A/N:
Ma si, ancora una
volta mi faccio trascinare dalle vecchie abitudini – diciamo pure che me le
tiro, inserendo dialoghi/flashback nell’altra storia. Che poi mi ispirano, e
tecnicamente ispiro me stessa… si, devo essere decisamente malata. Ma tanto
tanto. Comunque, penso che si possa considerare un drabble. Enjoy!
Il titolo è preso in prestito da una canzone di L’Aura. Ho stiracchiato un po’ i
tempi di Naruto, ma dovevo scrivere per forza una cosa del genere, ecco.
Demons [ In your dreams ]
[ You lie?
Yes, you lie and I weep sipping demons like a bee!
You lie and I creep like the demons in your dreams!
]
Non è mai stato veramente coraggioso, lui.
Era
diventata un’abitudine, quand’era piccolo, restare sveglio ogni notte fino alla
stessa ora.
Non perché avesse gli incubi, non perché avesse paura di un ipotetico rumore
sospetto.
Gli piaceva solo essere previdente: non che credesse a tutte quelle storie di
mostri.
Sapeva benissimo che non esistevano.
Solo, non voleva correre rischi inutili.
Quindi, non appena la casa diventava silenziosa ed addormentata, sgusciava via
dal letto per andar ad accendere quell’unica, piccola luce.
Sasuke Uchiha, ad otto anni, non aveva paura. Era solo molto, molto previdente.
Ogni mattina, quando la mamma bussava alla porta della sua stanza, si svegliava.
E trovava la luce spenta, di nuovo.
Il pensiero non lo impauriva, non più di quanto lo infastidisse: dopotutto, si
prendeva la briga di andar a dormire tardi, per quell’unico piccolo
accorgimento. No?
Imperterrito, accendeva ogni notte quella piccola luce, consapevole che la
mattina dopo sarebbe stata spenta. Come se niente fosse. Quel pensiero,
tuttavia, non gli impediva di accendere quella piccola sicurezza ogni giorno.
Poi, una notte, sentì quei passi avvicinarsi alla sua
camera, flebilmente illuminata da quell’unica luce.
Li sentì, ed inconsciamente lo svegliarono. Lui, che si era addormentato da
poco.
Sasuke Uchiha, ad otto anni, non aveva paura. Era solo molto, molto previdente.
Serrò gli occhi, si girò d’un lato, e fece finta di continuare a dormire.
Se faccio finta che non esistono, non esistono, no?
Non ho paura.
Sentì la porta aprirsi, sentì i passi fermarsi sulla
soglia. Sentì un sospiro, e sentì quei piedi avvicinarsi al letto.
Non aveva paura: era troppo concentrato ad ignorarli per provare una paura così
irrazionale. Una paura così banale, poi. Doveva essere un Uchiha. Doveva
diventare come suo fratello, un giorno. Come suo padre. Come suo nonno. Come…
”Sasuke?”
Aprì di scatto gli occhioni neri, battendo ciglio. Broncio infantile che già
cominciava a dipingersi sul viso, in qualcosa di simile ad un sollievo venato di
vergogna.
”Nii-san…” nient’altro che uno sbuffo, mentre sbirciava con la coda dell’occhio.
Suo fratello maggiore, con la divisa della squadra d’èlite di Konoha, era fermo
accanto a letto. In un altro momento sarebbe stato contento di vederlo tornare
sano e salvo da una missione. Lo era sempre.
Ma un po’ si vergognava, il piccolo Sasuke, per aver scambiato i passi di suo
fratello maggiore per quelli di un mostro.
Mai nulla di più sbagliato, davvero.
”Nii-san, mi hai svegliato. Qualcosa non va?” mugugnò, tirandosi appena le
coperte sul mento, con gesto assonnato.
”… hai di nuovo dimenticato la luce accesa.” Commentò suo fratello, con tono
pacato, sporgendosi appena per spegnerla.
Al gesto il bambino si imbronciò, ma nascose l’espressione contro il cuscino.
”Lo so…” Mugugnò soltanto, schiacciando il naso contro la federa chiara.
Suo fratello, che dopo aver spento la luce si era incamminato verso la porta,
arrestò il passo, voltandosi ancora verso di lui.
“… la vuoi accesa?” domandò, vagamente perplesso.
Di nuovo quella vergogna quasi colpevole assalì il ragazzino, che scosse
fermamente il capo.
“Non ne ho bisogno, nii-san…”
Itachi annuì, fece spallucce e riaprì la porta. Tuttavia, venne trattenuto
ancora una volta dalla voce del bambino.
”… solo che… non ci sono i mostri poi?”
Una domanda semplicissima, quanto involontaria. Il bambino sentì ancora una
volta il sospiro vagamente rassegnato di suo fratello. Lo sentì riavvicinarsi al
lettino, ed evitò il suo sguardo, soffocando il broncio contro il cuscino.
I grandi non hanno paura dei mostri. Ma io non ho paura.
… voglio solo evitare di vederli, per capire se esistono o no. Non mi interessa,
ecco.
Sentì la mano di suo fratello posarsi fra i suoi capelli scuri, gli stessi
capelli che condividevano. Un gesto tranquillo, da poco. Ma Sasuke sapeva che
raramente suo fratello cercava il contatto con gli altri.
Ogni piccola dimostrazione d’affetto, o di attenzione era preziosa.
Sasuke, ad otto anni ed in qualità di fratello minore, lo sapeva.
”… i mostri non esistono. Non ti preoccupare. Ora dormi, va bene?”
Lo disse con una tale sicurezza, che il bambino si limitò ad annuire senza
neppure provare a contraddirlo. Se lo aveva detto Itachi… se Itachi spegneva la
luce, significava che non c’era pericolo, vero? Suo fratello sapeva sempre qual
era la cosa migliore. Qual era la cosa più giusta. Il piccolo Sasuke ne era
fermamente convinto.
”… va bene. Anche questa volta non ti sei fatto niente in missione?” domandò con
un filo di voce.
”… sto bene.” Mormorò Itachi, di tutta risposta. “Ora riposa.” Nient’altro che
un sussurro disinteressato, come sempre sembrava il suo tono. Tuttavia, il
bambino sorrise da sotto le coperte.
“’notte, nii-san.”
”Buonanotte.”
Il giorno
dopo, quando la mamma bussò alla porta per svegliarlo, Sasuke Uchiha non si
spaventò nel vedere la luce spenta, perché suo fratello gli aveva detto che non
c’era niente di cui avere paura.
E perché suo fratello, dopotutto, non l’aveva preso in giro per quella piccola
bambinata.
Non che avessi paura, ecco.
Si infilò frettolosamente i vestiti, per uscire di corsa dalla stanza. Del
tutto intenzionato a salutare Itachi e strappargli la promessa di aiutarlo col
suo allenamento, dopo l’Accademia.
Aveva detto che la prossima volta lo avrebbe fatto. L’ha promesso.
”Nii-san! Nii-san!” riuscì a fermarlo davanti alla porta, come ogni mattina.
Come ogni mattina, mentre calzava i sandali, prima di uscire. Itachi lo guardò
distrattamente da sopra una spalla, battendo ciglio.
E Sasuke corrugò le sopracciglia, nel vederlo così pensieroso. Così pensieroso
dal giorno in cui quelle persone lo avevano accusato di aver ucciso Shisui.
”Nii-san, ieri mattina avevi detto che…”
”… la prossima volta, Sasuke.” Lo interruppe suo fratello, scostando lo sguardo
ed alzandosi. Il bambino lo vide fare qualche passo verso la porta di casa, lo
vide aprirla. Sempre con lo stesso broncio infantile disegnato sul viso.
”Ma…” la protesta gli morì sulle labbra, quando lo vide voltarsi ancora. Con un
fantasma di sorriso distratto, appena percettibile.
”… i mostri ed i demoni non esistono, fratellino. Non dovresti sprecare così la
corrente. Papà non ne sarebbe contento.”
”Mh.”
Il bambino si limitò ad annuire, imbarazzato, abbassando lo sguardo. Sentì
Itachi uscire, sentì la porta chiudersi.
Senti la voce di sua madre chiamarlo dalla cucina.
“Sasuke! Ti ho preparato la merenda per l’accademia. La vieni a prendere?”
”Si, mamma.”
E, mentre sgattaiolava verso la cucina, non poté fare a meno di chiedersi per
quale motivo Itachi avesse sottolineato ancora una volta quelle parole. Ma
lasciò perdere, ringraziando Mikoto Uchiha per la merenda, e abbandonando la
casa per andare a scuola.
Quella sera stessa, Itachi Uchiha sterminò il Clan.
“… e non ci
sono i mostri, poi?”
”... i mostri non esistono, non ti preoccupare.”
Bugiardo. Sei sempre stato un bugiardo.
A/N: ecco. Ora va meglio. Una piccola cosa, ma mi piace com’è venuta fuori. Ora torno a scrivere il capitolo di Home Sweet Home, che sta a buon punto, dopotutto u.u Ja ne~!