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Autore: Gipsy Danger    03/03/2012    3 recensioni
"Ancora due minuti, poi Heisuke si alza e se ne va, silenzioso com'è venuto. L'idea scivola tra le altre, quieta, silenziosa – come colei che riguarda.
Non tornerà fino alla prossima notte, Heisuke lo sa. Quando si siederà al buio, a dirsi che , sposerebbe Chizuru pur di vederla sorridere senza esserne costretta."
Piccola shot TodouChizuru. Warm fuzz inside.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chizuru Yukimura, Heisuke Todou
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Dedicato a Eiko_Midori, nell'attesa che Daybreak abbia abbastanza capitoli per cominciare ad essere postato. Grazie per i consigli, le dritte, le semplici chiacchiere e le risate ^^
*hug!*
Kei


Safe and Sound


[I remember tears streaming down your face
When I said, "I'll never let you go"
When all those shadows almost killed your light
I remember you said, "Don't leave me here alone"
But all that is dead
and gone
and past,
tonight


Just close your eyes
The sun is going down
You'll be alright
No one can hurt you now
Come morning light
You and I'll be safe and sound ]

*

Gli piace guardarla dormire.

Dall'istante in cui si alza a quello in cui, finalmente, si trascina a letto, Chizuru non sta mai con le mani in mano.
Le assi di legno che pavimentano il Nishi Hogan-ji avranno perso il conto di quante volte quei minuscoli piedi, calzati nei tabi, compiono il loro tragitto. Avanti e indietro: cucina, stanze, cortile, ancora cucina, il campo davanti alla casa – lì dove Shinpachi si sgola per mantenere l'ordine tra le unità, Souji perde la pazienza con i novellini imbranati e lui stesso si è riempito di lividi.
Una donna stona tra i bokken in continuo movimento, ma questo non ferma Chizuru. Non torna dentro prima di essere sicura che tutti abbiano da mangiare – e quando si ritira è solo per incastrare qualche altro compito nel suo tempo libero.

Sorride sempre, Chizuru.
Quasi fosse dovuto.
Ad Harada che, per scherzare, le dice che diventerà geloso se diventa ancora più carina.
A Saitou che apprezza in silenzio i suoi onigiri – non è da guerriero morire di fame.
A Hijikata. Nonostante lui non se ne accorga.

Poi, quando crede che nessuno la veda, il sorriso si spezza e i suoi occhi si fanno scuri di stanchezza.

E ad Heisuke viene il sospetto – terribile, angosciante – che, per quanto si sia affezionata a loro, ogni giorno che passa distante dalla sua vera casa sia uno stillicidio silenzioso per lei.
È un pensiero che non riesce a togliersi di mente, un tarlo che gli rode il cervello. A volte l'idea gli sfugge tra le dita, catturata da una distrazione: un bokken da riparare, ferite da medicare, pattuglie da organizzare.
Non se ne dimentica mai. Prima o poi, quella sensazione torna. E gli pianta di nuovo gli artigli nello stomaco.



Gli piace guardarla dormire.

Non sa come abbia cominciato – la prima volta è stata quasi per caso, la necessità di controllare che tutto andasse bene durante una notte d'insonnia; l'ultima è stata solo l'altra sera. Se si ferma a pensarci sopra si scopre imbarazzato e vergognoso di una tale mancanza di rispetto nei confronti della ragazza, ma non può impedirselo.
Quindi, semplicemente, si arrende. Come si può lottare contro un istinto incomprensibile?

Ogni notte aspetta il rientro dell'ultima ronda e si prepara per uscire con la sua prima che l'alba slavata tinga di bianco la Capitale. Si sistema il daisho al fianco sinistro, tira un calcetto a Shinpachi – tanto non si accorge di nulla, il bestione, russa come un orso e chissà che cosa sogna – e scambia un cenno con Souji.
“Tutto bene?”
“Hai, tutto bene.”
La risposta è sempre la stessa. Nell'ora buia prima dell'alba gli haori della Shinsengumi sono neri, che siano macchiati di sangue o no.
Heisuke non fa commenti. Finché nessuno di loro è ferito, finché sono vivi, non serve altro.
“Wakatta. Io vado.”
Souji si limita a dedicargli il suo sorrisetto da gatto, sempre più tirato sul volto cereo, e trattiene misericordiosamente la sua linguaccia appuntita. Sarà stanco anche lui, si dice Heisuke. Come tutta la casa, quando cala la notte, tranne la sentinella notturna che si aggira per Kyoto come un fantasma.

Si avvia. La stanza di Chizuru dà sul cortile interno, poco distante da quella di Hijikata.
È facile trovare la lanterna del vicecomandante ancora accesa – Fukucho non dorme mai, ha imparato Heisuke. A dispetto di tutte le leggi di natura. Sveglio o no, comunque, dev'essere parecchio rintronato per non sentirlo passare davanti alla sua fusuma e scivolare attraverso quella della stanza di Chizuru.
Heisuke si richiude la porta dietro le spalle con cautela, attento al minimo scricchiolio. Yamazaki non è l'unico che sa muoversi in silenzio: non ha mai fatto rumore.
Si va a sedere sempre allo stesso posto: l'angolino più distante, lì dove nemmeno il suo respiro potrebbe raggiungerla. Lì si accovaccia, si posa in grembo il daisho e posa la schiena contro il muro.
Ancora mezzo addormentato, rilassa i muscoli e ascolta.

Nel sonno Chizuru sembra più piccola di quanto non sia davvero. Heisuke la trova spesso appallottolata su un fianco, con le coperte tirate fin sopra la testa: un piccolo animale rintanato nel suo rifugio, il volto chiaro sospeso nel biancore della trapunta come ad affacciarsi.
Altre volte, la trapunta è al suo posto e Chizuru dorme con il viso rivolto al soffitto, braccia e gambe leggermente divaricate con la stessa fiducia di una bambina.
Non si muove mai.

Le prime volte Heisuke ha avuto la tentazione di svegliarla per controllare che fosse ancora viva. Una tale immobilità è innaturale – per lui, poi, abituato a ricevere calci dai compagni di stanza e di vedere uomini dormire contratti, ancora più assurda. Ci ha messo diverso tempo per farci l'abitudine, e ha dovuto imparare ad ascoltare il respiro di lei.
Lento, profondo, regolare. Un alzarsi e abbassarsi impercettibile e pacifico nella penombra della stanza. Regolarsi su quella cadenza è quasi automatico.
Heisuke chiude gli occhi e rilassa i muscoli. Il suo corpo è sveglio, la mente ancora mezza addormentata: mentre ascolta Chizuru, i pensieri stentano a mettersi in moto e ad affollargli la mente.

Chizuru non è mai felice, durante il sonno.
Da concentrato a compiacere chiunque, il suo viso si scioglie. A volte s'imbroncia, altre è distante mille miglia da lì, le sopracciglia distese, le labbra schiuse leggermente, i capelli lasciati liberi a disegnare una chiazza scura sul cuscino.
Potrebbe essere una ragazzina qualunque, medita Heisuke. Una di quelle che vede lungo la strada ogni giorno, a sottrarsi agli sguardi curiosi e a sbrigare le proprie faccende. Potrebbe diventare moglie di un mercante come di un principe, o una maiko – il pensiero gli strappa sempre un brivido di disgusto e paura, e forse anche eccitazione, salvo poi vergognarsene – come quelle di Shimabara e di Gion.

Potrebbe essere lontana da lì. Potrebbe non doversi preoccupare, ogni giorno, di non vederli tornare più.
Potrebbe.
E invece di essere fuori dal pericolo, Chizuru danza tra le stesse fiamme che lo generano. Forse non sarà una delle scintille che mantengono vivo l'incendio, ecco, ma uno dei ciocchi di legno che lo ravvivano sì.
È dentro alla resistenza fino al collo. Come loro. Come lui.

È allora che il tarlo si ripresenta, quieto.

E se la stessimo uccidendo davvero, come abbiamo minacciato di fare all'inizio?

Heisuke non sa rispondersi.

Sa che Chizuru resta per lo stesso motivo per cui Souji combatte con la tubercolosi che lo divora.
Che cucina e pulisce e si occupa di loro per lo stesso motivo per cui Saitou ignora chi sbeffeggia il suo essere mancino.
Che non piange mai davanti a loro, anche se non riesce a trovare ciò che cerca da una vita, così come Sano fa scivolare via gli insulti e le occhiate di disapprovazione.

Non sa se tutto questo corrisponda con la sua felicità.
Ma, ascoltando il respiro che riempie il suo silenzio, si ripete che così è e che da solo non può costringerla a lasciarli a marciare da soli sul sentiero di distruzione che si stanno tracciando davanti. Che non è suo diritto farlo.

Non è il suo capitano.
Non è un suo familiare.
Non è suo, e tanto basta.

Se solo lo fossi, però, sussurra il tarlo, forse potresti fare in modo che quel sorriso non sia più forzato. Che Chizuru sia felice per davvero...

Il primo raggio dell'alba lo trova a giocherellare con quel pensiero. È un'idea balzana, piccola, che si fa sempre più sicura e prepotente di giorno in giorno.
Heisuke ha rinunciato a scacciarla, così come non può fare a meno di controllare ogni mattina che Chizuru stia bene.
Guarda il volto addormentato e placido, si lascia cullare ancora un poco dal suo respiro.

Il tempio si sta svegliando, il tempo ha ripreso a scorrere.

Ancora due minuti, poi Heisuke si alza e se ne va, silenzioso com'è venuto. L'idea scivola tra le altre, quieta, silenziosa – come colei che riguarda.
Non tornerà fino alla prossima notte, Heisuke lo sa. Quando si siederà al buio, a dirsi che sì, sposerebbe Chizuru pur di vederla sorridere senza esserne costretta.

Gli piace guardarla dormire.
Nella penombra, chiedere a Chizuru di passare insieme il resto della loro vita non gli sembra più un sogno irrealizzabile.


[Darling, everything's on fire
The war outside our door keeps raging on
Hold onto this lullaby
Even when the music's gone
Gone ]

N\A:
qui le note d'autore su questa one - shot. Grazie a chi legge, commenta, segue eccetra eccetra eccetra <3.
Alla prossima,
Kei


   
 
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