Anime & Manga > Dogs
Ricorda la storia  |       
Autore: Rota    20/03/2012    2 recensioni
Heine andò a cercarlo, dopo pranzo: Giovanni era abbastanza solito a sparire, di tanto in tanto, quando non era obbligato con la forza a restare assieme agli altri, in camerate grandissime e totalmente inespressive, bianche come quello che loro avevano da sempre definito “Morte”.
Aveva provato nella sua stanza ma non aveva trovato tracce dell'amico. Aveva provato in bagno, nei pressi delle sale d'addestramento, eppure nulla era riuscito a scovare, neppure guardando bene.
Entrando in cucina, dove lunghi tavoli piatti come quelli della mensa si allungavano da tutte le parti e niente, neppure una piccola briciola, intaccava un ordine quasi disumano, sentì subito dei leggeri lamenti provenire da un punto imprecisato.
Si chinò a terra e lo vide, raggomitolato in un angolo, che si teneva le gambe avvolte in un abbraccio serrato. Heine sospirò, non troppo forte, e a quattro zampe arrivò da lui.

[HeineGiovanni - childhood]
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Giovanni Rammsteiner, Heine Rammsteiner
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Autore: margherota
Titolo: Amore insano
Capitolo: Giovanni “il Piagnucolone”
Fandom: Dogs - Pallottole e Sangue
Personaggi: Heine Rammsteiner/Giovanni Rammsteiner
Generi: Introspettivo, Fluff, Angst
Avvertimenti: Shonen ai, One shot, Missing Moment
Rating: Giallo
Set: 1
Parole: 1350
Prompt Syllables of Time: Fino a quando voci umane non ci sveglieranno

Note: Piccola raccolta tutta dedicata alla HeineGiovanni, se va bene di sette capitoli (L)
La maggior parte dei capitoli sarà dedicata alla loro “infanzia”, quindi non pensiate che Giovanni sia OOC, è semplicemente piccino e ancora tenero.
Mi sono resa conto, scrivendo questa raccolta, come io mi sia “abituata alla violenza”, leggendo molti manga seinen e shonen, tanto che fino a giorni recenti non mi ero mai DAVVERO resa conto di quanto violento e pesante sia Dogs. Ho basato tutta la mia teoria unicamente sui pochi squarci che il manga mi ha dato relativamente al primo periodo di Heine e Giovanni, laddove non erano altro che cavie scientifiche. Riflettere sulle loro emozioni, sui loro pensieri, sulla maturazione della follia che li ha portati a essere tanto divisi mi ha riempito di nuove considerazioni e un amore davvero immenso, per loro due. Probabilmente sono solo gli scleri di una fangirl troppo pazza, ne convengo, ma vi prego di aspettare d'arrivare fino alla fine per giudicare.
Per ora vi auguro solo una buona lettura (L)





Non era per eccessiva cattiveria che Giovanni aveva guadagnato il soprannome di “il Piagnucolone”: essere così simili e così miseri, in egual maniera, appiattiva le gelosia e vanificava le invidie dell'animo – ed era così strano notare come, con simili premesse, ognuno dei capi scientifici avesse sviluppato una psicologia tutta particolare e totalmente unica, diversa dalle altre in maniera quasi complementare.
Giovanni era il Piagnucolone solo perché aveva in viso quell'espressione eterna spaesata, terrificata, completamente a disagio, che se anche gli occhi e lo sguardo rimanevano nascosti alla vista per la capigliatura stramba non era difficile capire quali sentimenti provasse, nel suo candido e snello corpo.
Avere un elemento debole nel gruppo aiutava gli altri a sentirsi forti, nell'intimo, e Angelika lo sapeva bene.

Heine andò a cercarlo, dopo pranzo: Giovanni era abbastanza solito a sparire, di tanto in tanto, quando non era obbligato con la forza a restare assieme agli altri, in camerate grandissime e totalmente inespressive, bianche come quello che loro avevano da sempre definito “Morte”.
Aveva provato nella sua stanza ma non aveva trovato tracce dell'amico. Aveva provato in bagno, nei pressi delle sale d'addestramento, eppure nulla era riuscito a scovare, neppure guardando bene.
Entrando in cucina, dove lunghi tavoli piatti come quelli della mensa si allungavano da tutte le parti e niente, neppure una piccola briciola, intaccava un ordine quasi disumano, sentì subito dei leggeri lamenti provenire da un punto imprecisato.
Si chinò a terra e lo vide, raggomitolato in un angolo, che si teneva le gambe avvolte in un abbraccio serrato. Heine sospirò, non troppo forte, e a quattro zampe arrivò da lui.
Quando Giovanni lo scorse, al di là della sua frangia e del suo dolore, si strinse con maggior forza e tentò in tutti i modi di comunicargli distacco, disagio, la specifica voglia di non aver nulla a che fare con lui.
Heine rimase a qualche metro di distanza e si sedette sul pavimento, senza smettere di guardarlo. L'aveva visto altre volte in quelle condizioni, ma faceva sempre un certo effetto – come quando Lily perdeva il controllo e diventava poco più che una bestia assetata di sangue.
Per loro che non conoscevano la paura della morte, c'erano a gravare sul cuore e sull'animo quesiti ancora più grandi.
Giovanni non lo guardava, così Heine fu costretto a rivolgergli la parola per primo.
-Io e Lily eravamo preoccupati per te.-
Non era una bugia ma solo la triste verità: Arthur non aveva la grazia necessaria per soppesare tutti gli avvenimenti e purtroppo quando l'abitudine subentra nel ciclo delle cose anche l'importanza dei singoli gesti diminuisce. Per tutti gli altri, quello di Giovanni non era altro che un capriccio.
Ma per loro, per Lily e specie per Heine, non era davvero così.
Giovanni non rispose e non diede cenno d'essere stato toccato né dal suo tono né dalle sue parole. Heine portò pazienza e si sporse un poco verso di lui – lo vide ritirarsi nel proprio angolo, di riflesso, ancora prima che avesse aperto bocca.
-Non dovresti stare da solo, quando sei così. Fa più male.-
Voleva toccarlo, cercare in qualche modo di fermare il tremore del suo corpo non con una carezza ma con la fermezza della mano e del cuore, perché aveva imparato che altra maggiore sicurezza non ce n'era. Giovanni era fragile, quel tanto da essere spezzato in un sol gesto, e se era anche capace di uccidere a mani nude un mostro grosso cinque volte tanto lui, quando si trattava di Heine e dei suoi compagni pareva una creatura spaurita e null'altro.
Aveva ancora il viso nascosto tra le gambe quando gli rispose, fermando a mezz'aria la sua mano.
-Non voglio che pensiate male di me.-
Heine ritirò l'arto, rincuorato seppur in maniera meschina da quelle poche parole dell'altro.
In alcuni casi era stato davvero peggio e lui aveva dovuto assistere a momenti isterici poco piacevoli dove Giovanni tremava da capo a piedi e piangeva tanto da non riuscire neanche a parlare. Non era così vile da chiedersi come mai, tra tutti, proprio lui dovesse mantenere la lucidità salda e la coscienza sempre presente mentre tutto il mondo che aveva marciava dritto verso la pazzia – eppure alle volte avrebbe preferito non coccolare ma essere coccolato.
Cercò di non essere troppo duro nel rivolgersi ancora a lui, mentre lo fissava nella speranza di avere in cambio il suo sguardo.
-Non credo che tu dimostri debolezza se sei consapevole di provare dolore. Fa parte della nostra natura.-
Giovanni non disse nulla per un po', neppure quando Heine gli si avvicinò tanto, centimetro dopo centimetro, da riuscire a toccarlo con il fianco.
Non smise di tremare ma sciolse di poco l'abbraccio nel quale si stringeva totalmente. Non lo guardò ma estese quel semplice contatto che li univa con la spalla, appoggiandosi quasi al maggiore e aprendosi di più a lui, anche con l'animo.
Heine dovette prendergli la testa con una mano, in una carezza strana, per convincerlo a parlare – con voce tremula, sottile, di chi sta quasi per arrendersi al pianto.
-La cosa che mi fa più male è la consapevolezza strisciante di non essere neanche umano. Cosa sarebbe la normalità, in quel caso? Cosa la nostra natura?-
Lo riprese subito, perché sapeva dove quel tipo di discorsi andassero a parare. Giovanni aveva la tendenza a pensare, nonostante fosse una cosa autolesionista: col tempo ognuno di loro aveva imparato o a non farlo o a farlo nella giusta maniera, intanto che la miseria della loro condizione e l'orrore che vivevano quotidianamente non intaccava la lucidità dei loro esseri.
Altrimenti sarebbero arrivati al limite della pazzia – altrimenti sarebbero stati uguali a Lily.
-Tu ti fai troppi problemi, ti riempi la testa di troppi pensieri.-
Giovanni però non demorse, con quel pigro nichilismo che colorava di nero ogni altra cosa. Appoggiò il capo contro il petto del ragazzo e gli prese la maglia tra le dita, in una richiesta muta di pietà.
-Alle volte, mi pare che l'unica cosa che mi fa rimanere lucido, che mi fa credere che questo non sia soltanto il lungo sogno della bestia che c'è in me, sia il dolore.-
Ancora e ancora, Heine non riusciva a zittire quella confessione tanto terribile e tanto umana, sperando solo che lo sfogo potesse aiutarlo a metabolizzare e ad andare avanti, una volta concluso il tutto.
L'aspetto più orribile di quelle occasioni era il senso di impotenza che, germogliato dentro il petto di Heine, cresceva nella disperazione. Eppure Giovanni era lì, era tra le sue braccia, ed era così comico e tragico che non riuscisse a salvare neppure lui.
-L'unica voce che sento, umana, è quella della signora Madre. È attraente e terribile allo stesso tempo, mi fa venire voglia di scappare da tutto.-
Lo abbracciò, stringendolo a sé e interrompendo quel che stava dicendo. Stava tremando lui, di rabbia e di rassegnazione, e Giovanni lo capì benissimo perché gli rispose prontamente.
Si alzò sulle ginocchia, mentre le braccia dell'altro gli circondavano la vita e il suo corpo si faceva tanto vicino quasi da fondersi con il proprio – gli parlò nell'orecchio, non baciandolo ma di poco, perché neppure le mura di quella stanza potessero sentire che in realtà persino Giovanni il Piagnucolone non aveva persa la speranza, e tutto per merito suo.
-Poi però penso a voi, ed è la cosa più forte che esista.-
Giovanni non tremava più e ci volle qualche minuto perché Heine smettesse di farlo.
Nella calma che raggiunsero, riuscirono persino a sentire i colpi dei cuori che, ancora, battevano nei loro petti, simbolo di una vita che andava oltre le difficoltà e tutti gli incubi.
Era probabile che l'idea di “branco” assomigliasse molto alla consapevolezza che erano riusciti, entrambi, a raggiungere in maniera naturalissima – il conforto che la sola idea di gruppo riusciva a dare, massima dolcezza – ma a loro ancora non interessava.
Si scoprirono riconoscenti l'uno nei confronti dell'altro, anche senza il bisogno di guardarsi negli occhi un'ultima volta.
Heine strinse la sua mano e infine lo guidò verso una luce. Brillante, seppur artificiale, seppur bianca come il resto.
-Vieni, andiamo dagli altri...-
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dogs / Vai alla pagina dell'autore: Rota