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Autore: maryfantastica_98    16/03/2012    6 recensioni
Rachele va in palestra per cercare la sua migliore amica, Daria, e la trova. Ma senza vita. Da quel giorno niente è più lo stesso: la sua vita, la sua famiglia, la sua mente. Una civetta bianca si insinua nei suoi sogni e nella sua vita. Quella civetta vuole dirle chi ha ucciso Daria? Oppure scoprirà l’assassino da sola capendo allo stesso tempo molte cose su se stessa e sul suo legame con Daria?
E’ la mia prima storia originale. Spero che vi piaccia quanto a me piace scriverla. ;D
Genere: Drammatico, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il volo della civetta bianca

Capitolo 1

L’inizio di una fine

Driiiiiiiiiiiiin.

La campanella annunciava l’inizio dell’intervallo.

Rachele aspettò che qualcuno uscisse dalla classe prima di farlo anche lei. Prese la solita strada per andare dalla sua amica Daria: fece tutto il corridoio davanti a lei e poi salì le scale di un piano. La classe di Daria era proprio davanti a lei. La porta era aperta e  la professoressa era già uscita. Rachele entrò in classe ma la sua amica dentro non c’era.

<< E’ già uscita >> le disse una ragazza vicino alla lavagna.

<< Dov’è andata? >> chiese Rachele sorpresa. Daria non si allontanava mai dalla classe senza di lei.

<< Non lo so. Prova a vedere da Massimo >>

Rachele annuì e poi si fiondò verso la 3°M, la classe di Massimo.

Massimo era il fidanzato di Daria. Occhi azzurri, capelli ricci color oro. Con un po’ di muscoli sulle braccia e una tartaruga appena accentuata. Frequentava il terzo anno di liceo scientifico e aveva sempre voti alti. Era il tipico ragazzo della porta accanto, solo con un abbigliamento casual e molto più sexy. Quella sua bellezza era il motivo per cui Rachele non capiva la sua relazione con Daria. La sua amica non era... molto bella. Anzi ad esseri sinceri era alquanto bruttina. Con quei suoi occhi e capelli marroni e la sua taglia 44 non era affatto all’altezza di Massimo. Questo Rachele non glielo aveva mai detto perché non voleva ferirla, ma comunque non perdeva occasione di chiederle come mai Massimo l’amasse così tanto. Stavano insieme da quasi un anno,ma si comportavano ancora come se fosse il primo giorno. Questo faceva confondere ancora di più Rachele.

<< Dove vai Rachel? >> chiese una voce alle sue spalle  che lei riconobbe subito. Era Massimo.

<< Non chiamarmi così Max >> fece lei. Odiava il suo nome con la pronuncia inglese, proprio come il ragazzo non sopportava essere chiamato Max, per questo si stuzzicavano sempre con quei due nomignoli ogni volta che potevano.

<< Daria è con te? >>  chiese lei.

<< Pensavo fosse con te >> rispose il ragazzo alzando un sopracciglio.

Rachele scosse la testa. “Forse sarà in palestra” pensò. Fece spallucce a Massimo e poi si girò verso la palestra. Durante l’intervallo non si dovrebbe andare lì, ma dato che non c’erano mai bidelli a controllare che nessuno ci andasse succedeva spesso che qualche studente si mettesse sugli spalchi per ripassare la lezione in pace, fumare o appartarsi con un altro studente.

Daria era una ragazza molto solitaria, le piaceva il silenzio e la tranquillità della palestra durante l’intervallo, quindi ci andava spesso con Rachele per stare un po’ in pace e per poter parlare tranquillamente con l’amica.

Rachele entrò in palestra di soppiatto facendo molta attenzione a non farsi vedere. La palestra era vuota e silenziosa come un cimitero. “Forse si sarà nascosta negli spalchi” pensò. Salì le scale per arrivare in cima per poi vedere meglio da quell’altezza.

Quello che vide alla fine della salita non se lo sarebbe mai aspettato. Un corpo inerme giaceva sul pavimento.  Rachele si avvicinò piano. Era una ragazza con il volto coperto da un quaderno blu. La maglia della ragazza era intrisa di sangue, non si riusciva neanche a capire quale fosse il colore iniziale della maglia. Il pantalone della vittima era stracciato sulle cosce e macchiato da un po’ di sangue sulle caviglie. C’erano intere ciocche ti capelli  scuri vicino alla faccia della ragazza. Rachele si inginocchiò vicino al corpo si fece coraggio e tolse il quaderno dal volto della vittima. Il suo cuore mancò un battito. Daria. Si alzò di scatto, mise una mano davanti alla bocca, poi la tolse.

Il grido che lanciò Rachele fece svegliare i morti dalle viscere della terra.

***

16 Aprile 2011. Era passata una settimana.

Tra interrogatori e condoglianze Rachele aveva saltato già una settimana di scuola, ancora non era pronta per andarci, era decisa di mancare ancora qualche giorno. Il funerale di Daria non era ancora stato fissato, la polizia voleva fare ancora qualche accertamento. L’autopsia non rilevò niente d’importante. Daria non era stata drogata per essere condotta in palestra. Era morta con una semplice pugnalata, che per Rachele tanto semplice non era. Come si spiegavano le macchie di sangue sulle caviglie? E le ciocche di capelli sul pavimento? La polizia parlava di queste cose solo con la madre e il padre di Daria, che per via dello shock  erano diventati talmente solitari che   non voleva dire niente né a Rachele, né alla sua famiglia, né a Massimo. Questo fece una visita di condoglianze che durò massimo un’ora, i genitori di Daria sapevano tutto della relazione delle figlia con Massimo, e lui veniva anche spesso a casa loro per qualche cena importante, si conoscevano bene, ma nel giorno di quella visita seppero dirsi solo: “Chi mai avrebbe potuto farle questo?” e “Era una ragazza straordinaria”.

La visita di Rachele a Massimo fu ancora più breve: una mezz’oretta appena, perché Massimo non aveva voglia di parlare di Daria a Rachele, e lei non voleva parlare di come l’aveva trovata. Infatti glielo disse subito:

<< Non ho alcuna intenzione di parlare del giorno della sua morte >> disse schietta sulla soglia di casa del ragazzo.

Massimo annuì e la invitò dentro. Le offrì dei biscotti al cioccolato e un succo di frutta all’arancia rossa.

Nonostante i due ragazzi non si sopportassero molto non c’era lo stesso imbarazzo nell’aria delle visita di Massimo ai genitori di Daria.

Parlarono solo esclusivamente di lei. Perché Massimo percepì che Rachele ne aveva un disperato bisogno. Infatti era vero. Rachele voleva parlare di Daria con qualcuno che la conoscesse veramente, voleva ricordarla anche attraverso i ricordi degli altri. In realtà era per questo che era andata a casa di Massimo.

<< Era... >> incominciò Rachele, ma fu interrotta bruscamente da Massimo.

<< ...una ragazza stupenda >>

Rachele sorrise. << Quando era in una stanza non si sentiva la sua presenza, ma quando non c’era... >> Massimo la interruppe di nuovo << ...si sentiva la sua assenza più di ogni altra cosa >>

Rachele avrebbe dovuto sentirsi offesa dalle continue interruzioni del ragazzo, invece sorrise nuovamente e continuò il suo elogio. << Portava con se un pezzettino di cuore quando se ne andava. Era una ragazza che si faceva amare facilmente. >>

Una lugubre lacrima rigò il volto di Massimo. << Però ritornava sempre. Adesso no. Lei non ritornerà.  >> disse con un singhiozzo alla fine << Si è portava via tutto il mio cuore  >>

Rachele era piena di compassione nei confronti di Massimo. Gli mise una manso su una spalle cercando di dargli tutto l’appoggio di cui aveva bisogno. Avrebbe voluto dire qualcosa, ma non le vene niente di confortante, solo i ricordi di Daria, allora pensò di usare quelli per aiutare il  ragazzo davanti a lei.

<< Ti ricordi quando mi fece una torta per il mio compleanno? >>

Massimo ridacchiò. << Come potrei scordarlo. Ho avuto il mal di pancia per una settimana! >>

Il resto del tempo lo passarono così: ricordando gli aneddoti legati a Daria e al suo particolare carattere.

***

   
 
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