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Autore: Fusterya    12/03/2012    9 recensioni
A volte è proprio difficile ristabilire un equilibrio in casa e far ripartire una routine, soprattutto dopo certi avvenimenti assurdi che non capitano a tutti. Una "resurrezione", per esempio. E l'essersi finalmente rivelati l'uno all'altro. Ma questo può essere davvero difficile da gestire, certi giorni… e anche un po' ridicolo.
(Piccoli racconti seriali "post-ritorno-post-Reichenbach" che mi fanno sorridere mentre li butto giù, spero facciano lo stesso effetto anche a voi)
DISCLAIMER: nulla mi appartiene dei personaggi e delle situazioni citate, nè mi apparterrà mai.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Sto cercando di versare il caffè nella tazza ma non mi coordino troppo bene. E il latte... dannazione, a me piace un po' di latte nel caffè, ma non freddo: però stamattina l'ho fatto bruciare.
Da quanto va avanti questa storia? Forse una decina di giorni. ...ok, di notti. E il giorno dopo sembra tutto normale. Più o meno.
Vado al frigo, oggi fortunatamente sgombro di pezzi di corpi umani, lo apro e... non mi ricordo più cosa dovevo prendere.
Lo richiudo piano, con un movimento perplesso, come ho di recente chiuso il coperchio sul bidone della spazzatura di una delle mie poche certezze.
Che erano fondamentalmente 3: il mio nome,  Sherlock, eterosessualità.
Oh, dio. Devo essere impazzito. E poi lo dovevo immaginare che sarei stato... impacciato, confusionario. E anche lui. E' un miracolo se in tutte queste notti nessuno dei due si sia fatto seriamente male. A parte quando ho battuto io la tempia sulla testiera del letto.
E' un problema di… fisiologia, immagino. Mai avuto a che farci. Con un uomo, intendo. E non ho a che fare con un esperto. Anzi.
Dio… che imbarazzo. Anche solo a pensarci.
 Riprendo la tazza e mi siedo al tavolo, è abbastanza presto, spero non si svegli per adesso.
Devo riflettere da solo, senza schiamazzi, violino, velati non-apprezzamenti delle mie capacità mentali di prima mattina.
"Buongiorno, John".
Ecco, appunto.
Mi è arrivato alle spalle, scalzo e silenzioso. Quando fa il giro del tavolo e mi passa davanti, vedo che indossa solo la vestaglia. Aperta.
"Buong... Sherlock!"
Si gira a guardarmi con espressione sorpresa mentre si versa il caffè. Ma davvero? Davvero non ci arriva?
"Cosa?"
"Potresti... ecco..." indico col dito tutta la sua figura "chiudere, almeno?"
Lui si guarda, mi riguarda.
"Cosa?"
"Sherlock! Per l'amor di dio!"
Rimane con la tazza sospesa a mezz'aria e, qualora io non avessi visto bene, si gira del tutto verso di me.
"Sei davvero in imbarazzo?"
È stupito. Sul serio.
"Esiste una cosa che si chiama buon gusto"
"Oh, e tu ne hai!"
"Sherlock!"
Sorseggia un po' dalla tazza. È divertito un mondo.
"Oh… ok. Quindi soffri di imbarazzo a fasce orarie: di un tipo particolarmente sensibile alla luce del sole, John, che cosa curiosa."
"Non è imbarazzo! È una questione di... discrezione! Esiste una cosa che si chiama.... Gesù, ma con chi sto parlando? Avrei dovuto immaginarlo... dopotutto non sono io quello capace di girare in metro sporco di sangue e con un arpione in mano..."
"Va bene". sta per ridere e io mi sento un imbecille. Si accavalla i lembi della vestaglia e si siede di fronte a me "comunque... sono lusingato".
"Oh no, lo sapevo che l'avresti voltata in qualche modo subdolo."
Prendo il giornale e lo sollevo tra noi due, ovviamente ha ragione su tutto. Tendo bene il giornale perché sto arrossendo.
È così difficile, Sherlock... Io non so come spiegare nemmeno a me stesso tutto questo.
Dopo un minuto di sospettoso silenzio, avverto che c'è qualcosa che non va.
"John...."
Abbasso il giornale, lui è lì che mi guarda serio.
"Potresti, ecco" la mano destra si muove avanti e indietro nello spazio tra noi due "ecco... Il giornale... Possiamo parlare?"
Appoggio il giornale sul tavolo e resto in attesa.
"Di cosa?"
Si irrigidisce un po' nelle spalle, assume un'espressione come dire... istituzionale.
"Come va stamattina?"
Io resto zitto, poi mi guardo attorno.
"Cosa?"
Tentenna, si raschia la gola
"Come va stamattina?"
"Sherlock, che stai facendo?"
"Voglio, ecco..." di nuovo quella mano che traccia un' ipotetica linea tra di noi "fare quelle cose che le persone fanno"
"Cose? Quali cose?"
Alza gli occhi al cielo - dio John, come fai a non capire SEMPRE E SUBITO AL VOLO quello che intendo?
"Quello che le persone fanno quando hanno una relazione. Parlare, interessarsi, esse gentili, fare colazione e chiacchierare del più e del meno"
Sono senza parole. Ci metto qualche secondo a richiudere la bocca. Quindi noi abbiamo una relazione.
"Tu?"
"Perché no?"
Lo guardo come se fosse pazzo, poi provo a dirglielo scandendo le parole, casomai non riuscisse a seguirmi
"Perché tu non riesci ad avere in nessuna occasione una conversazione normale"
"Lo so. E' quello il punto. Mi meraviglio anche di dovertelo spiegare."
Adesso sì che rido.
"Vuoi…imparare?"
"Oh, per favore, John. Ho smesso di imparare qualcosa in quarta elementare. E' un esperimento. Non mi sono mai trovato in una situazione del genere, devo capire come funziona"
"Non c'è niente da capire" sporgo un po' verso di lui, non riesco a trattenermi dal ridere "non ci sono regole prefissate, Sherlock, e no… non è un esperimento."
"Non dovremmo fare colazione insieme e conversare, allora? Come si vede nella pubblicità del caffè o del bacon?"
"Santo cielo… no. Grazie per il gentile pensiero, ma se non ti va, no" mi metto la faccia tra le mani.
"Oh, grazie a dio!" sospira sollevato da un peso enorme, e allunga le mani per prendermi il giornale, che poi spalanca tra di noi .
Mi allungo un po' sul tavolo, verso di lui " tu usi la pubblicità come parametro per…. le relazioni tra persone? "
"Certo." risponde da lì dietro "non è mia abitudine infilarmi nelle case a altrui e osservare di persona come si interagisce tra… relazionati. Inoltre non me ne potrebbe importare di meno"
Mi stanno venendo le lacrime dal ridere. Relazionati? Ma che parola è? Ma che ci faccio io qui?
Qualche tempo fa ero in Afghanistan ad ammazzare gente e a farmi sparare e ora sono qui in questa situazione …
Vedo il giornale che si sposta e un sospettoso occhio acquamarina che spunta dietro esso.
"Non va bene?"
"Non va bene? No che non…" mi asciugo gli occhi "ci sarà da lavorare, qui. Però apprezzo lo sforzo, grazie"
"Prego. Puoi darmi suggerimenti quando vuoi, non la prenderò sul personale." ha ripreso a leggere con tutta tranquillità, l'argomento non lo interessa già più.
 Io sono strabiliato, come succede ogni mio fottuto giorno in questa casa.
E anche lusingato, devo dirlo. Bel tentativo.
"Ecco, pensavo…" Mi è venuta un'idea, tanto vale dirla: "la prossima mossa gentile e…. opportuna sarebbe dividere con me un minimo di incombenze."
Sbatte giù il giornale, mi guarda con le sopracciglia inarcate, offeso nel profondo
"Non sono geneticamente predisposto per fare la spesa o andare in lavanderia, John, la mia mente potrebbe superare quel punto di non ritorno che spinge al suicidio. "
"Oh no, non un'altra volta… lascia perdere." Che mi è venuto in mente?
"Ok, bene"
"…pagare qualche bolletta on line, magari'?"
"JOHN!"
"Ok, no. Va bene."
"Siamo perfettamente felici così, mi sembra, certe cose non vanno cambiate! Non si compromette l'equilibrio del mondo impunemente."
Felici. Che bella parola. Nuova per me: mi suona nuova oggi, ma mi rendo conto che è sempre stata lì, tra quelle mura, dal primo giorno.
Da quando qualcuno mi ha dimostrato che la mia mano non tremava più perché avevo trovato qualcosa di importante. Da quando ho buttato via quel maledetto bastone.
Resto in silenzio per un attimo, a inspirare e a godermi questa pace. Questa meraviglia.
Imbarazzo? Disagio? Devo essere stato un pazzo, dieci minuti fa. La sua sola presenza ristabilisce l'ordine nel mio cervello.
Lui ha ripreso a leggere, lo guardo e sa che lo sto guardando. Un istante dopo mi guarda fisso anche lui.  
Semplicemente, tante parole sono superflue.

"E fare dell'altro caffè, magari? Stavolta senza droghe?"

"JOHN!"
  
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