The
ultimate
birthday present
«The greatest
gift is a portion of thyself.»
Ralph Waldo Emerson
«Dove
sei stato?» la voce di Sherlock
accolse John quando egli mise piede nell’appartamento al 221b
di Baker Street. Il
detective era occupato a osservare qualcosa al microscopio, concentrato
in
chissà quale dei suoi numerosi esperimenti, tuttavia aveva
notato l’arrivo del
suo coinquilino non appena questi, entrato, aveva gridato un saluto a
Mrs
Hudson, rompendo il sacro silenzio di cui egli si circondava quando
metteva
alla prova le sue facoltà cerebrali.
«A
comprare il latte, come ti avevo detto.
Tu non lo fai mai.» gli rispose John. In effetti il detective
preferiva
occupare il frigorifero con altri prodotti deperibili, quali i
raccapriccianti
oggetti dei suoi esperimenti.
Sherlock
spostò lo sguardo vispo dal tavolo
su cui stava lavorando sul dottore. «Non provarci nemmeno.
Sei un normalissimo
essere umano; non cercare di ingannarmi, non ci riusciresti.»
John si
limitò ad alzare gli occhi al
cielo, abituato alle considerazioni del detective sul quoziente
intellettivo medio
del genere umano. «Sherlock…» lo
rimproverò infatti senza troppa convinzione.
«Sei
stato fuori per quattordici minuti.
Compri il latte in un supermercato che è distante, a piedi,
un minuto da casa,
vai sempre lì –l’ho vista la cassiera,
sai?-; il tempo totale del percorso è
dunque di due minuti. Altri cinque minuti, al massimo, per prendere un
cartone
di latte dal banco del supermercato, portarlo alla cassa, pagare e
flirtare con
la cassiera, che non può darti troppe speranze per non
perdere il lavoro, essendo
sposata e con bambini da sfamare – notato il segno della fede
sfilata
dall’anulare e i giocattoli dei figli che porta sul luogo di
lavoro e nasconde
nelle tasche della divisa? Come vedi, i conti non tornano, anche
considerando
eventuali contrattempi.»
«Potrei
aver incontrato qualcuno ed essermi
fermato per una chiacchierata...» tentò di dire
John, ma venne prontamente interrotto
da Sherlock, che non aveva terminato di presentare le sue
considerazioni.
«Hai i
lacci di una scarpa allentati, il
che significa che avevi fretta, non avevi il tempo di fermarti per
stringerli –
l’avresti fatto solo se entrambe le scarpe fossero state
nella stessa
condizione, per non rischiare di cadere. Dunque quattordici minuti, eri
di
fretta… A quest’ora una giovane dottoressa di
nostra conoscenza ha finito il
turno, ma diciassette minuti fa ha ricevuto una chiamata in cui tu le
chiedevi
di incontrarvi in ospedale – t’ho visto parlare con
qualcuno al cellulare prima
che uscissi di casa: i tempi per raggiungerlo sono rispettati e la
fretta
deriva dal fatto che lei doveva tornare subito a casa, per la cena con
i
genitori di cui ci aveva parlato qualche giorno fa.» Durante
tutto il lungo
discorso Sherlock non si era mai interrotto, come era solito fare
quando
seguiva ed esponeva il veloce corso dei suoi ragionamenti, sempre un
passo
avanti a quelli dei comuni mortali. «Mi sbaglio?»
Ormai John non
rimaneva più a bocca aperta
quando il compagno dava sfoggio delle sue mirabili capacità
intellettive, ma
stavolta non riuscì a trattenere un mormorio di fastidio.
Aveva davvero sperato
di tenere la cosa nascosta a Sherlock, di sorprenderlo per una volta,
ma questi
aveva capito tutto prima ancora che il dottore stesso finisse di
organizzarla.
«Non hai bisogno di una conferma, vero?»
«No,
ma lo sai che mi galvanizza che sia
riconosciuta l’indiscutibile validità delle mie
deduzioni.»
Alzò
gli occhi al cielo, ancora, John,
incapace di proferir verbo dinanzi all’egocentrismo che
Sherlock non si
premurava mai di contenere e che lo lasciava sempre senza parole. Potevano tanti pregi e difetti coesistere in
un’unica persona, senza che nessuno prevalesse, rendendola
anzi assolutamente
perfetta, per lui?
«Perché
eri con Molly?»
John si vide
costretto a svelarlo. «Lei ti
conosce da tanto tempo, più di me. Volevo chiederle un
consiglio per farti un
regalo per il tuo compleanno.» Il dottore si morse
impercettibilmente un
labbro, istintivo segno dell’imbarazzo che quella confessione
forzata gli
causava.
«Oh.
Non dovevi.» Il giovane detective
parve momentaneamente senza parole, di fronte all’attenzione
che John aveva riservato
per quella ricorrenza considerata ordinariamente così
importante. «E, dimmi, ti
ha suggerito qualcosa in particolare?»
Tu
sei il più bel regalo che Sherlock ha ricevuto nella sua
intera vita. Lui non
ha bisogno di altro se non di te.
«Oh,
sì.» disse semplicemente John prima di avvicinarsi
al suo coinquilino e
baciarlo dolcemente.
Note:
Il titolo della storia è ispirato a The
Ultimate
Christmas Present, Disney
Channel Original Movie del 2000.
Non so quanto il St Bartholomew's Hospital, dove Molly lavora nella serie, sia distante da Baker Street, ma per esigenze di trama non ho supposto un'eccessiva lontananza.