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Autore: telesette    04/03/2012    3 recensioni
[Io speriamo che me la cavo]
Nessuno poteva immaginare neanche lontanamente ciò che stava provando in quel momento: Raffaele era morto, ucciso dalla mano di un camorrista spietato, e in parte sentiva che era anche colpa sua; non era stato capace di toglierlo da quell'ambiente, quando invece avrebbe potuto farlo, non era stato capace di proteggerlo da quella fine orribile...
Genere: Drammatico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Io speriamo che me la cavo è un film del 1992, diretto dalla regista Lina Wertmüller ed interpretato da Paolo Villaggio. Il film è tratto dall'omonimo romanzo di Marcello D'Orta.

 
IMMAGINE TRATTA DAL FILM

Il dramma di Sperelli

Seduto tranquillo presso il tavolino di un bar, davanti alla consueta tazza di caffé mattutina, Sperelli stava rileggendo la lettera dei suoi piccoli ex-allievi con il sorriso sulle labbra. Erano già trascorsi due anni, da che era tornato ad insegnare in Liguria, eppure la nota di malinconia nel suo sguardo era identica a quella del giorno in cui li aveva salutati. Assieme alla lettera, vi era anche una foto di gruppo dell'attuale Quinta Elementare della scuola "Edmundo De Amicis" di Corzano. Sperelli rivide le facce cresciute dei suoi ragazzi: Nicolone, Tomasina, Vincenzino, Rosinella, Gennarino, Totò... e tutti gli altri. Da una parte era felice, sapendoli quantomeno allegri e in buona salute, dall'altra invece si sentiva molto triste.
Nella foto infatti, di tutti quei bambini a cui si era tanto affezionato, lui era l'unico a non essere presente. Sperelli ricordava ancora le parole che gli aveva detto, quando era venuto a salutarlo subito dopo essere salito sul treno, e immaginava il motivo per cui lui non era assieme con gli altri.
In silenzio si passò l'indice e il pollice sugli occhi, per asciugarsi le lacrime, e sospirò leggermente. Ancora adesso lo ricordava, così come lo aveva visto l'ultima volta, a bordo della sua motocicletta e non poteva fare a meno di sentirsi in colpa in un certo senso. Sperelli non era un uomo superstizioso ma, pensando a tutta la serie di coincidenze derivanti dall'errore che lo aveva condotto al sud, non poteva credere che fosse accaduto tutto per caso. Da semplice e tranquillo maestro di scuola elementare, si era ritrovato a contatto di una realtà tanto triste e squallida che lo aveva segnato per sempre. Se non avessero accolto la sua richiesta di trasferimento, se fosse rimasto là, forse avrebbe potuto fare qualcosa di più per lui. Lo avrebbe aiutato, lo avrebbe guidato verso una dimensione di vita più onesta e pulita, rispetto al clima di delinquenza in cui tuttora quel bambino era costretto a vivere... Purtroppo invece, proprio quando questi aveva cominciato a fidarsi, Sperelli era dovuto ripartire per la sua destinazione originale. Tra il maestro e i suoi allievi sussisteva ora la stessa distanza che, sulla carta geografica come nella realtà, separa una provincia della Liguria da un piccolo comune vicino Napoli. Corsano e Corzano, due nomi simili eppure molto diversi ( e non solo in apparenza! ), due nomi che rispecchiano la realtà dell'italia come due lati opposti della stessa moneta. Sperelli non poteva dimenticare ciò che aveva letto, visto e toccato con mano ( nei temi sinceri dei suoi piccoli alunni, ma soprattutto nei loro occhi ); per questo si sentiva in colpa e, nonostante nessuno potesse rimproverargli alcunché, la lontananza gli pesava come e peggio di un fallimento.
In quello stesso momento, il televisore del bar riportò un frammento del notiziario del TG1. Come sentì il nome "Corzano", Sperelli drizzò il capo immediatamente.

- ...Tra i fatti di cronaca, a seguito del forte indice di criminalità, sono molte le vittime degli scontri a fuoco tra bande. In particolare il comune di Corzano è oggi teatro di una strage che ha causato la morte di...

Il gestore del locale puntò il telecomando distrattamente per cambiare canale. Non appena se ne avvide però, Sperelli si buttò istintivamente sul bancone per afferrargli il braccio.

- Per favore, non cambi canale - urlò. - Per favore!

Sia il proprietario che i clienti lo guardarono come se fosse matto ma, incurante dei loro occhi puntati addosso, Sperelli ascoltò il seguito della notizia in preda ad una forte agitazione.

- ...Sono ancora ignoti i motivi della sparatoria che ha causato la morte di tre persone, tra cui purtroppo anche un bambino di appena dieci anni. Il sindaco Ruoppolo non ha rilasciato alcuna dichiarazione particolare in merito: "Sono cose che purtroppo succedono", dice il primo cittadino di Corzano, "i criminali qui non guardano in faccia nessuno!" Così per il giovane Aiello Raffaele, ucciso in quello che sembra essere un regolamento di conti tra bande rivali, la morte rimane dunque una delle tante tragedie anonime di un paese soggetto all'incubo del terrore e della violenza...

Sperelli si sentì come se qualcuno lo avesse colpito al cuore con un coltello. Gli occhi sbarrati e la bocca contratta in un muto grido di dolore, il maestro non aveva neanche la forza di muoversi dal bancone. Il gestore del locale e altri due clienti gli chiesero se per caso avesse bisogno di aiuto ma, per tutta risposta, l'altro si accasciò in avanti tenendosi le mani premute sul volto.
Nessuno poteva immaginare neanche lontanamente ciò che stava provando in quel momento: Raffaele era morto, ucciso dalla mano di un camorrista spietato, e in parte sentiva che era anche colpa sua; non era stato capace di toglierlo da quell'ambiente, quando invece avrebbe potuto farlo, non era stato capace di proteggerlo da quella fine orribile... E adesso era troppo tardi. Sperelli avvertì una dolorosa fitta di angoscia e rimorso, attribuendosi mentalmente più colpe di quante in realtà non avesse, ma nulla poteva cancellare l'immagine orribile che aveva in testa. Il corpicino esile e sottile del piccolo Raffaele, riverso sull'asfalto in una pozza di sangue, e lui chino sopra a reggergli disperatamente il capo nell'inutile tentativo di rianimarlo.
Calde lacrime sgorgarono lungo gli occhi del maestro ma, anche versando tutte le lacrime del mondo, più niente poteva lenire il suo dolore ormai.

FINE

   
 
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