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Autore: HIGH and MIGHTY COLOR    28/02/2012    2 recensioni
And to the losers go the shackles.
Ai vincitori il bottino, agli sconfitti i ceppi. Trunks e Goten sono stati ridotti in schiavitù sul Pianeta Vegeta, costretti a lavorare per le stesse persone che hanno conquistato il loro pianeta. Ma alcuni estranei hanno un aspetto familiare. Principi e guerrieri di infimo livello. Di chi si tratta? AU Fic.
[Genre: Friendship/Family, Pairing: Bulma/Vegeta]
Genere: Azione, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bardack, Goten, Trunks, Un po' tutti, Vegeta
Note: AU, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Questa fanfic è una traduzione. Potete trovare l'originale qui: To the Victors Go the Spoils.
Pagina personale dell'autrice: HIGH and MIGHTY COLOR.
Traduzione in italiano a cura di Francesca Akira89.

Summary: Trunks e Goten sono stati ridotti in schiavitù sul Pianeta Vegeta, costretti a lavorare per le stesse persone che hanno conquistato il loro pianeta. Eppure alcuni estranei hanno un aspetto familiare. Principi e guerrieri di infimo livello. Di chi si tratta? AU Fic.


Che il tempo fosse qualcosa di relativo, non si poteva assolutamente disputare. Non importava quanto a lungo o quanto duramente lavorasse, o quanto spesso si dicesse di non guardare il cielo, il sole non si spostava mai. Certo, quello non era un buon metodo per misurare il tempo, considerato che il passare del giorno già di per sé era un lento processo e fissare il sole era come fissare un orologio, semplicemente più dannoso per gli occhi.

Comunque, riteneva di avere trovato un sistema. Avrebbe fissato il rosso suolo polveroso e si sarebbe concentrato solo sul suo lavoro, canticchiando tra sé e sé, facendo del suo meglio per perdersi nei suoi pensieri.
A intervalli regolari, si diceva che per quanto odiasse colpire il duro suolo di fronte a lui con un lungo aratro dalla punta metallica, almeno questo lo rendeva più forte e, se non altro, questo lavoro gli permetteva di usare i suoi muscoli. Tuttavia, non aveva importanza quanto a lungo fissasse il terreno, non importava quanti progressi facesse, la giornata non diveniva mai più luminosa, o più buia. E ogni giornata era dannatamente uguale. A un certo punto aveva pensato che il pianeta avesse forse quindici soli, e che questi si spostassero nel cielo librandosi nella stessa identica posizione, dandosi il cambio quando nessuno guardava.

Ma no, ce n'era soltanto uno, e dava l' impressione di essere sospeso a sessanta centimetri di distanza dalla sua testa. Trunks sospirò e si alzò, appoggiandosi al suo attrezzo, e si asciugò il sudore che impregnava i suoi capelli color lavanda. Si voltò a guardare il campo rosso e arido su cui stava lavorando e fece un mezzo sorriso, di fronte alla vastità del lavoro che aveva svolto. Non che fosse fiero di fare un lavoro del genere, ma l' essere umano in lui provava un certo senso di superiorità nel vedere quanto il lavoro fosse più facile per lui. E in compenso, questo lo rendeva meno duro per i suoi colleghi, visto che poteva finire anche il loro.

Trunks infilò un dito sotto il collare di metallo intorno al suo collo e lo fece scorrere verso il basso, per permettere alla pelle di respirare un po'. Si piegò e fece lo stesso con i ceppi stretti intorno alle sue caviglie, tenuti insieme da una catena. Sospirò e si raddrizzò, prima di riprendere la sua stretta sull' aratro, sollevandolo sopra la testa e colpendo la terra scarlatta con la sua forva sovrumana.

Erano passati circa due anni da quando era stato portato qui. Era stato portato via dalla sua casa sulla Terra, gli avevano schiaffato questo collare intorno al collo ed era stato venduto come schiavo. Poteva ancora figurarsi l'intera scena nella mente, anche se spesso sceglieva di non farlo. Strinse i denti e colpì il suolo sotto i suoi piedi particolarmente forte, causando il formarsi di una serie di crepe che poi rastrellò via.

Per quanto odiasse ogni minuto della vita che stava vivendo, non rimpiangeva la sua decisione. Se fare questo significava proteggere la sua famiglia, allora l'avrebbe fatto per il resto della vita, se doveva. Nonostante ciò, sentiva la mancanza di quel piccolo pianeta azzurro che chiamava casa. I suoi pensieri iniziarono di nuovo a divagare e Trunks riprese a fendere metodicamente il suolo. Inghiottì pesantemente, tentando di inumidirsi la gola, ma inutilmente.

Continuò con il suo lavoro, finché non avvertì un formicolio lungo la schiena. Un grande Ki si stava avvicinando; naturalmente, su questo pianeta, "grande" aveva un significato relativo per lui. Era ben più forte di qualunque essere vivente su questo pianeta, salvo uno. Ovvero il suo miglior amico, Goten, che era stato portato là insieme a lui. Erano stati separati e venduti a padroni diversi, ma entrambi si erano assicurati di mantenere i contatti. Il collare che avevano intorno al collo gli impediva di usare il Ki, ma non poteva limitarne l'immensa quantità serbata dentro di loro. Però, per quanto ne sapeva, loro due erano i soli in grado di leggere e percepire il Ki, quindi non aveva davvero importanza quanto ne avevano se non potevano usarlo.

D'altra parte questo Ki che stava muovendo verso di lui era potente, e non aveva limitazioni di sorta. Trunks si asciugò la fronte e si guardò intorno, cercando di individuarne la provenienza. Il suo sguardo si posò sulla fattoria ad un paio di miglia di distanza, e aggrottò la fronte, assottigliando gli occhi. All'orizzonte c'era una grossa carrozza dorata seguita da diverse altre più piccole, di colore nero. Si voltò verso uno degli altri schiavi, piuttosto distante da lui, e gli andò incontro, tenendo gli occhi ben aperti nel caso qualcuno lo stesse controllando. L'altro ragazzo aveva più o meno la sua età, pelle squamosa blu e un cranio allungato.

"Hey." Trunks si appoggiò al suo aratro. Il ragazzo alzò lo sguardo e Trunks fece un cenno con la testa verso la fattoria. "Doveva succedere qualcosa di particolare oggi?"

Il ragazzo si alzò e si guardò alle spalle, seguendo lo sguardo di Trunks. "Non credo. Però sembra roba importante."

A quel punto risuonò un fischio, ed entrambi si voltarono a guardare. "Apparentemente, qualcosa sta succedendo." Sospirò, caricandosi l'aratro sulla spalla. "Andiamo." I due iniziarono a camminare ognuno lungo il loro sentiero di terra spaccata.

"Forse qualcuno di noi sta per essere venduto." Disse l'alieno, lanciando delle occhiate.

"Beh, speriamo che un paio di noi trovino un posto migliore di questo, allora."

"O noi stessi. Non sarebbe male."

"Per favore," Disse Trunks, sbuffando. "Non venderà me."

"Oh certo, Mr. Machine." L'alieno sorrise. "Andrebbe in perdita se desse via te. Come diavolo hai fatto ad arrivare fino a quel punto in così poco tempo?"

"Non dirlo a nessuno." Fece Trunks, facendo sì che l'altro si piegasse un po' verso di lui. "Ma sono il figlio del diavolo."

Questo gli guadagnò una botta con la parte lignea dell'aratro e una risata. Era una battuta, ma per quanto Trunks ne sapeva poteva anche non essere poi così lontana dalla verità. Sua madre, Bulma Brief, non parlava mai di suo padre. Sapeva di essere per metà Saiyan, come Goten, ma Goten conosceva suo padre. Da bambino, Goku era stato inviato sulla terra dai Saiyan, e ne aveva fatto la sua casa. Anche il padre di Trunks era un Saiyan, ma diversamente da Goku se n'era andato prima di venire a conoscenza dell'esistenza di suo figlio. Il cipiglio di Trunks si accentuò al pensiero, e sospirò. I due avevano finalmente raggiunto la fattoria, anche se non rapidamente. Le catene intorno alle caviglie permettevano loro di camminare e lavorare, ma non di correre. Ogni schiavo era in piedi vicino alla propria rispettiva striscia nel suolo, appoggiato al proprio aratro o tenendolo stretto lungo il fianco.

Il loro padrone era un Saiyan basso e paffuto, dai capelli untuosi e un atteggiamento altrettanto viscido. Indossava vestiti costosi e stringeva un bastone in una mano e un sigaro nell'altra. Un essere ripugnante in tutto e per tutto.
Trunks diresse la sua attenzione alla carrozza dorata. Era la più grande, più lussuosa dannata cosa che avesse mai visto.

La porta si aprì e ne uscì un uomo piuttosto basso, eppure la persona più imponente che Trunks avesse mai incontrato. Lo riconobbe all'istante come il possessore del vasto e potente Ki che aveva percepito prima, e il respiro gli si mozzò in gola. Una delle guardie che lo accompagnavano si fece avanti.

"Salute al Principe!"

Trunks sbatté le palpebre stupito quando il ragazzo alieno s'inclinò con discrezione verso di lui. "Ehi, guarda. E' tuo padre. Il Diavolo."



Il Principe Vegeta sedeva sul retro della sua carrozza con le braccia incrociate. Ovviamente c'erano un milione e mezzo di posti in cui avrebbe preferito essere in quel momento, ma gli ultimi otto schiavi scelti dai suoi uomini per lui non erano durati che pochi giorni. E così, questa volta, avrebbe dovuto pensarci lui stesso. Al diavolo le raccomandazioni. Sospirò e guardò il rosso paesaggio che scorreva fuori dal finestrino. Scosse la testa e chiuse gli occhi. Era una situazione sgradevole, ma aveva poca scelta a quel punto. Se voleva qualcuno di robusto, qualcuno che gli durasse più di una settimana, doveva andare nei campi e selezionarlo personalmente. Il cocchio si fermò e Vegeta aprì la porta con un calcio. Una guardia saltò giù da una delle carrozze nere, e lo stesso fece una familiare testa pelata.

"Nappa?" Disse, rivolgendosi alla sua guardia personale. La prima guardia si voltò verso il gruppo di persone in piedi di fronte al campo mezzo arato. "E' questo il posto?"

"Sì, Principe Vegeta."

"Salute al Principe!" urlò la guardia più vicina a lui, e Vegeta agitò la mano per zittirla. Fissò il grasso Saiyan che si tamponava il viso con un fazzoletto.

"Principe Vegeta." Disse, con una vocetta acuta e piagnucolosa. "Che onore avervi qui!"

"Sì, sì, certo." Vegeta aggrottò le sopracciglia. "Sbrighiamocela in fretta."

"Naturalmente!" Disse l'uomo, inalando un paio di volte dal suo sigaro. "Siete qui per uno schiavo, vero? Bene, prego, esaminateli pure." Disse, accennando ai molti ragazzi in fila di fronte alle loro spaccature nel suolo.

Vegeta si accigliò e iniziò a camminare lungo la fila di ragazzi. Li squadrò tutti e la sua espressione mutò in un cipiglio. "E' tutto qui quello che hai?" Chiese. "Sono gracili." Disse, afferrando il mento di un ragazzo particolarmente magro, dalla pelle blu e con un'antenna sulla testa.

"Potrebbero non sembrare un granché, ma lavorano sodo e sono forti."

Nappa raggiunse Vegeta. "Possiamo andare in un'altra fattoria, Principe Vegeta." Disse, calciando un pezzo di terra.

Vegeta scosse la testa e proseguì lungo la fila. Si fermò e improvvisamente aggrottò la fronte, fissando il ragazzo dai capelli lavanda di fronte cui era arrivato. Lo guardò dalla testa ai piedi e il suo sguardo infine si posò sugli occhi del ragazzo. Il respiro gli si mozzò in gola, mentre una sensazione di deja vu gli si rovesciava addosso. Quegli occhi! Quelli erano gli stessi occhi di... lei. Il ragazzo era classificato come Terrestre dal suo collare, e stava fissando Vegeta negli occhi senza traccia di timore. Il suo scouter caricò per qualche secondo prima che un numero vi comparisse sopra. Lo guardò e i suoi occhi si spalancarono per un momento. Un terrestre con un tale potere combattivo? Strinse gli occhi e schioccò le dita per richiamare l'attenzione dell'uomo vicino a lui. "Questo, quanto costa?"

"Quello, vostra altezza?" L'uomo tentò di nascondere lo shock, senza riuscirci. "Quello è un umano." Disse, con fervore. "Sono deboli e testardi. Non vi durerà tre giorni!"

Vegeta si diede un' occhiata intorno e fissò il pezzo di terreno arato. "Sembra piuttosto avanti rispetto agli altri." Disse. "Quanto tempo ti ci è voluto per farlo, ragazzo?"

Il ragazzo aggrottò la fronte. "Ho iniziato stamattina, signore."

Vegeta si voltò di nuovo verso l'uomo. "Andrà bene. Quanto?"

"Vostra altezza, non posso vendervelo, lui è..."

"Ti darò nove milioni."

Il cuore del grasso proprietario della fattoria quasi si fermò. Vacillò, reggendosi al manico del suo bastone. "Nove... nove-!"

"Siamo d'accordo, o no?"

"Sì! Sì vostra maestà naturalmente!" L'uomo si voltò verso un paio di lavoratori pagati, e schioccò le dita. "Voi lì! Date una ripulita a questo ragazzo, e preparatelo per sua altezza, il Principe Vegeta!" I braccianti si fecero avanti, ma prima che lo raggiungessero Vegeta si voltò verso il ragazzo, assottigliando nuovamente gli occhi.

"Qual è il tuo nome, ragazzo?"

"Trunks." Disse lui, con calma.

"Bene, Trunks," Vegeta gli mandò un sorriso malevolo e astuto. "Spero tu riesca a durarmi più a lungo degli altri."

 



Trunks rantolò quando l'ennesimo secchio d'acqua ghiacciata gli fu scaricato sulla testa. Sarebbe finito in ipotermia prima di essere pulito. Uno dei lavoratori salariati lo afferrò per il braccio nudo, e vi strofinò sopra una spugna ruvida mentre un altro riservava lo stesso trattamento alla sua schiena e gamba. Un altro ancora gli stava sforbiciando i capelli, ripulendoli per dargli un aspetto presentabile. Trunks li aveva tenuti corti, ma tagliarli con un coltello tendeva a lasciarli crespi e frastagliati. Ringhiò un po' alla sensazione che gli stessero sfregando via la pelle di dosso. Improvvisamente, l'uomo calvo di prima oltrepassò la tenda. Trunks girò la testa a guardarlo e il suo viso arrossì per quel trattamento. Anche se non era la prima volta che un proprietario, o un collega del proprietario, entrava e lo vedeva senza vestiti, la cosa lo faceva ancora infuriare. 

"Il Principe Vegeta non aspetterà tutto il giorno. Non è ancora pronto?" Chiese, l'espressione arcigna.

"Sì, signore." Disse uno dei lavoranti, lasciando andare il braccio di Trunks e uscendo dalla stanza con un inchino. Gli altri fecero lo stesso, lasciando Trunks, molto nudo, molto infreddolito e molto solo con l'alto uomo dalla testa pelata. L' uomo in questione sogghignò.

"Un umano." Disse, iniziando a girargli intorno. "Perché Vegeta abbia scelto te, dopo essersi lamentato di dover cambiare gli schiavi troppo in fretta, sfugge alla mia comprensione." Si fermò, di fronte a Trunks. "Io ti darei al massimo tre ore."

Trunks rimase zitto e lo guardò in cagnesco. L' uomo gli gettò un fagotto, e Trunks lo prese prima che potesse colpirlo in faccia. Lo guardò, e notò che si trattava di un paio di pantaloni e una camicia, più un paio di stivali bianchi. "Avanti, indossali, non abbiamo tutto il giorno."

Trunks armeggiò maldestramente con gli abiti, infilando quelli e gli stivali il più velocemente possibile. Diede uno strattone al collo della camicia e lo tirò giù attorno al collare metallico. Si guardò. Era passato parecchio dall'ultima volta che aveva indossato qualcosa che fosse davvero della sua misura, ed era un cambiamento gradevole.

"Nappa!" La voce imperiosa del principe risuonò nella stanza, e Trunks occhieggiò la porta, da cui proveniva. "Andiamo, in fretta!"

L'uomo pelato, o Nappa, borbottò qualcosa e afferrò Trunks per il retro del colletto, lo trascinò al di là della tenda e lo spinse di fronte al Principe. Afferrato un pieno pugno dei capelli bagnati di Trunks, lo spinse a faccia in giù fino a fargli piegare la schiena, costringendolo a inchinarsi. Una volta lasciato libero, Trunks rimase per un momento nella stessa posizione, prima di sentire Vegeta schioccare le dita. Alzò prima la testa e poi si raddrizzò. C'era qualcosa di stranamente familiare nell'uomo di fronte a lui, ma Trunks non riusciva davvero a capire che cosa. Vegeta lo fissò per qualche secondo; Trunks non poteva saperlo ma nella mente del principe stava passando un pensiero molto simile al suo. Vegeta si voltò e si allontanò. "Viaggerà insieme a te."

Nappa lo afferrò di nuovo per il collo della camicia e Trunks fece un verso strozzato mentre veniva trascinato verso la carrozza nera. Gettò un' occhiata agli altri schiavi e notò l' alieno di poco prima. Il ragazzo lo guardò con aria compassionevole e gli fece un cenno di saluto e di auguri, e Trunks non avrebbe potuto apprezzare di più il gesto. Un altro ragazzo lo salutò agitando la mano. "Ciao, nove milioni."

Trunks mandò a tutti loro un sorriso, prima di venire spinto nel carro da Nappa che salì subito dopo. Sospirò guardando le guardie che già occupavano i posti, e vide Nappa prendersi l'ultimo rimasto. Si voltò, prima di ricevere una rapida botta sullo stinco dal piede di Nappa. "Siediti sul pavimento, terrestre. Ti romperai la testa se resti in piedi a quel modo."

Con riluttanza, Trunks si abbassò sul pavimento, posizionandosi sotto il finestrino di fronte alla porta. Rimboccò le mani sulle ginocchia e provò a farsi più piccolo possibile. Poggiò la testa sulle ginocchia e fece una smorfia. Il principe. Era appena stato venduto al principe della razza che aveva invaso il suo pianeta e l'aveva portato via dalla sua casa. Si morse il labbro con rabbia e tentò di ricomporsi. Non poteva perdere il sangue freddo adesso, anche se era intrappolato in quella situazione. Aveva la sensazione di sapere di cosa parlassero tutti quando dicevano che Vegeta cambiava schiavi molto in fretta. Non sarebbe stato il primo a morire al suo servizio, quindi doveva procedere con i piedi di piombo. Trunks sospirò e seppellì il viso nella mano.

"Allora, terrestre. Quando sei arrivato qui?" Nappa sogghignò, un sorriso compiaciuto sul volto "Prima o dopo che quel debole pianeta venisse soggiogato?"

"...Durante." Rispose Trunks, con voce sommessa.

"La tua razza non ha fatto grande resistenza."

Il viso di Trunks si deformò in una smorfia di rabbia. Non che gli umani avessero grandi possibilità, non essendo una razza guerriera affatto.

"E tu?" La derisione era evidente nella voce di Nappa. "Tu l'hai fatto?"

"Fatto cosa?"

"Fatto resistenza?"

"All' inizio." Trunks strinse i pugni intorno alla stoffa dei pantaloni, e ricordò quel giorno. Fintanto che restava uno schiavo, fintanto che si dimostrava leale ai Saiyans, sua madre, la sua famiglia, sarebbe stata lasciata in pace. Era la sola cosa su cui i Saiyans erano davvero onesti e attendibili, anche se si trattava comunque di una bassezza. Offrendo un componente della famiglia come schiavo, il resto della famiglia era sotto protezione. Goten e Trunks si erano offerti prontamente. Gohan all'epoca si trovava nell' aldilà ad allenarsi, mentre Goku stava troppo male per potergli chiedere una cosa del genere.

"Beh, voi umani non siete mai stati troppo intelligenti, o forti." Rise Nappa. "Credo che la resistenza abbia avuto vita breve." Si inclinò all'indietro, mettendo il braccio dietro il sedile. "Sai, Vegeta è stato su quel pianeta qualche anno fa."

Trunks alzò lo sguardo. Sollevò un sopracciglio. "Davvero?"

"Già. Dopo una disputa con Freeza fece un atterraggio d'emergenza lì. A quanto pare vi rimase bloccato per qualche mese. Sono sorpreso che gli ci sia voluto così tanto a ordinare l'invasione. Non che sia stato lui a ordinarla."

"Chi è stato allora?"

"Perché? Pianifichi vendetta?"

"No." Trunks abbassò lo sguardo. "Sono leale, fintanto che i Saiyans tengono fede alla loro parte di patto."

"Ah, ti sei venduto per tenere al sicuro la tua famiglia, huh?"

"E' ciò che ha fatto la maggior parte degli schiavi." Trunks alzò gli occhi. Vide Nappa scrollare le spalle, e tornare ad appoggiarsi contro il sedile.

"Beh, si fa qualsiasi cosa per incoraggiare la cooperazione." Mandò un ghigno a Trunks, e si inclinò verso di lui. "Quindi, perché pensi che il Principe Vegeta ti abbia scelto?"

"Non lo so." Sussurrò Trunks.

"Neanch'io." Nappa s'abbassò e lo prese per i capelli, sollevandolo di qualche centimetro. "Quindi, mi chiedo, se non ci stia solo provocando. Si lamentava del fatto che gli schiavi non fossero abbastanza forti, e ora ha preso un umano."

"Abbastanza forti?" disse, deglutendo e cercando di non trasalire.

"Lo scoprirai presto." Nappa lasciò la presa sui suoi capelli e si appoggiò alla mano. "Non vedo l' ora di vederti crollare."

Trunks si rilassò nuovamente sul pavimento quando sulla carrozza calò il silenzio. Gli andava bene, il silenzio. Il viaggio durò parecchio, e lui e Nappa non scambiarono più una parola, né lo fece nessun altro dei passeggeri. Trunks infilò un dito sotto il collare metallico e lo fece scorrere in una nervosa abitudine. Sospirò e appoggiò la fronte sulle ginocchia. Dopo un paio di minuti di orrido silenzio, il cocchio si fermò, facendo urtare tra loro le persone che vi erano dentro. Trunks alzò il capo quando la porta si aprì e Nappa scivolò fuori per primo, seguito rapidamente e silenziosamente dal resto delle guardie. Trunks si rimise in piedi ritrovandosi da solo nella carrozza. Nappa comparve sulla porta e gli mandò uno sguardo d'attesa.

"Beh? Fuori di qui, ragazzino." Ringhiò.

Trunks non ebbe bisogno di sentirselo dire due volte, fece un passo avanti, si chinò per oltrepassare la porta e saltò a terra. La vista di fronte a lui era impressionante, riusciva a malapena a crederci. Il castello era enorme, e l'opera d'arte più riccamente ornata dell'intero pianeta. Non era rotondo e bianco come le fattorie e gli altri edifici in cui Trunks aveva vissuto, ma era composto da alti pinnacoli, svettanti su tutto il resto, come se volessero dimostrarsi il meglio del meglio per il meglio del meglio. Il respiro gli si mozzò in gola mentre ne fissava il punto più alto. Quasi si strozzò quando Nappa gli diede una sonora pacca sulla schiena, sorridendo compiaciuto.

"Benvenuto a casa."

  
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