Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Maricuz_M    19/03/2012    75 recensioni
Ilaria, una semplice ragazza di diciassette anni che, come la maggior parte dei suoi coetanei, usa spesso i social network. Facebook per gli amici, Twitter per sfogarsi.
Negli ultimi giorni estivi “fa conoscenza” con Anonymous. Entrambi sono all’oscuro dell’identità dell’altro.
Il nuovo anno scolastico non si apre nel migliore dei modi per Ilaria, costretta ad avere a che fare con Gabriele, trasferitosi da poco nella sua stessa città.
*Dal capitolo 2:
Per un secondo, incrociando quello sguardo color ghiaccio e quel volto di rara bellezza, mi dimenticai dell’istinto omicida dentro di me.
Non poteva essere vero. Era troppo bello per essere vero. Non poteva esistere un essere mortale così divino. Chi era la madre? Chi il padre? Dovevo assolutamente stringere loro la mano, avevano fatto un lavoro eccellente.
Si schiarì la voce “Posso passare o vuoi contemplarmi per altri dieci minuti?”
Mi pentii di aver sfornato così tanti complimenti tutti in una volta.
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Epilogo


Lunedì primo Luglio. Aspettavo quel giorno da mesi, ormai.
Ballando e cantando a squarciagola come al solito, zampettavo per tutta la camera allegra e felice. Faceva caldo e l’unica cosa da fare a quelle temperature era poltrire davanti al computer, ma la mia euforia non poteva starsene lì, ferma su una sedia a controllare tristemente la homepage di facebook per un tempo indefinito. E per dirla tutta, dieci minuti dopo sarei dovuta uscire, quindi meritava prepararsi, anche se un costume per me sarebbe andato benissimo.
Proprio mentre mi stavo dando una sistemata in bagno, suonò il campanello. Mi catapultai all’ingresso nel giro di sette secondi e sorridente aprii la porta. Immediatamente dopo ero attaccata al collo del castano.
“La mia piccina!” esclamò lui.
“Il mio amico gay!” replicai io, ridendo. Mi staccai e cominciammo a parlottare, dirigendoci verso la sua macchina. Ah, dimenticavo di dirvi che avevamo ventidue anni e non più tra i diciassette e i diciotto “Allora, come va?”
“Come ieri, come deve andare?”
“Che ne so! Guarda che in un minuto potrebbe cambiare qualsiasi cosa.” Affermai convinta, mentre lui mi assecondava come si fa con una bambina.
“Certo, giusto.”
“Stronzo.” Entrammo nei veicolo e subito dopo aver acceso la radio ripresi a fare domande “Ma Francesco?”
“Francesco è un coglione. Ieri in piscina non si è voluto dare la crema e si è ustionato ovunque. E’ praticamente paralizzato.” Rispose, scuotendo la testa esasperato “Ha ventisei anni e continua a comportarsi come un bambino. Possibile?!”
Stop. Fermiamoci un secondo per spiegare un po’ la situazione. Ebbene, Gianmarco e la sua inizialmente problematica cotta Francesco stavano insieme da più di tre anni. Inizialmente problematica perché sapete tutti, o almeno dovreste, delle vicende di Gianmarco con i suoi genitori causate dalla sua omosessualità. Adesso di loro non gli fregava più niente, ma gli importava ancora di più del bel moretto dagli occhi cioccolato. La loro convivenza li aveva portati a conoscersi sempre di più, fino a quando pure il più grande dei due si era reso conto di provare qualcosa per il mio caro amico. Posso dire che li adoravo profondamente?
“Beh, pure tu potevi insistere..”
“Come no? Lui il bambino ed io la balia.. Una coppia perfetta.” Sbuffò.
“Lo siete.”
“Leccaculo.” Sorrise, lanciandomi un’occhiata “Viola si è rimessa con Alessandro. Lo sapevi?”
Ok, stop di nuovo. Per rinfrescarvi la memoria: Viola era la sorella di Gianmarco, Alessandro il fratello di Selene. Non so se ricordate gli sguardi strani che si erano lanciati durante il diciottesimo compleanno di Gabriele, e se non li ricordate, li ricorderete adesso. In sostanza, avevano cominciato ad uscire e si erano innamorati. Inutile dire che adoravo pure loro. Purtroppo, dopo un anno di storia, si erano lasciati per i soliti motivi stupidi per cui le persone innamorate si lasciano e si erano evitati fino ad un paio di settimane prima, cioè da quando avevano messo da parte l’orgoglio per ammettere la necessità dell’altro.
“E questo è un bene.” Commentai io.
“Si, lo è. Viola sta bene e si vede, e se sta bene lei sto bene anche io.” Disse solenne il ragazzo. Annuii, comprendendolo. Sua sorella gli era stata molto vicina quando aveva avuto bisogno di qualcuno su cui contare, e lui crescendo si era mostrato sempre più protettivo nei sui confronti. Gli unici che avevano il permesso di avere a che fare con la sorella, infatti, erano proprio Alessandro e Francesco.
Seguì un momento di silenzio, che dopo un breve minuto spezzai muovendomi sul sedile “Cazzo, non vedo l’ora di rivedere Dafne.”
“Idem con patatine.” Sorrise raggiante lui.
Pausa anche qui. Accidenti, quante pause! Sarò breve e piuttosto telegrafica, tanto riempirvi di informazioni dettagliate sarebbe solo una perdita di tempo. Dafne era andata a Londra, decidendo di frequentare un’importante scuola di danza per coronare il suo sogno: diventare una ballerina classica professionista. Cosa che si stava realizzando, ma dopo aver sacrificato una delle cose più belle che le fossero mai capitate –parole sue-, ossia la sua storia con Andrea. Calmi tutti, so benissimo che comincerete a borbottare contrariati, l’avevo fatto anche io all’inizio, ma del resto era una sua scelta. Non credeva alle relazioni a distanza, non l’aveva mai fatto, e Andrea, essendo a conoscenza della passione della dolce metà, si era fatto da parte, esattamente come aveva fatto in passato quando la bionda aveva cominciato a frequentare colui che in quel momento guidava al mio fianco in direzione dell’aeroporto. Erano stati male entrambi, e a dir la verità, Andrea era sicuramente e inevitabilmente ancora innamorato di lei, ma non aveva ancora tentato di tornarci insieme.
“Ma adesso.. Selene e Davide?” chiesi guardando Gianmarco.
“Sono nel periodo ne-ho-le-palle-piene-di-te.” sospirò “Di nuovo.” Aggiunse.
Anche loro non erano certamente degli stinchi di santo. Ogni tanto si lasciavano per i loro continui scontri, altre volte si amavano alla follia e si ritrovavano in camera da letto a fare ciò che l’uomo ha sempre fatto: accoppiarsi. Una coppia normale si sarebbe lasciata definitivamente, dopo tutti quei tiri e molla, ma loro no. Loro erano così, forti, determinati, cocciuti e orgogliosi. Entrambi, e lo sapevano benissimo. Dio li fa, poi li accoppia.
“Quanto pensi che duri questa volta?” chiesi tranquillamente.
Lui scrollò le spalle “Mah, è così da un paio di giorni.. Considerando che il motivo è più stupido del solito ci sta pure che oggi spariscano all’improvviso. O che neanche si presentino!” sghignazzò, fermandosi ad un semaforo.
“Per quanto si attraggano a vicenda penso che Selene non si perderebbe mai l’arrivo di Dafne dopo sette mesi che non la vede.”
“E allora spariranno.”
“Senza alcun dubbio.”
“Ma non saranno certo gli unici, no?” ammiccò nella mia direzione distogliendo gli occhi dalla strada. Sbuffai, arrossendo leggermente “E’ verde.”
“Tu sei rossa.” Mi prese in giro, spingendo sull’acceleratore.
“Lo sai che mi imbarazza parlare di questo argomento quando ci sono di mezzo io!” esclamai incrociando le braccia.
“Mica sei da sola!”
“Ci mancherebbe…” borbottai.
“Tra l’altro non mi hai mai detto come è a letto. Poi dici che sono il tuo amichetto gay, che dobbiamo dirci tutto, che se abbiamo bisogno dobbiamo chiamare l’altro..”
“Neanche te mi hai parlato di come è a letto Francesco, ma neanche mi interessa!” replicai.
“A me però interessa com’è a letto il tuo uomo!”
“Senti ciccio, lo sai meglio di me che non è disponibile, quindi fantastica poco.”
“Io non fantastico su Bonetti, sono solo curioso.” Alzò le spalle ed io scossi la testa “Sei una suocera. No.. No! Sei proprio un Gianmarco! Dovrebbero cominciare a definire “Gianmarco” le persone che non si fanno i cazzi loro! Per antonomasia, ecco!” replicai, dicendo le prime cose che mi vennero in mente. Quando non riflettevo su cosa dire tiravo fuori affermazioni esageratamente stupide. Lui, per niente offeso, cominciò a ridere.
“Sono quasi d’accordo. Ah, a proposito, lui ci raggiunge più tardi al parco?”
“Già. Oggi era da Andrea..”
“Giusto. Ma.. Cioè, considerazioni?”
“Considerazioni..” ci pensai “Non nasconde che ancora prova qualcosa per lei. Certo, è diminuito un po’ il sentimento, ma solo perché è lontana e non la vede. Oggi infatti ha bisogno di supporto e Gabri è lì per quello.. E’ veramente complicato. Se non la vede sta meglio, ma la consapevolezza che lei sia qui anche solo per un mese gli fa male. Continua a non volerla vedere, sostenendo che altrimenti ricomincerebbe da capo tutto, ma vorrebbe comunque farlo. Io davvero non lo capisco.” Cercai di spiegare.
“Non capisce un cazzo.” Commentò delicatamente lui “Cioè, vieni e prenditela, fa’ qualcosa. Si sta distruggendo. Non ha neanche mai frequentato una ragazza per tentare di innamorarsi di nuovo. E’ rimasto lì nel mezzo a non fare un’emerita minchia.”
“Sempre fine tu, mh?”
“Quando ci vuole, ci vuole, Ila.” Replicò nervoso lui.
 
Eravamo in attesa della nostra amica da ormai mezz’ora. La situazione era piuttosto tesa, dato che eravamo quattro persone di cui due in stato litigioso. Deduco che voi abbiate già indovinato di chi sto parlando. Io e Gianmarco tentavamo in tutti i modi di fare conversazione, ma non c’era proprio verso. Peggio per loro, si sarebbero arrangiati. Incrociai le braccia sospirando e cominciai a guardarmi intorno, sperando che la figura di Dafne mi apparisse davanti. E fortunatamente, così fu.
Con il suo solito portamento aggraziato e un trolley a seguito, si avvicinava a noi mostrandoci un bellissimo e dolce sorriso. I lunghi e lisci capelli biondi si spostavano sulla schiena e i grandi occhi azzurri luminosi ci guardavano ridenti. Era sempre più bella, la mia migliore amica. Già sentivo le lacrime venir fuori. Cominciai a correrle incontro e le saltai addosso, abbracciandola e stringendola fortissimo.
“Dio, quanto mi sei mancata..” mormorai al suo orecchio. Rise.
“Come se non ci fossimo viste ieri su Skype..”
“E’ diverso! Cavolo, non mi sembra vero..”
Seguirono altri abbracci, urla, baci e parole sdolcinate come quelle di Selene, la quale molto teatralmente l’aveva stritolata affermando che la sua vita non avrebbe più avuto senso senza di lei. Poi.. Dafne era raggiante. Quando le avevamo chiesto se fosse stanca o meno, aveva risposto “Non sento nessuna stanchezza, voglio solo stare con voi!”
Sistemammo la sua enorme valigia nella macchina di Gianmarco, poi tutti insieme ci dirigemmo nel parcheggio vicino al parco per lasciare al loro destino i due veicoli –ebbene sì, Davide e Selene erano venuti insieme nonostante tutto- e per sederci allegri e spensierati sulla nostra panchina preferita.
Cominciammo a parlare di tutto ciò che ci venisse in mente. L’inglesina ci parlò della sua esperienza a Londra che ormai durava da più di due anni, dei suoi corsi, della serie di spettacoli che sarebbero iniziati a Ottobre in cui sarebbe stata una delle ballerine principali e del fatto che stesse passando uno dei periodi più belli della sua vita, nonostante avesse lasciato tutto –famiglia, amici e ragazzo- in Italia. Ero emozionata mentre la guardavo gesticolare allegra spiegandoci tutto quello che faceva e raccontandoci delle conoscenze fatte. Era il ritratto della felicità. Nel bel mezzo di una risata dopo una battuta di Davide, però, si bloccò fissando un punto alle nostre spalle. Mi voltai curiosa, e se da un lato fui contenta di notare Gabriele venire verso di noi, rimasi non poco sorpresa nel vedere Andrea vicino a lui. Cadde il silenzio, visto che non ero l’unica ad esser meravigliata.
Quando ci furono davanti, il mio ragazzo si piegò per baciare sulla guancia Dafne e salutarla tranquillamente, comportandosi come al solito. Odiava le situazioni imbarazzanti, faceva sempre finta di niente. Quando però toccò ad Andrea, quel momento fu inevitabile.
“Ciao.” Disse semplicemente il ragazzo.
La bionda abbozzò un sorriso e mormorò anche lei un saluto. Nel frattempo, bello come il sole, Gabriele si sedette sulle mie ginocchia.
“Gabri, non sei una piuma.” Protestai io parlando a bassa voce.
“Io non mi lamento quando lo fai tu. Sii uomo.” Sospirai esasperata e gli circondai il busto con le braccia, poi appoggiai la guancia sulla sua schiena. Tanto fa poco caldo, no? Ma con lui si sopporta tutto.
Già dopo poco, sempre grazie al ragazzo che avevo addosso, tornammo a fare una conversazione decente senza troppi disagi di mezzo. Nonostante questo, Andrea non parlò tantissimo e si limitò ad ascoltare le nostre chiacchiere, da quelle più stupide a quelle più intelligenti –in netta minoranza-. Passarono tre ore ed eravamo ancora lì a discutere del più e del meno, ma decidemmo comunque di separarci per andare a casa e far riposare Dafne, che aveva affrontato da poco un viaggio in aereo e neanche aveva visto i genitori, essendo stata rapita da noi. Facendo rimanere confusi tutti, decise di andarsene con Andrea, mentre Gianmarco rimase solo. Davide e Selene, litiganti ancora per poco, andarono via insieme ed io montai in macchina con il mio bel Bonetti, l’unico veramente calmo in quel momento.
Sospirai mettendomi la cintura, poi lo guardai mentre cercava una canzone decente alla radio con una leggera smorfia insoddisfatta e tenerissima sul viso “Gabri.” Dissi, a mo’ di saluto. Distolse lo sguardo dall’apparecchio e lo puntò su di me “Ila.”
“Prego, inizia pure.” Lo invitai a parlare, alzando le sopracciglia in attesa.
“A fare che?”
“A spiegarmi cosa sta succedendo. Cos’ha in mente Andrea?”
Ridacchiò, scuotendo il capo e raddrizzandosi sul sedile per poi mettere in moto l’auto “Cosa ti fa pensare che Andrea abbia in mente qualcosa?”
“La tua faccia a schiaffi.” Risposi immediatamente, come se fosse ovvio.
“Ma quanto mi conosce bene, la mia tigrotta?” chiese retoricamente con voce stupida e dandomi un buffetto sulla guancia senza neanche guardarmi. Aggrottai la fronte.
“Non mi hai risposto.”
“Si vuole trasferire a Londra.” Sganciò la bomba con non-chalance, mentre usciva dal parcheggio. Spalancai gli occhi ripetendo ciò che aveva appena detto. Lui mi lanciò un’occhiata perplessa “Sì, Ilaria, è quello che ho detto.”
“Spiegami! Dio, odio quando mi lasci in sospeso.” Borbottai nervosa. Lui ghignò fissando la strada e cominciò a spiegare “E’ semplice. La ama ancora e se per lei è lo stesso ed è ancora dell’idea che la distanza li distruggerebbe solamente, la seguirà a Londra e si farà una vita lì, con lei.” Eh, certo. Semplicissimo. Proprio una cosa da tutti i giorni.
“E’ per questo che sono rimasti insieme? Per parlare?”
“Ovvio, piccola.”
“Ma come diavolo fai ad esser così tranquillo?” domandai, socchiudendo gli occhi e continuando a fissarlo. Possibile che in quegli anni fosse solo diventato più bello? Ilaria, non è il momento per farsi questo genere di domande.
“E che dovrei fare, scusa?”
“Se Dafne non provasse più niente Andrea cadrebbe in depressione e visto che gli vuoi bene ti preoccuperesti per lui e lo aiuteresti e.. Insomma, hai capito. Invece se decidono di andare tutti insieme e appassionatamente in Inghilterra non vi vedreste quasi mai!” non ci arrivava?
“Ilaria, sarebbe la stessa e identica cosa che hai provato tu quando è partita Dafne.” Mi spiegò, quasi dolcemente. E non aveva tutti i torti.
“E se invece andasse male..?” chiesi incerta.
“Ci è già passato, sempre quando è partita Dafne. Non sarebbe niente di troppo nuovo. Probabilmente si metterebbe in testa che è finita davvero e proverebbe a rialzarsi.” Rispose serio.
“Odio quando hai ragione..” bofonchiai, facendolo ridere.
“Odi quando ti lascio in sospeso, odi quando ho ragione.. C’è qualcosa che non odi di me?”
“Giusto due o tre cose.” Non stavo mentendo, no.
“Ah-ah.” Annuì “Andiamo da me? Mia madre è a lavoro.”
“Va bene.” Accettai rilassata alzando un po’ il volume della radio. Quando rialzai la testa lo vidi silenzioso, pensieroso e con la fronte leggermente aggrottata. Brutto segno. Soprattutto per la parte che riguardava il “silenzioso”.
“A che pensi?”
“Niente di che..” minimizzò, scrollando le spalle.
“Da quando mi nascondi qualcosa, scusa?”
“Da quando ho l’amante.”
“Smettila di fare l’idiota per sviare il discorso principale.” Lo rimproverai.
“Ma niente, davvero. Solo che vorrei..” si bloccò, ma subito dopo riprese “Mi.. Mi piacerebbe vivere con te in futuro. Magari quando possiamo permetterci di prenderci una casa..” la buttò lì, cercando di nascondere il leggero imbarazzo nella sua voce. Lo guardavo con la bocca aperta e con la faccia a pesce lesso stampata sul viso.
“Oh.” Riuscii a dire, non tramutando la mia espressione facciale.
“A te non piacerebbe?” mi domandò, quasi allarmato per la mia –inesistente- reazione.
“Sì, certo che mi piacerebbe!” trillai. Ovvio che mi sarebbe piaciuto! Svegliarsi tutte la mattine con lui al suo fianco, guardarlo dormire con quell’aria da angelo caduto e i capelli spettinati, sentirlo suonare e cantare per casa.. Oh, beh, e anche vederlo uscire dalla doccia. Sarebbe stato bellissimo, sì.
“Ah..” sospirò “Pensavo di esser l’unico. Sai, la tua risposta non era delle più.. come dire.. significative.”
Mi morsi il labbro inferiore per non sorridere “Paura, eh?” lo provocai, sapendo che avrebbe cercato di nasconderlo fino alla morte.
Ma mi spiazzò, come sempre “Proibito da quando? Così, per informazione..”
“Chi ha detto che è proibito?”
“Chi ha detto che non aver paura per me è scontato?”
“Sei snervante.” Affermai, incrociando le braccia.
“Odi quando lo sono?” scherzo, rallentando. Eravamo arrivati.
“Se odiassi questa parte di te ti odierei e basta, ma non è così.”
“Questo è un modo carino per dirmi che sono sempre snervante o che mi ami?” domandò spengendo l’auto e guardandomi finalmente negli occhi. Sempre gli stessi, sempre destabilizzanti.
“La terza.” Dichiarai decisa, e lui scosse il capo divertito “Scendi, va’.”
Uscimmo senza dire nient’altro dalla macchina. Lui fischiettava un motivetto a me sconosciuto camminandomi affianco, poi tirò fuori le chiavi e aprì la porta. Prendemmo come al solito l’ascensore per arrivare al terzo piano, entrambi troppo pigri per fare le scale, poi entrammo nell’appartamento di Gabriele e sua madre. A proposito di lei, si era trovata un compagno che io stessa avevo conosciuto. Sia io che il mio ragazzo pensavamo fosse un uomo molto simpatico e a modo, per cui eravamo contenti di questa relazione nata con Katia. E poi, a detta del castano, lei era felice.
Senza neanche discutere, ci dirigemmo nella camera del ragazzo, come facevamo sempre. Mentre mi guardavo intorno notando un leggero ma necessario disordine, mi fece sentire la sua voce dire delle parole bellissime.
“Ti dispiace se sto senza maglietta? Fa un caldo pazzesco.” Sbuffò.
Non mi voltai neanche a guardarlo, mi diressi verso la scrivania piena di fogli, penne e lapis dandogli il mio permesso “No, no. A me non dispiace sicuramente.”
Ridacchiò e sentii il rumore della maglietta buttata sul letto, ma ero troppo presa da un raccoglitore vicino ad uno spartito per girarmi e ammirarlo, semi-nudo com’era. Sorrisi intenerita, riconoscendolo: era quello che gli avevo regalato per il diciottesimo compleanno. Lo presi in mano e lo aprii “E questo..?”
“Questo cosa?” si avvicinò e mi abbracciò da dietro, sbirciando “Oh. Questo.” Ah, ah! Quella era la voce a “Cavolo, pensavo di averlo messo apposto.” Ed io ero lì per infierire, no?
“Perché è qui?”
“Perché.. Volevo riguardarlo.” Rispose.
“E perché?” sorrisi divertita, mentre mi voltavo per guardarlo in viso. Mise il broncio.
“Che palle, dai.. Avevo voglia.. Poi non lo riguardavo da tanto. Ma tu oggi non mi hai dato neanche un bacio o sbaglio?”
“Non cambiare discorso.”
“Dammi un bacio.” Sporse il viso verso il mio, ma non volendo dargliela vinta feci la cosa contraria. Per sbaglio, si scontrarono altre due parti del corpo. Non fate gli innocenti, avete capito benissimo quali. Sorrise maliziosamente “Ah beh, se volevi altro bastava dirlo.”
“Cretino. Le riguardiamo?” alzai il raccoglitore e aspettai il suo assenso. Lui annuì, io sorrisi e saltellai verso il letto, per poi sedermi a gambe incrociate sopra di esso. Mi raggiunse immediatamente dopo, mettendosi di nuovo dietro di me e appoggiando il mento sulla mia spalla. Cominciai a sfogliare, con calma. Commentammo ogni singola foto, facendoci prendere dai ricordi, belli o brutti che fossero, e sorridendo come scemi riguardando quelle che avevano reso immortali i primi mesi della nostra storia, che era viva da ormai quattro anni e mezzo. Incredibile ma vero: non ci eravamo mai lasciati. Certo, di litigi ce ne erano stati veramente tanti, anche qualche periodo di crisi, ma mai eravamo arrivati a tanto, eppure nel gruppo eravamo quelli che meno dimostravano i sentimenti in compagnia. Su quel punto di vista non eravamo cambiati da come era la situazione quando ancora eravamo solo amici. Il vero cambiamento era nel privato. A volte coccolosi, altre insaziabili, altre ancora apparentemente distanti ma con un’aria familiare intorno spiazzante ma che per noi era normalissima. Insomma, i soliti: Gabriele e Ilaria, Ilaria e Gabriele.
“Il mio compleanno..” sussurrai sorridendo, accarezzando l’angolo della pagina dove era stata incollata una foto fatta da Gianmarco, che mi aveva rubato la macchina fotografica per rompere le scatole a tutti gli invitati. Eravamo tutti e due seduti sul divano e stavo mangiando la mia fetta di torta mentre lui allungava il braccio per rubarmene un po’ col suo cucchiaino. Nell’altra mano il piattino di plastica vuoto e sul viso un’espressione concentrata sdrammatizzata dalla lingua leggermente di fuori.
“Quanto era buona quella torta.” Disse trasognato e sospirando.
“Ti ricordi cosa mi hai detto per la prima volta, quel giorno?” chiesi, mettendolo alla prova e sottoponendolo al mio sguardo di sfida.
“Certo che me lo ricordo.”
“Non mi basta sapere che te lo ricordi. Voglio sapere cosa mi hai detto.”
“Sei tu che mi hai chiesto se me lo ricordavo!” si difese trattenendo un sorriso.
“Allora rifaccio la domanda: cosa mi hai detto per la prima volta, quel giorno?”
“Che ti amo.” Gongolò, per poi sfiorare le mie labbra con le sue. Sorrisi “Penso che tu non sia mai stato più dolce.”
“Io sono sempre dolcissimo, invece.”
“Ho ancora la lettera nel posto più segreto di camera mia.” Dissi orgogliosa, non considerandolo. In quel foglio aveva scritto una serie di frasi una più bella dell’altra, tanto che mi fecero piangere come una cretina. La fine però, fu la parte migliore. Arrivata in fondo avevo letto “Adesso alza gli occhi e guardami.” E lo avevo fatto. Lui, già davanti a me, mi aveva preso il volto tra le mani e fissandomi intensamente negli occhi, aveva sussurrato quelle due paroline, facendomi sentire sensazioni impossibili da descrivere con semplici parole umane.
“E l’altra parte, invece? Dove l’hai messa?” mi chiese, accarezzandomi un braccio e baciandomi ripetutamente sotto l’orecchio –adoravo quando lo faceva, e lui ne era a conoscenza-.
“Quella è tatuata a vita nella mia memoria.”
“Dici?”
“Dico. Poi tu me la rinfreschi ogni giorno..” mormorai, accoccolandomi maggiormente sul suo petto nudo.
“E come?”
“O me lo dici o me lo dimostri..” risposi, sfogliando le ultime pagine del raccoglitore. Quando terminò, lo chiusi e lo appoggiai sul comodino staccandomi dal bellissimo corpo del mio ragazzo, per poi inginocchiarmi sopra al letto e spingerlo per farlo stendere. Aggrottando la fronte dubbioso, lo fece. Non si rifiutava mai di far qualcosa, per questo a volte non chiedevo neanche. Mi sistemai sopra di lui e mi lasciai avvolgere dalle sue forti braccia. Io, invece, incrociai le mie sul suo petto e vi appoggiai il mento, cominciando a guardarlo senza motivo. D'altronde che motivo dovevo avere? Era bellissimo, con la pelle lievemente più scura del normale e i capelli schiariti dal sole, gli occhi curiosi, accesi e ipnotizzanti, il leggero velo di barba che gli dava un’aria più matura e, diciamocelo, provocante, e il sorriso appena accennato, sfrontato ma anche dolce. Sicuro di essere umano, Gabriele? Tu e la tua bellezza, il tuo modo di fare e quello in cui nascondi nelle battute i tuoi reali pensieri, le tue affermazioni imprevedibili, i tuoi baci, come mi guardi mentre mi dici che mi ami o mentre facciamo l’amore. Sicuro di non esser troppo, per me?
“Io te lo dimostro mai, che ti amo?” domandai in un sussurro incerto, guardandolo quasi spaventata dalla sua possibile risposta.
“Ogni volta che mi guardi, piccola..” rispose calmo, cominciando ad accarezzarmi la schiena. Sorrisi e mi allungai per lasciargli un semplice bacio a stampo, ma che lui approfondì facendomi ritrovare bloccata sotto di lui. Non che mi dispiacesse, ovvio.
Quando ci separammo, ansanti, prese a giocare con una mia ciocca di capelli “E tu nei miei occhi cosa vedi?” domandò curioso, socchiudendo gli occhi.
“Tutto.” Risposi di getto.
“Tutto quello che provo per te o tutto quello che tu provi per me?” sorrise divertito.
“Tutto.” Ripetei, ridendo.
“Vuoi proprio farti baciare, non è così?”
“Chi, io?”
“Sì, tu, piccola tigre diabetica.”
“In realtà dici così solo perché sei tu a voler baciare la piccola tigre diabetica.” Alzai il mento fintamente indispettita. In realtà non vedevo l’ora che lo facesse.
“Non ti sfugge niente, accidenti.” Sussurrò, un attimo prima di posare di nuovo le labbra sulle mie.
Diamine, potevo essere più felice? A pensare che inizialmente non potevo neanche vedere il ragazzo che stavo baciando mi veniva da ridere, considerando che adesso solo un giorno senza di lui mi mandava KO. Ma del resto, anche la sua presenza lo faceva. Era capace di annullarmi, di farmi stare sia bene che male, di farmi sentire unica e indispensabile, di farmi piangere dalla felicità, dalla commozione, dalla rabbia e dal divertimento, ma soprattutto era in grado di amarmi nonostante i miei difetti, che venivano fuori ogni giorno.
Quando si staccò per prendere fiato, scossi il capo e quasi non mi resi conto di aver parlato “Ma quanto cazzo ti amo?”
“Mai quanto mi amo io, bella mia.”
 


MESSAGGIO IMPORTANTE, PRIMA DI QUALUNQUE ALTRA COSA (?):
I Missing Moments, per chi non lo avesse notato, saranno messi come capitolo dopo il primo: Gabriele VS Lorenzo.
 
Ok, ora.. ehm..
Buonsalve, branco di pazzi scatenati.
Questo è l’epilogo, e spero davvero con tutto il cuore che vi sia piaciuto. Per quanto mi riguarda (e per quanto vi possa interessare la mia idea) ne sono rimasta abbastanza soddisfatta. Rileggendolo, dopo qualche giorno da quello in cui l’ho scritto, mi sono resa conto che è tanto, esageratamente diabetico (parlando della coppia principale), e quasi stavo per cancellarlo tutto, ma poi mi son detta: loro sono Gabriele e Ilaria, possono essere dolci quanto vogliono, ma rimarranno sempre i soliti liceali che si battibeccano anche per i più futili motivi, anche a distanza di anni, che siano pochi o tanti.
Ho cercato di dare spazio a tutti (chi più, chi meno) i personaggi che sono anche solo comparsi in questa storia. Lorenzo e Cloe non li ho cagati (parliamo chiaramente, orsù) di striscio volontariamente, immedesimandomi in Ilaria. Dubito che gliene freghi qualcosa di loro e che quindi sappia delle loro vite.
Ho fatto mettere insieme Gianmarco e Francesco, e infondo (esclusi i coglioni di cui parlavo prima) sono gli unici che fanno coppia e stop, senza vari litigi o problemi di mezzo, perchè direi che il nostro caro Gi-emme di problemi ne ha avuti fin troppi. La fortuna (o come la volete chiamare) gira per tutti, e ho voluto che almeno su questo punto di vista fosse in buone acque. (E detta francamente, Francesco è figo e voglio bene a Gianmarco. Bene che stia con lui.)
Davide e Selene. Molti (tutti, che io sappia) erano pure dalla loro parte, ed eccoli qui. Insieme, felici, arrapati e litiganti, ma comunque felici e perfetti insieme.
Alessandro e Viola, due personaggi che fondamentalmente non conosciamo quasi per niente, ma di cui ho sottolineato più volte il rapporto molto forte di entrambi con il/la proprio/a fratello/sorella. Beh, stanno insieme. Il bel moro dagli occhi neri non si ubriacherà mai più. Spero.
TASTO DOLENTE: Andrea e Dafne. Ok, pure loro coppia sofferta. Finisce la storia e neanche sappiamo con certezza se torneranno insieme oppure no. Beh, vi basti sapere che a me piacciono i lieto fine, poi vedetela come vi pare! Non è scritto, la vostra fantasia potrebbe lavorare. u_u
 
I ringraziamenti.
E sono veramente tanti da fare.
Innanzi tutto grazie per le 469 recensioni, che ogni giorno mi hanno fatto sorridere, ridere, quasi piangere (per la commozione, eh!), e chi più ne ha più ne metta. Ho scarsa autostima, questo l’avrò detto 100 volte su per giù, ma adoro ricevere complimenti o anche sono una parola positiva su quello che faccio e su cui mi impegno. Beh, sappiate che mi avete viziata e mi avete fatta stare bene, anche solo con un “ciao”.
Grazie per le 151 persone che l’hanno messe tra le preferite, le 42 tra le ricordate, le 267 tra le seguite. Siete dei pazzi. (E qui si spiega il “pazzi scatenati” iniziale.)
Grazie a chi legge questa storia dall’inizio, chi da metà, chi da pochissimo e ha speso una giornata o più sulla pagina di Amore al primo tweet per mettersi in pari. (Pazzi scatenati, ancora).
Grazie a chi ha “pubblicizzato” la storia facendola leggere anche ad amici, intavolando discussioni (anche brevi) su ciò che ho scritto. Fa tanto telefilm.
Grazie ancora alla mia amica Francesca, che commentando un accaduto dove io stessa sono stata protagonista, mi ha “illuminata” sul titolo da dare alla long-fic. Grazie all’artefice dell’accaduto di cui ho appena parlato (anche se non lo saprà mai), perché proprio attraverso i social network mi ha fatto connettere la parola “stimolante” ad una conversazione (ora, non pensate male). Grazie a chi mi ha spinto a scrivere e pubblicare la storia e a chi ho quasi ucciso per colpa dei miei continui (e stupidi) dubbi.
Grazie ad Ilaria, che mi ha fatto vivere insieme a lei un periodo della sua vita. Grazie a Gabriele, che oltre ad avermi fatto sbavare come pochi (e penso che anche voi riusciate a capirmi), mi ha divertito ogni volta che immaginavo una sua scena e una sua battuta. Grazie a Gi-emme, che mi ha fatto inconsciamente identificare nella sua realtà. Grazie a tutti gli altri personaggi, che adesso, insieme agli altri tre nominati, mi fanno piangere come una cretina. ._.
Grazie anche a me, visto che ho appena imparato a come sentirsi stupidi. <3 ahahahah
Ah, e grazie a tutta la storia, che mi permetterà di vivere una vita differente. Sì, perchè non riuscirò più a mangiare un gelato alla fragola senza sperare che qualcuno mi sbatta addosso, non riuscirò più a reclamare un bacino senza pensare immediatamente a Bonetti, non riuscirò più a dire o sentire la parola "tigre" senza immaginare Ilaria e la sua acidità, non riuscirò più a guardare un qualsiasi ragazzo di nome Lorenzo con gli stessi occhi! D:

Ma quanto cazzo ho scritto?
 
Ora, direi che è giunto il momento di salutarvi.
Se c’è qualche pazzo scatenato che vuole continuare a leggere qualcosa di mio, c’è la storia fantasy “Ruth.” che avrà piacere di esser letta, e io che sarò felice di sapere la vostra opinione su di lei.
 
Grazie ancora di tutto.
Vi adoro, mi avete fatto stare benissimo, mi avete dato la soddisfazione e l’ispirazione per continuare a scrivere, sia per voi che per me. Mi avete dato un impegno da portare avanti (e che ho terminato con successo, per quel che mi aspettavo inizialmente) e mi avete aiutato ad avere più fiducia in me.
 
Un abbraccio da me e dal tutto il cast. (LOL)
Un bacio dal Bonetti.
Una pacca sul culo da Davide. (?)
 
Grazie davvero.
 
Maricuz
   
 
Leggi le 75 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Maricuz_M