Anime & Manga > Wild Adapter
Ricorda la storia  |      
Autore: Rota    07/03/2012    0 recensioni
Cadeva, la neve, sopra la città immensa. Cadeva senza fare rumore, tingendo di grigio e bianco ogni cosa.
Ed era meravigliosa, vista da dietro il vetro di una casa, da occhi nascosti e riparati dal freddo che prendeva persino le ossa, arrivando in profondità. Non si sentiva il vento soffiarti addosso, attaccando quei piccoli fiocchi candidi a ciuffi scuri di capelli, come perline colorate sui rami di un albero innevato. Per quanto piacevoli, le carezze della bora gelata irritavano la pelle e la rendevano fastidiosamente rossa. Ma le luci colorate di vita, in quel buio, parevano tante lucciole che ballavano contente.
Il fruscio di lenzuola e un mugugno sommerso distolsero l’attenzione di Tokito da quello spettacolo, riportando il suo sguardo attento all’interno dell’appartamento – su quel letto, tra quelle coperte spesse.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Titolo: Come neve bianca, come acqua chiara
Fandom: Wild Adapter
Personaggi: Kubota Makoto, Tokito Minoru; KubotaTokito
Avvertimenti: One shot, Lime, Shonen ai
Genere: Fluff, Romantico
Rating: Giallo
Prompt: Inverno, neve
Note: No, non so cosa cacchio significhi questa fan fic. È uno sclero, totalmente inutile. Ma mi piace la coppia e non ho resistito XD In realtà scrivere su questi due è particolarmente difficile, specie considerando la lunghezza solita delle mie fan fic. Come l'altra volta, ho preso Tokito in quanto PERSONALMENTE lo reputo più gestibile, poi probabilmente la resa non è delle migliori ^^' Spero solamente che possiate gradire e che la lettura sia piacevole <3




Come neve bianca, come acqua chiara



Cadeva, la neve, sopra la città immensa. Cadeva senza fare rumore, tingendo di grigio e bianco ogni cosa.
Ed era meravigliosa, vista da dietro il vetro di una casa, da occhi nascosti e riparati dal freddo che prendeva persino le ossa, arrivando in profondità. Non si sentiva il vento soffiarti addosso, attaccando quei piccoli fiocchi candidi a ciuffi scuri di capelli, come perline colorate sui rami di un albero innevato. Per quanto piacevoli, le carezze della bora gelata irritavano la pelle e la rendevano fastidiosamente rossa. Ma le luci colorate di vita, in quel buio, parevano tante lucciole che ballavano contente.
Il fruscio di lenzuola e un mugugno sommerso distolsero l’attenzione di Tokito da quello spettacolo, riportando il suo sguardo attento all’interno dell’appartamento – su quel letto, tra quelle coperte spesse.
Kubota si era girato di lato, il viso ancora sprofondato nel cuscino bianco e le labbra leggermente dischiuse, i capelli sparsi sulla fronte e sulla guancia. Un braccio era abbandonato di lato, lungo il fianco; la mano dell’altro aveva trovato rifugio sotto il mento, cercando un poco di calore.
Così, a occhi chiusi, senza la possibilità di proferir una singola parola, pareva dolce e innocente.
Tokito si avvicinò a lui, cercando di non fare rumore e scostando appena le lenzuola per infilarvisi sotto, nel tepore piacevole che vi si trovava dentro. Lo guardò sorridendo, adocchiando di tanto in tanto l’esterno intravisto da quella piccola finestra sopra di loro, attraverso lo spiraglio che le ante scure aveva lasciato.
E fu solo un’impressione, eppure lo colse in pieno, proprio mentre scivolava più in profondità, arrivando con i piedi al bordo del letto. Respirò piano, cercando di fare silenzio.
Il respiro di Makoto, calmo e rilassato, faceva lo stesso identico rumore della neve; la sua pelle ricordava quel colore così abbagliante che nascondeva ogni altra cosa alla vista. E incuteva lo stesso identico timore, perché era freddo in egual modo e copriva ogni cosa con il gelo dell’Inverno. Lusingava le anime dei passanti con un candore e un’innocenza che non gli era propria – eppure, la si poteva intravedere, in un anfratto dimenticato del suo animo, nascosta da cumuli di strato. Là, dove pochi potevano arrivare; là dove pochi erano condotti per mano dallo stesso Makoto.
Tokito sorrise, tirando le coperte fin sopra il mento, coprendosi completamente e riparandosi così dal freddo. Appena gli si fece vicino, sentì Kubota mugugnare di nuovo, muovendosi ancora nel sonno, venendogli appena incontro, nel ricercare, forse, una fonte di maggior calore. Restò un poco sorpreso, ma non rifiutò il contatto.
Che la neve desiderasse sciogliersi era quasi un paradosso, Tokito lo pensava davvero. Così come pensava che fosse un delitto prendere la neve tra le mani e vederla diventare acqua a contatto con la propria pelle, mentre moriva in rivoli chiari fino a terra. Immutabile, forse sarebbe rimasta perfetta.
Ma Makoto era un uomo e la perfezione non faceva minimamente parte della sua natura – per quello Tokito lo toccava, ogni volta, facendolo diventare acqua nelle sue mani, diventando lui stesso acqua sotto i suoi baci. Trascinandolo e trascinato a forza lontano da tutto quel gelo.
Aveva visto la sua anima nascosta, e ora la bramava e la temeva – la pretendeva e la proteggeva allo stesso tempo, perché era di Makoto ma era anche sua, contemporaneamente.
Sospirò, alla fine, accoccolandosi in quell’abbraccio goffo che Kubota gli offriva silenziosamente. Chiuse appena gli occhi, respirando appieno il suo profumo di uomo e scacciando in malo molo la ragione. Lasciando che il freddo abbandonasse il suo corpo e la sua coscienza per accogliere con gratitudine il tepore di quel lago profondo e placido che era diventato Makoto.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Wild Adapter / Vai alla pagina dell'autore: Rota