Occhi
color cioccolato
Capitolo
1
Non
avevo mai pensato di incontrare una donna nel bel mezzo di una festa,
ho sempre pensato che sarei finito a sposare un'infermiera
dell'ospedale dove sarei andato a lavorare, o sarei rimasto solo e
avrei deciso di rimanere fedele solo al il mio lavoro, ma il destino
invece ha scelto un'altra strada per me, una strada così
dolce... da
sembrare subito amara.
Era un martedì sera di metà febbraio,
nella mia città nevicava da diversi giorni ed io ero alle
prese con
l'ennesimo esame di medicina per prendere la laurea. Si erano fatte
le 10 di sera ed ero distrutto, avevo studiato per tutta la giornata
senza mangiare, decisi in quel momento di chiudere il libro e di
sfogarmi in qualche modo per rilassarmi; provai a chiamare Kurapika
ma il suo cellulare squillava a vuoto, ed anche quello di Gon e
Killua, a quanto pare ero rimasto solo.
Dopo diversi minuti alla
ricerca di qualche numero da chiamare per passare il pento pensai di
uscire fuori per andare a fare un giro per la città;
così presi il
giubbotto pesante, l'ombrello e mi avviai verso la porta
dall'appartamento per uscire alla ricerca di qualche locale aperto
per bere qualcosa, ma appena misi piede fuori dall'edifico il mio
cellulare squillò, era uno dei miei colleghi
dell'università, forse
al destino iniziavo a stargli simpatico.
“Izumo, come mai chiami
a quest'ora?” chiesi nel modo più pacato possibile
“Leorio,
caro vecchio mio dove sei? Noi siamo ad un locale dove stanno
organizzando una bella festa in maschera, vieni dai, ci sono tante
belle ragazze, potresti divertirti un sacco” disse urlando
Izumo
dal telefono, sembrava leggermente ubriaco; sorrisi mentre lui
parlava, in fondo non avevo nulla da perdere, e forse mi sarei
davvero divertito giocando con qualche ragazza, anche se mi faceva un
po' schifo avevo bisogno in quel momento di un po' di affetto.
“Dammi
l'indirizzo amico mio, vi raggiungerò subito”
risposi con uno
strano sorriso sulla faccia, lui invece iniziò a ridere e mi
dettò
il nome e l'indirizzo del locale, per fortuna era a pochi minuti da
dove mi trovavo.
Quando arrivai in quel locale mi sentì
leggermente stordito, era piccolo e parecchio affollato, le luci
intermittenti davano parecchio alla testa, avevo l'impressione di
vedere tutto a rallentatore, molte persone si spingevano e
strusciavano tra loro e quasi tutti portavano una maschera o un
costume, mi sentivo fuori luogo ma cercai di non farlo notare. Mi
avvicinai al bancone del bar cercando di ordinare qualcosa, ma il
barman era talmente occupato che non riusciva a stare dietro a tutti
gli ordini, a quanto pare la fortuna era tornata mia nemica, che
sfiga!
“Ehi, mi scusi, barman... Una... Una birra” disse
una
voce accanto a me, mi girai per vedere chi stava parlando e la vidi,
proprio dietro di me una ragazza, alta almeno un metro e settanta,
capelli castano chiaro con delle meshes bionde, non era magrissima,
eh si aveva qualche chiletto in più, ma era splendida ed
armoniosa,
gli occhi... beh in quel momento non riuscivo a vederli ma
sicuramente erano bellissimi.
Cercai di fare il macho e chiamai
il barman per ordinare due birre; una per me ed una per la
ragazza.
“Tieni” dissi mentre gli passavo la birra
“spero
non ti dispiaccia che ti abbia offerto da bere”; lei sorrise
gentilmente e prese la bottiglia dalla mia mano.
“Di solito non
accetto da bere dagli sconosciuti ma... questa volta farò un
eccezione” rispose mentre sfoggiava un sorriso malizioso, e
in quel
momento sentì i miei ormoni svegliarsi, cavolo quella
ragazza sapeva
proprio farci. Ricambiai il sorriso e la invitai a sederci davanti ad
un tavolo per parlare.
“Qual'è il vostro nome?”
“Haruko...
e il vostro?”
“Mi chiamo Leorio, e... sono un hunter”
risposi sfoggiando il mio sorriso migliore, lei bevve un sorso dalla
bottiglia e accavallò le gambe mostrando una spaccatura
vertiginosa
sul vestito rosso scarlatto che portava addosso, stranamente guardai
i suoi piedi e notai delle scarpe con un tacco molto fino bianco, la
ragazza sapeva che armi usare per ammaliare un uomo.
“E dimmi,
tu cosa fai di bello nella vita?” chiesi mentre sorseggiavo
la mia
birra mentre il mio sguardo passava dal suo viso alle sue
gambe.
“Faccio la fotografa, e nel tempo libero la modella... Ah
è sto prendendo la laurea”
Tombola! Ho beccato una modella, la
serata non poteva andare meglio di così.
“Sei una studentessa
allora? E che cosa studi?”
“Storia...” e a quelle parole io
iniziai a ridere “Cosa c'è da ridere?”
“No... no nulla...
stavo solo pensando... ad un amico... con lui potresti andare molto
d'accordo” risposi cercando di trovare una scusa, lei
sollevò il
sopracciglio, sembrava parecchio scettica sulle mie parole, ma cercai
di non farci caso.
“Dimmi un po'... perché hai voluto offrirmi
una birra? Sei per caso uno di quei ragazzi che ci prova con la prima
che incontra per passare una serata diversa? Sei sei qui per una
botta e via puoi anche andartene” disse mentre si accendeva
una
sigaretta.
“Niente affatto, anzi mi piacerebbe conoscerti”
risposi offrendole il mio accendino “anzi, che ne dici se ce
ne
andassimo da qualche altra parte... per esempio a casa mia”;
lei mi
sorrise maliziosamente e lasciò che gli accendessi la
sigaretta,
solo in quel momento notai i suoi occhi: erano di un intenso color
cioccolato, anche se nell'occhio destro aveva uno strano riflesso
verde chiaro e sotto l'occhio sinistro c'era un piccolissimo neo
proprio alla punta dell'occhio, erano così belli che... in
quell'attimo mi rapirono.
“Mi dispiace tanto... ma proprio oggi
non posso... cerca di capire... non è il periodo
giusto” disse mentre aspirava la sigaretta macchiando il
filtrino con quel rossetto
color carne; aveva le labbra così carnose... mi stava
mandando al
manicomio.
“Scusami... ma che intendi dire con < < non
è
il periodo giusto> >?” gli chiesi ingenuamente,
lei continuò
a fissarmi e poi capì, e in quel momento sentì in
brivido di
disgusto pervadermi la schiena; anche se stavo per diventare un
medico ed ero abituato alla vista del sangue, il pensiero di vedere
una scena simile mi faceva venire la pelle d'oca. Lei, notando
l'espressione sul mio volto, rise e dopo aver finito la sigaretta
guardò l'orologio e notò che si era quasi fatta
la mezza
notte.
“Cavolo! Devo andare, domani ho un servizio al parco, mi
dispiace tanto Leorio” disse alzandosi di scatto dalla sedia;
io la
guardai stupita, avevo detto qualcosa che non andava? No
perché mi
sembrava una scusa bella e buona per tagliare la corda il prima
possibile.
“No aspetta, perché... perché non mi
lasci il tuo
numero di telefono? Così possiamo organizzarci per
rivederci”
dissi con tono disperato, ok... ero impazzito! Questa era la prima
volta che chiedevo il numero ad una ragazza, si solito erano loro che
mi chiedevano disperatamente il numero... o almeno il 70% delle
situazioni. Ma lei sorrise, mi guardò per qualche secondo e
mi passò
un biglietto da visita.
“Chiamami dopo le sedici, dovrei aver
finito il servizio, in tal caso... ti aspetto lì”
rispose
gentilmente e sparì nel nulla tra la folla, io rimasi
lì a
guardarla, ancora scioccato da quello che era successo, avevo perso
la testa per una ragazza che porta circa una 44? Il mio cervello era
davvero andato in vacanza, e poi perché le ho chiesto il
numero? Non
aveva senso, ero venuto per fare conquiste e rimango io conquistato?
La cosa non quadra.
Tornai a guardare il bigliettino indeciso se
conservarlo o no, alla fine decisi di metterlo nel portafogli e di
tornare a casa, chissà... domani forse avrò
più fortuna con
lei.