Serie TV > Sherlock (BBC)
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Autore: OperationFailed    11/03/2012    3 recensioni
A che serve baciare la polvere? Io sarò la tua polvere.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, John Watson , Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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E
sarò polvere aggrappata al respiro del vento







John era uscito per ritoccare gli ultimi dettagli. La casa nuova era pronta, restavano le mensole da fissare ai muri e una moglie ai fornelli – mancanza alla quale avrebbe presto ovviato. Si sposava.

Sherlock raccolse le poche fotografie che il dottore conservava ancora con sé e che in quel momento erano in cima ad uno scatolone impolverato. Le aveva trovate sotto la rete del letto, in una fessura lasciata dal legno scollato. John le teneva lì perché un po’ se ne vergognava, e perché papà e mamma catturati sulla pellicola erano qualcosa di troppo intimo da mostrare al mondo. O a Sherlock – e le due cose quasi si equivalevano.

Quest’ultimo le aveva trovate per caso – gli servivano le lenzuola di John per un esperimento – e quando il dottore era rientrato aveva trovato il coinquilino nella sua camera, sul suo pavimento, con le sue foto in mano.

«Cosa diavolo stai facendo, Sherlock?»

«Guardo». Non osservo, non deduco, non studio. Guardo.

Quella preferita di Sherlock ritraeva un bambino dal viso tondo come un’arancia, che nuotava nel sonno tra le braccia della madre. Trent’anni dopo sarebbe rimasto la fotocopia di quell’immagine, con la medesima espressione crucciata, le labbra sporte appena all’infuori e le guancie gonfie di sonno. Passò il pollice sopra quel volto di carta. Un velo di polvere volteggiò nell’aria come una capriola.

Conosceva John come la casa in cui nasci e invecchi per tutta la vita. John era la sua casa, quella di cui sentiva lo scricchiolio del terzo gradino prima ancora di appoggiarvi il piede. Quella in cui avrebbe saputo trovare e accendere ogni interruttore ad occhi chiusi, e calcolare l’esatto numero di secondi che l’acqua nel bagno avrebbe impiegato per diventare calda.

Ma John gli aveva dato lo sfratto – una scatolina dal contenuto luccicante mostratagli con il sorriso entusiasta del futuro sposo era stata più chiara di qualsiasi atto notarile. Non lo aveva fatto con cattive intenzioni, ma mosso da necessità. Era una casa troppo accogliente e calda perché potessero conviverci due anime roventi. Sherlock sarebbe tornato a vivere in albergo, e avrebbe continuato a sbagliare interruttore, e a sobbalzare al cigolio secco dell’armadio, e al respiro sottile dei mobili nella notte.

La soluzione era la polvere.

Si sarebbe fatto granello di polvere e avrebbe chiesto al vento un passaggio, un piccolo satellite orbitante intorno al suo pianeta inconsapevole. In un alito spinto lontano. In una caduta di nuovo al suo posto.

E forse in un raggio di sole, John lo avrebbe riconosciuto in quel granello ostinato, e lo avrebbe fatto danzare con un fievole accenno di scuse.




"A che serve baciare la polvere? Io sono la tua polvere" *









*cit. Itzik Manger. Partecipa alla Nana Bianca dello SFI
   
 
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