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Autore: Betsy Gravestone    23/02/2012    2 recensioni
Il Male è ovunque. William Gravestone l'ha sempre saputo, ma quando John Winchester lo chiama per informarlo della scomparsa dei suoi due figli Dean e Sam la sua vita viene completamente sconvolta. Ex cacciatore di demoni (smise di fare quel “lavoro” perché troppo sconvolto dalla morte della moglie, uccisa proprio da uno di loro) ha sempre nascosto il suo passato ai suoi tre figli Sean (24 anni), Betsy (22) e Justin (19). Ma quando i tre ragazzi verranno finalmente a conoscenza della verità e del passato della loro famiglia, decideranno di aiutare John e di partire alla ricerca dei fratelli Winchester, come svaniti nel nulla a seguito di una delle loro cacce. Sulla loro strada i Gravestone troveranno fantasmi, incubi e creature mostruose che non sospettavano fossero nascoste nel buio. E una domanda li assillerà per tutto il tempo: ce la faranno a ritrovare Dean e Sam?
Genere: Drammatico, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Avvertenza: La seguente opera è liberamente ispirata al telefilm Supernatural. Non l'ho inserita sotto la dicitura del telefilm ma in storie originali in quanto ho descritto delle vicende che prendono solo spunto dall'universo creato da Kripke, e che sono quindi interamente farina del mio sacco.
La famiglia Gravestone così come i suoi componenti è una mia esclusiva invenzione.

I personaggi di Supernatural (come leggerete più avanti altri di noti telefilm) appaiono solo come Guest Star e incorniciano questa prima serie. Un sentito grazie a chi leggerà.




Puntata 1x01: La verità è ciò che non muore (parte prima)


(Carson City, Nevada.)
Le tenebre ricoprivano la città con il loro oscuro manto di silenzio. Casa Gravestone era immersa nel sonno, come tutte le altre del quartiere. Ma il silenzio era destinato a durare poco: la quiete fu squarciata all'improvviso dallo squillo del telefono. Squillò una, due, tre, quattro volte, come se urlasse. Poi la porta della camera di William Gravestone si aprì cigolando. L'uomo ne uscì ancora semi addormentato; si passò una mano sul volto assonnato e trascinando pesantemente le pantofole sul pavimento cercò a tentoni il telefono del corridoio, affidandosi alla memoria del luogo. Sollevò molto lentamente la cornetta, e non riuscì a trattenere uno sbadiglio prima di rispondere:
- Pronto?
- Will, sei tu?
Non appena riconobbe la voce all'altro capo del telefono, i suoi sensi si destarono di colpo. Il sangue nelle vene gli si gelò. Non avrebbe mai immaginato di udire ancora, dopo tanti anni, la voce di John Winchester. L'uomo iniziò a parlare, e William ascoltò il suo vecchio amico senza emettere un fiato. La sua espressione da sorpresa divenne addirittura terrificata. Ascoltava ma non udiva quello che John gli stava raccontando; la testa gli si affollò di ricordi orribili, sepolti in qualche angolo della memoria. William, ancora in silenzio poiché credette di aver perso l'uso della parola, teneva stretta nella mano la cornetta quasi a farsi male come se quella lo potesse preservare da una brutta caduta. Attorno a lui c'era ancora e solo silenzio. Riattaccò che John non aveva ancora finito di parlare. In quel momento Betsy si affacciò alla porta della sua cameretta, sfregandosi gli occhi con le dita:
- Chi era la telefono papà?- chiese sbadigliando.
William sobbalzò alla voce della figlia, come se non l'avesse riconosciuta. Sebbene fosse palesemente sconvolto, cercò di mantenere un atteggiamento normale. Riuscì poi a rispondere:
- Nessuno. Hanno sbagliato numero.
William si voltò e tornò nella sua camera senza aggiungere altro. Le gambe pesanti faticavano a camminare. Betsy, del tutto ignara di ciò che è appena accaduto, richiuse la porta e tornò a dormire. Una volta in camera sua, William si appoggiò allo stipite della porta richiusa e scoppiò in un pianto dirotto e silenzioso, trattenendo a stento i singhiozzi con una mano.
Il passato era appena tornato a farsi sentire.
In quello stesso istante, qualche casa più in là da quella dei Gravestone,la signora Green, una vecchietta di circa ottant'anni, fu svegliata anch'essa nel cuore della notte da rumori che sentì provenire dalla sua cucina. Si alzò e inforcò gli occhiali, e accese la luce per scendere le scale. Si avviò lentamente verso la cucina, maledicendo la sua artrosi che la faceva avanzare così lentamente. Quando si affacciò sulla porta e tese la mano per accendere l'interruttore, vide un uomo ritto di spalle, immobile davanti al frigorifero. La donna sussultò, e credette per un istante di sognare.
- E lei chi diamine è, come ha fatto a entrare?- domandò tra la sorpresa e lo spavento.
L'uomo si voltò con lentezza, e quando lo fece la signora Green cacciò un grido. La sua faccia, i suoi occhi, era orribili. L'uomo, o qualunque cosa fosse, con una mossa lesta si avvicinò alla donna e con le nude mani le squarciò il ventre estraendole gli intestini come fossero semplici corde. La signora Green morì all'istante e cadde riversa nella sua stessa pozza di sangue. L'uomo sparì dissolvendosi nel nulla.

Sorse un nuovo caldo mattino su casa Gravestone. Justin, il più piccolo dei figli di William un ragazzo alto e magrolino, era intento a pulire e lucidare la sua Honda Hornet rossa, quella che definiva con orgoglio “il suo gioiello”. Un furgone si fermò a pochissimi metri da casa sua; i freni stridettero sul terreno, ma Justin non li sentì lo stesso poiché il suo iPod gli sparava nelle orecchie a tutto volume una canzone dei Muse. Dal furgone con un balzo scese Sean, suo fratello, che salutò gli amici e si avviò verso casa con uno zainetto sullo spalle mentre il furgone ripartì a tutta velocità. Quando vide il fratello minore, di spalle e accucciato sulla sua moto completamente estraneo a tutto ciò che accadeva attorno a lui, recuperò da terra un sassolino e glielo lanciò sulla schiena. Justin allora si alzò di scatto e si voltò furente. Quando vide Sean si levò una cuffietta dall'orecchio.
- Se sfioravi il mio gioiello, potevi già considerarti morto!- disse.
Sean scoppiò in una risata.
- Ti ho lasciato chino su quella moto e così ti ritrovo.- disse- Ma prima di partire non ti avevo detto che non è quella la rossa che dovresti montare alla tua età?
Justin finse di lanciargli contro il panno bagnato con il quale stava pulendo la carrozzeria del suo gioiello.
- Come mai già di ritorno dal tuo viaggetto estivo?- domandò poi- Ti sei stancato di dormire in tenda e mangiare cose in scatola? Ti mancava forse l'acqua calda?
- Di certo non mi mancavi tu, fratello!- rispose Sean in tono sarcastico- Betsy e papà sono in casa?
- Che io sappia si! Non li ho visti uscire!
Sean sghignazzò e aggiunse:
- Così impegnato a farti la tua rossa non avresti visto passare una donna nuda!
Si avviò ancora sghignazzando verso il portone di casa mentre Justin, attento a non farsi vedere, gli mostrò il dito medio. Nessuno dei due ragazzi se ne accorse, ma dall'altra parte della strada c'era parcheggiata una macchina scura. Era lì ferma da parecchio tempo. A bordo John Winchester aveva osservato la scena senza mai staccare gli occhi dai due ragazzi, aspettando il momento opportuno per scendere dalla macchina. Quando Sean varcò la soglia di casa, lo accolse un insolito silenzio.
Richiuse la porta d'ingresso e chiamò a voce alta il nome della sorella e il padre. Non ricevette alcuna risposta. Si recò prima in cucina, poi in salotto; nulla era cambiato dalla sua partenza per il campeggio. Pensò che suo padre e Betsy fossero usciti, e salì le scale per andare in camera sua a disfare il suo zaino. Avrebbe poi fatto una doccia calda.
Attraversò il corridoio. Il silenzio della casa era quasi innaturale. Quando aprì la porta della sua camera, Betsy gli si fiondò addosso facendolo sobbalzare. Gli allacciò le braccia al collo urlando e ridendo.
- Bentornato fratello!- disse.
- Betsy, ma sei pazza? Vuoi farmi prendere un infarto?- la sgridò Sean.
- Andiamo Sean, per così poco?- continuò la ragazza ridendo- Così grosso e così fifone eh?
- Così grande e così infantile eh?
Betsy si allontanò dal fratello mostrandogli la lingua.
- Non dovevi tornare tra una settimana?- chiese rifacendosi seria.
- In realtà tra due...- rispose Sean, gettando a terra il suo zainetto.
- E allora perché sei già a casa?
- Sentivo la tua mancanza!
- Hai litigato con Victoria?
- Ho rotto con Victoria.
Betsy non fu per nulla sorpresa da quella rivelazione.
- Perché? E lei è rimasta al campeggio?
Sean sbuffò; era evidente che l'argomento lo infastidiva.
- Dammi tregua, ok? Dov'è papà?
- In bagno.
Lanciò poi una veloce occhiata all'orologio che aveva al polso.
- In effetti è anche un bel po' che è chiuso lì dentro...
Sean e Betsy si scambiarono un'occhiata e, come leggendosi nel pensiero, uscirono di corsa dalla camera per andare a bussare alla porta del bagno, in fondo al corridoio. Sean picchiò un pugno sulla porta.
- Papà! Papà, tutto ok? Sono Sean, sono tornato!
Avvertivano lo scroscio dell'acqua. William era sotto la doccia assolutamente immobile, come impietrito. Non si era ancora accorto che si trovava in quella posizione da circa un quarto d'ora. Fissava un punto davanti a sé, come ipnotizzato. E solo quando riconobbe la voce di Sean che lo chiamava per la quarta volta, sembrò ridestarsi. Chiuse l'acqua della doccia.
- La vita rustica del campeggio ti stava stretta vero Sean?- disse cercando di mantenere il controllo della voce.
In realtà avrebbe voluto gridare.
- Assolutamente!- rispose Sean sorridendo.
Dopo aver ascoltato di nuovo la voce del padre, Sean chiese a Betsy di scendere assieme a lui in cucina per fargli un sandwich, mettendo come scusa che il viaggio l'aveva sfinito e che non era in grado di farlo da solo. Betsy gli diede una pacca amichevole sulla spalla, e annuì. In fondo, era felice di avere il suo fratellone di nuovo a casa.
William, ascoltando i passi dei figli che si allontanavano in corridoio, si decise finalmente a uscire dalla doccia. Indossò l'accappatoio e si guardò allo specchio: chi era quell'uomo, il padre che aveva mentito per anni ai suoi figli, o il cacciatore di demoni spietato che era stato un tempo? Non seppe trovare una risposta a quella domanda.
Spostò quindi lo sguardo alla finestra lasciata semichiusa, e subito scorse una macchina nera parcheggiata sull'altro lato della strada. La riconobbe all'istante e per poco non gridò dalla sorpresa. Come dimenticarla del resto? Come dimenticare John Winchester e il suo passato? Doveva scendere e accertarsi che l'uomo non bussasse alla sua porta, o sarebbe stata la fine. Si dimenticò addirittura di vestirsi. Scese in cucina e trovò Betsy intenta a confezionare un sandwich a suo fratello, mentre Sean era appoggiato al lavello della cucina.
- Non posso credere che Justin dedichi così tanto tempo a quella moto!- andava dicendo il ragazzo.
- Ma scherzi?- ribatté Betsy- Non ricordi che fino a poco tempo fa andava in giro con i pantaloni strappati e le pezze al culo pur di mettersi i soldi da parte e comprarsi la sua Honda rossa? Si farebbe uccidere per quella moto! - Mio fratello non è normale!
- Smettila Sean! Vuoi che ti ricordi la tua fissa per l'impianto stereo della tua macchina? Passavi più tempo là dentro a sentir musica che qui in casa! Poi la ragazza alzò lo sguardo e notò suo padre fermo sulla soglia della porta. Era pallido in volto.
- Ti senti bene papà?- chiese preoccupata.
- Che hai?- domandò Sean, andandogli incontro.
William tentò ancora di mascherare il suo nervosismo. Inutilmente questa volta.
- Nulla.- disse- Emicrania. Di quelle che ti fanno esplodere il cervello!
- E' per questo che non sei andato a lavoro oggi?- domandò Betsy.
- Già. Ogni tanto mi concedo un giorno di riposo anch'io!
- Te ne dovresti prendere due di giorni di riposo: hai davvero una brutta cera.- puntualizzò Sean.
- Vuoi che chiami il dottore?- si offrì Betsy.
- No, ragazzi sul serio. Mi passerà. Credo che tornerò a letto, così tutto mi passerà.
William abbozzò un sorriso per tranquillizzare i figli e fece per andarsene, quando Justin irruppe correndo in cucina. William, vedendolo in quello stato, s'immaginò il peggio. Invece Justin annunciò:
- Correte a vedere! Dicono che la signora Green è stata assassinata stanotte!
- Che cosa?- gli rispose Sean-Ma ti sei bevuto il cervello?
- Vieni fuori a sentire se non mi credi, idiota!- lo rimbeccò Justin.
Sean non se lo fece ripetere e seguì Justin fuori di casa. Betsy restò con il sandwich pronto a mezz'aria, mentre osservava immobile suo padre che era ancora più impallidito. Intuì che c'era qualcosa che non andava; la sua non era solo emicrania.
William lasciò la cucina per tornarsene in camera, tremante, senza aggiungere una sillaba. Betsy allora abbandonò il panino sul tavolo e si decise a seguire i fratelli fuori di casa. E non appena John notò tutti e tre i ragazzi uscire in tutta fretta, scese dalla macchina. Riconobbe in quello il momento buono per parlare con il suo vecchio amico. Betsy nella fretta di uscire doveva aver lasciato la porta semiaperta così John Winchester poté entrare in casa Gravestone indisturbato.
Varcò la soglia e si guardò attorno. La prima stanza in cui mise piede fu il salotto dove non poté fare a meno di notare sulla mensola del camino le foto della famiglia Gravestone. Foto di una famiglia felice, quella che lui non ha mai avuto.
- Vattene John, o chiamo la polizia!
William, dalla finestra della sua camera, lo aveva visto scendere dalla macchina.
- Non servirà a nulla. E tu lo sai bene Will.- gli rispose John voltandosi a guardarlo.
Si fissarono per un attimo che sembrò infinito.
- Che cosa vuoi?- chiese poi William.
- Ho cercato di dirtelo questa notte, ma tu non me ne hai dato modo.
- Non mi interessa, John. Io ho chiuso.
John fece un passo in avanti.
- Non decidiamo noi quando chiudere con il male, Will. E sai bene anche questo. Ora stammi a sentire....
- No. Vattene John. Lascia stare me e la mia famiglia.
John non l'ascoltò e continuò ad avanzare verso di lui.
- Dean e Sam sono scomparsi.- rivelò tutto d'un fiato- Non li sento da circa due settimane. Stavano dando la caccia a qualcosa di grosso, Will, qualcosa che io e te conosciamo bene.
- Non so di cosa stai parlando....
- Parlo della morte di Ally, Will. Di tua moglie.
Nella stanza cadde un breve silenzio.
- No....no...
William iniziò a scuotere la testa in maniera convulsa, come a scacciare il ricordo di quella maledetta notte. John riprese:
- Dean e Sam forse hanno scoperto qualcosa. So che erano diretti in Oklahoma ma ho perso poi le loro tracce. Questo è l'ultimo messaggio di Dean che ho ricevuto.
Estrasse dalla tasca il suo cellulare. Recuperò un messaggio in segreteria e lo mise in viva voce. Dean diceva così: Papà io e Sam crediamo di averlo individuato. Prossima tappa: Tulsa, Oklahoma. Ti aspettiamo, non metterci troppo.
- In Oklahoma nessuno li ha visti.- spiegò poi John- Non ci sono mai arrivati. Qualcosa, o qualcuno, deve averli fermati prima...
William si strinse nelle spalle.
- Mi spiace John, davvero, ma non saprei come aiutarti....
- Sam e Dean sono la sola cosa che mi resta a questo mondo.- supplicò John- Se perdo loro, perdo tutto. Devi aiutarmi, abbiamo sconfitto insieme molti demoni in passato, lo possiamo fare ancora! E c'è la possibilità che quel demone che ha intrappolato Dean e Sam sia.....
- No...no...no...- lo bloccò William alzando le mani come a schermirsi- Non mi lascerò trascinare in questa folle caccia al demone. Ho perso Ally per colpa di queste stupide cacce, ho giurato a me stesso che non mi sarei più lasciato coinvolgere né da te né da nessun altro...ho chiuso con gli spiriti gli esorcismi, le sedute spiritiche....
William si bloccò perché vide che John fissava la soglia del salone. Allora si voltò e vide Betsy che li guardava con espressione sconcertata.
- Ma che cosa....- fece la ragazza.
La disperazione di William raggiunge il culmine.
- No, Betsy ascoltami....- provò a dire.
- Che...cosa stai dicendo papà?- sbottò la ragazza- Che succede qui? Chi è quell'uomo?
- Ascoltami Betsy....
- Non posso crederci Will...- s'intromise John- Non hai mai raccontato la verità ai tuoi figli!
- Verità? Quale verità?
Arrivarono nel frattempo anche Sean e Justin. Quando videro la curiosa scena e lo sconosciuto, chiesero che cosa stava accadendo. William, incapace di rispondere, sentì le lacrime agli occhi e la testa gli esplose. Si voltò a guardare John con occhi carichi di rabbia.
- Adesso basta John!- sbraitò- Tornatene all'inferno dal quale sei venuto!
Senza ancora rendersene conto, si avventò sul suo vecchio amico e lo colpì con un pugno sul volto. John cadde a terra e Betsy urlò.
- Ma che diamine succede papà?- sbottò Sean, allibito.
- Però, che gancio papà!- commentò invece Justin.
John si rialzò quasi subito massaggiandosi il mento. Non sembrò per nulla arrabbiato o offeso per quel gesto.
- Ora si che ti riconosco, Will.- disse- Ma non credi sia giunto finalmente il momento?
- Il momento per cosa?- domandò Betsy esasperata e sempre più confusa.
William si accasciò sulla poltrona. Dare quel pugno sembrò averlo sfinito. Poi disse: - Della verità, Betsy. Spero solo mi perdonerete per quello che sto per dirvi...




Nota: grazie per aver letto la prima parte delle avventure dei Gravestone, arrivate alla seconda stagione. La seconda parte di questa prima puntata verrà pubblicata al più presto. :)
   
 
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