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Autore: ElderClaud    24/02/2012    0 recensioni
C'era qualcosa di ipnotico nell'osservare i neon che illuminavano il tunnel della metro mentre il vagone viaggiava ad una velocità fulminea. Erano lampi veloci e brevi, come i suoi pensieri e le sue stesse azioni, eppure che ti rimanevano impressi nel cervello con quella loro luce fredda e anonima.Una visione malsana nella sua perfetta armonia, che lo portava spesso e volentieri a fissare quel semplice spettacolo con occhi velati di una malinconia che riteneva non essere sua.
[Skywarp/Chromia]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Starscream
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Generation I
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Titolo: Blue train
Fandom: Transformers G1
Language: italian
Rating: v.m 14
Personaggi: Skywarp, Chromia, Thundercracker, Starscream.
Avvertimenti: generale, introspettivo, AU, oneshot
Conteggio parole: 3526
Note: Una semplice oneshot in ambito AU con i personaggi ovviamente umanizzati. Doveva essere il sequel di un'altra oneshot ma quest'ultima non ho ancora finito di scriverla! Quindi eccovi qui questo lavoro senza troppe pretese e con una “coppia” piuttosto crack. Anche se non è proprio crack visto che tutto è fanon. Comunque, spero di non essere caduta troppo ooc. Volevo parlare di Skywarp ma volevo farlo un po' a modo mio. Forse sono un po' crudele con i personaggi maschili ma mi piace sfotterli! Buona lettura a voi e fatemi sapere cosa ne pensate, grazie!




Prendere la metropolitana era l'inevitabile conseguenza di non possedere un'automobile.

Skywarp lo sapeva bene, era la pietosa condizione di uno che – come lui – non aveva trovato la giusta strada se non girovagare con brutte compagnie o cazzeggiare alla meglio o peggio a seconda delle situazioni.

Quindi, se voleva arrivare nel centro cittadino dove era sicuro di trovare i suoi colleghi al solito rinomato fast-food, ecco che doveva prendere un mezzo di trasporto che lo rappresentasse alla perfezione.

Squallido ma veloce. Semplice eppure dannatamente diretto. Tutto s'intende, straordinariamente iconografico nel mostrare quella che era più la sua filosofia di pensiero che la persona in se.

La macchina non poteva permettersela. Non era un genio come lo erano i suoi fratelli Thundercracker e Starscream – il primo da poco laureato in legge e l'altro con la tesi di laurea quasi ultimata – quindi non poteva neanche far bella figura verso il padre e chiedergli quindi un finanziamento per una bella sportiva rossa utile a rimorchiare qualche baldracca. Doveva accontentarsi con il poco che aveva e in particolar modo arrangiarsi. Ma in fin dei conti perchè sforzarsi troppo? Il mondo era più bello da vedere con occhi semplici ed era dalle cose semplici che lui traeva la sua forza.

Già questo pensiero gli dette non poco fastidio perchè sotto mentite spoglie era in realtà molto più complesso di quello che doveva apparire, quindi fu più saggio per lui – un guerriero della strada che le cose se le guadagnava a conti fatti e non a parole – distrarsi guardando attraverso un finestrino del vagone su cui sostava da pochi minuti.

C'era qualcosa di ipnotico nell'osservare i neon che illuminavano il tunnel della metro mentre il vagone viaggiava ad una velocità fulminea. Erano lampi veloci e brevi, come i suoi pensieri e le sue stesse azioni, eppure che ti rimanevano impressi nel cervello con quella loro luce fredda e anonima.

Una visione malsana nella sua perfetta armonia, che lo portava spesso e volentieri a fissare quel semplice spettacolo con occhi velati di una malinconia che riteneva non essere sua.

Quindi ecco che i secondi diventavano minuti, e le lancette del suo orologio economico rimbombavano nel suo semplice cervello come se fossero state ad un passo dal suo orecchio. Visione ipnotica e solo in apparenza rilassante, destinata come tutte le cose a non riuscire a dargli un attimo di tregua.

Sbuffando di una rinnovata acidità si sollevò dallo sgabello di plastica bellamente ignorato dai pochi passeggeri presenti, deciso a dare una occhiata ai restanti vagoni prima di arrivare a destinazione.


Sul primo vagone ispezionato non trovò molto. Come in quello in cui aveva sostato, c'erano si e no pochi cani che aspettavano in silenzio di arrivare a destinazione e qualche barbone che puzzava di piscio di gatto e null'altro. Il secondo vagone arrugginito e pieno di graffiti gli diede giusto qualche soddisfazione poiché li un gruppo di ragazzini delle superiori stava parlottando di cose a dir poco futili.

Figli di papà ben vestiti, nulla potevano contro l'arroganza di un teppista come lui. Che ben pensò di spintonarli e fottere a uno di loro il pacchetto di sigarette ma non prima di averli mandati a quel paese tutti quanti con parole decisamente poco carine. Si, Skywarp era ritenuto un teppista da molti individui – anche se per lui era più corretto il termine “guerriero della notte”, un po' come l'omonimo film che aveva visto – e sarà stato sia per il vestiario, che per i capelli neri lasciati crescere e per quella solita lieve barba incolta, ma fatto sta che era piuttosto bravo in quello specifico mestiere non retribuito.

Pertanto, a parte qualche occhiata spaventata mista a rabbia repressa, i mocciosetti borghesi intenti prima a ridere di buon gusto nulla poterono fare con un individuo che rise malevolo alle loro spalle e alla sua sfacciata arroganza che finalmente, senza neanche aspettare tanto, si stava dileguando in un terzo vagone da perlustrare con cura.

Altro luogo decisamente privo di interesse anche se con più gente a riempirgli la visuale.

Gente di varie età e principalmente troppo presi da loro stessi per accorgersi di lui – il grande Skywarp – intento a passeggiare per la carrozza senza evitare di spintonare chi gli intralciava il passaggio.

Ancora una volta occhiate contrariate per quel suo atteggiamento socialmente inaccettabile volarono a suo indirizzo senza mai beneficiare di una sua qualche risposta di scusa o di insulto, troppo concentrato a guardare avanti che prestare attenzione a delle formiche, tuttavia quello che sembrava essere l'ennesimo covo di topi si dimostrò essere il contenitore di una piacevole sorpresa.

Proprio sul finire del vagone, attirato da un chiacchiericcio allegro di ovvia fauna femminile, i suoi occhi rossi come il fuoco dell'inferno vennero folgorati da una visione mistica.

A dargli le spalle difatti, vi era quello che per lo stesso guerriero della strada era il più bel fondoschiena che madre natura avesse mai creato.

La proprietaria di tale meraviglia – ben avvolta da jeans stretti che ne risaltavano la curva dolce e materna – se ne stava in piedi a parlottare con un drappello di amiche ispaniche sedute sulle panchine e troppo distratte per accorgersi dell'uomo bianco che si stava avvicinando a loro con un ghigno poco raccomandabile in volto. E il suo approccio verso quel culo tanto perfetto, fu ovviamente diretto e di poche parole.

“Yo, bella! Hai da accendere?!”

la voce roca di Skywarp – quella stessa voce che faceva impazzire tutte le ragazzine che incontrava – colse sul segno la donna con i jeans che a quella domanda strafottente smise di parlare con le altre ragazze – ora pure loro sorprese dalla presenza del giovane – voltandosi con molta calma e incuriosita verso colui che pareva quasi sfidarla.

Sfruttando la scusa di volersi fumare una delle sigarette fregate a quei cremini ridicoli, il teppista sorrise malizioso verso quella che era a tutti gli effetti una venere nera dagli occhi blu Se il suo sedere era bello altrettanto lo era lei, e poi anche se le dava qualche anno di più dei suoi era vestita in una maniera non molto dissimile dalla sua. Una della sua razza forse, ottimo.

La donna lo scrutò brevemente dall'alto verso il basso inarcando pure un sopracciglio, per poi arricciare un angolo delle labbra corpose in un sorrisetto beffardo che il giovane Skywarp non comprese del tutto.

“Scusa bello, ma io non fumo”

una battuta a metà strada tra la liquidazione più totale e la voglia di continuare quella provocazione, che punse il giovanotto sfaticato con rinnovato interesse nel mentre che culo perfetto tornava ad interessarsi delle sue amiche un po' preoccupate.

“E chi ha detto che intendevo una sigaretta?!”

una irriverente battuta la sua, che colse la femmina provocatrice come colpita da una sferzata di ghiaccio portandola ad immobilizzarsi sul posto. Le amiche della donna ancora sconosciuta rimasero interdette all'arroganza mostrata dal teppista, tant'è che una di loro volle mormorare il nome della più grande con una punta di preoccupazione.

“Chromia...”

non aveva solo un bel culo, ma anche il suo nome era orecchiabile e quasi degno di un guerriero da tanto che aveva un gusto... metallico.

Quella però, di tutto rispetto fece un lieve cenno con la mano sinistra alle ragazze preoccupate – come a voler dar loro la giusta sicurezza per quel che faceva – tornando a guardare il suo sfidante con una intensità non indifferente.

C'era qualcosa di magnetico in quei profondi occhi blu, ed era come se le iridi rosse di Skywarp ci si perdessero come avvolte dalle acque del mare abissale. Vi era una aggressività controllata in quello sguardo con una velata punta di sfida. Come se la femmina che aveva di fronte e che era tornata a scrutarlo con un mezzo sorrisetto complice fosse anch'ella una guerriera capace come lo era lui... ma con una sottile differenza. Lei, effettivamente parlando e non solo per una questione di età, sembrava possedere più esperienza di lui.

“Dunque ti piace quel che vedi, eh?!”

stuzzicato da quell'ennesimo commento a metà strada tra la derisione e la provocazione più pura, il ragazzo senza lavoro e studio si mosse un po' nel sentire l'adrenalina passargli nelle vene, e squadrandola da capo a piedi con fame crescente.

“Oh si, mi piace molto la cioccolata al latte” chiaro riferimento al colore della sua pelle.

La battuta fin troppo chiara portò la ragazza a ridersela di gusto sotto lo sguardo di un uomo sempre più predatore – conscio che l'atmosfera si stava riempiendo di tensione erotica a dispetto degli sguardi silenziosamente indignati delle altre donne vicino alla sua preda – eppure comunque, dopo avergli mostrato i bianchi denti in quello che pareva essere un sorriso sincero, il suo bel volto si fece più aspro e duro, rivelandogli effettivamente la sua età di donna e non di ragazzina.

“Allora vatti a sfogare nel bagno in fondo alla carrozza, non dovrebbe essere troppo lercio per uno come te – calcò in modo strategico quell'ultima parola, prima di concludere gustandosi lo stupore crescente del volgare pretendente – non ho tempo da perdere con i coglioni”

detto ciò quella mistica creatura dagli occhi blu e dal culo che ti faceva venire in mento le peggio cose possibili da farci sopra, si voltò definitivamente e con disgusto nei suoi confronti verso le compagne ora non più intente a trattenere il respiro dalla tensione ma a sorriderle con approvazione. Anzi, qualcuna si permise addirittura di ridacchiare alla pessima figura che il “povero” Skywarp aveva appena fatto e per quella sua espressione che dire sconvolta era poco.

L'aveva abbindolato e poi l'aveva mollato così. Come un autentico cretino senza dargli una spiegazione valida. Mollato e lasciato solo come un coglione qual era.

Svariate espressioni facciali si dipinsero sul suo giovane volto corrotto da un precoce pessimismo, che variavano dall'incredulità ad un nervosismo sempre più crescente per quel rifiuto che una della sua stessa razza gli aveva dato.

E proprio perchè era una che all'apparenza sembrava essere forte quanto lo era lui, lo portò definitivamente a piegarsi dal lato sbagliato dell'umore. Quello pessimo in cerca di vendetta.

Non digerì quella liquidazione sgarbata che lo fece passare come un povero sfigato – proprio lui poi – e conscio di essere di fronte ad una femmina, volle fregarsene del galateo e di stronzate simili magari adatte a gente come Thundercracker perchè lui, sempre e comunque, non andava preso così alla leggera.

“Puttana! Guardami in faccia se hai voglia di sfidarmi!”

con un cupo ringhio risentito, tanto da portare una delle ragazze presenti li vicino a lanciare un piccolo grido spaventato, prese per l'avambraccio quella stronza irriverente deciso a darle un paio di schiaffi per metterla al suo posto.

La sua mano si strinse feroce sul giubbotto di pelle sintetica di Chromia, ma quella appena accennata una espressione stupita per essere stata voltata così brutalmente verso uno Skywarp furioso, non stette ad aspettare una punizione che neanche si meritava di prendere.

Il giovanotto ancora non sapeva con chi aveva a che fare, ma forse se avesse usato un po' di buone maniere nulla di tutto ciò che stava per accadere gli avrebbe rovinato la giornata.

Senza neppure divincolarsi dalla presa del suo aggressore, la ragazza riuscì a girare il gomito quel tanto che bastava per colpirlo proprio sotto il mento, con una tale forza e velocità da costringerlo a lasciare la presa.

Skywarp sentì la mandibola andare a sbattere furiosamente e dolorosamente contro la mascella con un suono secco, stupito che per il colpo ricevuto gli incisivi non si fossero spezzati. Tuttavia la rabbia lo portò a concentrarsi nuovamente sul nemico in modo cieco e poco calcolato. Indietreggiò imprecando solo per poter prendere meglio la mira e colpirla proprio in mezzo agli occhi – quegli stessi occhi blu ora freddi e severi fissi su di lui – per metterla al tappeto prima di andarsene mandandola a quel paese.

Risentito nel suo sconfinato orgoglio, commise un altro sbaglio poiché quella – con velocità sorprendente – scattò di lato afferrandogli il bracciò destro con una presa che pareva quella di una karateka professionista.

Sgranò gli occhi con il cuore in gola. Non era da lui provare moti di autentica paura seppur brevi ed istintivi, ma ciò che successe in quello scontro che durò si e no pochi secondi fu quella sensazione primordiale a pervaderlo per pochi attimi cruciali.

Una delle ragazze ispaniche urlò terrorizzata e qualche altro passeggero contrasse il volto in una smorfia di stupore assoluto, quando Chromia – che aveva affrontato un maschio ben più prestante di lei con un coraggio da leoni – torse il braccio del teppista in un modo tale che il povero Skywarp sentì brucianti lacrime di dolore invadergli gli occhi rossi di furia ancestrale.

Lanciò un breve urlo più per rabbia che per l'ovvio dolore, quando avvertì distintamente qualcosa staccarsi dalla sua spalla proprio sotto la pelle.

Un dolore mai provato prima – una volta da bambino nel cortile della scuola un compagno lo aveva colpito con un sasso alla testa e quella fu l'ultima volta che pianse in vita sua – che arrivò senza nessuna aspettativa a fargli vedere le stelle e perdere quasi del tutto i sensi su quel lurido pavimento metallico di una locomotiva ormai ferma.


[…]


Non gli ci volle poi molto per rinvenire – più che il colpo in se ancora estremamente dolorante era l'incredibile confusione in testa a stordirlo – ma fu tutto il resto a renderlo ancora di più inquieto e indisponente.

La donna non scappò via dopo averlo ridotto a quello stato pietoso dove vedeva tantissime stelle ogni volta che chiudeva le palpebre, ma anzi si accinse a parlare con gli agenti intervenuti su chiamata di uno dei passeggeri come se li conoscesse bene.

Fu solo in ospedale, dove venne raggiunto dai suoi fratelli, che apprese chi realmente aveva provato a sfidare.

Stando per bocca dello stesso Starscream che in quel momento si trovava nella stanza del fratello scapestrato, Chromia era una poliziotta con svariata esperienza alle spalle che settimanalmente teneva corsi di autodifesa a tutte le giovani donne che ne richiedevano. In quel momento non era in servizio e stava riaccompagnando a casa un gruppo di sue allieve.

“Sembra che a giudicare dalle tue condizioni abbia dato una bella lezione alle sue studentesse... Dimmi un po', servirà a metterti un po' di sale in zucca questa volta?!”

a esprimere quell'aspro parere fu l'acida voce del suo fratello-gemello Starscream. A metà strada tra un commento incazzato e quello che sfiorava l'ovvia derisione, il giovane elegantemente vestito di cupi colori rossi incrociò le braccia al petto osservando attentamente il parente dalla spalla lussata.

L'arto – ora sorretto da un tutore – doleva ancora al guerriero della strada che a fatica e con l'orgoglio spezzato riusciva a guardare il consanguineo a due passi dal bordo del suo letto immacolato.

“Oh ti prego... non mettertici pure tu. Quella stronza mi ha provocato!”

“Già, e suppongo che la tua risposta sia stata quantomeno priva di tatto! Stammi sentire brutto idiota, ricordati che il nostro caro padre ne ha piene le scatole di simili bravate”

“E suppongo che nel commento ci sia pure tu, eh Star?!”

la pungente e veloce risposta di Skywarp colse nel segno nell'umore di Starscream, portandolo a mordersi il labbro inferiore con stizza e scrutando un fratello che invece di fissarlo con orgoglio si stava concentrando ad osservare il vuoto. Come se fosse stato lui l'idiota senza cervello e non l'incontrario.

Una insolita – e breve – presa di posizione che alle volte caratterizzava quel teppista d'un fratello dimostrandogli che forse, forse, Skywarp tanto coglione non doveva essere. Ma che in fin dei conti in quell'etichetta ci si ritrovava bene nonostante essere menati persino da una donna con cui non bisognava affatto scherzare fosse più che semplice coglioneria.

Dopotutto aveva ragione, Megatron stava iniziando a stancarsi di essere circondato da incapaci – forse a causa di una senilità precoce che stava iniziando ad avanzare a detta di Starscream – e nella lista erano annoverati anche i suoi familiari più stretti. I ripetuti tentativi del futuro scienziato di soffiargli il posto di direttore alla ditta farmaceutica che possedeva e i continui pestaggi di Skywarp, non erano ormai più contemplabili come semplici ragazzate.

La situazione di stallo e piena di tensione che caratterizzava quella piccola e personale camera d'ospedale tuttavia, venne stemperata da una entrata in scena che più tempestiva non si poteva.

“Thundercracker...” fecero entrambi i fratelli ai ferri corti quasi all'unisono, notando che comunque il neo avvocato non stava sorridendo e stava cercando di essere il più neutrale possibile.

Non doveva avere buone notizie data la sua faccia, e fu lo stesso Skywarp a spronarlo a parlare.

“Sputa il rospo fratello, cos'hai per fare quella faccia?!”

“Porto due notizie, una buona e una... Un po' cattiva”

il fatto che avesse tentennato un poco nel finire la frase attirò non poco l'attenzione dei due presenti in stanza, tant'è che il primo tra i gemelli volle saperne di più.

“In che senso? Lo mandano in Siberia?!”

Fottiti, Starscream!”

“Non ti farebbe poi tanto male un po' di ghiaccio in certe parti del tuo corpo. E ora sta zitto e calmati!”

Fu la rabbia ancora non digerita per quell'assurdo e disonorevole pestaggio ad averlo indotto a rispondere male al fratello, e poiché di norma entrambi i giovani portavano rispetto al consanguineo dominante, il giusto silenzio di scuse non tardò a calare come un freddo sipario dopo quel truce spettacolo di dubbio gusto. Non era da Skywarp sbottare in modo così eccessivamente maleducato verso uno dei suoi fratelli – l'unica cosa che alla fine davvero contava per lui o che ancora continuava a contare – quindi si morse una guancia dall'interno e ascoltò ciò che un Thundercracker sospirante di rassegnazione aveva da dire.

“... La poliziotta, la signorina Chromia, ha deciso di non sporgere denuncia per l'accaduto. Ma al posto di un mese di galera dovrai fartene uno di servizi sociali...”

al posto di una espressione facciale sollevata per il torbido destino di essere scampato ad un mese di galera forzata e sudicia, Skywarp strabuzzò gli occhi sollevandosi ancor di più a sedere con una tale veemenza da sentire una dolorosissima fitta alla spalla lussata. Sgranò gli occhi ignorando il dolore lancinante e commentando con tutto l'orrore possibile.

“Cosa?! O buon Dio, no! Piuttosto la Siberia!”

un mese di servizi sociali...

Ciò voleva dire morte totale del suo spirito impavido nel pulire il culo ad un vecchio o a raccattare il pattume che altri gli buttavano sogghignanti sotto il naso. Lui a pulire i cessi o le strade polverose all'alba. Era più che una punizione passabile per lui, era una ingiusta punizione per un malinteso che non sarebbe mai dovuto nascere.

“Sapevo che non avresti digerito la notizia... Ma guarda il lato positivo, potresti apprendere qualcosa di interessant-”

“Cracker ti prego! Non puoi farmi fare la galera piuttosto? Sei un avvocato maledizione... Toglimi da questa merda”

“Skywarp... – borbottò un fratello che riuscì a misurare per bene le parole – sono un avvocato senza studio e non posso discutere le decisioni prese da un giudice. Inoltre, nostro padre è già d'accordo sulla decisione presa...”

E contraddire una decisione di Megatron valeva dire scavarsi la fossa da solo, questo il teppista lo sapeva bene e a parte qualche secondo che lo portò ad assorbire il colpo e il sogghigno ironico di uno Starscream poco distante, dovette rassegnarsi a quell'infelice destino con uno sbuffo di pura rassegnazione furiosa.

Solo dopo qualche minuto di raccoglimento e di un silenzio stranamente morbido che correva tra i tre fratelli, Starscream batté allegramente le mani tra loro come a voler concludere bellamente la sua visita stranamente soddisfatto per come il destino del gemello si fosse compiuto.

“Bene, direi proprio che Thundercracker abbia ragione riguardo a ciò che ti aspetta. Potrebbe darti una calmata e aiutarti a ragionare meglio! Ed ora caro Skywarp... Ti lasceremo alle tue giuste riflessioni”

non vi era scherno o derisione nel tono del consanguineo dominante. Anzi, fu stranamente sincero nell'augurarsi che quello stupido testardo d'un fratello prendesse atto delle proprie azioni in modo onorevole e non infantile. Un minimo cenno di fiducia nei suoi confronti c'era eccome anche se in fin dei conti lo considerava un coglione, e tuttavia lo stesso Skywarp sapeva che non era giusto deludere i suoi fratelli. Non loro almeno.

Sospirò con più solennità e serietà, stendendosi con calma sul lettino e osservando i parenti ora prossimi a lasciarlo solo, annuendogli di rimando conscio che lo aspettava una serata piena di pensieri funesti.

E già lo sapeva, mentre i familiari si chiudevano la porta bianca alle spalle, che tra le riflessioni serie e rassegnate ad un destino per lui ancora incerto, quei maledetti occhi blu simili a quelli di un feroce predatore saggio nel scegliere le sue prede, avrebbe tormentato buona parte della sua mente.

L'umiliazione di essere stato battuto da una donna forse era la chiave di svolta per lui per fare i conti con se stesso...

   
 
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