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Autore: Suriru    14/03/2012    2 recensioni
Finalmente anche io parto con una Nizzy!!!
Noah si troverà a vagare per la città senza una meta, per ritrovarsi al parco cittadino durante una giornata speciale...
Cosa avrà in serbo per lui il destino?
Dal testo:
Ormai avevo chiesto a tutti! Proprio quando cominciavo a perdere le speranze e stavo per tornare a casa, sentii qualcuno picchiettarmi sulla spalla. Mi girai e venni stretto da un abbraccio che più che altro assomigliava ad una morsa.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Izzy, Noah
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Destino…



È passato ormai quasi un anno dalla fine del reality.
Quello stupido programma…
Non mi ricordo neanche il motivo del perché ci avevo partecipato! Il destino forse aveva deciso per me. A volte mi chiedo: ma come fa la gente a vedere certe cose?
A me che è servito andare lì? Forse non ci crederai, ma è servito! Grazie a quell’incubo io sono riuscito a farmi degli amici.
Io! Noah, il ragazzo più asociale della terra, quello sarcastico e distaccato.
Ma ormai credo che quel Noah se ne sia andato per sempre. O almeno una parte di lui. Adesso ho degli amici, molti, tra cui il mio migliore amico: Owen.
E poi Cody, Tyler, Dj, Trent…
E Izzy…
Sì, anche lei. In fondo è la ex di Owen!
Quella pazza ragazza, folle, imprevedibile. Ma anche dolce e gentile…carina…
No! Solo pazza, folle e imprevedibile! Nient’altro!
Beh, ora ti lascio. Da un po’ di tempo mia madre è diventata iper protettiva e mi obbliga ad uscire per un paio di ore al giorno.
E io devo sottostare alle sue leggi!
Ci vorrà tempo prima che diventi un uomo libero…
                                                                                                          firmato Noah
 
Chiusi il diario e lo misi dentro al cassetto del comodino.
Che c’è? Non vi aspettavate me con un diario segreto?
In effetti il mio non è proprio un diario segreto, è solo un quaderno dove scrivo le mie riflessioni. È ben diverso da un diario che potrebbero tenere quelle due oche di Katie e Sadie.
Intanto ero uscito. Diretto non so dove, seguivo il marciapiede, il solito.
Ma questa volta avevo deciso, non so perché, di andare dal lato opposto. Dove sarei arrivato? La risposta non tardò ad arrivare: il parco cittadino.
Curioso! Non sapevo si potesse passare pure da lì!
C’ero già stato molte volte, facendo sempre lo stesso giro, ma anche cambiando strada la meta era sempre la stessa.
Il destino voleva proprio farmi arrivare lì quel giorno.
Per un buon motivo.
La prima cosa che notai fu il gran fermento e il gran numero di persone. Non volevo fermarmi, ma sentivo il bisogno di sapere il perché di tutta quella folla. Così seguii la corrente fino al cuore del parco: l’ampio spiazzo di ghiaia era stato coperto da lunghe e lisce travi di legno e un piccolo palco si affacciava sulla pista. Ai lati del palchetto stavano due specie di biglietterie. Una per donne e una per uomini. Cos’era, una nuova moda che separava le persone di sesso diverso anche nelle biglietterie?
Feci la coda “maschile” solo per chiedere informazioni. Quando toccò a me mi ritrovai davanti un omino basso, di stazza media, con grandi occhiali dalle lenti spesse e calvo.
“Vuoi un biglietto, giovanotto?” mi chiese con voce rauca
“Veramente volevo solo delle informazioni riguardo a tutto questo trambusto.”
Mi guardò come se fossi stato un alieno.
“Ah, capisco…Beh, quest’oggi terremo una gara molto speciale, a sorpresa, con coppie casuali a sorteggio. Ai vincitori andranno ben mille dollari da condividere. Ci stai, giovine?”
Per chi mi aveva preso? Ovviamente non volevo partecipare, ma prima che potessi replicare, lui estrasse un biglietto a caso dalla grande sfera girevole, me lo diede e mi spinse via, facendo avanzare il prossimo cliente.
Dopo l’attimo di smarrimento mi rigirai il biglietto tra le mani. E adesso? Non volevo partecipare, ma ero stato costretto. Cosa dovevo fare?
Potevo partecipare, in fondo che avevo da perdere?
Aprii il biglietto.
Numero 147.
Quindi dovevo trovare la ragazza che aveva il mio stesso numero e provare a vincere mille dollari. Non sembrava difficile dopo tutte quelle che avevo passato! Cominciai a cercarla. Molte ragazze e signore chiedevano a me e ovviamente chiedevo anch’io, ma nessuno aveva il mio numero. Ormai avevo chiesto a tutti! Proprio quando cominciavo a perdere le speranze e stavo per tornare a casa, sentii qualcuno picchiettarmi sulla spalla. Mi girai e venni stretto da un abbraccio che più che altro assomigliava ad una morsa.
“Non ci posso credere! Anche tu qui, gamberetto?”
Riconobbi subito quella voce. E non solo per lo stupido soprannome che utilizzava sempre quando mi vedeva.
“Izzy?”
La ragazza mi lasciò. Era davvero lei! Non la vedevo da un sacco di tempo, ma era sempre uguale: i grandi occhi verdi smeraldo mi scrutavano allegri, i ribelli capelli rossicci erano lasciati liberi sulle spalle e il suo sorriso era luminoso, forse anche più del solito.
“Che ci fai qui? Non mi sarei mai aspettata uno come te ad una gara del genere!”
“Veramente non volevo partecipare. Passavo di qui per caso, mi sono domandato che ci facesse tanta gente qui e ora mi ritrovo a partecipare a questo stupido gioco.” dissi io con il mio solito tono piatto
“Davvero? Anche io! Cioè non proprio! In realtà stavo facendo una passeggiata sugli alberi, sono caduta addosso ad un signore che mi ha dato questo biglietto e ha detto di cercare la persona con il numero uguale.”
Chiunque si sarebbe chiesto che ci faceva una ragazza sugli alberi, ma io no.
Stavamo parlando di Izzy, in fondo.
“Allora quale è il tuo numero?” chiesi
“Non lo so!”
Sospirai. Non era proprio cambiata di una virgola.
Ma in fondo ero felice di rivederla.
“Per trovare la persona con il tuo stesso numero devi almeno sapere quale è il tuo."
Lei sembrò quasi stupefatta da quella mia affermazione.
“Ah, ecco perché non capivo il perché di avere così tanti compagni di squadra.”
Mi lasciai sfuggire una risatina. La sua follia però la faceva sembrare dolce, come una bambina. Indifesa e ingenua. Anche se “indifesa” non era proprio la parola adatta per descrivere Izzy!
“Il tuo numero qual è invece?” chiese poco dopo
“Il 147.” dissi facendole vedere il biglietto
Curiosa di sapere qual era il suo, tolse l’elastico che chiudeva il pezzetto di carta e lo aprì lentamente. Lo guardò, e continuò a fissarlo per poi girarlo e rigirarlo su e giù, da un lato e dall’altro, stringendo gli occhi.
“Non capisco che cosa ci sia scritto.”
Glielo presi dalla mano e lo girai per il verso giusto.
“Ah, 147. Buffo, è il tuo stesso numero. Quindi vuol dire che siamo in squadra insieme?” chiese tutta eccitata
Io, senza capire il motivo, cominciai a sudare freddo e il battito cardiaco di colpo accelerò.
Io dovevo fare coppia con Izzy?!? Avremmo dovuto fare la gara insieme?!?
Scossi un attimo la testa. Perché tutta questa paura? Ero sempre stato in squadra con lei, per tutte le stagioni del programma, perché adesso avevo questa reazione?
Non so per quanto restai fermo senza dire una sola parola, ma sentii Izzy prendermi per mano e trascinarmi verso il palco dove un uomo stava cominciando a fare il discorso d’apertura.
Di nuovo il battito accelerò.
Perché? Non capivo che cosa mi fosse preso. Avevo paura della competizione? No, ero sopravvissuto a quello stupido reality con Chris, perché dovevo aver paura di una piccola gara cittadina?
“Ehi, gamberetto, ti vuoi muovere?”
“Cosa?”
 La gara era appena iniziata e io non avevo neanche ascoltato in che cosa consisteva. Non volevo chiederlo a lei, sicuramente ci avrei capito ancor meno. Mi limitai a seguire gli altri partecipanti e a vedere su cosa si basava la prima sfida. Il gran numero di spettatori non permetteva una visuale completa, ma scorsi semplicemente donne e uomini che saltellavano, o meglio ci provavano, in un sacco verso la fontana principale per poi girarci intorno e tornare al punto di partenza.
Una corsa con i sacchi, tipico.
Non sarebbe stato difficile vincere.
“Ehi, questo come si usa?” chiese Izzy con il sacco di iuta in testa a mo di cappello
Retifico: sarebbe stato facile vincere se non fossi stato in coppia con lei.
“No, Izzy. È una corsa con i sacchi! Devi entrarci dentro e saltellare fino a raggiungere la fine del percorso. Capito?”
“Lo avevo capito subito. Sarà una passeggiata!” disse provando qualche saltello
Ma subito dopo si ritrovò a gambe all’aria.
Non potei far altro che sospirare, sperando il meglio.
Poco dopo fu il nostro turno. Come da regolamento il primo giro toccava alle donne. Izzy si mise in posizione.
Continuavo a sperare. Non volevo che facesse una brutta figura. Era strana, sì, forse anche pazza, ma non si meritava di perdere proprio nelle gare fisiche. Era sempre stato un asso in quelle.
Partì.
Purtroppo già all’inizio era ultima. Cercava di andare il più velocemente possibile restando in piedi. Si stava impegnando, lo vedevo.
E io volevo aiutarla.
“Forza Izzy, puoi farcela!” urlai per incitarla
Per un attimo la vidi girarsi verso di me, per poi recuperare mano a mano terreno. Quando cominciò a prenderci gusto, si accorse di aver già tagliato il traguardo. Per prima.
“Sì!” urlai dandole il cinque per poi ripartire a mia volta
All’inizio fui proprio come lei, non era molto facile per uno che ha passato quasi tutta la sua vita a leggere e studiare.
“Forza, Noah! Possiamo vincere!”
Mi sentii all’istante pieno di energia. Anche lei mi stava incitando, con il mio nome. Raramente usava il mio nome per parlarmi.
Non volevo deluderla. Non volevo che i suoi sforzi andassero perduti.
Volevo farlo per lei.
Cominciai a saltellare più veloce, sempre più veloce. Girai la fontana e tornai indietro. Mancavano ancora pochi metri, pochi metri e avremmo vinto la prima gara.
“Si! Così si saltella, gamberetto!”
Ripresi fiato. Cavoli! Non correvo così da…non mi ricordo neanche da quanto!
Però comunque ero felice. Izzy mi venne incontro sorridente.
“Cavoli, primo! Sei stato fortissimo! Credevo che i gamberetti sapessero solo camminare all'indietro!”
“Si vede che io sono un gamberetto speciale.”
Mi cinse le spalle con un braccio.
“Già. Ora andiamo. Non vedo l’ora di vincere la prossima gara!”
 
Il tempo passò in fretta. Continuavamo a gareggiare, ad incitarci a vicenda e a vincere. Per un attimo mi dimenticai anche della competizione. Mi sembrava di tornare ai vecchi tempi: i tempi di “A Tutto Reality”, solo molto più sicuro.
In quel momento mi sorpresi pure del mio pensiero. Mi mancava? Quello sciocco programma televisivo mi mancava?
Sì, e non conoscevo la motivazione.
Ormai avevamo gareggiato in qualsiasi tipo di sfida: dopo le varie prove fisiche, dove Izzy primeggiava sempre, era toccato alle gare di logica, in cui però feci vedere quanto valevo. E senza neanche accorgercene eravamo arrivati in finale.
Eravamo noi e un’altra coppia al centro della pista. Aspettavamo in silenzio quale sarebbe stata la nostra ultima prova. Un uomo sul palco si schiarì la voce.
“Bene, abbiamo quindi i nostri finalisti che cercheranno di vincere il premio con quest’ultima sfida. Non aggiungo altro. Non ci sarà bisogno di spiegare niente.”
Così dicendo fece un cenno al tecnico che fece partire una melodia tranquilla e rilassante. Pochi secondi dopo avevo capito. Il cuore cominciò a battere sempre più velocemente e cominciai ad entrare nel panico.
Un valzer lento.
Io dovevo ballare un valzer lento.
Con Izzy.
Di nuovo non capivo il perché ma ero terrorizzato, avevo avuto meno paura durante le stupide sfide d Chris!
Non volevo ballare.
Non con lei.
Sfortunatamente però Izzy capì poco dopo cosa dovevamo fare.
“Dobbiamo imitare quelli?” chiese indicando quelli che dovevano essere i nostri avversari
“E che ci vuole?”
Mi prese la mano e la mise sul suo fianco, portò la mano sinistra dietro la mia schiena, mi prese l’altra mano stringendola per darmi forza e cominciò a guidarmi.
Andavamo a ritmo e non eravamo poi così male!  Ma non avevo il coraggio per guardarla in faccia, preferivo osservarmi i piedi per controllare se facevo i passi giusti. Piano piano presi sicurezza…e mi costrinsi a guardare più in alto.
Il battito, che era già più veloce del normale, accelerò ancora quando i nostri sguardi si incrociarono.
Dovevo ammetterlo. I suoi occhi erano bellissimi, verdi come pochi, sembrava emanassero luce propria.
Ma in fondo, lei era bellissima.
Ora lo sapevo.
“Izzy?” mi feci coraggio
“Che c’è?”
“Ehm…in teoria dovrei essere io a guidare…”
Non disse niente, lasciò il comando a me.
Era una bella sensazione, bellissima. Continuavo a guardarla, non potevo fare altrimenti, non riuscivo.
Forse non ero mai stato così felice.
Ma l’incantesimo venne rotto poco dopo. Inciampammo e cademmo.
Lei addosso a me. Fu il momento più imbarazzante della mia vita! E non per la figura che avevamo appena fatto, ma per la situazione in cui ci trovavamo!
Potevo sentire il battito del suo cuore sul mio petto.
Lei si tirò su piano, rimanendo a pochi centimetri dal mio viso.
“Abbiamo fatto proprio un bel botto!”
Sorrisi debolmente. Il premio era andato e tutti festeggiavano la coppia vincente. Izzy mi aiutò ad alzarmi.
Ormai la gara era finita.
 
Ormai calata la sera, tutti i partecipanti se ne erano andati.
Noi no. Eravamo ancora lì, seduti su una panchina del parco a parlare.
“Non sai cosa ti sei perso! Praticamente lei ha cominciato ad arrampicarsi sulla corda, poi è arrivata in cima e solo dopo si è ricordata che soffriva di vertigini! Pazzesco vero? Ma dove eri? Ah, sotto di me. Perché non ti sei accorto di niente, gamberetto?”
Non facevo caso agli altri durante la competizione, ero concentrato solo su Izzy. Non mi ricordo neanche più il perché. Gli altri non li avevo neanche degnati di uno sguardo…
“Non lo so. Forse ero distratto…” provai a mentire io
Quello fu l’unico momento in cui cadde il silenzio. Era strano. Di solito Izzy amava parlare e raramente smetteva. Continuava a fissarmi, senza distogliere mai lo sguardo. La cosa stava diventando imbarazzante…
“Sai, oggi ho fatto una grade scoperta!” disse poco dopo
“Ah, sì?” chiesi io per una volta interessato
“Sì. Ho scoperto che i gamberetti non solo camminano all’indietro, ma riescono pure a saltellare bene come delle rane, quando fanno i gamberana, e sono anche degli ottimi ballerini. I…gamberini?”
Ridacchiai
“No, gamberondanzanti, gamberanti, che ballano il gamberip-gamberap, il gamberiscio, il…”
Non ce la feci più!
Dovevo ridere.
E lo feci, come non avevo mai fatto!
Non ero un ragazzo molto sorridente, ma quella volta per un niente risi come nessun altro avrebbe potuto fare.
Mi divertivo.
Mi divertivo stando con Izzy.
E volevo continuare a divertirmi. Con lei.
Quando smisi, riaprii gli occhi e la vidi…strana. Come se mi avesse visto per la prima volta. Che voleva dire? Era buono o no?
Poi sorrise, con uno dei sorrisi più belli che potesse aver mai fatto. Per me.
Di scatto mi prese la mano, e il battito accelerò di nuovo.
Senza staccare i suoi occhi dai miei mi si avvicinò, lentamente.
Avevo paura, sapevo cosa voleva.
Socchiuse gli occhi. Io li chiusi.
Pochi centimetri di separavano ormai.
Un centimetro solo separava le nostre labbra.
Sapevo cosa voleva.
E io glielo diedi.
Un bacio, solo un bacio. Il mio primo bacio.
Secondo, se contavamo quello all’orecchio di Cody.
Dopo un tempo che a me parve interminabile ci separammo.
Ora i suoi occhi brillavano di una nuova luce, che la rendeva ancora più bella.
E sicuramente anche i miei.
Come era strano il destino. Ti fa fare cose che non vuoi e che non ti immagineresti mai di fare e ti regala le cose più belle al mondo.
A me questo era successo due volte: la prima mi aveva regalato l’amicizia, la seconda l’amore.
Ero felice, come non lo ero mai stato.
Rimanemmo lì, fermi, a contemplare il sole che si nascondeva dietro l’orizzonte.
Sì. Insieme a lei ero felice.
E lo ero sempre stato. Ma non me ne ero mai accorto.
“Izzy, posso farti una domanda?”
Lei annuì e poggiò la testa sulla mia spalla.
“Perché mi hai sempre chiamato gamberetto?”
Fece finta di pensarci un attimo. In realtà stava solo cercando le parole giuste.
“Perché a me i gamberetti sono sempre piaciuti!”

 



L' Angolo di Piplette
FINALMENTE CE L'HO FATTA!!!
Presentazione: io sono Piplette e questa è la prima (e spero non ultima!) one-shot su TD.
Forse qualcuno mi conoscerà per le mie numerose recensioni!
La storia scritta perchè? Perchè oggi è un giorno speciale! Oggi è da un anno che sono escritta a EFP e volevo fare qualcosa di...speciale! Spero di esserci riuscita!
Dedico questa storia a Il Saggio Trent per avermi fatto conoscere questa coppia, a tutti gli autori e a tutte le storie che sto seguendo e (nessuno di voi la conoscerà!) a TittiVale-Chan, perchè senza una delle sue storie un anno fa non mi sarei imbattuta per caso sul sito.
Grazie a tutti per aver letto! ^_^
                                                                                                                                    Piplette

 


  
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