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Autore: Erikuccia    26/02/2012    1 recensioni
Jackson si scontra sbadatamente con questa ragazza, successivamente grazie a lei scopre che la sua fidanzata lo tradisce e per superare tutto si appoggia a questa nuova fanciulla. Come finirà tra loro? Nascerà l'amore o sarà solo amicizia?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jackson Rathbone, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Anche questo capitolo è di stallo ma la storia sta predendo piede!
Buona lettura!




Erano passati ormai 4 mesi dal giorno del testamento, la maturità era archiviata e il dolore per la perdita dello zio si era lievemente attenuato o per meglio dire ci eravamo abituati a non averlo più vicino. Finalmente dopo documenti e telefonate, dopo aver trovato uno splendido appartamento in affitto e aver fissato colloqui di lavoro arrivò il giorno della partenza.

Io e Rebecca arrivammo all'aeroporto insieme ai nostri fratelli e alle nostre madri che, per tutto il viaggio in auto, non fecero altro che raccomandazioni: "non date retta a chi non conoscete, mangiate, studiate, lavatevi i denti, chiudete la porta a chiave la notte, studiate, siate educate, chiamateci almeno ogni 2 giorni, studiate, non mangiate solo take away, studiate, chiamateci, studiate!"

Fortunatamente il check in ci salvò da quella tortura insistente ma voleva anche dire che era arrivato il momento dei saluti.

Abbracciai stretta mia madre che già singhiozzava e lo stesso fece Rebecca con la sua.

Arruffai i capelli di Michael e Stefano e salutai mia zia sorridendo.

Baciai e abbracciai di nuovo mia madre, presi la mano che mia cugina mi tendeva e procedemmo verso il nostro futuro.

Fu un volo tranquillo, lungo ma tranquillo. Era durato circa 12 ore ma per arrivare dove eravamo ne valse la pena. Fortunatamente, contrariamente alle mie paure, i nostri bagagli arrivarono a destinazione con noi, non so che avrei fatto se i miei adorati rollerblade fossero finiti in qualche paese sperduto nel mondo!

Ci avviammo all'uscita ringraziando il cielo di aver noleggiato una macchina vista la fila di gente che attendeva un taxi.

Caricammo le nostre valige e, dopo aver vinto a "pari e dispari" accesi l'auto e partii alla volta della nostra nuova casa. Reb non smetteva di parlare, indicare e lanciare urletti striduli, non che io fossi da meno ovviamente: ogni persona che vedevo la indicavo credendola famosa.

Sembravamo proprio due bambine chiuse dentro un negozio di giocattoli e dolciumi.

Arrivammo a Brentwood dopo quasi un'ora di macchina e, dopo aver ricevuto le chiavi e un "benvenute a los angeles" dal nostro padrone di casa, entrammo nell'appartamento cariche di borse e borsoni. Girammo tutta casa e puntualmente ci giocammo a "pari e dispari" la camera con il balcone che vinse Rebecca. Nonostante l'eccitazione e la felicità iniziava a farsi sentire la stanchezza del lungo viaggio aereo, così dopo una doccia e aver disfato una prima valigia e aver chiamato le nostre madri crollammo entrambe in un sonno ristoratore. Il giorno seguente avremmo avuto una giornata molto piena: l'iscrizione all'università, shopping, il colloquio per me in un cafè e per Rebecca in una libreria.

Per mia fortuna mia cugina era una persona molto previdente così puntualmente alle 7.30 la sua sveglia cominciò a suonare insistente e, dopo pochi istanti eccola che cominciava a bussare alla porta della mia camera.

-Jenny svegliati dai! Oggi è il primo giorno della nostra nuova vita! Dai dormigliona! Svegliati!- urlava lei.

-Sono sveglia ora arrivo dammi il tempo di vestirmi e arrivo piuttosto vedi di non stare in bagno dei secoli. Vorrei uscire per colazione!- urlai di rimando cercando i miei indumenti preferiti.

-Ok ma tu muoviti e vestiti decentemente per il colloquio quindi niente maglia dei Green Day o chi per loro. Mettiti la camicia ocra e i pantaloni neri con le cuciture in tinta! E non azzardarti a mettere quelle orride all star! mettiti gli stivali neri piuttosto! Io vado in bagno!- concluse severa Rebecca.

Quando ci si metteva sapeva essere peggio di una madre, sospirai sconfitta e abbandonai la mia maglietta verde con il simbolo di American Idiot sul letto per indossare quell'orrida camicia ocra e i pantaloni abbinati. Mi guardai allo specchio, non c'era nulla da fare era veramente terribile quel colore su di me, perchè proprio l'ocra? Sospirai squotendo la testa e mi infilai i miei amati stivali texani, almeno quelli erano stati approvati!

Uscii dalla camera e, come previsto, Rebecca era ancora chiusa in bagno. Possibile che ci mettesse così tanto per lavarsi, truccarsi e pettinarsi? Mi accostai alla porta e cominciai a bussare inconsapevole che quella sarebbe diventata un'abitudine.

Stranamente dopo soli 36 colpi sulla porta mia cugina uscì sbuffando e si chiuse in camera così potei pettinare la mia criniera, lavare le mie zanne e mettermi quel filo di trucco che copriva perfettamente le mie occhiaie.

Uscii dalla stanza da bagno e trovai Reb pronta che mi attendeva battendo il piede, feci una giravolta per farmi ammirare e dopo aver ricevuto la sua approvazione infilai le chiavi e il telefono nella borsa e mi precipitai fuori di casa seguita da mia cugina.

Eravamo in un anticipo calcolato per il colloquio così avremmo potuto fare colazione con calma. Decidemmo di andare direttamente al cafè dove avrei dovuto trovarmi solo 45 minuti dopo in modo da non perdere troppo tempo. Ci sedemmo e ordinammo 2 caffè e 2 fette di torta di more. Ci servì una ragazza molto carina alla quale chiesi se il responsabile fosse arrivato, lei annuì e mi disse che lo avrebbe chiamato subito. Si presentò davanti a me un ometto paffuto, calvo e sorridente.

-Salve, Alyssa mi ha detto che mi cercavi, quindi tu devi essere Jennifer la ragazza italiana. Dico bene? Io sono Ector, il proprietario del locale. Che ne dici visto che sei qui se anticipiamo un po' il colloquio così puoi cominciare oggi stesso!- disse dondolandosi sui talloni.

-Salve, lieta di conoscerla. Si sono Jennifer Bianchi e sarebbe bellissimo poter cominciare oggi stesso!- risposi sorridente. Quell'omino sorridente sembrava molto simpatico per cui calmai il mio stomaco che aveva iniziato a contorcersi per l'agitazione.

-Bene mia cara! Allora vieni ti spiego- iniziò Ector facendomi strada dietro il bancone -vedi? con questo pulsante accendi la caffettiera e invece con quest'altro la spegni. In quel frigo ci sono le bibite e qui le cibarie. Direi che è tutto. Il tuo lavoro è prendere uno di questi blocchi, una penna e scrivere le ordinazioni dei clienti e poi portargliele.- completò frugando in mezzo a delle scatole accatastate accanto al frigo delle bibite.

-Ho già fatto altre volte la cameriera signore- dissi osservandolo.

-Ottimo mia cara ma ti prego chiamami come gli altri non chiamarmi signore, chiamami pure Ector!- esclamò porgendomi un grembiule nero -questo è ciò che dovrai mettere sopra i tuoi indumenti e mi raccomando ragazza mia indossa scarpe comode, qui dentro farai i chilometri. Ci vediamo questo pomeriggio per le 4- e detto questo scomparve nel retrobottega.

Mia cugina mi aspettava vicino alla macchina e iniziò a saltare di gioia quando le raccontai tutto. Poi andammo al cuo colloqui dove, fortunatamente, ottenne il lavoro. Lei avrebbe cominciato la mattina dopo. A seguire facemmo l'iscrizione all'università, io in facoltà di giornalismo e lei di economia e commercio.

La nostra vita stava iniziando.

  
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