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Autore: Meme06    29/02/2012    8 recensioni
Salve a tutti! Eccomi di nuovo da voi con il continuo di una storia che come ho potuto vedere è piaciuta parecchio. Beh... prendendo in considerazione la mia indole sadica mi sono resa conto che non sarei mai riuscita ad abbandonare del tutto questa storia e per questo avverto a tutti quelli che mi hanno seguito che questo è il continuo di 'Blood Story'. E adesso vi chiederete voi, cosa succederà? Cosa potrà mai accadere nel continuo di questa ff? Scopritelo leggendola! ^ ^ Kiss kiss la vostra piccola psicopatica!
Genere: Dark, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Amu Hinamori, Ikuto Tsukiyomi
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The smell of your blood'
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Il sangue bagnò l'asfalto che sembrava finalmente tornare quello di una volta. Accoglieva generoso quelle poche gocce rosse che scendevano di tanto in tanto dal mento del ragazzo e dal collo della sua vittima.

Quando si staccò, le vene ormai vuote, il corpo venne gettato a terra e un sorriso sadico e soddisfatto si dipinse sul volto del ragazzo.

- Finalmente a casa. - disse guardando la ragazza davanti a se. Le labbra rosee leggermente sporche di rosso.

Le si avvicinò pulendole con il pollice e portandosi alle labbra quel gustoso liquido.

- Sei sazio? - gli domandò lei.

- Mi mancavano questi momenti. - le confessò.

La luce bianca della luna illuminava la notte, rendendo tutto più bello, oscuro e argenteo. Argenteo. Prezioso. Nella notte tutto sembrava prezioso per lui. Perché poteva essere nascosto e non più trovato fino all'alba.

- Torniamo? - disse d'un tratto la ragazza per poi voltarsi. Per poco non inciampava nel cadavere del ragazzino che aveva mangiato lei.

- Non hai mangiato poco stasera? Avrà avuto si e no dodici anni. - commentò Ikuto preoccupato.

- Tranquillo. - lo rassicurò lei. Era vero che aveva mangiato poco e infatti aveva ancora fame. La verità era che non voleva togliersi del tutto il sapore del suo sangue. Era stato un momento bellissimo e finché poteva aveva intenzione di conservarne il ricordo.

- Come vuoi… - Ikuto aprì il portone ed entrarono, raggiungendo la solita stanza. - Sai, fa un po' strano…

- Cosa?

- Diventare vampiro una seconda volta. Solo che stavolta è stato diverso. Questa volta lo desideravo davvero. - le spiegò. Lo sguardo vuoto, segno che stava pensando profondamente mentre riportava i suoi pensieri verbalmente.

- Beh, almeno una cosa l'ho saputa fare. - disse Amu soddisfatta.

Ikuto chiuse gli occhi e sorrise. Era inutile dire a quella ragazza che aveva fatto molto di più di chiunque altro sia riuscito a fare. Tanto non se ne sarebbe convinta.

- Quanto aspetterà? - chiese d'un tratto Amu, distrattamente.

Nonostante non avesse specificato Ikuto capì.

- Utau?

La ragazza annuì.

- La conosco. Non passerò molto. Ti odia davvero. - disse Ikuto, una punta di sarcasmo nella voce.

- C'è qualcosa di divertente? - domandò Amu. Non sapeva come affrontarla quella ragazza. Nonostante la odiasse la capiva. Anche lei aveva sofferto tanto e per la stessa persona. Motivi diversi. Non importava. I sentimenti erano uguali.

La voleva morta. Si. Come Utau voleva ucciderla nemmeno lei si sarebbe fatta scrupoli, questo era vero. Ma sentiva lo stesso un peso al petto, qualcosa che la faceva pensare.

- Il fatto che ti preoccupi tanto per una vampira che ha sprecato la sua immortalità. - commentò Ikuto sempre sarcastico. Sprecato?

- Sprecato? - domandò Amu.

- Cercare una persona per interi secoli, mentre essa viaggiava senza nemmeno pensare alla sorella che credeva uccisa per mano sua… non ti sembra sciocco e insensato? Io non l'avrei fatto. - i suoi occhi si puntarono su quelli della ragazza. - E tu?

Amu sussultò leggermente. Lo sguardo del vampiro era diventato bianco. Non capì perché si era arrabbiato al solo nominare la sorella. Ma la paura che le trasmetteva non la infastidiva affatto. Poiché era stata proprio grazie a lei che si era potuta avvicinare a lui.

Cosa insolita… suonava anche un po' masochista.

- Che hai da fare quella faccia così all'improvviso? - le domandò il ragazzo.

- Ah? Perché che faccia ho fatto? - domandò allora lei riprendendosi.

- A cosa stavi pensando? Sembravi assorta in pensieri alquanto stimolanti. - disse Ikuto con tono malizioso.

- Cosa? No no hai frainteso!

Ikuto fece una piccola risatina.

- Però, nonostante tu sia dannata rimani comunque una ragazzina come carattere.

- Uff… tanto non riuscirò a farti cambiare idea, giusto?

- Non sbagli. - fece lui mentre si sedeva nella poltrona.

- Sei incredibile… - commentò lei, prima di tornare seria. - Dici davvero quando parli di tua sorella? La odi così tanto?

- Si. - disse sicuro. - Mi sorprende che proprio tu che hai dato fuoco alla tua famiglia mi chiedi qualcosa di simile.

- Io avevo un ottimo motivo per farlo. Il tuo qual era? Non mi è mai sembrato che Utau ti trattasse male.

Ikuto parve sorpreso dalle sue parole. Quello che aveva sempre provato era odio. Solo quello? No… la vera ragione era un'altra.

- Vedi, io…

Non fece in tempo a dire nulla altro che la porta della stanza venne sfondata e fece capolino una ragazza dai lunghi e luminosi capelli biondi.

- Ci rivediamo… Amu. - fece la ragazza. Minacciosa.

Ikuto la guardò senza vederla veramente.

- Che noia… - mormorò il ragazzo. - Neanche le frasi che dici sono movimentate. Sei scontata. Talmente tanto che si capisce benissimo che morirai tu.

La sorella lo guardò sorpresa. Ma non voleva mostrarsi debole. Neanche di fronte a lui.

- Chi garantisce che sarò io a morire?

- Io. Se solo proverai a fare qualcosa ad Amu sappi che non ci sarà nulla che poi mi fermerà dal staccarti il collo con una mano. - le disse serio.

Per un attimo Utau provò davvero paura. Poi decise di non lasciarsi sopraffare. Era venuta per uno scopo. Le era venuta un'idea. Una cosa che sarebbe stata sicuramente la migliore da fare.

- Amu… ho una proposta da farti. - iniziò la ragazza.

La vampira tese le orecchie e Ikuto fece la stessa cosa.

- Sarebbe? - domandò la ragazza.

- Una battaglia. Una contro l'altra. Chi vince potrà restare al suo fianco per sempre. - le spiegò la vampira indicando infine con il mento lui. Ikuto.

- Perché mi metti in mezzo? Non sono mica un trofeo da vincere. - fece il ragazzo freddo.

- Le condizioni sono queste! - esclamò Utau. Arrabbiata. Ma una rabbia che era dipesa dall'esasperazione. Troppo a lungo aveva aspettato. Nonostante sapesse che era sciocco combattere per una 'cosa' che non si poteva ottenere in quel modo… non vi badò. Accecata dalla disperata voglia di vivere un sogno almeno per pochi minuti. Se avesse vinto, nonostante sarebbe definitamente morta per mano del ragazzo, avrebbe almeno dimostrato che era pronta a tutto per lui. Tutto. Come era sempre stato. E come lui non aveva mai capito.

- Che sciocchezza, non combatterò con te scommettendo Ikuto! - ribatté la ragazza incrociando le braccia.

Utau digrignò i denti.

- Sei solo una vigliacca! Cos'è? Hai paura di perdere?

- Affatto. Piuttosto tu mi sembri fin troppo sicura di vincere. Ma è una sciocchezza. Le persone non sono premi d'oro o d'argento.

- No, hai ragione. Lui vale molto di più.

- Anche se vincessi non resterai a lungo viva. - disse d'un tratto Ikuto. - Ti ho già avvertita prima.

Utau fece un sorriso triste e annuì.

- Lo so, proprio per questo voglio combattere.

Amu guardò Ikuto. Il ragazzo era del tutto contrario, ma il suo volto non esprimeva nulla. La sua era una silenziosa preghiera non espressa. Spettava a lei la decisione.

- Per me va bene. - disse Amu.

- Ottimo! - esclamò Utau. Sorrise sadica. Pronta e entusiasta. Non vedeva l'ora.

Fu lei a partire all'attacco per prima. Con estrema velocità estrasse un pugnale che teneva legato alla cintura e riuscì a ferirla su una guancia. Leggermente. Un leggero schizzo le sporcò il volto del sangue della sua nemica.

- Usciamo. - disse Amu fermando la mano della vampira prima che la colpisse di nuovo.

- Come? - domandò l'altra confusa.

- Non ho affatto intenzione di lasciarmi distruggere casa. - la informò Amu.

Era diventata improvvisamente fredda. In quel momento aveva capito davvero che cosa doveva succedere. Che cosa lei avrebbe fatto succedere.

- Come vuoi, per me non fa differenza. - disse la bionda.

Uscirono. L'aria fresca della sera faceva loro compagnia, accompagnandole nella prima parte di quella lunga e triste danza.

Cominciarono di nuovo a scontrarsi. Utau partì alla carica contro la ragazza tentando di colpirla con un pugno al volto, ma lei lo schivò e afferrato il braccio glielo torse dietro la schiena facendole cadere il pugnale. Fu facile per la bionda liberarsi, gettando l'altra a terra, causandole un dolore lancinante alla schiena. Per un attimo avvertì solo quello, almeno prima di tirarsi su di scatto e di colpirla con un calcio al volto, mandandola a sbatter contro un albero dietro. Utau si pulì il sangue che le usciva dalla guancia e riprese a combattere.

Sempre più agguerrita.

La battaglia continuava senza sosta.

Un gancio destro mirò dritto alla bocca della bionda che sputò sangue sporcando il terreno. Amu non fece in tempo a schivare il colpo fulmineo della ragazza che le arrivò al naso. Non lo ruppe, ma il sangue uscì lo stesso. Il primo colpo ne seguì un altro, alla bocca. Che però non fu abbastanza forte per fargli uscire il sangue. Non se ne fece un problema. Raccolse il pugnale precedentemente caduto, pronta a ferirla. Cosa che le riuscì bene. Mirò alla spalla e le causò un taglio profondo. Tanto che la ragazza gridò. L'osso. Si poteva intravedere l'osso sotto la pelle intrisa di sangue.

- Dannata… - mormorò mettendosi una mano sulla ferita. L'odio. Era quello che la spingeva ad agire in un modo così violento e terribile.

Utau sorrise sadica.

- Che c'è? Ti sei già arresa? - le domandò derisoria. - In questo caso…

Partì all'attacco. Il pugnale pronto ad affondare. L'avversaria non si muoveva.


Doveva essere da queste parti. Lo aveva avvertito prima. Ora non poteva far altro che seguire quella scia visibile solo a lei e a chi possedeva il suo dono.

Ci sono quasi… si disse. Se fosse stata brava nella magia come Akira avrebbe invocato l'aria, l'elemento che guida le persone e che avrebbe potuto portarla dove voleva. Ma lei non aveva abbastanza potere per fare questo. Lo rimpiangeva ogni giorno di non aver potuto continuare gli studi sulla pratica magica. Ma dopo quello che era successo… che avrebbe potuto fare?

Ah, pazienza… Meglio lasciar perdere con questi pensieri.

Si fermò di botto e tentò di concentrarsi al meglio.

Non poteva continuare a correre e a pensare.

I pensieri non l'aiutavano. Più pensava meno sentiva la scia. Meno possibilità c'erano di arrivare in tempo.

Ora era sicura che il cambiamento era avvenuto con loro. Sicura al cento per cento. Di farsi scappare quest'occasione. L'occasione di rendersi utile e di aiutare. Era impensabile.

Chiuse gli occhi.

Ecco.

Il barlume di luce che aveva avvertito aveva ripreso a brillare. Non era lontana, ce l'avrebbe fatta. O almeno lo sperava.

In questi momenti d'incertezza se lui sarebbe stato al suo fianco probabilmente lei avrebbe avuto maggiore sicurezza. Ma non poteva certo fantasticare per questa cosa.

Ci sono quasi, speriamo bene… pensò Sata.


Il pugnale non giunse a destinazione. Il corpo di quella che doveva essere la sua futura vittima era stato spostato appena in tempo per non essere colpita.

- Lo scontro era fra noi due. - lo informò la ragazza.

- Te l'ho già detto… Idiota, basta farmi ripetere! Usalo un po' quel poco di cervello che hai!

Le parole del ragazzo la ferirono profondamente. Ma cercò di non darlo a vedere.

Nonostante Ikuto la guardasse senza trasparire nessuna emozione, ciò che provava dentro di sé era scherno. Si sarebbe tranquillamente messo a ridere. Ma forse sarebbe stato meglio aspettare. Dai tempo al tempo. Piano piano si fanno le cose.

- Ora il tuo avversario sono io. - disse lui.

Utau sgranò gli occhi. Non sarebbe mai stata capace di combattere contro suo fratello. Provava un sentimento troppo forte nei suoi confronti.

- No… - mormorò. La voce rotta. - Non posso combattere contro di te. Quello che mi stai chiedendo è una cosa impensabile!

- Che stupida… proprio non cambierai mai. A quanto pare è inutile. Neanche con le parole più semplici lo capisci. Tu per me non provi amore. Credi di provare amore, ma non è affatto così. Io ero l'unico ragazzo che conoscevi e con cui stavi veramente a contatto. Per questo ti sei 'innamorata' di me. - disse Ikuto. Lo sguardo annoiato, come se quello che stava dicendo non interessasse neanche a lui.

- Come puoi pensarla una cosa del genere!

- Se ci pensi ci arriveresti anche tu. Ma a te bastava sapere che avevi qualcuno da amare per essere appagata. Scema.

- Sei un idiota! Il fatto che ti abbia cercato per questi anni è proprio perché ti…

- Non ci provare. Ne ho abbastanza delle tue menzogne.

Perché? Perché credeva che erano bugie? Rosso. Piccole gocce rosse le inumidirono le guance, per poi cadere a terra. Piangeva. Piangeva. Non riusciva a smettere. Poi d'un tratto un pensiero le attraversò la mente.

- Tu dici che quello che provo per te non si può chiamare amore… cosa credi che sia allora?

- Ossessione. Si finisce sempre con odiare le persone.

- Odiare? Si, probabilmente in questo momento ti odio. Ma solo adesso, perché non mi comprendi. - disse fra i singhiozzi.

- Può darsi. Intanto combatti.

Non c'era proprio altra scelta? La ragazza si alzò in piedi. Decisa a combattere ma non ad uccidere. Ikuto si lanciò contro di lei, la quale parò subito il colpo e lo spinse indietro con un calcio allo stomaco.

Lui stava combattendo seriamente. La voleva uccidere. Mentre lei ancora sperava di sbagliarsi, di aver capito male.

Dopo che stavano combattendo da molto ormai, lei si decise. Guardò Amu di sfuggita, mentre si sfuggiva ad un pugno del fratello, allora capì.

Lui non avrebbe mai capito. Non perché non voleva. Perché non poteva. Lui aveva lei. Ma se lei non avrebbe più avuto lui… allora sarebbe stata una vendetta assai più dolce dell'omicidio alla persona che si odia. Dopotutto uccidere… lo si può fare meglio con il dolore che si causa a una persona, piuttosto che uccidendola. La morte in fin dei conti è una forma di pace.

- Prima avevi detto che questa mia ossessione mi avrebbe portato ad odiarti… - iniziò a dire la ragazza. Fermandosi un attimo. - Ma io ancora non ti odio.

- Cosa vuoi che me ne importi?

Utau sorrise tristemente.

- Volevo dirtelo. Per farti capire che il mio gesto non è dipeso da ciò che provo per te.

La faccia di Ikuto era confusa, poi diventò impaurita, quanto Utau tirò fuori dalla tasca una scatola di fiammiferi.

- Addio Ikuto… - fece. ne accese uno e glielo gettò contro.

Con sua grande sorpresa però - non solo sua, ma anche del ragazzo - il fuoco non invase il corpo di Ikuto. Bensì quello di una ragazza che si era frapposta tra i due.

- Amu! - gridò Ikuto mentre la ragazza veniva avvolta dalle fiamme che le donavano carezze mortali e dolorose.

Lei si voltò verso di lui. Sarebbe toccato a lei proteggerlo stavolta. Lui le aveva salvato la vita. Era arrivato il momento di contraccambiare. A pensarci bene che cosa sciocca. Ogni volta non riuscivano mai a passare abbastanza tempo insieme che uno dei due moriva.

Addio Ikuto…

  
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