Le protagoniste
dei romanzi che era
solita leggere avevano ragione, Levy doveva darne loro atto: rigirarsi
nel
letto in cerca della posizione giusta in cui dormire era del tutto
inutile in
quel frangente. Era inutile anche solo pensare di poter dormire quando
era
certa di ciò che aveva visto quella stessa mattina: era
tornato.
Era tornato ma
non l’aveva cercata,
si era dileguato tra la folla dopo averle rivolto appena un fugace
sguardo
d’indifferenza. Levy si sforzò di ricacciare
indietro le lacrime, dandosi
mentalmente della stupida; in fondo, era di Gajeel che si trattava,
come aveva
solo potuto sperare che ciò che era accaduto
sull’isola Tenrou avesse avuto un
qualche significato per lui? Era stata lei a illudersi che tra loro
fosse nato
qualcosa e lo aveva aspettato, ansiosamente, per quelli che erano stati
i tre
mesi più lunghi della sua vita.
‘Stupida’.
Levy
era giunta a Crocus assieme ai suoi nakama ma sperava che la scelta
del master non ricadesse su di sé. Stranamente si era
sentita sollevata quando
le sue speranze erano state confermate: nutriva ancora scarsa fiducia
nelle
proprie possibilità e l’unica cosa di cui era
certa era la sconfitta che
avrebbe portato a Fairy Tail partecipando al Grande Torneo Magico.
Si
era allontanata da loro con il pretesto di cercare una libreria.
“Siamo nella capitale dopotutto, chissà quanti
libri avranno che non ho mai
letto!”, aveva detto mentre si incamminava lungo le vie del
centro, con la sola
compagnia dei suoi compagni di team. Nonostante li avesse pregati di
lasciarla
sola, erano stati irremovibili nella loro decisione di scortarla
ovunque
andasse.
La
piccola maga aveva sorriso, nonostante tutto era grata per le loro
premure, anche se avrebbe preferito restare sola per tentare di
smaltire la
delusione di non averlo visto. Sperava che Gajeel li raggiungesse dopo
aver
terminato quel misterioso allenamento a cui non aveva voluto che
prendesse
parte ma non si era presentato e nessuno lo aveva nemmeno nominato.
Il
chiacchiericcio insistente di Jet e Droy faceva da sottofondo ai suoi
pensieri mentre sfogliava distrattamente le pagine di un volume che
faceva
bella mostra di sé su una bancarella disposta lungo la
strada. Guardava le
lettere senza leggerle, seguendo con le dita quei tratti
così scuri… neri come ala
di corvo… neri come i suoi capelli…
“Basta!”,
aveva esclamato chiudendo il libro di scatto e facendo
sobbalzare Jet e Droy.
“L-Levy-chan…!”.
“Scusa,
ti stavamo disturbando?”.
Levy
era arrossita d’imbarazzo, sentendosi scoperta come se i suoi
compagni avessero potuto leggerle nel pensiero, e aveva scosso la testa
con
decisione.
“No!”,
si era affrettata ad aggiungere. “Niente affatto,
è che… è che
questo libro non mi piace!”.
Così
dicendo aveva steso la mano per rimettere a posto il libro che
però
era finito malamente a terra. “Mi scusi!”, aveva
detto con tono implorante al
venditore, continuando mentalmente a maledire quella giornata: da come
era
iniziata, si sarebbe rotta una gamba prima di sera!
Mentre
si rialzava, porgendo ripetutamente le sue scuse al padrone della
bancarella, aveva sentito una presenza fin troppo familiare alle sue
spalle e
si era voltata, permettendo al suo naso di cogliere un profumo
mascolino,
ferroso e selvaggio, tutto ciò che aveva sempre associato a
Gajeel.
Ignorando
completamente Jet e Droy, e qualsiasi cosa le stessero
chiedendo o dicendo, era corsa via, seguendo in mezzo alla folla una
persona
coperta da un lungo mantello scuro. Nessuno le avrebbe tolto dalla
testa la
sicurezza che si trattasse proprio di lui e lo aveva chiamato, tentando
di
fargli giungere la sua voce anche in quel marasma di urla e strepiti
nel quale
era finita; si era voltato, solo per un istante, solo il tempo di
rivolgerle un’occhiata
sprezzante prima di perdersi di nuovo in mezzo alla gente, sfuggendo
allo
sguardo di Levy.
Levy scosse la
testa, tentando così
di scacciare i pensieri che la accompagnavano da quella stessa mattina.
L’indomani avrebbe dato il via al Grande Torneo Magico e lei
avrebbe dovuto
sostenere i suoi nakama. Con tutta se stessa. Anche se una parte di lei
avrebbe
desiderato soltanto sparire.
Era ormai quasi
riuscita a
scivolare nel sonno quando aveva avvertito un peso sul materasso e
contemporaneamente due forti braccia afferrarla per la vita,
costringendola a
incrociare lo sguardo con quello cremisi di Gajeel.
“Ga-Gajeel…”.
“Ciao
gamberetto”, disse il Dragon
Slayer sollevando gli angoli della bocca in un accenno di sorriso e
stupendo
all’inverosimile la piccola Levy. Gajeel non sorrideva mai,
lui sogghignava
piuttosto; la maga pensò che forse la penombra le aveva
giocato un brutto tiro.
“Non
dici niente? Eppure di solito
parli anche troppo”, continuò posandole due dita
sotto il mento per richiuderle
la bocca ancora spalancata per la sorpresa.
“Oggi
eri tu, vero?!”, esclamò d’un
tratto Levy.
“Si”.
“Perché
sei andato via? Ti
aspettavo da mesi, perché non ti sei fermato?!”.
Gajeel
sbuffò di fastidio, volgendo
lo sguardo altrove. “C’erano i tuoi amichetti, non
eri sola”.
“Stupido
Gajeel! Come puoi essere
geloso di loro!”.
Levy fece per
scansarsi da lui ma
il Dragon Slayer non glielo permise e si voltò supino
trascinandola su di sé.
“Lasciami
Gajeel, lasciami andare!”,
protestò picchiando i pugni sul suo torace solido.
“Quasi
quasi ti preferivo
ammutolita dalla sorpresa!”, grugnì Gajeel
rafforzando la presa attorno al suo
corpo e portando una mano fra i capelli azzurri di Levy, occhi negli
occhi.
“Sei un gamberetto, minuscolo e petulante…
però mi sei mancata lo stesso”,
ammise in un raro momento di tenerezza prima di avvicinarle con forza
il viso
al proprio e baciarla con brama.
Levy si distese
in quel bacio,
permettendosi di rilassarsi sul corpo di Gajeel, aprendo le mani che
presero a
vagare nei capelli nerissimi del mago; i dubbi potevano aspettare ora,
le aveva
appena confessato di aver sentito la sua mancanza e non avrebbe potuto
dirle
nulla di più bello.
Quando il
bisogno d’aria li
costrinse a separarsi, Gajeel cambiò di nuovo posizione,
adagiando Levy sul
letto e sollevandosi su un gomito per guardarla, confusa e arruffata
con le
gote imporporate dal piacere e le labbra tirate in uno splendido
sorriso.
“Mi
sei mancato anche tu Gajeel”.
Gajeel si
chinò a baciarle la
fronte e fece per alzarsi ma Levy lo afferrò per un braccio,
trattenendolo.
“Dove vai?”.
“Non
posso restare qui, Levy”.
“Sì
che puoi!”.
“Levy…”.
“Ti
prego!”, implorò la maga, gli
occhi lucidi delle lacrime che stava trattenendo. “Ti prego
Gajeel, resta con
me”.
Gajeel trattenne
uno sbuffo,
tornando a stendersi accanto a lei e stringendosela contro. In
realtà, non
esisteva nessuna regola che vietasse ai maghi delle gilde partecipanti
al
torneo di dormire insieme se lo desideravano… né
di fare altro; ed era proprio
di quell’altro che aveva
timore. Levy
era diventata troppo importante per lui – la amava ma non lo
avrebbe ammesso
nemmeno a se stesso – per pensare di poterle fare del male
con la sua irruenza,
ed era certo che non avrebbe resistito troppo se fosse rimasto in
quella stanza
con lei.
La voleva.
Così tanto che si
sentiva sul punto di perdere l’autocontrollo da un momento
all’altro. E il
fatto che Levy continuasse a far vagare le mani sul suo corpo non lo
aiutava di
certo. “Che diavolo stai combinando, gamberetto?!”.
“Spogliati”.
Gajeel
inarcò un sopracciglio
guardandola con scetticismo: era forse impazzita tutto d’un
tratto? “Tu vaneggi”.
Levy scosse la
testa, salendo a
cavalcioni sullo stomaco di Gajeel. “Voglio stare con
te”, disse chinandosi a
baciarlo mentre armeggiava con i suoi indumenti. “In tutti i
sensi”, aggiunse
poi, fugandogli qualsivoglia dubbio.
Gajeel
afferrò Levy per i polsi,
senza stringere per timore di farle male. “Stai giocando col
fuoco Levy”.
“Non
sto giocando”, rispose lei,
lievemente accigliata. “Voglio fare l’amore con te,
io ti amo Gajeel!”.
Le sue parole
lasciarono il mago
stupito per qualche momento: lo amava? Levy davvero lo amava, proprio
lui che
le aveva fatto male più di tutti? Chiuse gli occhi e
inspirò profondamente,
prendendole il viso fra le mani.
“E’
uno sbaglio. Io non sono il
tipo per te, tu meriti uno migliore”.
“E’
giusto invece. Io non voglio
qualcuno migliore di te. Voglio te, solo te, non sogno il principe
azzurro come
le donne dei miei libri; preferisco di gran lunga un drago irascibile e
ribelle”.
Gajeel tacque,
limitandosi a
stringerla più forte e d’altra parte non avrebbe
saputo trovare le parole per
spiegare quanto quella donnina che gli sorrideva fiduciosa gli avesse
riempito
il cuore: non si era mai soffermato troppo a indagare i propri
sentimenti ma la
voce dolce di Levy gli aveva appena fatto comprendere quanto in
realtà fosse
importante per lui essere amato per quello che era, semplicemente
Gajeel
Redfox, il Dragon Slayer di Ferro.
Levy
sollevò il viso verso di lui,
per poter incrociare il suo sguardo. “Non dici niente Gajeel?
Gaj…”.
La
zittì premendo le labbra sulle
sue, coinvolgendola in un bacio che divenne via via più
esigente e tra un bacio
e l’altro, spedì i loro indumenti a coprire il
pavimento. Quando vide Levy
sotto di lui, nuda e scarmigliata per quei baci infuocati, Gajeel si
chinò ad
abbracciarla, stringendola forte come se temesse che se ne andasse.
“Dicevi
sul serio?”.
E in
realtà le stava chiedendo
molte cose.
“Si”.
E lei rispondeva
affermativamente a
tutte.
Gli strinse le
braccia al collo
riportandolo su di sé, unendo ancora una volta le loro
bocche mentre lui la
accarezzava, tracciando scie immaginarie sul suo corpo delicato; Gajeel
dimenticò del tutto i propri timori quando i gemiti di Levy
gli riempirono le
orecchie.
Scivolò
dentro di lei prendendole
il viso fra le mani e la baciò con dolcezza, spinto dal
desiderio di
proteggerla anche da quel lieve dolore che le contraeva il viso in una
smorfia.
Levy sorrise sulle sue labbra, grata di quella premura che Gajeel
riservava
solo a lei, e intrecciò le dita nei suoi capelli quando il
fastidio divenne il
piacere più intenso che avesse mai provato.
Ben presto, i
movimenti di Gajeel
si fecero più intensi e Levy non potè fare altro
che assecondarlo
completamente, circondandogli i fianchi con le gambe quando muoversi in
sincronia sembrò non bastare più.
“Ti
amo Gajeel…”.
“Ti
amo anch’io gamberetto…”,
riuscì
a sentire prima che la mente tacesse.
Levy
entrò nell’arena dove si
sarebbe svolto il torneo assieme ai suoi nakama e prese posto sugli
spalti a
fare il tifo per quelli che avrebbero gareggiato. Gajeel non era con
lei e in
effetti non aveva idea di dove fosse ma quello non era più
un problema. Non
dopo la notte che avevano trascorso e quello che aveva scoperto
esistere tra
loro.
Levy
si era svegliata all’alba, stretta fra le braccia di Gajeel,
le
gambe intrecciate alle sue. Aveva sorriso, costatando quanto fosse
protettivo
nei suoi confronti: anche nel sonno non allentava minimamente la presa
attorno
a lei.
Aveva
approfittato di quella quiete per osservarlo, non vista, e si era
sorpresa a pensare che… sì, lo trovava bello;
forse le sue amiche le avrebbero
dato della pazza per quell’affermazione ma a lei non
importava affatto. Lo
amava così com’era, con i piercing sul viso e i
capelli ribelli che gli davano
quell’aria da cattivo ragazzo.
Lo
aveva stretto più forte, baciandogli delicatamente il petto
e
strusciandovi il viso, quando aveva avvertito le sue mani muoversi
sulla
schiena e aveva volto lo sguardo a incrociare il suo, ancora assonnato.
“Scusa
Gajeel, non volevo svegliarti”, aveva detto con espressione
contrita.
“Non
scusarti per tutto, gamberetto! Tu perché non
dormi?”.
Levy
aveva sorriso a quell’appellativo che non riusciva proprio
più a
trovare offensivo e si era sollevata su un gomito, guardandolo dritto
negli
occhi. “Ti stavo guardando, perché sei bello. E
perché sei mio”.
Lui
per tutta risposta aveva sogghignato, rafforzando la presa attorno ai
suoi fianchi. “E chi lo dice?”.
“Lo
dice il fatto che sei venuto da me anche se eri geloso marcio di Jet
e Droy”, aveva ridacchiato, vedendo la sua espressione
irritata. “E poi… tu hai
fatto l’amore con me, non era sesso”.
Gajeel
aveva portato il viso vicino al suo collo, dandole un leggero
morsetto. “Mi hai incastrato. Sei troppo intelligente
tu”.
Levy
aveva riso di cuore, adagiandosi completamente su di lui e lo aveva
baciato
con dolcezza, al sicuro fra le sue braccia. Quando si erano separati lo
aveva
guardato negli occhi, trovandovi quello che cercava, e gli aveva
sorriso,
posando la testa sulla sua spalla.
Si
erano addormentati così, indivisibili e illuminati dai raggi
del sole
nascente.
Non fu meno
stupita degli altri
quando fu presentato il Team B di Fairy Tail; perse del tutto le parole
quando
fra loro vide proprio l’oggetto costante dei suoi pensieri.
Gajeel si
voltò a guardarla e i
loro occhi si incontrarono, incatenandoli ancora uno
all’altra; durò solo pochi
istanti, dopodichè tornò a prestare attenzione
all’arena ma Levy sorrise
comunque.
Le aveva appena
sorriso anche lui.
Adesso sapeva perché Gajeel non lo faceva mai: il suo
sorriso era speciale e
riservato a lei, la sola che potesse vederlo.
Era per questo
che risiedeva nei
suoi occhi.
***********************************************************************************************************
Buonasera ^^
Sono tornata, di
nuovo alla carica
con una GajeelXLevy, non posso farci nulla, li adoro quasi quanto Natsu
e Lucy!
Ribadisco,
possibile che dopo tutti
gli indizi che Mashima ci ha lasciato perché potessimo
fangirlare come pazze,
questi due si rivedono dopo tre mesi (e vi ricordo che lei avrebbe
voluto
seguirlo) e nemmeno si guardano? E’ un po’ strano,
non trovate? In effetti
penso di essere stata pesantemente OOC con Gajeel ma mi piaceva
l’idea che
fosse tenero una volta tanto!
Un’ultima
cosa poi vi lascio
commentare (sempre se vi va), vi siete chieste anche voi
perché Gajeel chiami
Levy proprio “gamberetto”? Vi dico la mia personale
idea: la traslitterazione
del nome di Levy perché possa essere letto in giapponese
è “Rebi”, mentre la
parola giapponese per gambero è “ebi”;
ho pensato che Mashima abbia voluto
semplicemente giocare sulle parole e quindi da Rebi togliendo la R
iniziale,
ebi. Se poi ci mettete che Levy è davvero piccolissima, fate
un po’ voi XD
E niente, dovevo
dirlo a qualcuno
u.ù
Grazie davvero
per aver letto e se
vi va fatemi sapere cosa ne pensate :)