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Autore: Manindra    16/03/2012    0 recensioni
"Coltivate voi stessi, il cuore e la mente, date fiducia all’amore, il resto è niente" (Giorgio Gaber"
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una compagna di scuola mi ha cercato, dopo più di vent’anni, per organizzare la cena di classe.
Non riesco a trovare altro significato, a questi forzati ritrovarsi di gente che oramai si è persa, che un’ansia di confronto. Almeno a me, mette a disagio. Mi sembra che gli altri siano animati da uno spirito di competizione, per verificare chi abbia avuto più successo nella vita, a dispetto dei suoi esiti scolastici; chi si sia meglio conservato, a dispetto della sua adolescenziale avvenenza, per cercare conforto alle proprio miserie con lo spettacolo dell’altrui invecchiare, attenuare lo sconforto per le proprie sconfitte vedendo che ad altri è andata peggio. Guarda un po’ quello, che a scuola era il più bravo, ora come trascina la sua inutile esistenza … mentre io, umiliato e messo a da parte, ora che bella carriera ho fatto. Non è la paura del confronto che non mi fa amare questi incontri, è della necessità che li ispira che ho paura; nella superficialità di questo contatto, che cosa appare di me dal di fuori? Come Gaddi, sordi al latino, reprobi al greco, ora hanno tutti una loro donna, una loro vita … Ed io, quali successi posso vantare, io semplice vestale di un sapere che neppure mi appartiene, sedendomi attorno ad un tavolo, fra notai e dirigenti e professori, dall’alto del mio 60/60, dei miei titoli accademici e culturali ? Forse mi chiamano perché li fare stare meglio verificare che è proprio vero che i primi della classe saranno gli ultimi nella vita? Non mi è piaciuto, il tono di supponenza, di sufficienza con cui si è parlato di Franca, di quel compagno bravissimo, timidissimo e geniale del quale ora non si sa più nulla, si sa solo che dopo la maturità è partito per un viaggio in bicicletta attraverso le ultime foreste d’Europa, e neanche sua madre sa più dove é. Forse devo esibirmi, per dire che a me, del drappello dei bravi, tutto sommato è andata meglio, che per lo meno sono ancora viva, ed ho una famiglia, un lavoro, una vita normale. Ma che cosa sono per voi? Perché mi cercate? Volete trarre lustro e conforto dalla mia apparente mediocrità, dalla modestia della vita che conduco, dai miei mancati successi e guadagni? Mi verrebbe da dire, fate pure. Mi sento troppo superiore per soffrirne. Ma forse è ora di smettere di essere troppo signori. Anche gli ebrei erano tanto superiori ai nazisti, eppure li hanno sterminati.
 
Un altro amico dell’adolescenza invece, per caso, l’ho incontrato davvero. Dice che stentava a riconoscermi, perché non sono cambiata e in vent’anni si deve cambiare. Dice che gli ho ricordato Dorian Gray, e mi chiede dove ho nascosto il quadro che sta invecchiando al posto mio. Non ho quadri, né patti con il diavolo, né segreti. Non sono cambiata di fuori perché non sono cambiata di dentro. Ho portato avanti il mio fardello, magari a volte un po’ nascosto, un po’ sopito. Ma la fiamma del pensiero dentro di me non l’ho spenta. Dalla vita ho avuto questo grande privilegio,  di non mescolarmi troppo ai compromessi ed alle pochezze: coltivate voi stessi, il cuore e la mente, date fiducia all’amore, il resto è niente.
  
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