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Autore: mizuki95    11/03/2012    1 recensioni
[SasazukaxIshigaki] Piccola (?) one-shot sul comportamento di Ishigaki dopo il ritorno in Giappone dal Sud America, e la reazione di Sasazuka. NON HO ANCORA LETTO TUTTO IL MANGA, oltre al fatto che la one-shot si riferisce unicamente all'anime, per cui ci potrebbero essere delle differenze sul carattere dei due personaggi.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Uellà, gente! Mi sa che ora mi specializzo in fan fiction su questo pairing! xD A parte questo, ho diverse cose da dire sulla one-shot. Prima di tutto c’è da dire che non è venuta come immaginavo. Non so proprio perché, ma ho la sensazione di aver omesso qualcosa…in caso, ditemelo voi! Ho cercato di rendere Sasazuka il più IC possibile, ma a discapito Ishigaki è diventato un bel po’ OOC, chiedo venia alle sue fans (tra cui io!)! Finalmente sto leggendo il manga, e nell’attesa di arrivare alla parte più drammatica del manga (chi lo ha letto sa già di cosa parlo ç_ç), continuerò a scrivere SasazukaxIshigaki (mi sa anche dopo, devo vedere se ho le idee e la voglia xD)! Per quel che ho capito sia dall’anime che dal manga, Ishigaki è il classico uke dolce ed ingenuo stile Ritsu Onodera di Sekai-ichi hatsukoi liceale, quindi mi dispiace non riuscire a renderlo così! Spero di rifarmi nella prossima one-shot! Infine, concludo dicendo che nonostante appaia poco, è il cruciverba il fulcro della one-shot (so che non si capisce, è colpa del mio incredibile talento a non riuscire a mettere su carta ciò che ho in mente). In realtà non so se in Giappone esistano riviste con i cruciverba, per cui ho fatto a casaccio. Anche il fatto che si scriva con gli ideogrammi è una cosa a casaccio, scusate! xD Ora vi lascio alla storia, vi chiedo di essere così gentili che se proprio non volete recensire, anche solo mettere la storia tra le preferite o ricordate fa molto piacere alla scrittrice! Perché io so, essendo un genio, che siete più di trenta persone ad adorare questo pairing, ma solo una (massimo massimo due) persona si degna di recensire! Ù-ù

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Era un tranquillo pomeriggio alla centrale di polizia, e Sasazuka stava affinando le proprie capacità deduttive con un cruciverba. Era quasi riuscito a risolverlo, gli mancava una sola parola. Veniva prima di “bito”, “persona”, ed era composta da un solo ideogramma “Tutti ne hanno bisogno” era il suggerimento posto sotto il cruciverba. Tanto per complicare le cose, pensò il detective, sospirando e alzando lo sguardo dalla rivista.

Il suo sguardo cadde casualmente su Ishigaki, dall’altra parte della stanza, che discuteva animatamente con altri colleghi di qualcosa che Eishi ignorava e che non voleva nemmeno conoscere. Osservando il ragazzo la mente dell’uomo tornò a qualche giorno prima, circa una settimana, a quando era tornato in Giappone dal Sud America per il sospetto omicidio commesso nel suddetto Paese da Haruka Katsuragi, la madre della liceale detective Yako Katsuragi.

Da quel giorno il kouhai aveva cambiato drasticamente comportamento nei suoi confronti: non gli rivolgeva la parola se non quando fosse strettamente necessario, e anche quando succedeva non si dimostrava allegro come s’addiceva al suo carattere; non gli parlava più delle cianfrusaglie tratte da anime che comprava, né gli sorrideva più; quando era in sua presenza distoglieva sempre lo sguardo, rivolgendolo verso il pavimento quando erano da soli; infine, anche quando guidava manteneva un assoluto silenzio, non facendo il minimo intervento. E considerando il fatto che con i colleghi con cui stava tutt’ora parlando rideva e parlava tantissimo, era facile intuire che ce l’avesse con lui in particolare.

La questione non gli faceva né caldo né freddo, poiché non la considerava molto importante e considerando il carattere dell’altro, quell’atteggiamento non si sarebbe protratto per molto tempo. Ma nonostante questa riflessione, al contrario delle aspettative il giovane detective continuava a trattarlo freddamente, al punto che le colleghe donne iniziarono a spettegolare su ciò. La cosa inizialmente non infastidì molto Sasazuka, abituato alla lingua pettegola delle donne, ma cambiò idea quando, durante una rapina a mano armata, Ishigaki sparò ad uno dei rapinatori, colpendogli il braccio sinistro

«Se avessi colpito un po’ più a sinistra a quest’ora saresti un assassino» lo rimproverò quello stesso pomeriggio, e per la prima volta lo sguardo distolto del giovane gli diede sui nervi «Lo so, e mi sono già scusato per questo» disse bruscamente Ishigaki, fissando l’ambulanza che stava caricando il rapinatore ferito «Non bastano delle scuse. Nessuno ti aveva ordinato di sparare» «Allora la prossima volta lascerò fare a voialtri, così non avrò la responsabilità nel caso in cui vi siano dei morti tra gli ostaggi!» sbottò il moro con evidente malumore, stupendo l’altro.

Da quando l’ingenuo Ishigaki la pensava in un modo tanto pessimista?

«Non è detto che i rapinatori avrebbero sparato agli ostaggi, Ishigaki. Erano dei dilettanti, l’avrai capito spero»

«Motivo in più per temere ogni loro reazione» rispose l’altro, incrociando le braccia. L’atteggiamento di questi dava sempre più fastidio a Sasazuka, che cambiò radicalmente discorso «Che ti prende?» «Di che parli, senpai? Non mi prende nulla» rispose il giovane continuando a non rivolgergli lo sguardo.

Alla fine il detective dai capelli chiari non riuscì più a sopportare l’atteggiamento dell’altro e afferratolo per un polso lo trascinò nel bagno degli uomini della Banca, in quel momento completamente inutilizzato «Che fai, sen…?» domandò Ishigaki, che s’interruppe quando il senpai lo spinse con forza con la schiena contro la parete e stringendogli i polsi tra le mani a mezz’aria, gli ordinò «Quando ti parlo devi guardarmi negli occhi». Il moro lo guardò sbigottito, per poi distogliere gli occhi «C-che c’entra con quello di cui stavamo parlando?»

«C’entra eccome, visto che non mi stai prestando la minima attenzione» e così dicendo da una parte portò entrambe le mani del giovane dietro la sua schiena, tenendogliene ferme stringendogli i polsi in una mano, mentre dall’altra gli afferrò il mento e lo costrinse a guardarlo «Mi…fai male, senpai!»

«Allora tu vedi di ascoltarmi seriamente!» esclamò l’uomo alzando la voce, mentre gli occhi dell’altro diventavano sempre più lucidi «Che fai, piangi? I detective non…» «Lo so, lo so!» lo interruppe Ishigaki, singhiozzando, mentre le lacrime scivolavano lentamente fuori dai suoi occhi «Lo so che sono tutto storto, ma non posso farci nulla! So che è per questo che non ti piace avermi intorno, ma non posso davvero…farci nulla…»

«Aspetta. Di che stai parlando?» gli domandò l’uomo, allentando la presa sul viso del giovane collega «E’ perché sono inaffidabile che non mi ascolti mai, non è vero? Anzi… non è colpa mia ma tua, senpai! Sei uno stupido! Senpai idiota! Senpai cattivo!». Sasazuka, irritato, stava per dirgliene quattro, quando il ragazzo proseguì

«Mi hai fatto prendere uno spavento enorme! Quando siamo stati in Sud America, tempo fa…io ti ho chiesto dove ti trovavi durante le scosse di terremoto, ma mi hai liquidato con frasi per me incomprensibili e poi hai spento il telefono! Ero in un Paese straniero, stavo seguendo un caso di cui molte cose ero all’oscuro, tu eri il mio unico punto di riferimento…e mi hai lasciato solo in mezzo a quel disordine, ripresentandoti  in seguito senza fornirmi di uno straccio di spiegazione! Ho letto il rapporto che hai fatto, ma non c’è scritto nulla sul fatto di avermi fatto morire di paura! Sono un egoista, lo so…ma io…ma io ho avuto davvero paura…che al senpai fosse successo qualcosa, come l’altra volta…è perché mi piace il senpai, che ho avuto paura…ho avuto paura per il senpai…» e da qui in poi fu tutto un singhiozzare continuo e lacrime a non finire.

Sasazuka rimase immobile e non proferì parola mentre l’altro, che finalmente aveva il pieno controllo sulle proprie mani, si asciugava le lacrime con queste. Ma improvvisamente Ishigaki si ritrovò tra le braccia dell’uomo, che lo stringevano con forza ma al contempo con estrema gentilezza «Mi dispiace» fu tutto ciò che questi disse, mentre le guance del moro arrossivano lievemente.

Appena quest’ultimo comprese che quelle parole erano tutto ciò che il senpai avesse da dirgli, tentando di liberarsi dall’abbraccio sbottò «Ma come, senpai?! Io ti ho fatto un discorso lunghissimo, mentre tu mi dici solo questo?!» «Accontentati» tagliò corto il collega, sciogliendo l’abbraccio per poi uscire dal bagno. Nonostante le sue scuse fossero sincere, Sasazuka dubitava fortemente che Jun lo perdonasse per così poco.

Per cui fu piuttosto stupito quando, al contrario delle sue aspettative, il giorno dopo lo salutò con un grandissimo sorriso sulle labbra «Vedo che ti sei ripreso» borbottò l’uomo sedendosi nell’unico divano nell’area relax «Ripreso? E da cosa? Non stavo male» rispose ingenuamente il moro, mentre si prendeva un caffè.

Sasazuka sospirò, non avendo voglia di continuare la conversazione. D’altra parte anche Ishigaki non ne aveva, visto che era partito come un razzo nello spiegargli quale fosse il suo giudizio in merito al nuovo anime che aveva visto di recente. Come sua vecchia abitudine, non gli prestò la minima attenzione e si concentrò unicamente sul maledetto cruciverba che da giorni attendeva di essere completato da lui «…vero, senpai?»

«Cosa?» domandò posando lo sguardo sul ragazzo, vedendolo stranamente arrossito e muovere freneticamente il bicchiere con il caffè tra le mani

«Ecco, ti ho chiesto…non hai fatto molta attenzione a quello che ho detto ieri, vero? Parlo della…parte relativa al fatto che mi…piaci…non vorrei che avessi frainteso, senpai! Mi piaci solo in quanto tale, non sono gay! Assolutamente, non mi piacciono gli uomini! Tu sei diverso! Ma…aspetta, non in quel senso! Maledizione, non sto riuscendo a spiegarmi bene…».

Ma diversamente da come pensava, Sasazuka aveva capito chiaramente, e non solo questo. Aveva capito pure perché il giorno prima lo avesse abbracciato, perché gli dava tanto fastidio essere ignorato dal collega, e pure l’ideogramma mancante per completare il cruciverba.

Quindi si alzò, spinse il ragazzo ad indietreggiare finché non toccò la parete grigia chiaro dell’area relax con le spalle, e appoggiando entrambe le mani sul muro, in parallela con la testa del collega, disse «Ti sei spiegato bene» e lo baciò.

Ishigaki provò diverse emozioni, l’una dopo l’altra: stupore, paura, confusione, una lieve felicità derivante dalla lingua che si muoveva con la propria nella sua bocca, e diverse altre sensazioni. Il bacio durò pochissimo, una manciata di secondi, ma era bastato per mandare in una completa confusione il kouhai ed il suo viso a fare a gara con un pomodoro per via dell’acceso rossore che lo caratterizzava.

Mentre Ishigaki era in quello stato, Sasazuka ne approfittò per prendergli il bicchiere di caffè dalle mani e allontanandosi, disse «Grazie per il caffè».

All’udire quella frase il detective tornò alla realtà e gli andò dietro reclamando la sua bevanda.


L’ideogramma mancante nel cruciverba era “koi”, “amore”. Unita a “bito” formava la parola “persona amata”.

“Amore” e “Persona amata” sono le cose di cui ogni uomo ha bisogno nella sua vita, se vuole essere veramente felice.

Ora che Sasazuka lo aveva finalmente realizzato, come avrebbe potuto farlo capire pure all’ingenuo quanto stupido kouhai di cui si era, senza nemmeno sapere come e perché, innamorato?
 

THE END

  
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