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Autore: MrEvilside    26/02/2012    5 recensioni
In un ipotetico futuro, Ciel svela a Lizzie l’esistenza del Contratto.
“Quest’abito è nuovo?” aveva domandato Ciel, sfiorando un lembo delle ampie gonne.
“Oh, sì. Non è carinissimo?” Elizabeth aveva subito cercato il suo apprezzamento, sebbene sapesse che il ragazzo non era solito guardare a dettagli insignificanti come un abito.
Con suo stupore, il giovane conte le aveva regalato un’occhiata lunga e accurata. “Bello”.

( I classificata al One hundred and fifty tears indetto da GreenKnight__ )
( Ciel/Lizzie )
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ciel Phantomhive, Elizabeth Middleford
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Questa breve fanfiction si è classificata prima al One hundred and fifty tears indetto da GreenKnight__, lo so, l'ho scritto nella presentazione, ma sono felice e ho voluto rifarlo. XD
A ogni modo, i prompt usati sono stati: la canzone sotto il titolo, soldato, devozione, rimpianto, ego e uccidere. Un'ammucchiata, eh? XD Comunque è andata bene, benissimo <3 Sono molto felice del risultato e del banner, che è uno splendore abbagliante BD Ne approfitto per ringraziare di nuovo la giudice e complimentarmi anche con le altre partecipanti!


Principessa soldato
 


I really hate it, but I know it’s hard to choose if you’re chained,
And when it’s all you control ‘cause you’ve got nothing else to hold
-“Savior”, Lights
 
Non fu come si aspettava.
Quando il suo promesso le aveva fatto recapitare un messaggio alquanto criptico e conciso – “Devo vederti, vieni alla magione” – Elizabeth era stata talmente felice da convincersi che si sarebbe strangolata con il suo stesso cuore, salito fino in gola per l’emozione.
Era la prima volta che Ciel l’invitava non in occasione di ricorrenze particolari e non perché lei stessa si era presentata all’improvviso, ma perché desiderava incontrarla.
Non che lei avesse delle rimostranze nei suoi confronti; semplicemente, sapeva che lui era ben poco incline alle dimostrazioni d’affetto e, quel poco che le offriva, lei lo custodiva nel proprio cuore come un dono prezioso.
Sua madre non aveva avuto nulla da ridire, se non che non avrebbe fatto un passo fuori di casa prima di essersi agghindata a dovere.
Elizabeth aveva scelto l’abito più bello che avesse, bianco, imbellettato da nontiscordardimé di seta azzurra. Molto semplice, non uno dei suoi preferiti, ma ricordava bene quando il suo fidanzato gliel’aveva visto addosso.
Quest’abito è nuovo?” aveva domandato Ciel, sfiorando un lembo delle ampie gonne.
Oh, sì. Non è carinissimo?” Elizabeth aveva subito cercato il suo apprezzamento, sebbene sapesse che il ragazzo non era solito guardare a dettagli insignificanti come un abito.
Con suo stupore, il giovane conte le aveva regalato un’occhiata lunga e accurata. “Bello”.
Era giunta ai cancelli della magione il prima possibile, sfoggiando i capelli luminosi intrecciati in due code e un paio di scarpette candide, senza tacco. Sotto i vestiti, al sicuro dallo sguardo altrui, portava un fioretto dalla lama affilata appeso alla cintura.
Il suo ingresso nell’edificio fu salutato da un silenzio che rimbombava in ogni corridoio e che colmò il suo animo d’inquietudine.
Il ticchettio delle sue scarpe sul pavimento appariva assordante mentre affrettava il passo verso le stanze di Ciel. Il cuore le sprofondava in petto a ogni metro, finché non fu sull’uscio della camera da letto e il suo animo si risollevò con indicibile sollievo quando lo trovò in piedi al centro della stanza, in attesa.
«Lizzie». Il conte sollevò lo sguardo e incrociò il suo, ma gli occhi di Elizabeth furono attratti dall’anello che il ragazzo si rigirava tra le mani. «Sei venuta presto. Devo consegnarti una cosa».
Di poche parole come di consueto, Ciel le si avvicinò e le porse il gioiello, simbolo del suo casato. L’anello che una volta lei aveva distrutto, in un eccesso di rabbia. L’anello che lui non avrebbe mai affidato a nessuno.
«Cosa…?»
Elizabeth inarcò le sopracciglia bionde e lo fissò, in cerca di una qualche spiegazione.
Ma il suo promesso le mise in mano l’anello e appoggiò i palmi sulle sue spalle; la ragazza avvertì il suo cuore contorcersi per la paura che quel gesto le infuse, quando al contrario avrebbe dovuto renderla felice.
«Promettimi che farai attenzione, Lizzie» disse Ciel, con una vibrazione di supplica nel tono.
Negli occhi di lei, solo gocce di lapislazzuli.
Non avevano mai avuto bisogno di lunghi discorsi, rifletté il giovane conte. Forse, dopotutto, si erano amati per davvero, per quanto giovani e immaturi potessero essere.
 
Non l’avrebbe accettato, ma riusciva a capirlo. O meglio, poteva cominciare a farlo.
Se solo lei non avesse finto che tutto andasse bene, quando tutto stava cadendo in pezzi, lui avrebbe avuto qualcuno a cui aggrapparsi.
Quest’abito è nuovo?
Si era ingannata, credendosi una fidanzata devota: si era convinta che sarebbe stato sufficiente essere femminile, sorridere, nascondere una spada sotto le gonne, perché Ciel rimanesse con lei. Era stata egoista, non aveva fatto altro che reprimere se stessa, non per piacergli di più, ma per potersi compiacere di se stessa quando lui si fosse accorto di lei.
«SEBASTIAN!»
Uno sfarfallio di lame infilzate nella carne immortale, increduli occhi scarlatti riflessi nella pietra azzurra di un anello all’anulare.
Lacrime di sangue su un abito bianco.
Bello”.
Forse sarebbe stata migliore come soldato di quanto non fosse stata come finta se stessa.
  
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