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Autore: Jill_BSAA    19/03/2012    1 recensioni
Jill è soggiogata dal dispositivo di controllo impiantatole da Wesker, tuttavia in un momento di lucidità, riesce ad esternare in propri sentimenti e ricorda il volto di Chris.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jill Valentine
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Osservo le mie mani sporche di sangue, tremano. Tutto il mio corpo trema impercettibilmente come scosso da una paura incontrollabile, la paura di diventare come lui. Una belva senza cuore ne pietà.

Mi prendo il capo tra le mani cercando di calmarmi, di pensare ad altro, ma il mio olfatto sviluppano mi tortura, facendomi distinguere chiaramente il sentore di sangue che proviene dal mio corpo, non il mio sangue ma quello delle tredici persone stese ai miei piedi, prive di vita. Il mio sguardo si fissa sui loro occhi vitrei, senza vita, come i loro corpi scomposti e massacrati. Cado in ginocchio, respiro a fatica, per questo cerco disperatamente di accumulare l’aria all’interno dei polmoni.
 
E’ panico quello che sento crescere dentro di me?

Serro violentemente gli occhi piegandomi in avanti e poggiando a fronte sulla terra, sulla quale le mie unghie producono spasmodicamente solchi regolari.  Sul mio volto sento che qualcosa di caldo comincia a scivolare lungo le guance terminando il suo percorso alla fine del mento.

“Jill, stai bene?”

Una voce dolce mi sorprende, una voce che ricordo, ma non voglio mostrare ciò che sono diventata, se non fosse che l’uomo mi costringe con estrema delicatezza ad alzare il viso, prendendomi il mento tra le mani ruvide. Riconosco i suoi lineamenti marcati e quegli occhi nocciola così profondi. Mi sorride rassicurante e io quasi per istinto mi slancio contro di lui abbandonandomi contro il suo petto caldo e confortante.

“Ci sono io, ora… non devi più preoccuparti di nulla…”

Mi sussurra all’orecchio mentre con la mano mi accarezza la nuca e mi culla dolcemente come farebbe un padre con la propria bambina.

“Perché? Perché ci hai messo tanto?”

Lo accuso stringendomi forte contro il suo petto e stringendo soprattutto il tessuto della sua maglietta tra le dita ancora malferme.

“Guardami…”

Mi dice con tono sommesso  sospirando, costringendomi ad osservarlo dritto negli occhi, un modo veloce per comprendere i sentimenti delle persone.

“Mi dispiace,ma è stato terribilmente difficile trovarti e poi tutti ti credevano morta ... Mi sono messo contro tutti coloro che sono ai vertici della B.S.A.A. per ottenere il permesso di cercarti … Ma adesso sono qui e non me ne andrò, sono venuto per te, per strapparti da questo inferno cui sei stata costretta.”

mi scuote leggermente mentre gli angoli delle labbra sono ancora curvati verso l’alto in un sorriso dolce.

“Sapevo che saresti venuto Chris ... Grazie”

Solo questo riesco a dire tra le lacrime e i singhiozzi che hanno cominciato a scuotere il mio corpo stanco. Ma sono felice, dentro di me avverto un senso di calore che avevo dimenticato, e quella paura che era diventata la mia compagna di vita sembra scomparsa, dissolta come nebbia spazzata via dal vento, e il mio vento si chiama Chris Redfield.

“Ti amo Jill Valentine”

Le sue labbra sfiorano le mie e il mio cuore sembra fermarsi e la mente non registrare più alcun pensiero. Solo io e lui. Niente più paura, niente più morte, niente più disperazione solo io e lui, e quell’emozione che comincia a insinuarsi nel mio cuore martoriato. Eppure all’apice della mia gioia, improvvisamente, mi sento come sperduta in una landa desolata.

                                                                                                                    *

Riapro gli occhi, e ciò che mi ritrovo davanti è una squallida cella dall’odore di muffa. Non capisco cosa sia successo, mi guardo intorno disorientata non riconoscendo quel posto, ma non riesco a provare alcuna emozione, non sono nemmeno spaventata. Non riesco a ricordare nulla, la mia mente è come un foglio bianco, ma nel profondo del mio cuore una strana sensazione, quasi di sollievo, continua a persistere. Osservo all’altezza del mio petto il dispositivo lampeggiare e proiettare una sinistra luce rossastra sulle pareti anguste mentre incessantemente continua a iniettare la droga all’interno del mio corpo. Tuttavia nel profondo di quella mente vuota la mia voce grida un solo nome.
Chris. 
  
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