Love Story
Yahiro
era impaziente, non riusciva a stare fermo e spesso si ritrovava a tamburellare
con un piede sul freddo e triste asfalto per cercare di darsi una spiegazione
più che plausibile al ritardo della propria ragazza. Impossibile che una cosa del
genere accadesse a Megumi, almeno non era mai accaduto in tutto quel tempo...
<<
Dannazione! Giuro che la lascio qui! >>
Urlò
improvvisamente verso il cielo attirandosi addosso gli sguardi dei passanti che
lo sbeffeggiavano capendo il fulcro del problema: una ragazza.
Continuò
a borbottare fino a quando non intravide una panchina vicino al punto
d’incontro e non vi ci sedette borbottando parole frammentate sulle donne in
generale che, di carino, avevano soltanto poco o quasi nulla.
Era in
ritardo di venti minuti e questa cosa lo stava facendo innervosire. Chiuse gli
occhi beandosi del venticello che gentile carezzava i propri capelli cullandoli
al proprio ritmo e si sorprese quando desiderò che quella tiepida carezza da
parte della natura fosse invece data dalla propria ragazza. Si diede del patetico
e si concentrò a pensare ad altro senza successo: era preoccupato.
Senza darlo
troppo a vedere cominciò a strofinare le mani in modo nervoso e sorrise appena
osservando lo stesso luogo del loro primo “appuntamento” dove la ragazza non
aveva fatto altro che tentare di farlo stare al proprio agio in modo buffo
cercando di farlo innamorare: c’era riuscita.
Yahiro
amava Megumi da quando, quel pomeriggio di ormai di alcuni anni addietro, aveva
cercato di farlo invaghire di lei e non si era mai tolto in testa l’idea che
quella ragazza avesse un qualcosa di speciale che l’attraesse come la più
potente della calamite al suo fianco.
Un’ora di
ritardo dall’orario dell’appuntamento per fargli, finalmente, prendere in mano
il telefonino lasciando partire la chiamata perché, oramai, la preoccupazione
aveva lasciato posto all’ansia.
La mollo qui e mi vado a trovare
un’altra ragazza!!
Pensando questo,
invece, si era già avviato tra le strade del paese per cercarla con non troppa
foga cercando di immedesimarsi nel pensiero della propria amata: non poteva farle
accadere qualcosa di male. Proprio no.
<<
Yahiro! Yahiro! >>
Si sentì
chiamare dalla voce familiare di Akira, affiancata da Tadashi che lo salutava
con una mano alzata.
Sotto il
sole che tranquillamente tingeva tutto il paesaggio di luce e calore, Yahiro
non poté fare a meno di avvicinarsi loro con gioia, nascosta, da un velo del,
proprio, classico orgoglio.
<<
Yahiro... e Megumi? >>
Disse ad
alta voce Tadashi mandando a quel paese la sensazione di calore che si stava
andando a formare, lentamente, sul proprio petto, facendolo tornare con i piedi
per terra.
<<
E’ in ritardo all’appuntamento e ... >>
Non disse
altro cercando tra la folla di persone la figura mingherlina della ragazza
facendo sogghignare i due piccioncini che se la ridevano alla grande: il loro incontro
non era casuale.
<< Non
è che ti ha dato buca? >>
Scosse in
modo negativo il capo conoscendo perfettamente l’amata: non lo avrebbe fatto
mai, non proprio il giorno del proprio compleanno.
<<
Ah! Auguri Yahiro caro... >>
Akira in
uno slancio di affetto lo stava stritolando in uno dei propri abbracci
anti-Takishima.
<<
G-grazie... >>
Mormorò riprendendosi
da” quell’attacco”
<<
Andiamo a cercarla, no?! >>
Sbotto tutto
d’un fiato Tadashi cominciando, con la complicità di Akira che si mise alla
destra del ragazzo, a trascinarlo in ogni luogo in ogni dove provando ogni
tanto a telefonare alla ragazza che aveva il telefono spento.
Spento
come l’entusiasmo di Yahiro seriamente in pena.
<<
Su, dai non ti preoccupare... >>
Imbarazzato
non poté fare a meno di parlare con finta indifferenza.
<<
Io non sono preoccupato... appena la trovo la... >>
<<
La baci chiedendole il motivo del proprio ritardo e poi magari le accarezzi il
capo... >>
Con un’entrata
degna di Kei, spuntato da non si sa bene dove, era riuscito a farlo divenire
porpora per l’imbarazzo.
<<
Dai, Yahiro, non ti preoccupare la
troveremo! >>
Spuntò anche
Hikari cercando di sollevare il morale di quello che era il loro “obiettivo”. Infatti,
tutti gli ex membri della Special A, non erano lì per un caso fortuito e Yahiro
non poté fare a meno di notarlo.
<<
Ma voi che ci fate tutti qui? >>
I diretti
interessati i sorrisero sornioni e ignorarono bellamente la domanda del ragazzo
intonando la canzone “Happy Birthday” intontendolo appena dietro la sensazione
di leggera appartenenza che sentiva al petto. Un telefonino squillò e Yahiro,
sentendo che fosse il suo, fece scattare velocemente la mano alla tasca destra
del proprio jeans recuperando il telefonino e rispondendo con foga.
<<
Pronto!? Megumi!? >>
Dall’altro
lato si sentì una risata e la voce del fratellino, oramai non più così piccolo,
che lo avvisava che sarebbe uscito di li a pochi minuti per incontrare i propri
amici.
<<
Mmm, ok, non ho nulla di contrario, sta attento... >>
<<
Tu e Megumi? >>
<< Chitose,
devo staccare... >>
Dicendo questo
non ascoltò nemmeno la flebile protesta del fratello minore chiudendo il
collegamento e tornando a guardare la marea di persone che a quell’ora si stava
riversando sulle strade: sperava di trovarla.
<<
Ma guardate che tenero il nostro Yahiro!! >>
Affermò Kei
trascinandolo davanti ad una vetrina di giocattoli: la stessa in cui aveva
acquistato la lavagnetta per Megumi e la stessa in cui si era dato mille volte
dello stupido per quell’atto così gentile, al tempo.
<<
Dai, non puoi dire che Megumi non ti abbia toccato il cuore! >>
Disse Tadashi
guardando negli occhi Akira che si imbarazzò divenendo porpora mentre Kei
abbracciava Hikari passandole un braccio nei fianchi e avvicinandola a sé.
<<
Io, per esempio, sono rimasto affascinato dal numero di volte in cui arrivava
seconda, non che adesso ci sia differenza... Miss numero due... >>
Le diede
un buffetto sulla testa guardando il modo in cui arrossiva e, al contempo, si
dimenava per la storia della “miss numero due” che andava avanti da sempre. Yahiro
sospirando rivolse gli occhi al cielo e al tramonto che, con gli ultimi raggi
alla propria mercè, tingeva di colori infuocati il cielo prossimo ad oscurarsi.
<<
Andiamo. >>
Fu l’unica
risposta a quelle, innocue, provocazioni. Lo seguirono punzecchiandolo con
ricordi riguardanti anche il giorno del quarto mese di fidanzamento di Kei e
Hikari, in cui era corso in soccorso della propria ragazza per il ruolo che Kei
le aveva affidato, fare da balia ad’una Hikari versione zombie, e i baci che si
erano scambiati dopo, all’ombra di un albero prima di prendere il tè insieme al gruppo.
<< Non
parlare di cose così imbarazzanti in pubblico! >>
Urlò di
botto scoppiando e sentendo le guance riscaldarsi in modo troppo elevato per i
suoi gusti.
Un telefonino
cominciò a squillare e questa volta, non fu il proprio, che giaceva inerme tra
le mani del proprietario che lo rigirava continuamente, sperando in un
messaggio da parte dell’amata. Era di Akira.
<<
Si? Ah, gli strumenti sono arrivati? Bene, stiamo arrivando! Stiamo aspettando
solo Ryuu... oh, eccolo! A dopo... >>
Yahiro
ascoltò un po’ curioso, un po’ confuso e un po’ indispettito: perché non lo
lasciavano andare a cercare Megumi?
Adesso si
doveva anche aspettare anche l’arrivo dell’animalista da strapazzo...!!!
<<
Ehi ragazzi! >>
Alzò lo
sguardo, precedentemente fisso sull’oggetto, per sostarsi su una figura che li
chiamava mentre teneva stretto al petto un piccolo batuffolo di pelo bianco... no,
un coniglio.
<<
Ryuu!!! >>
Gridarono
in coro tutti, tranne Yahiro, che si era limitato a guardarlo con indifferenza.
<<
Salve ragazzi... >>
Carezzò il
coniglio e poi continuò a parlare rivolgendosi proprio a lui.
<<
Auguri Yahiro! >>
Gli rivolse
un sorriso molto ampio avvicinandogli la palla di pelo vicino al viso per farglielo
accarezzare, cosa che fece con riluttanza.
<<
Bene! Andiamo?! >>
Non prestò
molta attenzione ai racconti degli ex studenti dopo il diploma all’Hakusenkan,
in cui li ritrovava spesso coinvolti in situazioni assurde, non rendendosi
conto del luogo in cui, maliziosamente e consapevolmente, lo stessero conducendo:
all’Hakusenkan.
Si rese
conto del tranello solo dopo aver attraversato il prezioso cancello con la
sigla dell’istituto intagliata in oro e la fontana, che accoglieva gli alunni
da tempo immemore, raffigurante un putto alle prese con arco e freccia da cui l’acqua,
sempre limpida e in funzione, scorreva dalla punta della freccia e da alcune
intagliature nel marmo.
<< Perché
siamo qui? >>
Lo ignorarono
completando la prima parte del loro piano: attirare Yahiro all’interno dell’istituto.
Con felicità e una nota di amarezza ricordando i vecchi tempi, lo condussero
sul retro dell’istituto in cui avrebbe avuto inizio la seconda fase.
<<
Yahiro, vieni! >>
Dissero
le ragazze prendendolo dalle mani e trascinandolo davanti ad una X bianca posta
sul terreno, sorridendo a crepapelle, gli dissero di non muoversi per la
propria incolumità, prendendo a correre verso un punto non definito del
paesaggio: un campo verde.
<<
Yahiro! >>
La sua
voce melodiosa rimbombò per molto, riempiendo l’ambiente circostante aiutata
dall’eco e sembrò che il volto del ragazzo si illuminasse appena nel sentire la
sua voce così carica di emozione e dolcezza: proprio come quando lei parlava
nel sonno mormorando il suo nome nel sonno.
In quel
momento si illuminò l’ambiente circostante, oscurato dalla presenza della luna,
tutto su un piccolo palchetto su cui Megumi era all’in piedi e sorrideva
raggiante tenendo tra le mani il microfono.
Yahiro si
sorprese nel vedere la ragazza e sorrise mentre la pesantezza della preoccupazione
svaniva lentamente.
<<
Auguri... Yahiro. >>
Continuò
a dire la ragazza, consapevole dello sguardo carico di emozioni da parte del
ragazzo e sorrise mentre gli ex membri della Special A, Jun incluso, si
apprestavano a salire sul palco vestiti con abiti medievali e posizionandosi
dietro ad alcuni strumenti dove, il Banjo è suonato da Chitose ce saluta il
fratello con una mano proprio al fianco della propria ragazza.
Yahiro smise
di ridere e osservò la propria ragazza con addosso un vestito dorato che le
fascia il corpo fino alla vita per aprirsi in grinze pizzi e merletti e la
trovò bellissima...
Con un
cenno del capo verso gli amici, Megumi diede il suo consenso per cominciare e
Chitose, accompagnato da Tadashi alla
batteria, cominciarono a far risuonare alcuni accordi, mentre Akira ai tamburi,
teneva un ritmo non troppo veloce.
Yahiro
vide Megumi prendere fiato e cominciare a cantare una canzone in inglese che
lui non conosceva ma il proprio, di inglese, era così elevato da permettergli
di capire quanto lei stesse cantando senza preoccupazioni.
We were
both young when I first saw you
I close my eyes and the flashback starts
I’m standing there on a balcony in summer air
See the lights, see the party, the ball gowns
See you make your way through the crowd
And say hello, little did I know
That you
were Romeo, you were throwing pebbles
And my daddy said stay away from Juliet
And I was crying on the staircase, begging you please don’t go
And I said
Romeo take
me somewhere we can be alone
I’ll be waiting, all there’s left to do is run
You’ll be the prince and I’ll be the princess
It’s a love story, baby just say yes...
Yahiro rimase immobile a sentire
con quanta passione la ragazza stesse cantando la propria dichiarazione d’amore
verso lui... e aspettò che il testo ricominciasse e la parte strumentale terminasse
per ascoltare ancora quella dolce voce accarezzargli le orecchie come una
battito d’ali di farfalla...
So I sneak
out to the garden to see you
We keep quiet ’cause we’re dead if they knew
So close your eyes, let’s leave this town for a little while
Oh, oh
‘Cause you
were Romeo, I was a scarlet letter
And my daddy said stay away from Juliet
But you were everything to me, I was begging you please don’t go
And I said
Romeo take
me somewhere we can be alone
I’ll be waiting, all there’s left to do is run
You’ll be the prince and I’ll be the princess
It’s a love story, baby just say yes…
Romeo save
me they’re tryna tell me how to feel
this love is difficult, but it’s real
Don’t be afraid we’ll make it out of this mess
It’s a love story, baby just say yes…
Yahiro poggiò la schiena
contro un albero e sorrise al riferimento metaforico con Ryuu nelle vesti del
padre protettivo: ricordò ogni singolo momento, ogni attimo trascorso al suo
fianco e quella sera, in cui gli era andato dietro le spalle, sopra il tetto,
per aiutarla a cantare e il bacio mancato per colpa di Tadashi...
Rivolse il proprio
sguardo al palco notando subito la presenza di Sakura ad un flauto mentre Jun
si dava da fare con il proprio violino. Un flebile sorriso spuntò sulle labbra
di Yahiro quando vide Kei e Hikari, entrambi alle chitarre elettriche, sfidarsi
con gli occhi mentre suonavano... e Ryuu che armeggiava, dietro una console, con
tasti e aggeggi vari muovendo a ritmo di musica il coniglietto in una mano...
Megumi ricominciò a
cantare guardando Yahiro con una dolcezza disarmante...
I got tired of waiting wondering if you were ever coming
around
My faith in you is fading
When I met you on the outskirts of town
And I said
Romeo save
me I’ve been feeling so alone
I’ll keep waiting for you, but you never come
Is this in my head, I don’t know what to think
He knelt to the ground and pulled out a ring
And said
Yahiro durante il
ritornello cominciò ad avvicinarsi al palco, preso dalla voglia di abbracciarla
e stringerla a sé per rimproverarla, al contempo, per lo spavento prima subito…
Marry me
Juliet you’ll never have to be alone
I love you and that’s all I really know
I talked to your dad you’ll pick out a white dress
It’s a love story, baby just say yes
Oh, oh, oh
Quando fu proprio sotto
il palco, si rese conto che il brano era quasi terminato e allargò le braccia
verso lei. Lei, che lo guardava con gli occhi lucidi e le guance rosate mentre
muoveva le proprie labbra per pronunciare le ultime parole...
We were
both young when I first saw you
Proprio quando
le ultime parole, insieme alla musica, risuonavano nell’aria, Megumi si lanciò
contro il proprio amato, che la prese al volo, sorridendo all’espressione
innamorata che aveva assunto inconsciamente. Volteggiarono per alcuni secondi e
si fermarono solo per il bisogno impellente di immergersi uno negli occhi dell’altra
e viceversa, dimentichi degli occhi che li osservavano inteneriti.
<<
Grazie... >>
Disse Yahiro
aspettando solo di poter udire quella voce simile al richiamo degli angeli...
<<
Yahiro... >>
Pronunciò
Megumi in un soffio mentre la distanza tra i propri volti diminuiva lentamente.
<<
Ti amo... >>
Soffiarono
in contemporanea quando le punte dei loro nasi si sfiorarono dolcemente, mentre
sorridevano entrambi a quell’affermazione congiunta.
<<
Auguri. Buon compleanno... >>
Affermò con
dolcezza Megumi prima di far poggiare le proprie labbra su quelle di Yahiro e
chiudere gli occhi facendo intrecciare le proprie dita ai capelli alla base
della nuca del ragazzo, mentre lui, assaporava dolcemente il gusto delle labbra
della ragazza sostenendola con un braccio verso sé, e con l’altro tenerle la
nuca per non farla allontanare mai...
Si staccarono
sorridendo e, i loro volti, si
imporporarono sentendo i fischi di stupore e gradimento provenire dalle loro
spalle.
Solo in
quel momento si ricordarono dei loro amici e si girarono paonazzi. Cominciarono
a ridere sguaiatamente vedendo Jun e Ryuu divenuti statue di marmo dopo il
bacio.
<<
Auguri Yahiroooo!! >>
Urlarono insieme
e, il diretto interessato, non poté fare a meno di intrecciare la propria mano
a quella di Megumi e darle un casto bacio per guardarla con tenerezza
disarmante... si ricordò dell’appuntamento e le diede un buffetto sulla testa
cominciando a brontolare in modo giocoso.
<<
Tu! La prossima volta che mi pianti in tredici ti lascio! >>
<<
Non oseresti! >>
<<
Ah si?! Scommettiamo? >>
Gli ex membri della Special A li osservarono battibaccare
e risero guardandoli: stavano “litigando” con le mani intrecciati e con un tono
che poteva definirsi “ da piccioncini” ...
<<
Megumi? >>
Si fermò
di colpo Yahiro guardando come si fosse imbronciata.
<<
Mh? >>
Proclamò
lei guardandolo appena, ma lui velocemente, si portò davanti a Megumi.
<<
Ti ho detto che ti amo, vero? >>
Si sorrisero
e si abbracciarono, mentre Yahiro porgeva lei la lavagnetta che le aveva
regalato conscio di volere solo la sua Megumi
al proprio fianco.
- Fine -