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Autore: Matteo Il Censore    24/02/2012    4 recensioni
Catilina è un personaggio storico controverso, è vero, ma anche molto interessante. A ciò aggiungiamo che sappiamo di lui dettagliatamente solo attraverso le voci di Sallustio e Cicerone, senza aver mai sentito la sua. E' facile condannare a posteriori una figura a noi lontana senza concederle la facoltà di difendersi. In queste pagine racconterò esclusivamente inizio e fine - senza avvenimenti intermedi - della parabola di Lucio Sergio Catilina. Chi lo sa che non si possa andare oltre il solco della Storia: e se Lucio Sergio Catilina non fosse morto nella battaglia di Pistoia? Revisionata il 29/09/13
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Antichità, Antichità greco/romana
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Una leggera penombra avvolge la curia, gli scranni dei senatori, ancora vuoti, fanno presagire la futura decadenza di Roma, ma che importa ora, in questa pallida mattina? Oggi è solo un giorno di novembre, un giorno di Novembre del 67 a.C.
Queste pareti ancora non lo sanno - e come potrebbero? - ma per secoli e secoli saranno nell'immaginario di tante persone. Questa fioca luce, che entra da finestroni squadrati, sarà inseguita in idee di grandezza, in ideali puri (o presunti tali) o come esempio di virtù ormai persa fra le pagine di un libro antico. Oggi, però, il futuro è lontano, oggi viviamo nella Storia ed i respiri di chi l'ha vissuta condensano ancora la fredda aria autunnale. Pare di vederle, queste piccole nuvolette di vapore, che oggi accomunano il più umile degli schiavi ed il più brillante degli oratori.
Mentre osserviamo un inserviente pulire la sala prima della riunione del Senato, fuori da questi muri si sono già compiuti e si compieranno alcuni degli atti più controversi della storia romana, alcuni degli attimi più caotici della Repubblica, o forse i soli tentativi di rivoluzionare un organismo corrotto. Le frasi che saranno pronunciate finiranno, secoli dopo, a infierire su qualche studente del liceo intento a tradurre una versione.
Chi si ricorderà di questo inserviente? Nessuno probabilmente. Ma egli è un tassello della storia al pari di tutti noi ed il suo nome, come per tanti altri, sarà ricordato solo dallo sporco terriccio nel quale troverà riposo dopo una vita insignificante. Se gli andrà bene. Ed ecco che, mentre ci dilungavamo, comincia già a entrare qualcuno. I nomi di queste persone, a differenza di quello del giovane appena citato, saranno ricordati sino alla fine dei tempi. Resteranno incisi in quella stele tombale - marmorea, sì, ma pur sempre riservata ai morti - che chiamano Destino.
È strano osservare i senatori alla vigilia del comizio di oggi, vedere con quanta plasticità prendono posto, ormai abituati all'oziosità di una delle oligarchie più durature del mondo.
Qualcuno è visibilmente teso, altri conversano amabilmente. Il respiro affannoso di qualcuno rabbuiato in volto mal cela l'emozione e l'ansia.
Ascolta! Sentimo il rumore di passi lungo il corridoio e un'eco che si avvicina sempre di più. Si staglia un'ombra nera contro la luce che filtra dalla porta. Ci appare un uomo fisicamente prestante e dai linemaenti decisi, scolpiti e incisi nella carne, dalla fronte alta, spaziosa e solenne, segno di una nobiltà lontana e di una gens fra le più importanti. I suoi capelli sono neri, di un nero corvino, non sono molto curati, forse sintomo di decadenza. I suoi occhi brillano di una luce intensa, fulgono di sicurezza e di sensazioni torbide, che non possono essere trasmesse con delle parole.
Prende posto fra le panche, apparentemente imperturbabile, ma si siede affettatamente, non è lieto.
È Lucio Sergio Catilina e di lui si parlerà ancora e per molto. L'uomo che avrebbe fatto tremare la Repubblica conservatrice è seduto qui, così vicino a noi da sembrare intento a fissarci. Che possa l'antico percepire il futuro?
Si stiracchia impercettibilmente e fissa l'aula con un sorriso cupo, inquieto ma sprezzante.
Ormai l'ora è scoccata e ci sono tutti quanti, si inizia a vociferare e si fanno congetture.
Quand'ecco il rumore d'un passo svelto e concitato. Di nuovo ci appare una sagoma oscura sulla porta, ma essa non indugia. Indossa una corazza al di sotto della toga, i suoi linemaneti sono più morbidi e le sue membra non sono più nel pieno del loro vigore, tuttavia la sua figura ci incute rispetto. È Marco Tullio Cicerone. Il principe degli oratori non sembra poi la statua immobile di qualche museo, respira e non ostenta certo sicurezza - il suo consolato non è stato nulla di speciale.
La sua entrata è scenica, tutti immediatamente si girano a guardarlo, il suo volto parla da solo: è avvenuto qualcosa!
Gli altri ancora non lo sanno ma questa notte una donna, Fulvia, l'amante di uno dei congiurati lo ha informato della congiura ordita da Catilina, pagando con la vita l'avvertimento. L'arpinate è scampato per un soffio a un attacco notturno alla sua modesta casa e si è salvato solo grazie all'intervento dell'ordine equestre, guidato da Attico, l'amico di una vita. E' stato informato che fra la folla di clienti si sarebbero celati i suoi due aguzzini. E lo spavaldo difensore della legge è uscito, nascosto e (ci piace immaginare) tremante, dalla porta sul retro. Eppure adesso anche lui sembra rivolgere gli occhi verso ciò che lo seguirà, come se non fosse stato così vicino alla morte da percepirne il puzzo sulfureo.
Intorno a noi l'atmosfera è cambiata, i visi sono preoccupati e Catilina deglutisce, Cicerone non dovrebbe essere lì.
L'homo novus inizia imperterrito un'orazione che risuonerà ancora e ancora. La sua voce, malgrado la figura, è sicura, distesa, lenta. Pare che a parlare non sia il console.
- Quo usque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?*- esordisce. Il tempo si ferma, tutti ormai temevano per la loro vita: Catilina era il padrone delle strade e si mormorava di piani sovversivi. Nessuna prova, tuttavia, era stata trovata.
L'Arpinate riprende - Fino a quando abuserai ancora della nostra pazienza, Catilina? Per quanto tempo ancora questo tuo furore ci befferà? A quale limite ... -
Non può proseguire, si interrompe. Catilina lo squadra con occhi di fuoco e con malcelata rabbia. Apre e chiude ritmicamente la mano, i muscoli tesi, i denti digrignati.
Il celebre avvocato continua ma le sue parole non giungono a Catilina, che non presta più ascolto a quel discorso così ben costruito ma che non sembra trasmettere niente.
Si alza di scatto, cercando lungo il fianco una spada che non porta. Si guarda intorno, cerca l'appogio di coloro che prima erano tanto spavaldi e sicuri, ma invano. Cicerone ha già fatto arrestare - secondo alcuni con prove false ** - i suoi principali alleati, fra cui il pretore Lentulo Sura. Procede verso la porta, sa che così facendo darà un fondo di verità alle accuse a lui rivolte. Non importa se non è riuscito nei suoi intenti nell'ombra lo farà alla luce del sole e con un'arma in pugno. La via legale è fallita e per due volte Cicerone, con i sotterfugi di cui la politica abbonda con il benestare della Storia ufficiale, gli ha precluso il consolato. Scende fieramente le scale, gradino dopo gradino e guarda a settentrione, verso l'Etruria, dove l'attende la prova con il destino.
Mormora fra i denti: - La Repubblica ha due corpi: uno fragile, con una testa malferma; l'altro vigoroso, ma senza testa affatto. So quale preferisco e la testa non gli mancherà, finché vivo!


NOTE dell'autore
* Fino a quando abuserai della nostra pazienza?
** Secondo la tesi riportata anche nel romanzo Imperium di Harris. Nelle pagine dello storico inglese, le lettere con cui vengono inchiodati e condannati i congiurati sono false, commissionate da Cicerone ad un suo schiavo e consegnate a casa di Crasso. Su ognuna è scritto uno dei nomi di quelli che Cicerone presumeva essere i congiurati, secondo quanto gli aveva detto il compagno di consolato Ibrida, inizialmente facente parte egli stesso del movimento sovversivo

29/09/2013: mi scuso se non ho dedicato il tempo che si meritava a questo mio primo e acerbo scritto. Oggi l'ho sistemato, aggiungendo qualche passaggio a mio avviso significativo. Presto completerò l'opera, arrivando direttamente alla battaglia decisiva. Ma che stavolta gli eventi cambino? Per saperlo scrivi una bella recensione e attendi, amico mio.
(so di non avere le competenze storiche necessarie, ma mia intenzione è sviluppare la figura di Catilina, andando oltre alla sua fine ufficiale, verso eventi che la storia non ha conosciuto).
   
 
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