Wiol ono. Per te
Arya s’inginocchiò e, con grande sorpresa di Nasuada, cominciò ad allentare i lacci degli stivali per poi serrarli meglio. Con un laccio stretto fra i denti, Arya disse: < Saphira, dove si trovava di preciso Eragon l’ultima volta che gli hai toccato la mente? >
All’ingresso dell’Helgrind.
< E hai qualche idea sul percorso che intendeva seguire? >
Non lo sapeva nemmeno lui.
Rialzandosi, Arya disse: < Allora dovrò cercarlo ovunque. >
Come una gazzella, balzò in avanti e cominciò a correre per la radura; scomparve nella foresta di tende, diretta a nord, veloce e leggere come il vento.
Arya correva, una delle cose che vantava degli elfi: loro potevano correre per miglia ma non sentire la stanchezza. Correva veloce, voleva trovare Eragon. Il giovane Cavaliere si era nuovamente cacciato in un guaio rimanendo solo sull’Helgrind e mandando via la sua dragonessa Saphira dopo aver salvato Katrina la cognata, futura moglie di suo cugino Roran fratello nell’anima. Ella era stata rapita dalle feroci e orripilanti creature che avevano aggredito il villaggio di Carvahall.
Si muoveva tra gli alberi come in un angelica danza, era arrabbiata. Arrabbiata con Eragon perché era un bambino, nessuna motivazione poteva giustificare il suo assurdo comportamento. Eppure lo avrebbe trovato, e allora lo avrebbe costretto a dirle la verità e poi avrebbe continuato a proteggerlo. Forse era questo il vero motivo per cui Arya odiava tanto Eragon in quel momento, lui non si lasciava proteggere, lui aveva l’arroganza di pensare di potersela cavare da solo, specialmente adesso che aveva appreso nuove cose durante il suo addestramento a Ellesméra. Ma no, Arya sapeva che nonostante adesso il potere del giovane Cavaliere si aera accresciuto, lui era poco più di un bambino. Anche se Eragon avesse mille anni in più, lei lo avrebbe visto sempre come un bambino da proteggere, perché Arya lo vedeva così. Lei voleva proteggerlo.
Non sapeva cosa spingeva a farlo, ma sapeva che non agiva di impulso, bensì a comandarla era il suo cuore.
Arya correva e grosse lacrime cristalline iniziarono a rigarle il viso. L’Elfa si fermò davanti un ruscello, e rimase a guardare il suo riflesso. Grosse lacrime si univano allo scorrere del ruscello. Arya allungò le mani e prese tra le mani affusolate un po’ d’acqua, sciacquandosi il viso. Poi, sempre guardando il suo riflesso richiamò tutto il suo potere e muovendo flebilmente le labbra modificò la forma delle sue orecchie. Le studiò con cura e nella sua mente iniziò a battere nuovamente il nome a lei tanto familiare “ Eragon” . Ricordò come la affascinavano quelle orecchie arrotondate quando il Cavaliere la ascoltava parlare, e quando diventavano rosse nel sentirla avvicinare; cosa che non era cambiata neanche dopo la trasformazione del giovane.
Accennando un piccolo sorriso, Arya si alzò in piedi e riprese a correre.
Durante la corsa l’Elfa ripensò ai momenti passati con lui, ripensò a poco più di un anno prima, quando Eragon dopo la battaglia nel Farthen Dûr le aveva chiesto di seguire gli Urgali.
Arya! Eragon esitò, combattuto fra l desiderio di agire e il rifiuto di metterla in pericolo. Eppure se c’era una persona fra i Varden che potesse affrontare gli Urgali, quella era lei. Con un sospiro afflitto, le spiegò che cosa avevano scoperto.
Arya corrugò le sopracciglia oblique. < Non ha senso.>
< Vorresti inseguirli? >
Lei lo guardò per un lunghissimo istante. < Wiol ono. > Per te. Poi si slanciò verso il tunnel; e la lama della sua spada brillò un’ultima volta prima di venire inghiottita nelle viscere della terra.
Ripensando alle sue parole si sentì accaldata proprio nella zona delle orecchie. E immaginando di essere arrossita proprio come Eragon, rise di cuore. Rise come non era più riuscita a fare dalla sua cattura.
Ecco cosa era Eragon per lei. Lui era Cavaliere dei Draghi che tutti aspettavano, era la sua salvezza, era la sua gioia, era la sua preoccupazione. Lui era tutto. Ma lei sapeva che tra loro non sarebbe potuta funzionare.
Riprendendo a volteggiare fra gli alberi, aprì la mente agli essere viventi che le stavano intorno: si sarebbe servita dei loro ricordi per torvarlo.
Involontariamente dalle labbra dell’affascinante Elfa uscirono due parole già dette
< Wiol ono. >
Autrice ~ Saphira96