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Autore: ___MoonLight    18/03/2012    6 recensioni
«Tu sei riuscito a creare qualcosa di buono, non solo per te stesso. Qualcosa in cui credi.»
Tony gli riservò solo un ostinato silenzio, al che Bruce esitò.
«Ci credi ancora, vero?»
«Che importanza ha? Ho mandato tutto in fumo,» replicò piattamente lui.
«Sei già rinato dalle ceneri, Tony. Davvero non puoi farlo ancora?»

L'Afghanistan ha segnato Tony e gli ha donato l'opportunità di cambiare in meglio la sua vita. Ma il destino ha tutte le intenzioni di mettergli nuovamente i bastoni tra le ruote, e l'immagine corazzata che si è costruito e dietro la quale tenta di riparare i torti commessi e quelli subiti non è più abbastanza per proteggerlo. Cosa succede quando l'uomo diventa davvero di ferro, anche senza armatura?
[Storia completa e revisionata]
Genere: Commedia, Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Pepper Potts, Tony Stark/Iron Man
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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PHOENIX

"Non voglio dire che dalle ceneri di una barbara prigionia
non si sia mai personificata metafora più grande
della Fenice nella storia dell'uomo!"
[Tony Stark - Iron Man 2]


*

.

Prologo

.

.
Let the flames begin



"Dark shines
Bringing me down
Making my heart feel sore"

[Dark Shines - Muse]



Forse è solo svenuto.
È buio e non scorge un singolo barlume di luce a parte la vaga luminescenza del reattore arc. Pochi secondi e anche quella si dissolve tremolando, lasciandolo sprofondare nell'oscurità più assoluta e facendogli perdere un battito, atterrito dalla consapevolezza che il suo cuore potrebbe fermarsi da un momento all'altro.
Non accade.
Fa per muoversi e si accorge dall'insolita leggerezza del suo corpo che non indossa più l'armatura. È nudo, vulnerabile e indifeso.
Non riesce a capire come sia possibile. La sua mente sembra girare su se stessa nel tentativo di orientarsi, di rievocare un'immagine familiare e rassicurante. L’ultima cosa che ricorda è che fino a poco fa era su un tetto, in un'armatura semidistrutta e con Iron Monger deciso a ucciderlo.
Barcolla come i pensieri che gli sfrecciano caotici in testa, senza riuscire a formulare una spiegazione coerente. Cerca di guardarsi le mani, ma è così buio che non ne distingue nemmeno il profilo. Non ha la percezione dello spazio attorno a sé: è come se fosse incorporeo. Sembra che faccia molto freddo, perché ha l'impressione che il suo respiro si condensi in vapore, ma il buio gli impedisce di esserne certo. Compie infine qualche passo incerto, temendo di incontrare il vuoto sotto di lui. Un senso di nausea lo assale quando a tratti non riconosce più il sotto dal sopra, la destra dalla sinistra...
“Ho perso i sensi?”
Le vertigini lo fanno quasi crollare in ginocchio ed è costretto a fermarsi, pregando che il mondo, qualunque esso sia, smetta di vorticare attorno a lui.
“Sono morto?” è il successivo pensiero che lo assale, così chiaro e definitivo che se ne sente quasi schiacciare.
Improvvisamente sente un forte click, che associa istintivamente a un qualche meccanismo che non riesce a vedere, e pochi istanti dopo un vago bagliore illumina quella che identifica come una specie di parete. Non riesce a capire da dove provenga la luce: non vede lampade, non ci sono globi luminosi, né neon. Esiste e basta. E dopo qualche istante nota, con un'inquietudine che non sa spiegarsi, che ha una tenue sfumatura azzurra.
Acquista un poco di visuale, che gli dà solo un'idea più precisa di quanto sia immenso il luogo in cui si trova: un ambiente sconfinato, avvolto di nero, con un soffitto che non riesce a distinguere e che non è neanche sicuro ci sia, come se si trovasse nello spazio profondo.
Non riesce a stupirsi.


***

Pepper premette il pulsante con foga disperata, sentendo il richiamo di Tony che somigliava più a un grido di dolore.
Un improvviso boato le riverberò nelle ossa, facendola sobbalzare, e vide i flussi di energia del reattore accumularsi nel fragile involucro di vetro, sfrigolando e sprizzando scintille mentre si caricava sempre più, diventando incontenibile.
Spinta dall'istinto si gettò dietro a un mucchio di casse in acciaio, appena in tempo per ripararsi dall'onda d'urto che si sprigionò di lì a pochi secondi. Rimase immobile per istanti interminabili, rintronata dal tintinnio dei resti del lucernaio andato in frantumi.
Represse la paura solo quando realizzò che Tony era ancora sul tetto, solo, ferito, forse...
Annullò il pensiero e scattò in piedi, uscendo dal suo nascondiglio. Scorse qualcosa di molto grosso e molto pesante cadere dal tetto, diretto proprio nel cuore del congegno. Riconobbe con uno spasmo di terrore l'armatura di Stane, e rimase paralizzata sul posto, gridando alle proprie gambe di muoversi. Scattò verso l’uscita nell’istante in cui il corpo esanime di Stane sprofondò nell’energia liquida che ancora ribolliva nel reattore. Registrò appena l'agente Coulson che la afferrava per un braccio costringendola a correre più veloce.
Uscì nell’aria fredda della notte e sentì il calore dell’esplosione bruciarle la schiena e il ruggito delle fiamme dietro di lei. Si girò di scatto verso l'edificio, ridotto ormai in macerie, e corse di nuovo dentro ignorando la paura che la attanagliava e i richiami allarmati di Coulson.
Il calore era soffocante, ma non vi badò, addentrandosi nella struttura ed evitando i focolai brucianti che avviluppavano le apparecchiature. Era appena giunta in vista dei resti fumanti e carbonizzati della sala del reattore quando accelerò il passo, allarmata da un clangore metallico, come se qualcosa si fosse appena schiantato dal... tetto. C'era una sola altra persona in quell'edificio oltre a lei, e sentì un morsa di panico stritolarle lo stomaco. Sbucò infine davanti al reattore, col respiro corto. Una sagoma, avvolta dai resti contorti di un'armatura rosso-oro, era abbandonata inerte sul pavimento irto di vetri.
Per un attimo non riuscì neanche a pensare, a muoversi, a respirare. Poi il fiato che aveva trattenuto si riversò in un grido straziato:
«Tony!»


***

Si accorge che quello che aveva scambiato per una parete è in realtà uno specchio. Fissa il suo riflesso, accigliato, e la perplessità inizia a farsi largo in lui: dovrebbe avere un taglio sulla tempia e uno squarcio sulla gamba destra, ma la pelle è intatta, il reattore arc al suo posto, anche se spento. Nota una macchia vermiglia che gli sfigura il volto, indefinita, di un rosso così scuro da sembrare nero. Ruota leggermente il capo per vedere meglio, ma ora il suo viso è perfettamente normale e integro. Forse era solo un'ombra. Forse sta impazzendo. Forse è già impazzito.
Ticchetta sulla piastra metallica del reattore in un gesto abituale. Cerca di riflettere ma la sua mente è vuota e indolente, offuscata da una nebbia oscura e venefica.
Non riesce a capire.
Sente il velo della paura posarsi sulla sua pelle.


***

Il suo volto era una maschera di sangue, tanto da essere quasi irriconoscibile. La gamba era piegata in un’angolazione innaturale, una massa indistinta di metallo e carne che la fece rabbrividire. Il reattore arc nel suo petto lampeggiava irregolarmente, e il braccio... il braccio.
Sentì un vuoto allo stomaco, mentre continuava a chiamare il suo nome con tutte le forze che aveva e tentava invano di fargli aprire gli occhi.


***


Uno strano pizzicore gli irrita il braccio e lo guarda d'istinto. Spalanca gli occhi, esterrefatto: la sua pelle si sta ritirando, come onde dopo essere scivolate sulla spiaggia.
Grida, orripilato, ma non sente dolore, solo una sorta di fastidio e prurito; guarda il resto del suo corpo, ma è intatto, a parte la gamba destra, che sta subendo la stessa sorte del braccio. Grida ancora, inziando a respirare affannosamente, senza sapere come fermare quell'orrore. Avverte un vago prurito anche all'occhio sinistro e scorge per un attimo se stesso nello specchio, ma distoglie immediatamente lo sguardo. O almeno vorrebbe distogliere lo sguardo, ma è come ipnotizzato.
Riesce a scorgere vene, tendini e legamenti all'interno del suo corpo, in modo così dettagliato da poterne rimanere quasi affascinato, se un cieco terrore non avesse preso il controllo della sua mente.
Il processo si blocca e rimane a fissare il suo braccio scarnificato. Ha il respiro corto e gli sembra che il suo petto stia per collassare.
All'improvviso, una sottile patina argentea ricopre l'osso, poi pian piano il resto dell'arto, facendolo rilucere debolmente nella penombra. Sobbalza e si volta, cercando di ritrarsi, di scappare, ma dietro di lui è apparso un altro specchio che gli restituisce la stessa immagine proiettata all'infinito. Al posto dei legamenti si stanno formando altre componenti dall'aspetto metallico, e le vene e le arterie sono di un blu e un rosso troppo acceso per essere naturali.
Lo stesso accade alla gamba e, immagina, anche alla parte sinistra del volto, che si rifiuta di guardare e scorge solo come un alone rossastro e indistinto. Paradossalmente si calma, ma il cuore gli martella le costole e i pensieri sembrano voler schizzare via dal cranio per quanto sono numerosi.
Sta diventando veramente un “uomo di ferro”? Tra poco toccherà forse al suo intero corpo diventare un automa di metallo?
Non prova ancora dolore, e forse è la cosa che lo spaventa di più.


***

Le parole di Rhodes risuonavano lontane, incomprensibili. Coulson che tentava di allontanarla dal corpo di Tony sembrava una presenza incorporea, perché lei non voleva muoversi, non voleva lasciarlo . Si divincolò dalla sua stretta, incapace di parlare, e lui la lasciò, dicendole qualcosa che non comprese, ma che sapeva essere importante. Si lasciò infine portare un poco più lontano per lasciare spazio ai soccorsi. Si sentiva avvolta da una spessa nebbia che sembrava isolarla da tutto ciò che le accadeva intorno.
L’urlo di Tony la riportò alla realtà e si girò di scatto, vedendolo contorcersi in preda a un dolore convulso. Fece per precipitarsi da lui, ma Phil la trattenne con fermezza per le spalle, e lei non poté fare altro che rimanere a guardare mentre gli agenti dello SHIELD cercavano di trasportarlo su un elicottero. Non riusciva più a parlare e si sentiva come se qualcosa le avesse risucchiato ogni energia, così si lasciò scivolare a terra, improvvisamente annientata dal dolore e dalla fatica.
Phil le parlava in tono gentile e rassicurante, ma lei escluse le sue parole e chiuse gli occhi, esausta.


***


Il dolore divampò nel suo corpo facendolo ripiegare su se stesso.
Era troppo, più di quando gli era esploso quel missile addosso, più di quando gli avevano impiantato il reattore, più di quando erano morti i suoi genitori. Si sentì annichilito dalla sofferenza e spalancò la bocca in un grido muto, mentre i polmoni ardevano per la mancanza d'aria. La testa sembrò implodere dalla sofferenza. Il mondo diventò un concerto di lampi psichedelici, un abbraccio rovente che lo avvolse e lo soffocò prima di gettarlo nel buio.
Sentì il clangore degli arti metallici che toccavano terra, poi un grido.
Un altro.
Un boato ovattato e infine un mormorio lontano...
«Dove sono?»




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AVVISO [11/05/2018]
Questa storia è stata completamente revisionata. In alcuni casi le modifiche sono superficiali, in altri i capitoli hanno subito pesanti rimaneggiamenti per far fronte all'evoluzione della storia nel corso di questi anni. Se c'è qualche anima pia che ancora segue e capita da queste parti, si consiglia la rilettura completa della fan-fiction prima di leggere i capitoli nuovi – dal 30° in poi :)
(Le note di fine capitolo sono rimaste inalterate, salvo chiarimenti relativi alle aggiunte/modifiche.) 

[_Lightning_]


Note Delle Autrici:


N.B:
- L: _Lightning_

-S: MoonRay

Dopo quattro mesi di assenza da EFP risorgiamo dalle ceneri. E non c'è da ridere, stavolta: Tony soffre! Che intuito, davvero.
Dunque, dunque, dunque. Che dire? Non diciamo, perché sta a voi scoprire cosa è successo a quel povero cristo. Eh, già, niente spoiler in questo primo capitolo. Fatevi forza e, se siete intrepidi/e, passate al prossimo!
Sappiate solo che, toccato il fondo, non si può che risalire. Quante, quante volte ripeteremo questa frase nel corso della storia... tenetevi forte.
Vi lasciamo all'inizio di questo sclero con tanti baci e abbracci, per quanto lo possa consentire un capitolo del genere.
Un grazie a chi leggerà/recensirà :)

Moon&Light 

P.S.: Le altre nostre storie sono sui nostri account separati, of course. Chi avesse voglia di sorbirsi un po' d'angst/scleri vari, è invitato a prendere il depliant e iniziare la visita guidata del magico mondo di Moon&Light! Per ora, la nostra è una convivenza temporanea
 [L:"Mi ha chiamato, Watson?"] (S: Sherlock, a cuccia! èwé) *sclero-time* Glaucopis capirà...

EDIT 08/05/2019: In seguito al ritrovamento di un appunto comune datato 2014 (fare una rilettura completa di tutto, e dico TUTTO, prima del gran finale si è rivelato cruciale) ho apportato delle modifiche al capitolo, cambiando layout e tempi verbali. A dispetto delle apparenze, è una modifica molto rilevante.

 




 

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