Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: Anouk92    14/03/2012    1 recensioni
Tabhita, Sarah e Beverley sono tre sorelle, figlie di una ex campionessa olimpica di ginnastica artistica. Si allenano nella palestra della madre insieme a tante altre ragazze e ragazzi e anche con tutto il resto della famiglia. La loro dura vita da ginnaste deve fare i conti con la vita da ragazze, con i loro sogni, aspirazioni e con tutti i problemi tipici. Tutto questo per realizzare un sogno: le Olimpiadi!
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Tabhita
 
Alle sei del mattino eravamo già tutti in palestra. E questo andava avanti da ben diciassette anni per me.
Alzarsi al mattino era sempre troppo difficile! Non era di certo questione di abitudine!
Anche quel mattino eravamo in ritardo, e mia madre stava sbraitando contro Beverley un’altra volta per la colazione fin troppo abbondante.
Abitavamo da sole da quasi due anni. Io, mamma, Sarah e Bev. Quattro donne in una casa sono fin troppe, specie se c’è una sorta di competitività crescente.
Sarah era in assoluto la migliore ginnasta di tutta la palestra Keeghan, ma non per questo perfetta o con manie di grandezza, anzi aveva sempre riconosciuto di avere problemi alla trave e aveva imparato l’arte dell’umiltà, ma era sempre stata ossessionata dall’idea di non raggiungere la perfezione!
Bev invece era tutt’altro che modesta! Forte, determinata e sicura di sé. La migliore alla trave. Continuamente al lavoro, e a migliorarsi. Abile, instancabile, la sua vita era respirare l’aria della palestra e provare a tutti di essere un’ottima ginnasta!
Poi c’ero io, Tabhita. Quella dalla quale tutti si erano sempre aspettati grandi cose. Quella che aveva valicato la soglia della keeghan per prima e che, da allora non era stata capace di mollare. E sapete perché? Perché Alice, mia madre, era stata da sempre la mia coach, nonché proprietaria della prestigiosa palestra nella quale io e le mie sorelle avevamo l’onore di allenarci!
E si, l’onore…
Quante volte avrei preferito essere più sfortunata e non avere questo famoso e devastante onore!
Il punto è questo; sei un Keeghan? Si? Allora devi allenarti alla Keeghan e come minimo vincere una decina di gare o stabilire dei record o cose così!
Tutto ciò aveva trovato inizio tantissimo tempo prima, quando il padre di mia madre, dopo aver vinto le nazionali, i mondiali e le olimpiadi, aprì la sua grandiosa palestra e costrinse le sue tre figlie ad allenarsi!
Il nonno era stato un campione della ginnastica. La sua specialità?  Parallele simmetriche. Gli riuscivano davvero bene. Così, tutto gasato per i suoi successi sportivi, aveva cercato di trasmettere questo entusiasmo alle figlie. Ma non erano tutte e tre dello stesso parere. Sia mia madre che le zie erano diventate veramente bravissime,ma a poco a poco zia Diane e zia Jo fecero capire al caro nonno che non avrebbero basato la loro vita sulla sua passione. E invece mia madre?
Mia madre, a differenza loro, si appassionò. E la sua passione crebbe ogni giorno di più, tanto da arrivare alle olimpiadi nel ’92 e a vincerle pure!
Aveva sedici anni allora, e furono tempi di gloria sia per lei che per mio nonno, rimasto impressionato dalla bravura della sua seguace! Dopo poco più di un anno per mia madre cambiarono tante cose e la sua carriera da ginnasta terminò alle olimpiadi del ’96 in malo modo. Ha sempre cercato di non andare sul particolare su questo fatto. Si sa solo che nessuno sa cosa realmente le successe! Neppure su internet ho mai trovato qualche articolo sulla fine della sua carriera da ginnasta. E penso che non ne troverò mai!
Comunque sia, a parte queste chiacchiere, mio nonno era stato un campione e altrettanto mia madre, quindi quando ebbi l’età adatta per cominciare un allenamento un po’ più serio che quello dei bambini di tre anni, anche io mi dovetti avvicinare a quel sogno di gloria!
Sono sempre stata brava, ma non avevo mai creduto di diventare la macchina da guerra di mia madre. Lei aveva sempre puntato su di me più che su chiunque altra!
“Perché quando ti impegni riesci come nessun’altro!”-diceva lei.
Ma non le avevo mai creduto. Praticavo quello sport perché ero brava e mi piaceva, ma non avevo mai avuto il coraggio di uscire il naso fuori dalle grandi finestre della Keeghan per cercare qualcosa che non fossero i soliti volteggi o le capriole sul tappeto.
Io non avevo mai avuto il tempo e il permesso di guardarmi dentro un po’ più a fondo e capire chi fossi. Ero una ginnasta, così avevano voluto!
Presi il borsone e uscii di casa, seguendo mia madre, ancora super arrabbiata con Beverley.
Non lo faceva apposta, lei era convinta di fare del bene, perché un atleta soprappeso non sarebbe stato proprio bello da veder volteggiare alle parallele.
“Questa è l’ultima volta che urlo, Bev! La prossima volta ti faccio smaltire in palestra con un’ora di allenamento in più!”.
“Andiamo! Che cosa ho fatto di male adesso?”.
Avevano continuato così per tutto il tragitto casa palestra.
Avevamo quindici minuti di ritardo,e per mia madre era una catastrofe. Infatti non appena fermò l’auto al parcheggio, ci spinse in palestra con tutta la sua forza, urlandoci: “A cambiarvi! Siate veloci!”.
Come disobbedirle?
Non appena arrivate nello spogliatoio, Bev non ci diede neanche il tempo di toglierci le scarpe che già era bella e pronta con il suo body blu vellutato con strass celesti.
“Datevi una mossa, voi due!” - urlò, mentre legava i capelli – “O dovrete vedervela con la mamma alla trave e, considerate le vostre attitudini , non credo possa divertirvi molto!”.
“Bev, piantala! – cominciò Sarah, facendo girare la lunga coda su se stessa e legandola con un elastico di seta – Sei odiosa quando fai così!”.
Le guardai,ancora assonnata. Provai a sciogliere collo e spalle per svegliarmi, ma mi sentivo in una bolla.
“Sarò pure odiosa, ma Tabhita dovrebbe davvero muoversi! Sta ancora dormendo!”.
Sarah mi diede un colpo sul braccio: “Buongiorno! Tabbhy, non per dare ragione a questa cimice, ma davvero hai bisogno di svegliarti sorellina!”.
Beverley rise e scappò in palestra.
“Meno male che è andata via, non la sopporto con quella vocina stridula!” – sentenziai, sospirando.
Sarah sorrise: “Hai ragione, ma ti avverto Tabbhy, siamo arrivate tardi stamattina, quindi alza quel sedere dalla panca, - e dicendo questo mi trascinò per un braccio – e adesso che siamo belle sveglie, andiamo ad appenderci alle parallele!”.
“Dimentichi il riscaldamento…”.
Sarah mi tirò con se e io urlai.
Arrivammo in palestra, ridendo.
“Forza, ragazze!”- ci incitò zio Louis, il secondo allenatore della palestra.
Lui si occupava soprattutto delle parallele. Era il mio preferito.
“Vi voglio super cariche! Riscaldatevi!”.
Così qualche pensiero cattivo andò via dalla mia mente per qualche secondo.
Ecco le nostre giornate tipiche. Siamo ginnaste, è questa la nostra condanna. Sicuramente la mia, perché Beverley aveva dentro una grande passione e Sarah invece si era sempre divertita.
Io avevo sempre sopportato, ma in fondo senza la ginnastica la mia vita non sarebbe stata così intensa.
Mia madre era entrata nel suo ufficio, per sistemare la cose di burocrazia quotidiana. Le zie erano con lei. Zia Diane teneva due caffé in mano.
“Sono in super ritardo, stamattina! Tutto questo grazie a Beverley che è sempre la solita ingorda!”.
Zia Jo ridacchiò: “Allora penso che il caffé non le serva Diane,mi sembra molto più che sveglia!”.
“L’ho notato. Lo vuoi tu, Jo?”.
“No, grazie. Sarebbe il secondo!”.
“Caffè? Come potrei berlo? Sono troppo agitata! Non trovo più i fogli con le firme dei genitori per le gare regionali! Come faccio? Sono tra meno di due settimane e devo presentarli domani!”.
Mia madre le guardò,particolarmente confusa.
“Sta calma!- cominciò zia Diane, posando uno dei caffè sulla scrivania – Ti ricordo che ho messo a posto qui dentro ieri,perchè era un inferno! Le pratiche firmate sono tutte nel secondo cassetto della tua scrivania!”.
“Potevi dirlo subito, invece che farmi cercare come una pazza?”.
Mia madre prese i fogli, mentre le zie sospirarono, rassegnate.
“Devo controllare che non ne manchi neanche uno! – poi le guardò mezzo secondo e sorrise – Sono le sette, voi cominciate a lavorare più tardi, giusto?”.
“Scordatelo, Alice!”- urlò zia Jo.
“Andiamo, io devo andare ad allenare le mie ragazze, sono già in ritardo! Voi non avete niente da fare per questi trenta minuti!”.
“Alice, io…”.
Zia Diane non poté finire di dire di no, che già mia madre le aveva abbracciate.
“Vi ringrazio! Siete splendide!”.
“Alice!”- urlò zia Jo, guardando mia madre scappare via da quel posto.
“Non abbiamo detto di si, Diane!”.
“Ci vendicheremo un giorno, vedrai. Ora al lavoro!”.
Povere zie! Mia madre cercava sempre il modo per affibbiare loro i lavori che meno le piacevano, vale a dire quelli da ufficio!
Stavo provando delle aperture, per riscaldarmi, quando Olive, l’altra coach, per intenderci colei che si occupava del volteggio, mi si presentò davanti, con le braccia incrociate.
Alzai la testa per guardarla.
“Che ha fatto?”- chiesi sentendomi già colpevole di qualcosa.
“Sto aspettando te! Non hai voluto provare l’esercizio di gara, ieri.”.
“Probabilmente non andrei comunque bene al volteggio. Punto solo sulle parallele!”.
Olive si fece seria in viso.
“Alzati, e vieni immediatamente a provare quel benedetto esercizio di gara!”. 
I suoi grandi occhi neri mi penetrarono.
Così mi alzai, rassegnata e raggiunsi la mia postazione.
“Vedi di farlo bene quel Yurchenko!”.
“Il primo salto viene bene,ma quello teso è terribile!”.
“Perché non ti concentri, Tabhita! Hai bisogno di più slancio e più concentrazione!”.
“E’ facile a dirsi. – bofonchiai, guardando la pedana – Concentrazione!”.
Chiusi gli occhi mezzo secondo immaginai nella mia testa il salto teso. Dovevo riuscirci bene. Ero una ginnasta ad alto livello. Potevo farcela.
Presi la mia rincorsa, poi la rondata, battuta sulla pedana e via col salto raccolto, ma il teso non riuscì neanche quella volta. Caddi di schiena.
“Ma perché non devo riuscirci?”.
“Tabhita, sta calma! Devi solo riprovarci un milione di volte!”.
“Prima ci riuscivo, Olive!”.
Lei mi guardò e mi disse: “Lo so, e probabilmente il problema è che sei allungata un po’!”.
“E’ impossibile! Mi alleno tutti i giorni per evitare questo!”.
“Tabhita, non siamo tutti uguali. Anche allenandoti, hai preso qualche centimetro. E’ una questione di ormoni, basterà lavorare un po’ sul controllo del tuo corpo e vedrai che ci riuscirai di nuovo. Prova a fare un normale Yurchenko, finché non sarà perfetto, così avrai il controllo del salto e dello slancio e poi riproveremo con quello che non ti riesce! Abbi pazienza!”.
“Non posso diventare ancora più alta!”.
“Evita di pensarci! Hai preso un paio di centimetri, non è una tragedia!”.
“Ma le ginnaste devono essere piccole per fare quello che fanno. Io come riuscirò a vincere con un semplice Yurchenko? Come potrò andare in nazionale se non riesco a fare gli esercizi perché sono troppo alta?”.
Olive gettò gli occhi al cielo. Come sempre stavo esagerando e ingigantendo la mia situazione.
Mi prese per le spalle e mi disse: “Piantala di blaterare! Fidati dei consigli che ti darò. E del tuo corpo! E’ tuo e lo sai gestire, non si sta compromettendo nulla! Calmati!”.
Annuii, basita. Va bene, avevo esagerato! 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Anouk92