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Autore: lightoftheday    16/04/2004    1 recensioni
Una pausa di riflessione e un progetto si fondono insieme sotto i cieli della Scozia
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Billy Boyd, Dominic Monaghan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Due - Uno studio in lontananza

 

Non appena si era svegliata, quell’ultimo venerdì del mese di luglio, Elena, come aveva promesso a Chiara la sera precedente, aveva preso il telefono e l’aveva chiamata. Non si potevano telefonare tanto spesso per via dei costi esorbitanti, rimpiazzavano il tutto con il computer, ma non era la stessa cosa. Proprio per questo avevano deciso di sentirsi almeno ogni due o tre giorni, anche solo per pochi minuti. Quel giorno sarebbero arrivati quei due attori, ed Elena, un po’ di curiosità, anche se aveva fatto finta di niente con i suoi genitori, ce l’aveva. Con Chiara stava parlando proprio di questo.

- Ma che vuol dire che non ne hai idea? Se hanno detto così, sarà vero! Perché avrebbero dovuto dare dei nomi falsi?-

- In effetti… poi, così, certo, sceglierli un po’ più anonimi…-

- Appunto, ti pare che ci siano in giro tali mentecatti da prenotare come Billy Boyd e Dominic Monaghan, ma via piccolina!-

- Mah… io so che c’è anche di peggio in giro!-

- Questo è vero - aveva osservato Chiara ridacchiando. - A che ore arrivano?- aveva chiesto poi.

- Non ne ho idea, ma sono curiosa come una scimmia, credo che mi piazzerò innocentemente a leggere nella hall, perché di lì devono passarci per forza, quindi li devo vedere.-

- Cazzo! Vorrei essere lì con te! E non ci credo nemmeno se lo vedo che avresti la faccia tosta di piazzarti nella hall!- la sbeffeggiò un po’ Chiara.

- Credi, eh? Ti stupirò! Piuttosto, vedi di riuscire a liberarti per davvero per ferragosto, qui è bellissimo, e io sono sola come un cane!-

- Lo sai che farò il possibile, ma il lavoro qui è una gabbia! E poi lo sai che…-

- Non ricominciare con la tiritera delle tue tante responsabilità, la conosco di già. E capisco tutto, ma tu impegnati al massimo!-

- Ma sì che m’impegno, ma adesso, per l’appunto, devo ricominciare a lavorare, e poi vuoi far spendere ai tuoi un capitale di telefono? Dai, torna a leggere, e a pensare al futuro!-

- Ok saggia donna, torno ad immergermi nella lettura e a pensare a che lavoro farò da grande. Bacione!-

- Anche a te piccolina, a presto.-

Elena aveva riattaccato il telefono con un po’ di tristezza, non erano nemmeno quattro giorni che stava in Scozia e già Chiara le mancava così tanto. Immersa in questi pensieri, aveva preso il libro che aveva cominciato a leggere, un telo da mare che avrebbe appoggiato sull’erba e si era incamminata fuori dalla sua stanza addentrandosi ben presto nel parco dietro all’albergo.

Il cielo era leggermente coperto, cosa piuttosto normale in Scozia, Elena infatti quando usciva portava sempre un piccolo ombrello con se, dato che la pioggia l’aveva sorpresa più di una volta. Per non dimenticarselo, giacché lei era una di quelle persone che sarebbero state capaci di lasciare anche la testa se non l’avesse avuta attaccata al collo, l’aveva appoggiato fuori della porta del piccolo appartamentino dove sua madre e suo padre l’avevano fatta sistemare per quel soggiorno.

 

L’albergo dei suoi genitori era uno dei più grandi e più lussuosi della zona. La costruzione di quel plesso pare risalisse addirittura agli inizi del ‘900, era stata una grande casa colonica, venduta poi agli inizi degli anni “60 e trasformata in un albergo. Elena non conosceva precisamente tutta la storia, sapeva solo che l’albergo era stato per diversi anni chiuso e che poi era stato riaperto senza però ottenere il successo che ci si aspettava. Da quando la gestione era passata nelle mani del padre di Elena e dei suoi soci, apportate le dovute ristrutturazioni, la struttura aveva cominciato a funzionare nuovamente anche grazie all’ultimo avvistamento di Nessie, avvenuto nel 1997. Quando suo padre aveva venduto l’azienda e rilevato l’intera proprietà, aveva fatto costruire una nuova ala e aveva apportato delle modifiche notevoli a tutto l’ambiente, rendendo l’albergo un posto piuttosto lussuoso. L’intera struttura comprendeva duecentocinquanta camere da letto, piscina al coperto, palestra, vari servizi tra cui sauna e bagno turco. Nei molti ettari di terra che lo circondavano c’erano due campi da tennis e una piscina riscaldata all’aperto, che raramente veniva usata se non per qualche festa privata che ci si era tenuta sporadicamente.

Era sicuramente una struttura non alla portata di tutti, tuttavia era uno degli alberghi più famosi della zona ed era sempre piuttosto frequentato anche nei periodi di bassa stagione. A parte per il lusso e per i molti servizi che offriva, che lo rendevano un luogo adatto per una vacanza all’insegna del relax, l’albergo era sicuramente rinomato per il suo ristorante, che era sicuramente il più caratteristico della zona. Accanto ad un menù ricco di piatti tipicamente legati alla tradizione scozzese infatti, si potevano trovare tutti i piatti tipici toscani, un’innovazione apportata dalla madre di Elena che dirigeva ottimamente il ristorante. Era senza dubbio insolito trovare nel nord della Scozia un ristorante dove si potesse gustare Acquacotta alla Maremmana, bistecche e Schiacciata alla Fiorentina. Era stato un esperimento, i genitori di Elena avevano voluto provare a portare un pezzo della loro Toscana con loro, non sapendo se avrebbe funzionato. Con grande soddisfazione quello era diventato uno dei punti di forza del ristorante.

 

Con disappunto di sua madre, Elena si era sempre rifiutata di mangiare a pranzo da quando era arrivata. Era un’abitudine che aveva preso negli ultimi mesi, forse brutta, ma era inutile che mangiasse se non aveva fame, quindi evitava. All’ora di pranzo arrivava alla cucina del ristorante, alla quale aveva libero accesso, si preparava un the e subito dopo averlo bevuto tornava fuori a leggere il suo libro. Anche quel giorno infatti, Elena aveva fatto la stessa cosa: alle tredici si era presentata in cucina e aveva messo l’acqua a bollire, poi tranquilla si era diretta verso la hall dell’albergo.

Aveva ripensato a quello che le aveva detto Chiara quella mattina, sul fatto che non avrebbe mai fatto una cosa del tipo mettersi ad aspettare fingendo indifferenza Monaghan e Boyd. Aveva ragione lei: dopo quei dieci minuti sarebbe andata via nuovamente, figuriamoci se avrebbe aspettato che quei due arrivassero. Si era messa seduta su uno dei divani, ricominciando a leggere fino a che la sua attenzione non era stata monopolizzata da qualcos’altro.

Indubbiamente erano loro quelli che stavano entrando, Elena ridacchiò sommessamente, dato che non credeva proprio che il caso avrebbe voluto una coincidenza simile. Elena li aveva visti mentre entravano nella hall dell’albergo, il portiere aveva subito chiamato qualcuno perché si occupasse dei bagagli, e loro erano rimasti per un attimo fermi davanti alla reception ad aspettare. Aveva continuato per un po’ a fissarli, non se l’era potuto impedire: era certa che fossero loro, tuttavia vederseli davanti in carne ed ossa era ben diverso dal vederli in foto o negli speciali di un dvd: sembravano diversi.

Elena non avrebbe saputo dire in cosa precisamente, forse era a causa l’immagine stereotipata che si ha sempre di qualcuno famoso. Era come se si aspettasse che avrebbero avuto un atteggiamento diverso, chissà poi quale, invece sembravano due ragazzi comuni: entrambi in jeans, avevano pochi bagagli con loro. Avevano parlato con l’addetta alla reception che aveva consegnato loro le chiavi delle loro camere, poi Monaghan si era guardato intorno e aveva beccato lo sguardo di Elena, che imbarazzatissima aveva subito abbassato gli occhi fingendo di leggere. Solo quando entrambi se n’erano andati aveva avuto il coraggio di alzarsi e tornare in cucina, dove era sicura che l’acqua per il suo the stava già bollendo.

Che figura di merda, pensò, devono aver pensato che sono una loro fan, sono veramente una gran furba! Prese il cellulare e inviò un messaggio di testo a Chiara, doveva condividerla quella cosa!

 

I giorni che seguirono continuarono ad essere scanditi dalla solita routine per lei. La mattina si alzava non più tardi delle nove e mezza, usciva con il suo telo da mare e nella sua borsa metteva il cellulare, l’ombrello, il lettore cd portatile e il libro, si addentrava nel parco cercando un posticino tranquillo dove passare le sue ore a leggere o semplicemente ad ascoltare musica e a pensare, perdendosi nel paesaggio che aveva intorno. La Scozia del resto era veramente bella.

L’unica interruzione a quella contemplazione era qualche messaggio che le arrivava da sua sorella, o da Chiara, raramente era qualche suo vecchio compagno di classe, o qualche altro amico.

Rientrava in albergo all’ora di pranzo, per prepararsi il the, poi usciva nuovamente per rientrare alle cinque del pomeriggio, quando i suoi genitori prendevano una pausa dal loro lavoro e passava un po’ di tempo con loro. Poi andava in palestra, o a nuotare, o una cosa qualsiasi che la struttura alberghiera le offriva, fino a che non arrivava l’ora di cena. Le sue serate scorrevano davanti al computer, a chattare con Chiara e sua sorella, o semplicemente a navigare in internet tanto per divertirsi un po’. Fortunatamente nel portatile aveva un lettore dvd, le aveva risolto già diverse serate piuttosto noiose, dall’Italia aveva portato diversi tra i dvd dei suoi film preferiti, tra cui anche i cofanetti de Il Signore degli Anelli, ma non l’aveva mai messi, dato che le veniva da ridere se solo pensava che stava alloggiando nello stesso albergo di Monaghan e Boyd.

Erano due strani tipi qui due, Elena era arrivata a quella considerazione. Li incrociava molto spesso, tanto che si accorse che avevano quasi i suoi stessi orari. In genere Elena arrivava a fare colazione quando loro si alzavano per uscire, infatti tutte le mattine andavano via per quasi tutto il giorno, tornando in albergo solo verso sera. Elena li incrociava sempre in serata quando andava in palestra, ogni tanto gli aveva incontrati anche a nuotare, anche se dopo la figuraccia del primo giorno aveva sempre evitato di guardarli troppo, anche se le suscitavano una curiosità enorme. La domanda principale era essenzialmente cosa ci facessero in quel posto sperduto e apparentemente privo del normale intrattenimento al quale dovevano essere abituati due come loro. Era ovvio che stavano facendo qualcosa di particolare, dato che conducevano una vita apparentemente piuttosto ritirata. Elena non li aveva mai visti uscire la sera, spesso li incrociava al bar dell’albergo mentre chiacchieravano davanti a qualcosa da bere, ma da quello che aveva potuto notare lei non avevano mai fatto tardi. Certo non garantiva per quel che facevano durante il giorno lontani dall’albergo, ma del resto, a lei che importava?

Nonostante tutto a lei un po’ importava, sapeva che non la riguardava, ma la curiosità era ben presente nella sua testa. Il commentaccio fatto con Chiara, una sera in chat, era stato che forse le storie sulla loro relazione omosessuale che giravano su internet erano vere.

Chiara le diceva sempre di buttarsi, di scambiarci due chiacchiere, quando mai le sarebbe capitato di poter parlare con due attori famosi come quei due? Per due come loro, grandi appassionate di cinema, era un’occasione più unica che rara! Ma Elena non era certo una coraggiosa, si sarebbe imbarazzata troppo ad attaccare bottone così, senza un motivo importante.

Con sua evidente sorpresa furono loro ad attaccare discorso con lei, pochi giorni dopo, in palestra.

Come al suo solito Elena, con le cuffiette alle orecchie, stava facendo i suoi quaranta minuti di cyclette, quando si sentì toccare una spalla. Trasalì leggermente, era completamente immersa in una dimensione sua, quando si girò per poco non le prese un colpo. Si aspettava tutt’al più suo padre, o sua madre, invece era Monaghan. Elena si fermò e si tolse uno degli auricolari.

- Scusami se ti disturbo, hai molto ancora?-. Elena guardò il timer un po’ imbarazzata, le mancavano appena cinque minuti. Tra tutte le biciclette che c’erano, tutte occupate, perché proprio da lei era venuto? Sbirciò con la coda dell’occhio verso le altre cinque postazioni e notò che erano tutte occupate da attempate signore, e capì.

- Cinque minuti.- rispose, cercando di non sembrare strana.

Monaghan la guardò e sorrise, si scusò ancora per averla interrotta e andò via. Elena si era rimessa l’auricolare e aveva continuato, le veniva da ridere, ma cercò di non farlo.

Dopo la cyclette decise di fare un po’ di camminata veloce su uno dei tapis roulant, non aveva il cellulare con se, altrimenti avrebbe subito avvertito dell’accaduto Chiara.

 

***

 

- Secondo me ha almeno ventiquattro, venticinque anni…- aveva affermato Billy mentre stava entrando con Dominic nello spogliatoio maschile della palestra dell’albergo.

- Ma no, io l’ho vista in faccia da vicino, ti dico che è più piccola.- aveva ribattuto Dominic convinto.

- No, secondo me no. Non so, la guardavo in questi giorni e non mi sembra che possa avere meno di quell’età.-

- Ma perché sembra sempre così seria, concentrata, sarà una di quelle adolescenti problematiche, sempre a leggere e a farsi seghe mentali, o giù di lì.-

- Adolescente addirittura, ora esageri!- osservò Billy.

- Io le do al massimo diciotto anni. Solo che mi chiedo che ci fa una diciottenne da sola in un posto simile.-

- Appunto, io dico che è più grande.-

- Ma se anche fosse, non capisco ugualmente che ci fa da sola qui, e poi a noi che ce ne viene di sapere quanti anni ha?- Aveva chiesto Dominic mentre si preparava per farsi una doccia.

- In effetti niente, assolutamente niente.- rispose mentre l’altro si allontanava.

Quando già aveva aperto il rubinetto dell’acqua Dominic gli aveva gridato:- Almeno fosse carina, potrei capire perché ne stiamo a parlare, ma così, è ridicolo!-

- E certo, perché per te quando non sono fiche stratosferiche, farebbero bene a buttarsi giù da una rupe!- aveva commentato Billy.

- Ora non esagerare,- aveva detto a voce alta Dominic, - Solo che proprio non mi attira.-

Lì la discussione si chiuse, anche Billy fece la doccia e poi erano tornati nelle loro stanze .

Solo la sera, qualche ora più tardi, ritornarono su quella discussione. Erano al bar dell’albergo, seduti ad un tavolo con due birre davanti e avevano visto Elena seduta ad un altro tavolo un po’ distante dal loro, ovviamente sola, con un bicchiere davanti che leggeva come al suo solito. Come se niente fosse avevano riattaccato con quella discussione. Billy si era fermato a guardarla e aveva fatto un commento, uscendo del tutto dal seminato della conversazione che stavano facendo lui e Dominic.

- Almeno ventitre, non uno di meno.-

Dominic l’aveva guardato un po’ stranito, aveva capito che parlava della ragazza che avevano incrociato tante volte in quei giorni solo dopo qualche secondo, quindi disse deciso:- Non ne ha più di diciotto.-

- Diciotto sono troppo pochi, Dom!- ribatté Billy.

- Ma che palle Billy, m’hai scocciato! Ma che ti frega poi, vorrei sapere?-

- Come ti scaldi subito, si fa così per parlare…-

- Allora chiariamocelo questo dubbio.- disse Dominic, facendo un cenno al cameriere e chiamandolo al tavolo. Chiese di offrire un altro giro di quello che stava bevendo ad Elena. Billy lo guardò malissimo, quando il cameriere era tornato indietro subito espresse il suo disappunto.

- Ma che bisogno c’era?-

- Nessuno, così, tanto per fare.- disse Dominic sorridendo a Billy, con fare innocente. L’altro lo guardò scuotendo leggermente la testa.

- Questo te lo offrono quei signori a quel tavolo, Elena.- gli aveva detto Christopher, il cameriere in questione, portandole un altro gin tonic. Elena si sporse per guardare chi era che gli stava facendo quello scherzo, e vide Boyd e Monaghan, quest’ultimo che le faceva un cenno con la mano.

- Oh cazzo!- le scappò detto a voce alta e in italiano fortunatamente, non riusciva a capire il perché e il per come di quel gesto. Anche se ne aveva già bevuto uno e non sarebbe stato il caso di berne un altro, le sembrò brutto rifiutare, rispose al cenno educatamente, non sapendo che aspettarsi. L’imbarazzo salì quando vide Monaghan alzarsi e andare verso di lei seguito da Boyd, che sembrava un po’ meno propenso a fare quella cosa.

- Ciao! Ti disturbiamo?- chiese Dominic. Elena scosse la testa, cercando di sorridere dissimulando l’imbarazzo. Dominic le tese la mano, presentandosi.

- Io sono Dominic, ciao!-

Elena prese la mano che il ragazzo le aveva offerto e disse:- Ti dirò, ho già visto parecchie volte la tua faccia, e anche la tua se è per questo!- Dicendo queste ultime parole lasciò la mano di Dominic e tese la sua a Billy, dicendo:- Io sono Elena, piacere di fare la vostra conoscenza.- Fatte le presentazioni li invitò a sedersi.

Parlarono per un po’ di stupidaggini, dell’albergo e del tempo che aveva fato in quei giorni, ma dopo poco Dominic subito arrivò al punto.

- Senti, la verità è che vogliamo farti una domanda, su un dubbio che abbiamo su di te.-

Elena li guardò entrambi stupita, avevano un dubbio su di lei? Se aveva pensato che erano un po’ particolari, la sua tesi era stata appena dimostrata. Li invitò a parlare, Billy prese la parola.

- Niente di che, una sciocchezza… è che ti abbiamo vista spesso in questi giorni e ci è venuto questo dubbio. Non è carino chiedere l’età alla gente, ma volevamo sapere quanti anni hai, sempre che non ti dispiaccia dircelo…-

Elena gli sorrise, aveva notato che era un po’ imbarazzato.

- In genere me ne danno un po’ di più in effetti, comunque, ne ho venti.-

Dominic ci era andato più vicino in effetti, infatti disse subito:- Te l’avevo detto che non ne poteva avere venticinque!- Billy lo guardò un po’ male, ed Elena rise.

Non vedeva l’ora di raccontarlo a Chiara.

   
 
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