Il concerto sta per
cominciare. Manca meno di
mezz’ora. Craig, Shane e Travis sono dispersi
chissà dove mentre io, sono
seduto su quest’amplificatore a strimpellare qualcosa sul mio
basso.
Involontariamente riproduco le note di Cliff Diving. Mi capita sempre
più
spesso.
Inizio
a pensare a tutto il
tempo passato insieme a lei, me lo ricordo come fosse stato ieri.
Ricordo ogni
minimo dettaglio.
Quella sera non riuscivo a prendere sonno. Mi giravo più
volte nel letto ma
niente, Morfeo non voleva farmi visita quella notte.
Mi alzai dal letto e mi vestii in fretta. Avevo voglia di fare
qualcosa. Non
sapevo bene cosa, ma non ce la facevo più a stare in quelle
quattro mura.
Avevo preso la macchina di mia madre e nella tarda notte guidai in
questa città.
“Ehi ragazza sciocca, penso proprio di avere una cosa per
te”.
“Mark, ma cosa ti salta in mente? Sai che ora
è?”
“Forza sali”, la invitai aprendole la portiera. Lei
salì in macchina e partimmo
senza avere una destinazione.
A pensarci adesso, riprenderei sempre la
stessa decisione: quella di uscire da casa e andare da lei.
“Che cosa avevi per me?”, mi chiese, lei
curiosa.
“Sinceramente niente”, le dissi, sorridendole.
“Eccetto questo!”, mi avvicinai
a lei e stampai un bacio sulle sue labbra.
“Così è meglio!”, mi disse
sorridendo a sua volta. “Dove andiamo?”
“Non lo so, andiamo e basta! Abbiamo una macchina rubata, due
cuori innamorati
e tutta la notte davanti a noi, crea tu la storia”.
Guidai finché non mi disse di accostare la macchina. Ci
fermammo davanti a una
collina, era ancora buio ma le prime luci del sole stavano sorgendo. Ci
sdraiammo su quella distesa di erba. Era magnifico il paesaggio che si
estendeva sotto di noi.
“A che pensi?”, mi chiese rompendo il
silenzio.
“Agli anni che abbiamo sprecato vivendo in questa
città deserta”.
“Non devi dire così!”, mi
rimproverò. “Non abbiamo perso nessun anno, ogni
giorno è stato il migliore! Non so se ti ricordi quando nei
pomeriggi caldi ci
arrampicavamo sul tetto della casa di Dave solo per tuffarci nella sua
piscina
quando i suoi non c’erano?”, risi.
“Già, ci divertivamo da pazzi”
“Divertivamo? Possiamo farlo anche adesso, credo che saltare
da quel tenno,
ora, non è più così spaventoso,
no?”.
“Vero!”, aveva ragione.
In fondo, non era così brutto passare le giornate in quella
città, certo, non
c’era niente da fare ma bastava stare in compagnia. Mi
bastava la sua
compagnia!
“La finisci di fissarmi?”, le chiesi imbarazzato.
Odiavo quando la gente mi
fissava soprattutto quando dormivo, mi mettevano in soggezione. Ma non
lei!
“Mi piace guardati! È un
crimine?”, rideva. “Respiravi così
profondamente
e avevi lo sguardo nel vuoto, riuscivo a vedere il futuro nei tuoi
occhi
azzurri”, allungò i sui piedi nudi e li
intrecciò con i miei, la abbracciai
forte. Davanti a noi c’era l’orizzonte, sembrava
che potessimo tuffarci dentro
il cielo. “Stavo pensando…”,
m’interruppe di nuovo quel silenzio.
“Non riesci proprio a stare zitta, vero?”, le
chiesi scompigliandoli i
capelli.
“No!”, si staccò da me ma la ripresi
velocemente bloccandola in un abbraccio.
“Comunque, stavo dicendo questi sono i nostri ultimi
giorni…”.
“Perché me lo devi ricordare?”,
sbuffai.
“Perché è così! Scommetto
che è per questo motivo che siamo qui,
vero?”.
“In verità tu hai deciso di venire qua”,
alzò un sopracciglio. “Ok, va bene,
resto serio! In verità non riuscivo a dormire, anche per
questa
faccenda”.
“Quando me ne andrò
via…”
“Vuoi sapere cosa ne sarà di
noi?”
“Solo se mi ricorderai”
“Allora te lo prometto, è la nostra promessa
d’estate! E la sigilliamo con un
bacio”, dissi ridendo e avvicinandomi alle sue
labbra.
Quella volta avrei voluto fare le cose
opportunamente ma come siamo arrivati a questo? A dimenticarci. Almeno
da parte
sua perché il suo ricordo è ancora vivo dentro di
me.
Non potrei mai scordarla. Come il vento che le accarezzava i capelli
mentre
rimanevamo abbracciati. Non c’era cosa migliore. Non
c’era cosa più bella.
Quella notte avevamo superato noi stessi, c’era una strana
atmosfera di
tranquillità pur il pensiero di lei che dovesse partire
continuava a
tormentarmi.
Mio Dio! Solo tu sai quanto ho avuto bisogno di tutto questo. Di quanto
ho
avuto bisogno di lei. Credevo di essere forte ma non era
così.
I giorni passati senza di lei sono riuscito a riempirli con un tale
disastro!
Ho sprecato così la maggior parte della mia vita: a non fare
nulla per
scacciarla dalla mente. Le cotte, come le amicizie, passano, ma la
nostra non
era una semplice amicizia o una stupida cotta, probabilmente era
qualcosa di
più ma eravamo troppo orgogliosi per ammetterlo.
Qualche volta ho pensato che la mia vita non fosse più la
stessa e a volte lo
penso ancora e mi convinco che quella sia la risposta. Che stupido che
sono!
Dire che la gente non cambia, è una cazzata! Bella e grossa.
Se davvero avevo
pensato che noi fossimo stati un’eccezione, mi ero illuso.
Come adesso!
È inutile sperare di incontrarla qui, stasera. Probabilmente
non sa neppure che
sono nella sua città. Probabilmente non si
ricorderà più di me, anche se i
cartelloni di questo concerto sono distribuiti in tutta la
località. È
impossibile che lei non li abbia visti. Magari ha finto di non
vederli.
“Mark, un minuto e s’inizia”, scendo
dall’amplificatore e seguo il ragazzo
dello staff che mi aveva chiamato.
Giro l’angolo per andare verso i camerini e sbatto contro
qualcuno. “Scusa”,
dico allontanandomi un po’ per vedere la persona che avevo
colpito.
“Ciao Mark”, ero allibito. Quella voce sembrava
così reale. Sbatto più volte le
palpebre mettendo a fuoco la figura davanti a me.
“Dieci secondi!”, urla il ragazzo di
prima.
Sorrido. Forse non tutto è come ho immaginato.