Pioveva.

Odiava volare con la pioggia.

Erano di ritorno dall’Idaho.

Un caso di stupro, un caso come gli altri. Un altro caso risolto.

 

Aaron Hotchner era seduto in fondo all’aereo, nell’ombra.

Non aveva sonno.

 

Aveva appena parlato al telefono con il suo Jack, gli aveva detto che presto sarebbe stato a casa.

 

Strinse tra le mani la sua tazza di the. La guardò con disprezzo. Non ne avrebbe bevuto neanche un goccio.

Alzò improvvisamente lo sguardo e lo rivolse a Reid.

Era seduto poco più in là, avvolto in un plaid a quadri. Neanche lui dormiva.

Teneva un libro tra le mani, ma il suo sguardo sembrava andare oltre quelle pagine ingiallite.

 

Da qualche giorno si comportava in modo strano. Sembrava pensieroso, quasi triste.

Hotch, per un momento, cercò di immaginare cosa potesse turbarlo; ma persino per un profiler bravo come lui era impossibile entrare in quella mente tanto complessa.

Inoltre, si erano sempre ripromessi di non farsi mai il profilo.

Il modo migliore per conoscersi era parlare, scambiarsi idee ed emozioni.

Decise di rispettare, una volta tanto, il patto che un tempo si erano scambiati.

 

Si alzò dalla sua comoda poltrona e andò a sedersi accanto a Reid.

 

-C’è qualcosa che non va?-

Fu diretto come un treno, ma non se ne pentì. Ormai lo conoscevano tutti, Hotch era fatto così.

 

-Sto bene-   rispose vagamente.

 

-Guardami-   lo intimò Hotch.

 

Spencer sollevò il mento, stupito.

Si voltò a guardare il suo capo negli occhi e non poté fare a meno di sentirsi nudo, vulnerabile.

 

 -Riflettevo sulla mia vita-   confessò.

 

-Cosa ti turba?-

 

-Non lo so. Sono praticamente un genio e a volte mi chiedo se sto sfruttando al meglio le mie capacità-

 

-Il 90% dei casi che abbiamo affrontato li abbiamo risolti grazie a te-

Spencer era lusingato da quelle parole, ma cercò di non darlo a vedere.

-Sì, ma…-

-Ti chiedi se potresti fare di meglio?-

Spencer annuì.

Era incredibile, era come stare in un sogno.

Non aveva mai visto quel lato di Hotch, non aveva mai creduto di poter avere una conversazione simile con quell’uomo tanto serio e inflessibile.

-Spesso me lo sono chiesto anchi’io-    confessò.

-E hai trovato una risposta al tuo interrogativo?-

Gli occhi di Reid sembravano quelli di un bambino curioso. Pendeva dalle labbra del suo maestro, avido di sapere.

-Sì-

Un attimo di silenzio.

Spencer tratteneva il respiro. Non riusciva a staccare gli occhi da quelli di Hotch.

-Sono arrivato alla conclusione che…se andassi via mi mancheresti molto!-

Gli stampò un timido bacio sulle labbra e scomparve dietro la tenda di velluto rosso che conduceva alla saletta del caffè.