Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: unleashedliebe    01/03/2012    8 recensioni
«Mi fanno sentire bella, speciale. Prima di loro nessuno ci era riuscito»
I One Direction sono arrivati quando avevo bisogno di loro e non mi hanno abbandonata più.
«Meriti di vederli. Ti voglio bene»
Il mio cuore batte forte. Sembra voglia uscire dal mio petto. Fuori controllo. Respiro si affanna.
Un sogno sta diventando realtà.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Piccola premessa: è una OS un po’ particolare, è abbastanza lunga ma non è difficile da leggere.
Detto questo spero vi piaccia, buona lettura! Ci vediamo in fondo alla pagina lol


* * *
not enough (c)

N o t   e n o u g h
[Being the way that you are is enough]

“Everyone else in the room can see it
Everyone else but you”

Un metro e sessantasette per sessantadue chili.
Non abbastanza magra.

Sono a casa da sola, come sempre.
Preparo un piatto di pasta in bianco, lo divido in tre parti, ne prendo una. Il resto finisce nella ciotola del cane.
Mangio lentamente, bevo un po’ d’acqua e vado in bagno.

Mi risciacquo la bocca e mi lavo frettolosamente i denti. Nel mio stomaco non c’è più niente, sono vuota.

Diventa routine, azioni ridondanti e distruttive. 

«Tesoro, non ti sembra che il cane sia ingrassato un po’?» mia madre lo guarda con aria indagatrice, senza prestarmi troppa attenzione.
Ho perso più di una taglia, i jeans mi stanno larghi e la maglietta mette in evidenza le scapole; lei però non l’ha notato.
Non sono abbastanza magra.

Vertebre cervicali, toraciche, lombari.
Passo la mano lentamente sulla schiena, sento le sporgenze delle ossa sotto le mie dita. La pelle le abbraccia, senza impedimenti.

Mi sento come uno strumento musicale.
Non un pianoforte a coda, così graziato e armonioso.
Non una chitarra, lucida e accordata.
Non come un’arpa, elegante e regale.
Sono più uno xilofono, dal suono acuto, metallico e stridente.
Uno strumento che in realtà strumento non è, un oggetto superfluo.

Oggi non sono andata a scuola, sono troppo stanca.
Il mio stomaco non mi dà pace, la pancia mi fa male. Bevo un po’ d’acqua, il dolore non passa.
Mi stendo sul divano, non ho fatto nulla oggi, eppure sono esausta.

«Ehi, alzati da quel divano! Non puoi stare tutto il giorno buttata» la voce di mia madre giunge offuscata e lieve alle mie orecchie.
Apro gli occhi, la luce che penetra dalle finestre mi stordisce. Lentamente mi alzo, cerco di rimanere in equilibrio sulle mie ginocchia.
Non ci riesco.
Tutto diventa scuro, le forme perdono valore, i suoni mi arrivano sfumanti e indistinti.
Sbatto le palpebre, tutto resta nero.
Poi le gambe cedono.

Un corpo che cade, la testa che sbatte a terra, un cane che abbaia, una madre che urla. Numeri digitati velocemente al telefono, parole sbiascicate con ansia, autoambulanza che corre, una ragazza che viene sollevata senza sforzo dal pavimento e poggiata su una barella, flebo, punture, ospedale.

Bip, bip, bip.
Suoni monosillabici che risuonano nella stanza dall’odore sgradevole, cerco di riprendere il controllo sul mio corpo e apro gli occhi.
Le tende sono tirate, l’unica luce proviene dal neon sopra al letto.
La camera è bianca, il comodino è bianco, le lenzuola sono bianche. Riconosco subito l’ambiente: ospedale.
Mi muovo lentamente e attiro l’attenzione di mia madre, che è seduta sulla sedia vicino alla porta.

«Ehi» si rivolge a me esitante, io mi limito a un cenno col capo.
«Perché?» punta il suo sguardo sul mio, in attesa di una spiegazione.
«Perché cosa?»
«Non prendermi in giro. Perché hai smesso di mangiare?»
«Non avevo fame» non so dire bugie, lei lo sa. Non insiste oltre.
«Inizierai ad andare in terapia, da una psicologa» il suo tono non ammette obiezioni.
Scuto le spalle, non mi interessa.
Non mi interessa più niente.

L’ufficio della psicologa è carino, costruito per mettere ad agio gli altri, colori caldi e divanetti in pelle.
«Buongiorno» la dottoressa mi sorride cordiale, appuntando qualcosa sul suo quadernetto e invitandomi a sedere sulla poltrona di fronte alla sua scrivania.
«Salve»
«Allora, cosa mi racconti di te?» chiede cordiale, sorridendomi.
«E’ tutto scritto sulla mia cartella, basta leggerlo» il mio tono si mantiene neutro, incolore.
«Ci sono scritti i tuoi dati, voglio sapere altro.»
«Non c’è altro su di me»
Per il resto della seduta non dico niente.

Passano i giorni, il tempo ha perso valore per me.
Esco solo per andare alle sedute con la psicologa, il resto della mia vita lo trascorro da sola, in casa mia.

«Ti sei resa di essere dimagrita tantissimo?» è la prima volta che la dottoressa accenna al mio problema.
«Tanto, ma non abbastanza» sussurro io.
«Quanto sarebbe ‘abbastanza’ per te?»
«Essere talmente magra da rendermi invisibile alle persone, questo è abbastanza» per oggi il discorso è chiuso.

«L’anoressia è una malattia, lo sai?»
«Sì.»
«Perché ti sei convinta di essere brutta? Qualcuno ti prendeva in giro?»
«Non ho bisogno che la gente mi dica ‘sei orribile’, basta un po’ di autocritica e senso dell’osservazione. Basta guardare uno specchio, non servono le prese in giro»

«Non pensi di essere troppo dura con te stessa?»
«Realista, è diverso. Dicono che quello che conta sia la ‘bellezza interiore’, lei cosa ne pensa?»
«Sono d’accordo.»
«Io no. La prima impressione conta, e la prima impressione deriva dalla vista. Se una persona non ti piace esteriormente, non ti interessa conoscere la sua personalità. Ecco, sono sempre stata una ragazza sola. Convivo con i miei difetti e non può immaginare quanto doloroso sia. Non dico di voler essere perfetta, vorrei solamente essere diversa. È brutto sentirsi a disagio con sé stessi.» faccio una pausa, «Ha presente il detto “chi disprezza compra”? Ecco, un giorno sono andata a fare shopping con mia madre. Le ho indicato una camicia, era orribile e costava abbastanza. Ho detto che la volevo e mi ha proibito di prenderla, perché le faceva schifo. La disprezzava in un certo senso, eppure non l’ha comprata. Quindi è un’altra cazzata. No?»

 

Sono passati due mesi da quando sono finita in ospedale, mia madre mi controlla a vista, quando mangio si piazza davanti a me controllando finisca tutto e impedendomi di andare in bagno nell’ora successiva. Mi sembra di essere in carcere. Più di prima.

 

«Cos’hai fatto alla mano?» la dottoressa osserva la mia fasciatura con aria preoccupata.
«Non mi sono tagliata le vene, stia tranquilla» brontolo seccata.
«Ripeto, che hai fatto?»
«Ho tirato un pugno allo specchio»
«Per quale motivo?»
«Non mi piaceva quello che mostrava»
«Cosa mostrava?»
«Me»

 

L’inverno finisce e lascia spazio alla primavera. I colori sono più vividi, l’aria è più profumata.
Alberi e fiori rinascono.
Io devo ancora fiorire, vivo nel mio triste bozzolo.

 

«Sei una ragazza complessa, sai?» sono in terapia da cinque mesi, ormai conosco lo studio a memoria.
«-ta»
«Come?» chiede la psicologa con sguardo interrogativo. Non capisce, tanto per cambiare.
«Complessata»

 

Mi sono presa l’influenza e mia madre ha deciso di non farmi uscire di casa, secondo lei sono troppo debole. Oggi la seduta si sposta nel mio salotto.
«Hai mai pensato di fare sport? Ti manterresti in forma e fa anche bene»
«Mh, penso di fare già abbastanza sport»
«Cioè?»
«Vivo»
«Vivere non è uno sport»
«Come no? Lotto ogni giorno contro me stessa, salto gli ostacoli, corro dei rischi, schivo gli altri. Non le sembra abbastanza faticoso questo?»

 

Estate, fa caldo.
Indosso un paio di short e una maglietta a maniche corte. Ho sempre odiato questa stagione, niente felpe e niente jeans larghi per poter nascondere il mio corpo.
Ci sto provando, sto provando a stare meglio con me stessa.
E’ terribilmente difficile.

 

Lo studio della psicologa è fresco, l’appuntamento è stato ritardato così mi trovo seduta in una delle poltroncine a guardare pigramente la televisione, MTV.
Termina la pubblicità e nella stanza si diffondono dei semplici accorti di chitarra e lo schermo mostra cinque ragazzi in spiaggia.

“You're insecure, don't know what for. You're turning heads when you walk through the door. Don’t need make up To cover up, being the way that you are is enough. Everyone else in the room can see it, everyone else but you..”

Per i tre minuti e ventisette successivi i miei occhi non si staccano dal televisore, affascinata da quello che le mie orecchie sentono e quello che i miei occhi vedono.
Quei cinque ragazzi, che avranno circa la mia età, sono spensierati, bravi, belli, allegri.
Il contrario di me.
Per tutta la durata della canzone mi sono sentita leggera, bella. I miei complessi messi da parte per un istante.
Solo un momento.
Prendo l’agenda e appunto il nome del gruppo, quando arriverò a casa cercherò qualche informazione su di loro.
One Direction.

 

«Come stai?»
«Meglio, dottoressa»
«Ti vedo bene oggi» mi sorride.
«Non m’ero accorta avesse cambiato occhiali»
«Sono seria»
«Mh.. vede, il fatto che stia ‘meglio’ non significa che io stia bene. Effettivamente ce la sto facendo, ho trovato qualcuno che mi sta aiutando nel mio percorso. Mi dispiace dirlo ma non è lei» ridacchio, «Per una con l’autostima sotto ai piedi qualsiasi complimento risulta falso, capisce? Con calma, con il tempo.. forse»

Ringrazio e esco dal negozio di musica con il mio nuovo acquisto in mano.
Osservo sorridendo il cd: Up all night – One Direction.
Sono passati un paio di mesi dalla prima volta in cui ho visto un loro video.
Harry, Zayn, Liam, Niall, Louis sono stati la più grande scoperta di quest’anno, non avrei immaginato di potermi affezionare così tanto a un gruppo.
Eppure è successo.
Questi cinque ragazzi riescono a mettermi il sorriso, grazie a loro mi sento più allegra.
Mi sento più leggera, sto tornando a vivere.

 

«La terapia finisce oggi, possiamo continuare a fare terapie comunque»
«Non ne ho bisogno. Mia madre ha detto che la dovrei ringraziare..»
«Ho fatto il mio lavoro»
«E’ quello che ho detto anche io, però ci tenevo a ringraziarla per aver messo su MTV quel pomeriggio.
Mi guarda confusa, senza capire.
«Lasci stare..» le sorrido.
«Stai meglio?»
«Sto bene.»
«Arrivederci, allora»
«Addio»

Mi lascio alle spalle lo studio, definitivamente.
Ho passato tante ora là dentro, non voglio ripetere l’esperienza.
Sono pronta a ricominciare.

 

Mia madre è in viaggio per lavoro, solo sola a casa – di nuovo.
Stavolta scelgo di non passare il pomeriggio buttata sul divano, preferisco uscire.
Esco di casa e il sole mi colpisce il volto, riscaldandomi. È una bella giornata.
Mi dirigo al parco e la mia attenzione viene catturata da un volantino attaccato malamente con lo scotch su un palo.
Mi avvicino e riconosco subito chi sono i ragazzi nella foto. Lo stacco e lo infilo nella mia borsa, l’avrei attaccato in camera.
«Ehi, che stai facendo?» mi volto verso una ragazza che m’ha affiancato.
«Io..» da tanto tempo non parlavo più con una persona che non fosse mia madre o la dottoressa. Mi ero disabituata ad avere una vita sociale.
«Aspetta! Sei una Directioner?» annuisco.
«Allora sei perdonata! Piacere di conoscerti!»

Un’amica.
Da quanto non ho un’amica?
Una cosa in più per cui ringraziare i Ragazzi.

«Ma tipo, i One Direction fanno una signing fra due settimane, qui.»
«Prepara il cd, sono disposta ad accamparmi davanti a dove la fanno giorni prima pur di vederli» dico sicura.

L’attesa è inversamente proporzionale al passare del tempo: più vuoi qualcosa, più tutto sembra rallentare.
Due settimane, trecentotrentasei ore, ventimilacentosessanta minuti.
La sabbia nella clessidra tuttavia continua a scendere.
 Il giorno arriva.

«Okay, siamo fra le prime. Sai cosa significa?» mi dice la mia amica con voce emozionata.
«Li vedremo» mi trema la voce, ho i brividi.
«Spero di non collassare davanti a tu-sai-chi» si riferisce al suo preferito, sorrido.
 «Ti capisco, spero lo stesso»
Adoro tutti i ragazzi, ma poi c’è lui.
Il ragazzo che mi fa sciogliere e battere il cuore, la cui voce mi fa commuovere e tremare e la cui  assenza mi fa star male.
E’ possibile innamorarsi di una persona senza averla mai vista dal vivo?
E’ possibile sorridere quando quella persona sorride?
Sì? No? Forse?
Perché io credo davvero di amarlo.

«Sai, vorrei che tu mi parlassi di te e di Loro. La mia storia la sai, voglio conoscere la tua» non amo parlare di me, la guardo negli occhi.
E’ mia amica, scelgo di dirle tutto.
«Ho sofferto di anoressia, sai? Mi guardavo allo specchio e quello che vedevo non mi piaceva, mai. Così ho – stupidamente – pensato che, se fossi dimagrita, mi sarei piaciuta di più, anche perché sarei risultata invisibile e non mi sarei sentita continuamente giudicata. Ho smesso di mangiare.
Ho perso peso, mi sono persa.
Senza cibo non si vive, sono finita in ospedale e mia madre mi ha spedita da una psicologa. Ho fatto un anno di terapie, sinceramente non sono servite praticamente a nulla. Ho avuto un problema, me ne sono resa conto. Tutto era nato a causa mia, perciò non sarebbe stata una donna laureata a farmi ‘guarire’. Un pomeriggio aspettavo l’inizio della seduta e hanno passato “what makes you beautiful” alla televisione.
E’ stato un colpo di fulmine, credo.
I cinque mi incuriosivano, erano il mio opposto: allegri, pieni di vita, dolci, simpatici.. così insomma. Capisci no?
Ho comprato il cd, ascoltato le canzoni.
Boom: amore.
Mi hanno aiutato a superare la mia negatività, la mia pesantezza.  
Mi fanno sentire bella, speciale.
Prima di loro nessuno ci era riuscito
»
Finisco il mio monologo, lei mi guarda sorridendo e mi abbraccia.
«Meriti di vederli. Ti voglio bene»  

La gente davanti allo studio dove si terrà la signing è aumentata a dismisura, ci sono un sacco di persone.
Ho conosciuto ragazze simpatiche, chiacchieriamo tranquillamente.
Fra loro sto bene, mi sento a casa.

«Ehi» la voce della mia amica giunge emozionata alle mie orecchie.
«Guarda! » indica l’entrata, una guardia sta aprendo le le porte.

Il mio cuore, batte forte. Sembra voglia uscire dal mio petto. Fuori controllo. Respiro si affanna.
Il mio sogno.. il mio sogno sta diventando realtà.

Entriamo.
Eccoli lì, seduti su un tavolo lungo.
Stanno ridendo, inconsapevoli dell’effetto della loro risata su di me, su tutte noi.
Le prime avanzano, lanciando qualche urletto emozionato e porgendo i cd da autografare.

Tocca a me, stringo la mano della mia amica.
Porgo il cd tremando, sussurro un ‘grazie’ che viene accolto da loro con un sorriso.
Il ringraziamento non è solo per la firma sopra al disco, racchiude molto altro.
Loro non lo possono sapere, non importa.

Sul retro del cd compaiono le scritte dei quattro ragazzi, ora manca l’ultimo.
Ora manca lui.
Il mio cuore è fuori controllo, il respiro è affannato.
Insicura gli do il cd, lo prende e mi sfiora la mano.
Brividi, brividi, brividi.
Alza lo sguardo e arriccia gli angoli della bocca all’insù.
Mi perdo nei suoi occhi.
I suoi occhi..
È bello, dio se è bello.
E poi dicono che la perfezione non esiste.
La vista mi si appanna e le gambe tremano.
Mi riconsegna il cd, per un attimo le nostre mani vengono a contatto.
La pelle in quel punto inizia a bruciare.
Non mi sono mai sentita così in tutta la mia vita.
Dopo tanto tempo mi sento pienamente felice, senza riserve.
Sto bene.
Mi guarda ancora e mi sorride.

“...Right now I’m looking at you
 and I can’t believe, you don’t know,
you don’t know you’re beautiful,
But that’s what makes you beautiful”

«Ciao bellissima»  

 

 

* * *

 


NdA: eccoci alla fine.
Intanto ringrazio tutte quelle che sono arrivate fino a qua, thanks!
Era da tanto che volevo scrivere qualcosa sul tema che ho trattato, oggi finalmente ho avuto un po’ di tempo, detto fatto!
(questa OS l'ha dedico alla Ludo, il mio donno, visto che me l'ha ripetutamente chiesto HAHA
♥)
C’è tanto di me in questa storia, la parte dell’adolescente complessata almeno, ecco mi calza alla perfezione!
Non penso di essere l’unica ragazza con poca autostima.. se avete notato nella OS non ho fatto nomi, né della protagonista, né della sua amica, né del ragazzo che le piace. Ho pensato che così avreste potuto rispecchiarvi un po’ in quello che ho scritto, poi non so se ci sono riuscita o meno.
Tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci ricordi che siamo belle a volte, no?
 A me non succede mai LOOOOOOL quindi grazie One Direction, se non ci foste voi kfwfwi.
Okay, penso d’aver concluso il mio lungo monologo (?)
Mi farebbe piacere sapere il vostro parere, ergo una recensione non uccide nessuno :3
Un bacio,
@xunleashedliebe

   
 
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: unleashedliebe