo del pegno, gli occhiali d’argento che tanto desideravate, perché vi siano di monito. Accettate?
Falco annuì subito, Atena dopo, quasi impercettibilmente.
- Trasformatevi.
Quando i due rapaci si posarono sulla scrivania, strappò a ognuno una piuma e ci soffiò sopra: le due piume si illuminarono e vergarono i nomi dei loro proprietari in fondo alla pergamena.
Il foglio svanì in una nuvola di fumo viola.

L’ultimo spettacolo era sempre quello della donna col vestito di piume e i grandi occhiali tondi.
Lasciava che i suoi rapaci volassero per la sala, chiamava i bambini dal pubblico e metteva loro un bracciale di cuoio. I bambini notavano sempre che gli occhi della donna, dietro le lenti tonde, erano gialli come quelli della civetta bianca che si stava posando sul loro braccio. Accarezzavano le ali morbide e, se una piuma restava fra le dita, la vedevano sciogliersi come fosse fatta di ghiaccio.
La donna piumata posava poi la civetta su un trespolo, assieme agli altri gufi, e faceva un inchino.
- E’ tempo di andare a dormire: c’è troppa luce per le creature notturne.
Due gufi reali afferravano nel becco un telo argenteo e coprivano i trespoli. Il telo si increspava come un liquido. Dopo il suo passaggio, rimaneva un unico trespolo davanti alla donna piumata, il trespolo di un falco incappucciato. La donna piumata gli dava un bacio sulla testina, liberata dal cappuccio di cuoio, e lasciava che spiccasse il volo sopra la platea.
Allora il falco si ingigantiva a vista d’occhio: lasciava dietro a sé una scia di piume brune, che vorticavano per il tendone.
Sulla sabbia dell’arena, infine, si posava un uomo.
La donna piumata gli andava incontro. Dalle prime file i bambini vedevano che la sua guancia era solcata da una riga umida. La goccia alla fine della riga, con un baluginio, cadeva e si incastonava sulla fila di perline di cristallo.
L’uomo-falco baciava la donna in un turbinio di piume brune e grigie. Un attimo dopo, già la luce dell’alba entrava dalle fessure del tendone, reggeva sul braccio una piccola civetta grigia.
Degli occhiali tondi, caduti a terra, non rimaneva che una montatura argentata e file e file di perline.









La tana di Otto

Oh, e finalmente questa storia può avere delle note in fondo!
L'ispirazione della storia (ma era abbastanza evidente) viene dal film "Lady Hawk": ricordo che da piccola mi piaceva un sacco. Qui la storia si conclude in modo più agrodolce che nel film, ma il pegno di Atena prima o poi verrà pagato del tutto.
Per i nomi: Sicorace è la strega che abitava l'isola de "La Tempesta" di Shakespeare prima che arrivassero Prospero e sua figlia. Mi pareva una bel nome per la madre del nostro illusionista preferito. Atena è, ovviamente, per la dea, che ha come animale protettore una civetta.

Data la cancellazione, rimetto qui le bellissime recensioni che mi avete lasciato. Risponderò in MP e intanto vi ringrazio moltissimo!


Dragana  [Contatta]
 09/02/12, ore 20:11
Probabilmente, questa è la storia del concorso che mi è piaciuta di più. È una storia d’amore molto classica, un po’alla “Lady Hawk”, che mostra come un cliché diventi originale e godibilissimo, quando è ben sfruttato. È una storia in cui succede qualcosa, il ritmo è serrato, trascina nella vicenda.
L’input del concorso era “il circo magico” e tu hai messo, beh, un circo magico. Artisti che fanno un numero fantastico e vividamente descritto, i due amanti che pasticciano con la magia senza saperla usare e, come da tradizione, chi sbaglia paga pegno, la visione di Atena con quel mostro che è seriamente pauroso.
L’amore tra i due protagonisti non è mai sbrodolato, viene mostrato dai loro gesti, dai loro desideri, dalle loro azioni. I personaggi sono perfetti: Falco innamorato che vuole dividere i suoi occhi con la civetta cieca, Atena (il nome è una chicca, complimenti) che riesce ad essere tenera e affascinante contemporaneamente, Sicorace perfetta nella sua indignazione da vecchia strega.
Menzione d’onore anche agli oggetti descritti: gli occhiali tondi, il mantello di piume, gli oggetti sul tavolo di Sicorace; tutti dettagli che trasportano il lettore nell’atmosfera.
Complimenti, davvero.

  Shinra  [Contatta]
 10/02/12, ore 00:00
Una storia bella, turbolenta, che ti smuove qualcosa dentro. La definirei agrodolce, perché purtroppo non riesco a spiegarmi meglio di così. I personaggi un po' imbranati sanno come farsi amare, con la loro ingenuità e i loro errori fatti con tutta la buona intenzione di questo mondo. Stilisticamente parlando, mi è piaciuta l'alternanza dell'ordine temporale degli eventi; per quanto riguarda il contenuto, devo ammettere che all'inizio il mito del potente artefatto mi era sembrata una cosa banale, ma poi mi sono dovuta ricredere. Hai avuto la bella e geniale idea di fondere la storia con quel bellissimo film, fusione che ti è riuscita benissimo e per questo ti faccio i miei complimenti. Nel finale sembra quasi di trovarsi dentro una favola. Un amore osteggiato che ti scioglie il cuore.

  ursuspov  [Contatta]
 10/02/12, ore 14:12
Mi è piaciuta. Il racconto è concitato, richiede un minimo di attenzione al lettore per capire che cosa stia succedendo, ma ripaga anche il più distratto dei lettori con dei momenti di grande visionarietà. Oggetti e figure prese dal mondo reale vengono riassemblati per trascinare il lettore in un mondo straniante, strano ma concreto, palpabile. Un plauso anche alla rappresentazione dei personaggi, nonostante la composizione sia molto breve, i loro caratteri sono subito forti e ben delineati.

  Lady Selvaggia  [Contatta]
 11/02/12, ore 11:45
Molto bella questa storia. Anche se molto drammatica: due amanti uniti e divisi per sempre che lavorano con i volatili loro simili. Mi incuriosiva il titolo che mi ricorda quello di una canzone che mi piace molto e anche la tua storia è stata molto bella. Mi è piaciuto anche l'idea del contratto magico che hanno stipulato, è resa molto bene la magia che richiede. Sto leggendo diverse storie in questi giorni e un po' per volta lascerò i commenti a quelle che mi hanno colpito. La tua è tra queste: bravo/a!

  vannagio  [Contatta]
 15/02/12, ore 19:22
Questa storia mi è piaciuta tantissimo. Non so da dove cominciare a commentare, davvero.
Innanzi tutto, sono stata letteralmente rapita dall’atmosfera magica e misteriosa che sei riuscita a costruire intorno ai personaggi. Bellissima anche l’ambientazione circense (sembra scontato, e invece scarseggia tra le storie di questo concorso), soprattutto ho adorato la descrizione del carrozzone in cui vive la maga Sicorace: ho notato una grande attenzione per i particolari, come il dettaglio del serpente attorcigliato intorno alla candela, ad esempio.
I personaggi sono vivi e caratterizzati in maniera splendida.
Credo sia la prima volta che mi affeziono a un pairing in così poco tempo: Falco e Civetta sono struggenti, teneri, buffi e romantici tutti in una volta. Per non parlare poi di Sicorace! Mi ha ricordato la tipica figura materna burbera e severa, perché il modo in cui si rivolge ai due innamorati è quello di una mamma che deve rimediare al pasticcio causato da due bambini pestiferi.
La parte introduttiva e quella conclusiva danno un tocco fiabesco a tutto il racconto, rendendolo ancora più misterioso e accattivante.
Inutile dire che la conclusione mi ha lasciata con un magone grande così.
Ottimo lavoro.

  fila  [Contatta]
 15/02/12, ore 20:28
Questa storia in due tempi mi è piaciuta da impazzire. Il circo è quello del capitolo letto in anteprima, ma non proprio.
E' quello terribile del passato, dove due giovani innamorati fanno pasticci con la magia; è quello più gioiso del presente, dove i bambini tornano a casa più forti e coraggiosi.
Mi è sembrato di assistere a due storie che alla fine coinfluiscono in una sola: l'horror e il romantico.
I due personaggi Falco e Civetta sono dolcissimi e molto ben caratterizzati: lei, cieca, vorrebbe poter vedere il suo amato; lui, felice anche solo di poter badare a lei, farebbe qualsiasi cosa per la sua Civetta (ma in fondo l'idea che lei lo veda non gli dispiace).
Hai ben descritto sia l'incubo, sia la magia di compensazione fatta dalla maga Sicorace, sia lo spettacolo del circo del presente.
Devo ammettere di aver adorato la tua storia anche per il richiamo al film "Lady Hawke" che è stato il primo film in assoluto che ho posseduto in videocassetta. L'idea è simile ma molto ben personalizzata e integrata nella tua storia.
Il tuo stile di scrittura è molto chiaro e scorrevole e rende veramente piacevole leggere la storia. Mille complimenti.

  lilith_91  [Contatta]
 15/02/12, ore 22:49
Ciao,
credo che questa sia la storia che per il momento mi ha colpita di più. All'inizio pensavo che fosse abbastanza strana per il tema del concorso ma poi mi sono ricreduta. Hai una fantasia immensa! la storia è bellissima e tristissima al tempo stesso. Sopratutto la scena finale mi ha quasi fatta piangere, questo scambio di ruoli e la consapevolezza che non potranno stare insieme entrambi in forma umana mi ha molto toccata. Complimenti




   
 
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