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Autore: Luna Avae    10/03/2012    0 recensioni
Nella città di Faber, mi dissero,le persone portano sulle spalle il peso della menzogna.
Nella città di Faber la scuola è giardinaggio.
Nella città di Faber l'appetito delle Buone Forchette è sano e costante.
Così mi dissero, della città di Faber.
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Nella città di Faber le ombre sono cittadini, così pare.
In piena regola, passaporto e permesso di soggiorno sui muri e sui pavimenti.
è come se tutti nascessero con un gemello nella città-al-di-là-dello specchio, un gemello di anima scura.
Nascono per mano e poi, come il cordone ombelicale tranciato dalla madre, si staccano e prendono la loro strada.
Chi in tre dimensioni e chi in due, chi in orizzontale e chi in verticale.
Ma si rimane amici per tutta la vita e quando si muore, lo si fa falangi nelle falangi.
Le ombre prendono il nome al contrario dei gemelli colore della luna.
Mauro e Oruam, Gabrelle ed Ellerbag, e via dicendo di sillabiche composizioni.
Non è raro ammirare un uomo e la sua ombra che bevono il caffè, chi con una zolletta chi con due.
Le ombre non si calpestano nella città di Faber.
Non capita di rado però,come nelle riunioni familiari natalizie,che quando un uomo e la sua ombra si incontrino
dopo tanto tempo stentino a riconoscersi e nascano diatribe.
Non eri forse tu l'ombra di Alberto? Alberto non c'è più. adesso sulla carta sono Carmen dalle sode coscie.
E tu forse non portavi sempre abiti di colore nero? Cos'è adesso questa esplosione variopinta?
E non ci si riconosce.
perchè le ombre non cambiano, rimangono immagine di come siamo nati.
Sono nude e spaventate dalla mutevolezza dei loro amici di carne bianca.
Passò un giorno per di qua una vecchina, minuscola e pantofolata, rugosa come la pasta, quella buona che trattiene il sugo.
Allo stesso modo si aveva l'impressione che tra le pieghe della sua carne lei trattenesse  magnificamente la vita.
Camminava con lentezza,oramai aveva poco che fuggire, e sembrava non trovarsi lì per caso, cosa strana, pensò il vecchio
mentre se la mangiava con gli occhi e il parmiggiano.
E per la prima volta Baffo, pose una domanda.
"..signora..o signorina? Non per interesse personale, ma formale.Lei sa dove si trova?Cosa cerca? Non domanda?"
" Ti pare forse che tutti i vecchi debbano per forza mancare di memoria?Non è ancora arrivato il tempo per me di ricatalogare le foto
e buttare quelle troppo vecchia. In quanto a domande ne avrei una, quando sono arrivata avevo un'ombra assai graziosa, adesso pare sparita nel nulla
la cosa mi inquieta, non me ne sono mai separata, sà."
"Niente paura, niente paura, signorin..signora. Tornerà quando lei tornerà di là, starà assaporando la libertà che la nostra città le offre.
sa qui le ombre vanno a spasso.Mangiano, dormono,lavorano e si innamorano."
"Ma che bizzarria è mai questa?"
"Ah non so,noi qui con le ombre ci nasciamo e ci moriamo, ma non ci viviamo, signorina, si credo che lei sia signorina.Sono come i parenti e lei ha mai sentito
parlare di qualcuno che volesse sempre i parenti tra i piedi?"
Nella città di Faber nessuno nasce o muore da solo.

  
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