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Autore: Glory Of Selene    03/03/2012    3 recensioni
"Vai, vai, bellezza, il viaggio alla riscoperta del tuo passato comincia ora. E, chissà, magari imparerai anche qualcosa"
Cosa succederebbe se Tuomas e i Nightwish fossero trasportati in una favola, all'inseguimento di alcune delle loro vecchie canzoni?
Genere: Fantasy, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anette Olzon, Erno Vuorinen, Jukka Nevalainen , Marko Hietala , Tuomas Holopainen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Era un pomeriggio tranquillo, pigro e placido, come pigri e placidi erano gli uomini che si trovavano nella stanza, ormai persi nelle acque viscose del lago della pigrizia senza più alcuna possibilità di tirarsene fuori, e senza nessuna voglia di farlo.
«Ehi gente! Indovinate cos’è questa»
La porta si spalancò,  lasciando entrare nel salotto tutta l’abbagliante luce del sole estivo, insieme con l’imponente figura di un vichingo biondo con tanto di barba pittorescamente intrecciata, che agitava in una mano una busta bianca.
«E se noi non volessimo saperlo?» lo rimbeccò subito Jukka, senza neanche alzare gli occhi dallo schermo del Nintendo con cui stava consumando un’accanita lotta virtuale contro uno dei mostri proposti dal gioco di ruolo.
Inutile, il tentativo di portare un po’ di vita all’interno del salotto era fallito miseramente, ma a Marco non importava più di tanto, infatti ignorò il commento del compagno sfoggiando una vaga aria di superiorità.
«Ah, tanto scommetto che riguarda Tuom!» gli fece eco Emppu, emerso dagli abissi di una terribile concentrazione, con la quale stava tentando di finire il sudoku che molto masochisticamente si era messo in mano, pur sapendo benissimo di essere negato per quel tipo di cose.
«Indovinato! Ehi, bell’addormentato, si parla di te»
Marco si era avvicinato al divano sul quale era scompostamente sdraiato il tastierista, con la testa penzolante all’indietro giù dal divano nascosta da un enorme pacchetto di patatine.
«No, non è in casa» replicò subito il bell’addormentato in questione, versandosi poi direttamente in bocca buona parte delle patatine rimaste.
«Beh, dovrebbe, dato che questa lettera è il cortese invito della nostra casa discografica a sbrigarci a presentare le bozze del nostro prossimo album. E ricordo a voi, pessima gentaglia, che il nostro bell’addormentato non ha ancora prodotto una canzone che sia una!»
Tutto ciò che ricevette in risposta fu un mugolio da sotto l’enorme montagna di patatine con cui si era riempito la bocca.
«Aggiungo che la traduzione di “cortese invito” sarebbe: se non ti sbrighi prima ci fanno un culo così e poi perdiamo il lavoro» furono le parole del batterista, tranquillo e sereno dietro il suo Nintendo.
«Che noia…» fu l’unico commento che uscì dalla bocca – piena – di Tuomas.
Passarono diversi minuti di silenzio, minuti che impiegò per finire del tutto il suo pacchetto di patatine, e pentirsene poi subito dopo.
Almeno la mancanza di cibo lo indusse ad alzarsi a sedere, e osservare poi tutti i presenti con il volto paonazzo per essere stato tutto il tempo a testa in giù.
«Ho fame.»
«E ha appena finito di ingozzarsi di patatine»
Sembrava che Jukka si divertisse molto a commentare ironicamente ogni cosa, e dal canto suo stava prendendo molto sul serio il suo ruolo di commentatore.
«Non dovrebbe essere ora di pranzo?»
Lo sguardo di Tuomas si rivolse, supplicante, a Marco.
«Dovrebbe essere, ma per noi non lo è, dal momento che l’ultima cosa commestibile rimasta in casa era quel pacco di patatine. E a meno che qualcuno di voi non decida gentilmente di andare a fare la spesa, qui non si mangia.»
«Com’è che tu sai cosa c’è nel mio frigo e io no?» gli chiese un esterrefatto Tuomas.
«Ottima domanda; ora te ne pongo una migliore: dato che il frigo è tuo e quello che ha fame sei tu, non dovresti andarci tu a fare la spesa?»
La risposta che ricevette Julius, essendosi così tranquillamente messo in mezzo nella loro conversazione, fu una cuscinata in testa, che gli fece cadere il Nintendo di mano, generando l’urlo disperato del proprietario.
«Questa me la paghi!»
Ignorando con un sorrisetto sadico la disperazione del batterista, Tuomas alzò di nuovo lo sguardo su un Marco estremamente divertito.
«Comunque, io credo che il nostro Jukka abbia ragione.»
Il sorrisetto scomparve subito, per riapparire poi sul volto soddisfatto del batterista.
Lo sguardo del tastierista passò su tutti i presenti, passando dallo sconfortato all’inorridito, e quando finalmente decise eroicamente di alzarsi e uscire l’orrore aveva raggiunto l’apice.
«Suono con un gruppo di traditori. Traditori! Dov’è Anette quando serve…lei è l’unica che mi capisce, ecco.»
Spalancò la porta, si girò per riavere il salotto a portata di vista e fece un offesissimo inchino, molto scenografico.
«Arrivederci.»

Si incamminò nervoso con le mani nelle tasche dei jeans, sbuffando, dopo aver scoperto di non avere per niente fame in realtà.
Il fatto era che, nonostante il menefreghismo ostentato davanti agli altri con una certa maestria, era ben preoccupato per le scadenze che gli avevano dato da rispettare e che ora gli sembravano irraggiungibili. Certo, l’ispirazione l’aveva abbandonato proprio nel momento in cui aveva maggior bisogno, e non sapeva più con chi prendersela, se con lei o con sé stesso per non essere stato capace di inseguirla.
Sicuramente rimanere in casa non era il modo migliore per sfogare l’irritazione, con Marco che non perdeva occasione di rammentargli la sua precaria situazione o Jukka che si ostinava a fare ironia anche su quella.
Persino Emppu lo infastidiva, con quel buonumore e quel sorriso sempre sulle labbra.
«Oh, ma che bel ragazzo che incrocia la mia strada. Per caso questo ragazzo, baciato da tanta fortuna, può avere una monetina da offrirmi?»
Interrotto nel seguire il cupo filo dei propri pensieri, Tuomas si fermò di colpo, si girò, per trovarsi davanti una donna che protendeva una mano verso di lui, sorridendogli ammiccante.
Si concesse un istante per stupirsi, avrebbe giurato che persone del genere esistessero solo nelle favole o nei cartoni della Disney.
Si era indecisi su che cosa si notasse per prima di lei, se la ribelle massa di lunghe onde color della pece, se la lunga gonna sudicia una volta stata di mille colori diversi o se lo sguardo, di un insolito colore viola, affascinante ed ammiccante. E sembrava proprio uscita da un romanzo di zingari, con quel colore scuro di carnagione e quei grossi cerchi dorati alle orecchie.
Ma dopo la prima reazione, tutto puntualmente gli ritornò alla mente, e allora riprese la sua camminata cupa.
«No, non ho nulla.»
Ma fu di nuovo fermato.
«Su, bel ragazzo, una monetina, che cosa può significare per te una monetina in più o in meno?»
Perfetto.
Aveva appena trovato qualcosa su cui sfogarsi.
«Dannazione, se ti ho detto che non ho niente! E se anche avessi qualcosa non verrei certo a darla a te, è inutile che insisti! Vattene.»
E subito dopo averla trattata così male, subito dopo si sentì terribilmente in colpa.
Ma i suoi problemi gli sembravano troppo importanti per permettersi di sprecare tempo a pensare ad una risposta sgarbata data ad una mendicante, così si girò, senza sprecarsi neanche in una scusa, e continuò la sua camminata.
E se l’avesse guardata un’ultima volta, l’avrebbe vista sorridere.
«Che bel caratterino che ho trovato... Eeh, temo che oggi tu abbia commesso un errore ancora più bello. Mai letto La Bella e la Bestia, dolcezza?»

Un altro giorno passò, un altro giorno senza lo straccio di un’idea.
Tuomas cominciava a farsi prendere dall’ansia, sapeva che non sarebbe riuscito a presentare nemmeno una canzone per il giorno stabilito, per quanto si sforzasse non gli veniva in mente ancora nulla.
I compagni,  dopo i primi momenti in cui avevano preso in giro la sua situazione, capirono che era davvero grave ed iniziarono a tentare di aiutarlo seriamente, in ogni modo possibile.
Quel pomeriggio gli avevano persino proposto di fare un salto al nuovo Luna Park appena fuori Kitee.
L’idea era stata di Emppu, e Tuomas aveva il vago sospetto che quella scelta non fosse stata del tutto disinteressata, conoscendo quanto piacessero quel tipo di cose al compagno.
E forse era proprio per quel motivo che, nonostante non avesse la minima voglia di andarci, accettò con entusiasmo l’invito.

Il Luna Park riusciva a risplendere anche sotto gli insistenti e petulanti raggi del sole, e soprattutto si distingueva per la quantità di marmocchi urlanti che lo popolavano, categoria nella quale si poteva tranquillamente collocare anche Emppu, il quale saltellava da un’attrazione all’altra con gli occhi di un bambino trasportato nel paese dei balocchi.
Ben presto il gruppo si disperse in mezzo alla folla, e Tuomas si ritrovò a curiosare da solo tra alcuni banchetti e tendoni un po’ più defilati rispetto agli altri, gironzolando senza meta alla ricerca di qualcosa che lo attraesse per davvero.
Manco a farlo apposta quel qualcosa arrivò subito, talmente palese ch’egli stesso si domandò come avesse fatto a non averlo visto prima, talmente affascinante che non poté ignorare il suo richiamo.
Era piccolo tendone rosso, la cui brillantezza si era ormai persa negli anni, eppure sfoggiava ancora con un certo orgoglio i suoi ghirigori dorati passati di moda da tempo. E a differenza degli altri non usava frecce luminose o altre fastidiose luci al neon per chiamare i visitatori; le uniche scritte che esibiva erano nere, stampate su un cartello dorato in tanti riccioli sontuosi e ghirigori complicati.

Maga, Indovina ed Incantatrice, entrate se desiderate essere Stupiti”, recitavano.

Accanto alla tenda v’era un cartellino più piccolo con scritto “Libero” nella stessa, complicata grafia.
Tuomas si avvicinò, girò il cartellino – ora recava la scritta “Occupato” – ed entrò nella tenda, senza particolari esitazioni.
Sì, lui desiderava ardentemente essere stupito.
All’interno la luce era molto poca, data solo da qualche candela sparsa qua e là; ce n’era una anche sul tavolino, unico vero arredamento.
C’erano due piccoli sgabelli, uno dietro al tavolo e uno davanti al tavolo, Tuomas vi si sedette e aspettò che la Maga, l’Indovina e l’Incantatrice, colei che s’era vantata di poterlo Stupire, si facesse avanti.
E non ebbe da aspettare che pochi istanti perché il lembo di pesante stoffa rossa dall’altra parte della tenda si smuovesse e ne entrasse una snella figura femminile, per andare a sedersi dietro al tavolino, davanti a lui.
Gli sorrise, e lui rimase pietrificato, nel ritrovarsi davanti di nuovo quegli strani occhi viola.
Si era completamente dimenticato di lei.
«Sono due euro per la seduta, puoi lasciarli pure sul tavolo. Oppure vuoi rifiutarmi anche questi? Oh, prometto che se la lettura non ti soddisferà ti verranno rimborsati»
Lo canzonava, con il suo sorriso ironico – ma cosa, in fondo a quell’ironia? Forse una velata minaccia? –.
Lui si affrettò a tirare fuori i soldi e a metterli sul tavolo, vergognandosi di sé stesso.
«Senti, non so come scusarmi…»
Venne interrotto dalla forte risata di lei.
«Non devi preoccuparti! Ti stai forse chiedendo se io sono un tipo vendicativo? Ebbene, la risposta è sì. Vediamo, quindi, quali sono le disgrazie che ti attendono nel tuo prossimo futuro.»
Di nuovo quell’espressione divertita mentre posava sul tavolo uno scrigno dorato con una grossa pietra rossa nel mezzo.
Eppure si era subito fatta seria, ora lo scrutava con quei magnetici e misteriosi occhi viola.
«Bene, ora non si scherza più. Vedi questo scrigno? Dentro qui si trova il tuo futuro. Lo vuoi conoscere?»
Tuomas annuì, nonostante la situazione imbarazzante era terribilmente affascinato da quel tipo di cose, non poteva farci nulla.
«D’accordo, allora»
Lo aprì. Ne tirò fuori un logoro mazzo di carte, lo posò con cura al centro del tavolino, mentre in un angolo lasciò lo scrigno, aperto.
Lo mischiò, abile e veloce, come se nella vita non avesse fatto null’altro, poi gli porse il mazzo a ventaglio e gli fece scegliere sette carte, che infine dispose ordinatamente una a fianco dell’altra davanti a lui, coperte.
Poi incrociò le braccia al petto e lo guardò, come lui guardava lei.
«Vedi, questo non è un mazzo di normali tarocchi, sono i miei tarocchi personali, i più efficaci che esistano, contengono figure che non si sono mai viste. Tu credi nella magia?»
La domanda lo spiazzò, ma nel pensarci fu costretto a fare un gesto di diniego con la testa.
«Beh, no, se intendi magia tipo… abracadabra, Mago Merlino, no, ovvio che no»
E ancora lo squadrava, senza dire una parola, e lui si sentiva sempre di più a disagio.
«Mh. È un gran peccato, Tuomas. Perché qui di magia ce n’è tanta.» e indicò le carte.
Puntò il dito sulla prima, la girò, v’era un uomo con in mano un alto cappello a cilindro, un rosso tendone da circo a fare da sfondo.
E così girò tutte le altre, e tutte le altre erano carte ignote, mai viste prima.
Una sirena seduta su uno scoglio, intenta a pettinarsi i lunghi capelli biondi.
Quattro uccelli stilizzati volare a cerchio in un cielo azzurro.
L’anima di un fantasma che vagava senza pace lungo una strada di campagna.
Un grosso libro aperto su una pagina macchiata di inchiostro.
Un vecchio al timone di un grosso veliero incagliato nelle rocce.
Una giovane donna inginocchiata per terra a piangere.
Queste erano le sette carte scelte dal fato per lui, e lui le scrutò, senza trovarci nessun significato particolare.
¬«Che cosa significano?»
Per tutta risposta lei si girò e prese un altro scrigno, che appoggiò anch’esso sul tavolo.
Era nero, tutto nero.
«Presente, passato, futuro; sono tutti collegati, davvero non riesci a comprenderlo? Il futuro è una conseguenza del presente, il presente non può andare avanti senza il passato, il passato si rispecchia nel futuro. Il tuo presente è bloccato, Tuomas, e qua sul mio tavolo c’è il tuo futuro. E tale futuro si compirà solo se sarai capace di riscoprire il tuo passato.»
Gli porse lo scrigno nero, lui ne fu terribilmente attratto, lo prese in mano, nonostante la sua ragione gli urlasse con tutte le proprie forze di non farlo. Ma era ovvio, aveva smesso di ascoltarla da tempo.
«Raccontami della tua infanzia…» gli sussurrò lei, con il suo tono suadente e ammaliatore.
«Una volta avevo un sogno… ed è questo…»

Once I had a dream, and this is it

Inutile, ogni parola era ormai inutile, ormai stava già aprendo lo scrigno.
«C’era una volta il sogno di un bambino. Una notte l’orologio scoccò la mezzanotte, la finestra spalancata… C’era una volta il cuore di un bambino. L’età in cui imparai a volare e feci un passo fuori…»

Once there was a child`s dream.
One night the clock struck twelve, the window open wide…
Once there was a child`s heart.
The age I learned to fly and took a step outside…


Lei lo guardava soddisfatta, e nell’aria c’era una canzone, che entrambi conoscevano molto bene, ma che nessuno dei due stava cantando, ma risuonava lo stesso, come proveniente dallo scrigno stesso.
«Una volta conoscevo tutte le storie; è ora di riportare indietro il tempo, seguire la pallida luce della luna. Una volta desideravo questa notte. La fede mi ha portato qui: è tempo di tagliare la corda e di volare.»

Once I knew all the tales; it`s time to turn back time, follow the pale moonlight.
Once I wished for this night.
Faith brought me here: it`s time to cut the rope and fly


«Volare verso un sogno, lontano attraverso il mare, tutti i fardelli andati via. Apri lo scrigno ancora una volta! Oscuro scrigno delle meraviglie, visto dagli occhi di chi ha un cuore puro, una volta, tanto tempo fa…»

Fly to a dream, far across the sea, all the burdens gone.
Open the chest once more!
Dark chest of wonders, seen through the eyes of the one with pure heart, once, so long ago…


E la luce che, una volta aperto lo scrigno, invase la stanza, non fu affatto naturale.
E quando lo scrigno, vuoto, cadde a terra, Tuomas era scomparso.
E, mentre sorrideva, poche parole uscirono dalle labbra della zingara.
«Vai, vai, bellezza, il viaggio alla riscoperta del tuo passato comincia ora. E, chissà, magari imparerai anche qualcosa.»










Ciò che dice l'Autore

Ciao gente, spero che il primo lunghissimo capitolo di questa fic vi sia piaciuto ^^ Pensare che erano due righe nello schemino che mi sono fatta, e invece ne son saltate fuori un casino...spero di non avervi annoiati xD
Un po' di presentazione alla storia!! Allooora, mi trastullavo a pensare ogni membro della band in un contesto fantasy/medievale (che mi piace tanto come contesto), e poi, diciamocelo, i nostri cari vecchi NW sono il gruppo più adatto per essere fantasizzato! E così eccoli qui alle prese con una bella favola...ho cercato di rispettare tutte le regole (regola numero uno: se tratti male una mendicante misteriosa è una strega nel 98,9 periodico % delle possibilità; regola numero due: in ogni Luna Park che si rispetti c'è un'indovina :P)
Aahahah, bene, in questa storia ci sarà un po' meno "TuomasTuomasTuomas" e un po' più "GruppoGruppoGruppo"...spero vi piaccia! Baci baciosi :) (PS: Per chi non lo sapesse, la canzone citata era Dark Chest Of Wonders e non mi appartiene - magari! -, è stata composta Tuommi che non mi appartiene - magari!!!!!!!! - ed è eseguita dagli NW che non mi appartengono)













  
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