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Autore: Elis12    24/02/2012    0 recensioni
"A quel tempo l’unica cosa che volevo fare era scrivere le mie storie e fregarmene di quello che mi circondava. Perdermi nel mondo della scrittura, battendo con le dita sulla tastiera, formulando parole, frasi, pagine intere."
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mia seconda storia originale, è solo una riflessione sul mondo della scrittura, anche se devo ammettere che in parte mi rispecchia molto.

Buona lettura 

Lonely

A quel tempo l’unica cosa che volevo fare era scrivere le mie storie e fregarmene di quello che mi circondava. Perdermi nel mondo della scrittura, battendo con le dita sulla tastiera, formulando parole, frasi, pagine intere. 
Quello che volevo era farmi strada nel mondo grazie ai miei scritti, volevo che tutti conoscessero il mio nome e che mi rispettassero come scrittrice. Volevo essere ammirata per il mio duro lavoro e per il mio impegno. 
Purtroppo non tutto va come vogliamo, non tutti gli artisti riescono a raggiungere il successo, per quanto uno sia bravo deve poter contare anche sulle conoscenze. E io di conoscenze non ne avevo. 
Ecco perché i miei testi, alcuni usciti facilmente, altri visti e rivisti tante volte, rimasero sconosciuti. Era la cosa che più mi dispiaceva, era la cosa che più detestavo.
A quel tempo non avevo ancora capito ciò che è importante nella scrittura, avrei dovuto scrivere per me prima di tutto, e poi per farmi conoscere e per guadagnarmi da vivere attraverso quello che mi piaceva fare. Realizzare il mio sogno doveva essere la cosa più importante. 
Anche perché quando mi immergevo nel mio mondo a scrivere, come se fossi circondata da una barriera che mi estraniava dal mondo, come se vivessi in una bolla di sapone colorata, mi sentivo bene. 
Le parole mi uscivano come niente, senza neanche pensarle, era come se le mie mani scrivessero in modo automatico senza fermarsi, senza ragionarci sopra. Era la cosa che più amavo fare, che più mi rendeva felice e che mi faceva sfogare. 
Quando ero triste, scrivevo, quando ero felice, scrivevo, quando ero arrabbiata, scrivevo. Ogni volta che provavo un’emozione diversa, in questa difficile adolescenza, scrivevo qualsiasi cosa per sfogarmi. 
Ci sono adolescenti che si sfogano facendo sport o uscendo con gli amici, io mi buttavo, invece, sui libri, sulla scrittura e sulla musica. Ci sono volte in cui ero talmente disperata che facevo tutte e tre le cose contemporaneamente. Leggevo un pezzo di un libro, inventavo una storia diversa, la scrivevo ascoltando musica. Quelli erano i momenti migliori, che sono più marcati nella mia mente. 
Quando iniziai a scrivere il mio primo libro avevo 17 anni, ma chissà perché non l’ho mai finito. Parlava di una ragazza alla ricerca della libertà, forse proprio perché mi somigliava così tanto, e io la libertà non l’ho mai trovata, non ho avuto il coraggio di terminare neanche la sua storia. 
Inventare storie di altre persone, dando un nome e carattere ai propri personaggi, perdermi nelle loro vicende, era forse un modo per non affrontare la mia, di vita, che nel frattempo stava andando a catafascio. E quando mi accorgevo di ciò, prendevo in mano l’ipod, mi infilavo le cuffie nelle orecchie e premevo play, perdendomi tra le note delle canzoni per dimenticare tutto, il mondo circostante, la mia vita e la mia infelicità. 
Quando però non avevo voglia di ascoltare nemmeno la mia amata musica, o di leggere uno dei miei libri preferiti, era davvero insopportabile e insostenibile affrontare il mio destino. Parlo di destino come se mi fosse successo qualche cose in particolare, una tragedia, o chissà cos’altro, in realtà ho solo voglia di scrivere e mi sono inventata questa storiella immergendomi nella solitudine di qualcun altro per dimenticare la mia, di solitudine.

Elis12.

  
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