Storie originali > Soprannaturale
Ricorda la storia  |      
Autore: Shade Owl    04/03/2012    3 recensioni
Un mondo in guerra, due fazioni chei si affrontano sul campo. Da un lato gli umani, dall'altro i Domatori. I primi dotati di tecnologia, gli altri di credenze tribali e inconsuete.
La vittoria umana pare certa...
O no?
Terza classificata al contest "Epic Music Contest - War of Caos" indetto da Aysis
Genere: Guerra, Science-fiction, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



Nickname sul forum: Shade Owl
Nickname su Efp: Shade Owl
Canzone scelta: Audiomachine - Spirit Within (Deus Ex Machina)
Parola scelta: Paura
Titolo: I Domatori dello Spirito
Generi: Sovrannaturale, science-fiction, guerra
Rating: Arancione
Avvertimenti: One-shot
NdA e varie: Perlopiù ho usato, per la figura delle creature presenti, immagini di esseri mitologici ben noti a tutti, anche per facilitare il lettore nel figurarseli nella mente. C’è un solo personaggio importante, gli altri sono piuttosto delle figure sullo sfondo, che si perdono nella furia della battaglia ancora in corso.
 
 
L’aria era piena del clangore delle armi, di metallo che si scontrava contro altro metallo, spandendo scintille attorno ai guerrieri che, sollevando i pesanti scudi ormai scheggiati e le spade intaccate per la violenza dei colpi, vibravano fendenti mortali contro i corpi teneri delle vittime predestinate. E quei pochi soldati che ancora avevano munizioni puntavano i fucili o le pistole e facevano fuoco, nel tentativo di abbattere un nemico distratto o in procinto di attaccare, anche se quasi più nessuno poteva usare armi a proiettili, dovendo così ricorrere ai coltelli in dotazione o ai semplici pugni.
Intensi odori di sangue, di sudore rancido e di bile (rigettata da chi aveva lo stomaco troppo debole per resistere) irrompevano nelle narici dei due schieramenti, smorzando i respiri già corti, avvelenando l’aria un tempo pulita e scaldata dal sole che permeava l’immenso campo pianeggiante. L’erba e gli arbusti ormai erano completamente distrutti, schiacciati dal peso degli uomini e delle armi. Chissà quanto ci avrebbero messo per tornare a coprire l’intera distesa…
Era ormai il tramonto, ma la battaglia infuriava già dalla prima mattina. Se qualcuno sentiva i morsi della fame o i sintomi della stanchezza non lo dava certamente a vedere, e se l’aveva fatto ormai era a terra, a mescolare il suo sangue con quello dei compagni o degli avversari vicini. Nessuna debolezza era permessa durante uno scontro, perché mostrarla significava morire.
Ma nascondere le debolezze non avrebbe salvato nessuno, quel giorno. E non erano le lame, o i corpi stesi scompostamente al suolo, a far stringere lo stomaco di Jayne con uno spasmo, rannicchiato a terra con la propria arma stretta contro il petto. Né tantomeno la fame, o la stanchezza, che non riusciva nemmeno a sentire.
Era riuscito a trovare un luogo momentaneamente adatto a nascondersi accanto alle rovine di un carro distrutto, i cui pezzi erano sparsi un po’ ovunque. Teneva la schiena appoggiata ai suoi cingoli, ansimando incontrollabilmente, cercando di ignorare il puzzo di morte che proveniva dai cadaveri lì attorno. Il sudore gli colava lungo le tempie, impastando di polvere i suoi capelli scuri e sciogliendo il sangue secco che vi si era appiccicato durante la giornata.
Si sfregò il naso con il dorso della mano, nell’inutile tentativo di allontanare il tanfo che ormai da ore gli invadeva le narici, irritandogli i seni nasali.
Abbiamo dalla nostra parte un vantaggio importante. Aveva detto l’ufficiale che aveva reclutato lui e gli altri cadetti per l’addestramento. I nostri avversari sanno come vincere una battaglia, ma solamente quando a contare sono i numeri. Tuttavia in questa guerra faranno la differenza le armi. Loro contano ancora su arnesi rudimentali come spade, armature e scudi. Durerà poco, e ne usciremo trionfanti.
Combattere contro una popolazione da poco scoperta, composta solo da persone convinte di poter lottare con strumenti tanto obsoleti e con i loro “Spiriti Interiori”, come li aveva definiti l’ambasciatore avversario agli inizi del conflitto, avrebbe dovuto essere facile, per quell’ufficiale.
In un certo senso, aveva ragione su tutta la linea: i nemici sapevano come sconfiggere un rivale usando il loro numero superiore, a fare la differenza sarebbero stati gli armamenti e la guerra sarebbe durata poco.
Tuttavia, non nel senso che credeva lui.
Perché quel giorno, per la prima volta, i Domatori avevano dato prova di essere invincibili.
Non conoscevano il progresso scientifico, e così erano rimasti fermi a vecchi metodi come spade e frecce, ma non era così che vincevano le guerre, poiché la reale forza che possedevano risiedeva all’interno dei loro stesi corpi. Possedevano capacità straordinarie, sconosciute e terrificanti, armi con le quali avevano azzerato il loro vantaggio.
Non sapeva quando di preciso avessero cominciato a usarle in quello scontro, ma finché fosse vissuto (probabilmente molto poco) non avrebbe mai dimenticato il suo avversario farvi ricorso per la prima volta.
Nessuna trincea era stata scavata, poiché secondo i comandanti sarebbe stato inutile sprecare tempo ed energie nel costruire fortificazioni per avversari tanto deboli, così si era optato per lo scontro frontale. In questo modo, le due parti si erano trovati faccia a faccia molto presto, e i Domatori si erano mostrati apparentemente immuni alle pallottole. Pochissimi erano caduti durante la corsa, e in poco tempo si era giunti al corpo a corpo.
Dopo appena un paio di minuti Jayne era certo di avere praticamente già sconfitto il suo avversario, un ragazzo giovane probabilmente quanto lo era lui. Indossava solamente una leggera protezione di cuoio rinforzato completa di elmo e, in pugno, stringeva l’elsa di una corta spada. Nell’altra mano aveva un piccolo scudo di assi circolare. Sarebbe bastato un colpo con la pistola, e l’avrebbe ucciso.
Ma un istante prima che potesse premere il grilletto aveva visto qualcosa di orribile.
Il ragazzo aveva lanciato un grido tremendo, disumano. Gli era risuonato nelle orecchie per qualche secondo, sovrastando ogni altro rumore. La sua ombra aveva tremolato, e poi qualcosa aveva iniziato a sorgere da quel punto esatto. Era una testa, seguita da un collo lungo e sottile; poi erano venute le spalle, larghe e robuste, accompagnate da forti braccia artigliate, che avevano scavato piccoli solchi nel terreno mentre lo arpionava nel tentativo di uscire più in fretta dall’ombra.
In capo a pochi secondi, davanti ai suoi occhi orripilanti c’era un Drago.
Non era molto più grande di lui, e non somigliava a quelli che credeva di conoscere: non si muoveva sulle quattro zampe, e non era certamente una lucertola con le ali, benché ne fosse provvisto. Piuttosto, era un uomo ricoperto di scaglie frastagliate color verde scuro, con un collo lunghissimo terminante in una testa triangolare. Dalla nuca fino alla lunga coda acuminata partiva una fila di spine nere, e due robuste gambe gli consentivano di mantenersi bene eretto, poggiando su tre scuri artigli d’osso.
I suoi occhi giallastri e privi di pupilla si erano ridotti a fessure, mentre la lingua appuntita era fuoriuscita lentamente dalle labbra rugose, saggiando gli odori dell’aria e percependo sicuramente il terrore che l’aveva preso.
Si era salvato solo perché, invece che restare lì a combattere, si era voltato ed era corso via di là, urlando terrorizzato. Alle sue spalle gli era parso di sentire la risata del ragazzo, mentre il mostro si librava in volo.
E così, da quel momento in avanti le cose erano peggiorate: altri Domatori avevano fatto come lui, lasciando uscire dalle pozze scure che erano le loro ombre dei mostri orribili, delle creature mostruose e aberranti che avevano lottato al fianco dei compagni umani, massacrando senza pietà tutti i soldati che capitavano loro a tiro. Non tutti i Domatori avevano usato quella capacità, anche se Jayne era certo che ne fossero dotati. Forse per risparmiare le forze, forse per nascondere creature ancora più terribili.
In ogni caso, era grazie a loro se stavano vincendo.
Alcuni di quei mostri avevano aspetti poco definiti, fatti di fili di fumo o di vento. In qualche modo avevano fermato le pallottole, proteggendo con una strana forza o con i loro stessi corpi i padroni e gli alleati, spiegando così a Jayne come fosse possibile che il primo assalto avesse avuto un esito talmente positivo per i Domatori.
Altre creature erano enormi e di costituzione massiccia, e tra esse era riuscito a riconoscere cose come Minotauri, o anche esseri con testa umana, corpo leonino e coda da insetto dotata di pungiglione, dal quale aveva visto schizzare spine che, con una sola puntura, avevano stroncato intere compagnie, in fretta e tra sofferenze atroci. Era sicuro di aver scorto anche una belva molto più grande di qualsiasi altra avesse incrociato fino a quel momento: a prima vista aveva creduto che fosse solo un gigantesco leone ma, dal centro esatto della schiena, spuntava una testa di capra dotata di lunghe corna appuntite. E al posto della coda c’era un serpente, che sibilava furibondo e mordeva chiunque gli capitasse a tiro, spandendo veleno nei corpi degli avversari attorno a lui.
E poi rapaci, più grandi di qualsiasi altro uccello avesse mai visto, che erano riusciti ad abbattere facilmente i rinforzi aerei, e api, scorpioni, ragni e vespe, ma non minuscoli come quelli che conosceva lui, bensì anche più grossi dei carri armati che avevano rovesciato con la sola forza bruta, accartocciandoli come lattine. Serpi mastodontiche strisciavano per il campo di battaglia, inghiottendo senza apparenti difficoltà intere compagnie di soldati o addirittura pezzi di artiglieria, spalancando le mascelle con la destrezza che solo quelli della loro specie potevano vantare, tramutando le bocche in voragini oscure e infinite, dentro le quali c’era solo la morte.
Combattere contro quelle orribili mostruosità non era possibile. A un certo punto lui e un compagno erano riusciti faticosamente ad abbattere uno di quei mostri: era una creatura con la metà posteriore del corpo equina, mentre quella anteriore era simile a un’aquila, di un bel piumaggio dorato e splendente. Si era battuto con ferocia, calando sugli uomini per squartarli con il becco affilato e gli artigli, o per schiacciarli sotto gli zoccoli. Poi, mentre era impegnato a massacrare la sua ennesima vittima, Jayne era inciampato in un lanciarazzi abbandonato mentre scappava con Billy.
Si erano conosciuti all’accademia, si guardavano le spalle l’un l’altro. Era appena più vecchio di lui, e aveva i capelli biondi. A differenza di Jayne, che era alto e magro, Billy era piuttosto basso e largo di spalle.
Senza esitare un istante, avevano raccolto l’arma (fortunatamente carica) e l’avevano puntata contro il mostro, ancora distratto dallo scempio che stava compiendo ai danni di un pover’uomo ormai spacciato. Il razzo aveva colpito il bersaglio, che era esploso in una nube di fiamme e di fumo, mentre penne bruciacchiate piovevano attorno a loro.
Per un istante, ma solo uno, Jayne aveva creduto che ce l’avrebbero fatta, che quei mostri non fossero invincibili. Che sarebbero sopravvissuti al massacro.
Ma poi un Domatore si era fatto avanti, e dopo appena un attimo la bestia era tornata, riemergendo dall’ombra dell’uomo. Era indubbiamente la stessa che avevano appena sconfitto, con le stesse piume d’oro, ma non pareva affatto indebolita rispetto a poco prima, benché fosse visibilmente infuriato. Come un fulmine si era avventato su Billy, scaraventandolo a terra ed infierendo su di lui con artigli, zoccoli e becco, straziandolo come se fosse una bambola di pezza.
Senza poter più sopportare quella vista, tutta quella orribile situazione, Jayne era scappato via un’altra volta, e si era rifugiato accanto a quel carro armato distrutto.
Ormai era quasi finita. Non c’erano dubbi, dopotutto: le comunicazioni erano andate perse, e qualsiasi tentativo di contrattacco stroncato. La ritirata non era più un’opzione, perché ben presto i mostri li avevano circondati. Non sarebbe stata una semplice disfatta: sarebbe stata una carneficina.
Tremante, Jayne serrò la presa sul fucile, mentre il battito di due potentissime ali preannunciava la discesa di qualcosa. Lentamente, senza alcuna fretta, la creatura simile a un Drago che aveva visto all’inizio del combattimento gli si parò davanti, ringhiando sommessamente. Puntò il fucile, disperato, e svuotò l’intero caricatore su di lui. I pochi proiettili che ancora aveva rimbalzarono sulla corazza naturale del mostro, senza produrre alcun danno. Sempre più furioso, quello si protese in avanti, scoprendo le fauci affilate.
Ma come abbiamo potuto credere di riuscire a invaderli? Pensò Jayne, mentre il mostro spalancava le mascelle per azzannarlo.

----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

63.25/65 TERZA CLASSICIFATA


- Correttezza Grammaticale1, sintattica2 ed ortografica3 (13.75/15)*
 
   Dal punto di vista grammaticale, eccetto una ripetizione scomoda, non ho riscontrato altri errori. In due casi specifici, la sintassi delle frasi non è chiara, mentre ho trovato una sola svista dovuta alla battitura.

- Sviluppo della trama (10/10)

   La trama è ben sviluppata, articolata e calibrata. Tutto ciò che bisogna conoscere per riuscire a capire questa storia, si scopre quasi istantaneamente. Lineare e immediata. Ottimo lavoro.

- Caratterizzazione dei personaggi (15/15)
 
   Jayne è il personaggio principale, colui il quale ci mostra la prospettiva della battaglia. Noi percepiamo il mondo mediante i suoi occhi, percepiamo i cambiamenti (dovuti all’evoluzione dei nemici) dell’esito finale dello scontro anche attraverso i suoi pensieri, che rimangono sempre piuttosto enfatici. 

- Originalità (15/15)
 
   Sono convinta che l’originalità sia il fulcro fondamentale di questa storia. I nemici si rivelano solo nel finale per ciò che sono. Dei mostri, primitivi e senza alcuna forma d’umanità, che uccidono e compiono il loro fato.

- Attinenza al tema e ai parametri posti (9.50/10)
 
   La canzone è assolutamente integrata nella storia, mentre il sentimento di paura mi sembra distante nel primo pezzo ed enfatico nella seconda parte. Sembra quasi che siano presenti due visioni differenti dell’evento in sé: nella prima parte l’oggettività, nella seconda invece l’intensa instabilità emozionale.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Shade Owl