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Autore: Cincilla    21/03/2012    2 recensioni
Ciao. Mi chiamo Katy. Ho 18 anni e lotto con il cibo tutto il giorno tutti i giorni.
Perché? Perchè lottare con il cibo, mi distrae dal lottare con me stessa.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SF


                                                                                                                                                 
Senza Fondo.
1.



All'età di diciassette anni Katy aveva raggiunto i 93 Kg. Peso che, con un altezza di un metro e mezzo corrispondeva ad un BMI di 50. Traduzione : obesità patologica di secondo tipo.
Obesità. Patologica.
Quante volte aveva sentito quella parola Katy. Quante volte aveva guardato trasmissioni, letto riviste, ascoltato seminari in cui si parlava dei disordini alimentari.
Centinaia, forse migliaia di volte. Perché lei lo sapeva di essere obesa, glie lo ripetevano in continuazione. Amici, parenti, sconosciuti a caso che incontrava per strada si premuravano sempre affinché non lo dimenticasse mai, il suo peso in eccesso. E sapeva anche tutte le consguenze a cui andava in contro se non si fosse decisa a perdere peso: malattie cardiache, rischi di tumore, diabete, infarto, problemi alle articolazioni, ictus e chi più ne ha più ne metta.
Eppure sembrava che tutti ci tenessero a ricordaglielo, che era malata. Perché se c'era una cosa che Katy aveva capito era che era malata.
Obesità = malattia.
Lo dicevano tutti i medici/esperti/giornalisti di cui aveva guardato le trasmissioni e/o letto gli articoli.
"L'obesità è una malattia. L'obesità infantile è in aumento. Ma lo sapete che si muore? Si perché il cuore si affatica e le articolazioni cedono e c'è rischio di infarto e blablabla."
"Si, lo so!" Urlava Katy a se stessa. Mettetevi l'anima in pace miei cari medici. Nessuno mangia nutella pensando che gli faccia bene.
Nutella = obesità = malattia. Amen.
Così si decise, un giorno, finalmente ad iniziare una dieta. La dottoressa sembrava così gentile. "Pensa a quanto ti sentirai bene. E' un circolo vizioso che devi interrompere. Sei giovane. Sei così carina."
Anche quello se lo sentiva dire spesso. Che era carina. Ma in genere lo facevano solo i suoi genitori. E di solito lo accompagnavano ad un "Se dimagrissi un po' saresti bellissima".
"Si. Va bene. Ora la inizio questa dieta del cazzo."
Ne aveva provate tante Katy di diete. Tutte, neanche a dirlo, irrimediabilmente fallite.
Ma questa è la volta buona, si diceva. "Questa volta cambio davvero eh. Ci tengo al mio cuore alle mie articolazioni e a non fare le smagliature eccetera eccetera".
Così un giorno a caso di una settimana a caso di un anno a caso ( perché non serve che sia la mezzanotte di lunedì di un mese dispari dell'anno bisestile) Katy si mise a dieta.
Due settimane dopo, al primo controllo aveva perso 3 Kg.
Ah che felicità. La dottoressa era felice, sua mamma era felice e persino lei si sentì soddisfatta. I suoi sforzi erano stati ricompensati.
Non per cantar vittoria troppo presto, ma chi inizia bene è già a metà dell'opera. Giusto?
No.
Se ne accorse con il tempo Katy, che la strada per perdere peso è lunga e dolorosa. E non sempre la bilancia segna il peso che vorresti.
Non poteva negare a se stessa di aver sgarrato qualche volta. Non troppo spesso però eh. Solo che la cioccolata era lì, nella credenza (eh già, non avevano smesso di comprarla) e lei era sola a casa e doveva venirle il ciclo e ne aveva voglia.
Magari la mangiava anche il giorno dopo. "Tanto ormai la frittata è fatta, no"?
Però poi pensava ai chili persi, ai jeans di una taglia in meno e si pentiva. E il giorno dopo riprendeva la dieta.
"Ho ceduto, è vero. Ma non manderò tutto a puttane. Non questa volta, cavolo."
E non mandò tutto a puttane. Aveva perso una battaglia ma la sua guerra con il cibo era appena agli inizi e lei non poteva arrendersi.
Stanca degli scarsi risultati, tentò il tutto per tutto e fece l'impensabile. Si iscrisse in palestra.
"Fare esercizio aiuta a bruciare le calorie. Dona benessere. Aiuta a produrre endorfine e a combattere lo stress." Aveva detto la sua dottoressa. Non che ci credesse tanto ma in fondo non poteva farle male. Certo era che l'imbarazzava...fare esercizio davanti agli altri. Quasi quanto mangiare davanti agli altri. Si sentiva sempre così: osservata, giudicata, derisa.
Manie di persecuzione? Forse. Ma a pensare male non si sbaglia mai.
Ingoiò il rospo Katy e dopo qualche tempo andare in palestra non le sembrò poi tanto male.
Le veniva quasi più facile allenarsi, mano mano che perdeva peso. Ogni volta si sentiva meno guardata, meno a disagio, meno diversa.
Dopo  mesi di dieta, Katy aveva raggiunto i 74 Kg. "Cavolo, non pesavo meno di di 75 Kg da quando avevo tredici anni." aveva detto alla dietologa.
Mancava ancora un bel po' al traguardo. Ma era anche aumentata in altezza : di ben quattro centimetri per l'esattezza. Straordinario, eh?
E tutto con una dieta sana ( perché Katy era inteligente abbastanza da non lasciarsi irretrire da una di quelle pericolosissime diete ipocaloriche) e con una moderata attività fisica.
E dire che aveva sentito di gente che dimagriva anche così, senza liposuzione, interventi o altro. Ma non pensava che un giorno ci sarebbe riuscita anche lei.
"E' tutto merito mio. La differenza l'ho fatta io. Non mi sono arresa e ho continuato a lottare nonostante fosse difficile."
E che soddisfazione incontrare amici che non vedeva da tanto tempo "Quanto sei dimagrita. Sei bellissima. Non che non lo fossi anche prima eh, ma adesso..."
"Wow" dicevano i ragazzi per strada. "Sei stupenda". Si imbarazzava davanti a certe esclamazioni Katy. Era un bel passo avanti rispetto a "cicciona"o "ippopotamo".
L'incubo era finito. Aveva cambiato la propria vita.
Era guarita dalla sua malattia.


O almeno così credeva.


Senza quasi accorgersene aveva iniziato a contare le calorie che bruciava in palestra.
Poi quelle dei singoli alimenti. Poi quelle che ingeriva.
"Solo per curiosità eh." Certo Katy. Contenta tu Katy.

"Oggi non la mangio la pasta. No mamma sto bene, solo che per sbaglio ci ho messo troppo sale. No mamma ho già mangiato oggi."
Ma non aveva mangiato affatto Katy. Tanto chi poteva saperlo? Era sempre sola a casa.


Ed era sempre sola quando un giorno, Dio lo maledica, Katy aprì la dispensa. Dopo tanto tempo mangiò la cioccolata.
Lo aveva fatto senza neanche rendersene conto e quasi non lo ricordava.Non che ne avesse realmente voglia, solo che non poteva impedirsi di mangiarla.
Era come se si guardasse dall'esterno mentre si abbuffava di tutte quelle cose che per mesi aveva costantemente evitato.
Neanche i crampi allo stomaco riuscivano a fermare quella fame vorace che sembrava essere divampata all'improvviso. Non aveva il controllo su ciò che mangiava. Non era colpa sua.
"Come ho potuto. Dopo tutti i sacrifici. Non voglio ingrassare di nuovo"
Piangeva Katy. Si sentiva sempre in colpa dopo aver mangiato.
Corse in bagno. La nausea era insopportabile.
Nausea per il cibo che aveva ingerito? Nausea di se stessa?
Tutte e due forse.
Ma ancora una volta perse il controllo del proprio corpo.



Vomitò.
Blea fa schifo. Lo dicono sempre che fa schifo vomitare. Ineffetti neanche per lei era stato piacevole. Ma dopo averlo fatto si sentì meglio.
Molto meglio.
"E se non avessi vomitato tutto?" Pensò Katy."Meglio non mangiare oggi. Sai com'è...per precauzione."
Certo Katy. Come vuoi tu Katy.



La parola "obesità" le aveva sempre fatto paura. Ecco perchè fu sorpresa di trovarne una che la spaventasse anche di più.

Bulimia.



L'obesità è una malattia. La bulimia è una malattia. L'anoressia è una malattia.

I medici lo insegnano.

Per la prima volta però Katy dissentì.

E se quella che per gli altri è la malattia non fosse altro che un sintomo?

Un sintomo di un male peggiore, di un disagio interiore che non si riesce ad esternare.

Mangiare troppo fa male. Vomitare fa male. Digiunare fa male. Lo sapeva benissimo Katy, eppure continuava a fare tutte e tre le cose. In un ciclo terribile e senza fine.

Perché? Ma come, non lo avete capito?

No, miei cari non c'entra la bellezza, le modelle o tutte quelle stronzate che ci proprinano i mass-media.
Katy voleva stare male fuori così come si sentiva male dentro.

E se mai qualcuno si fosse curato di gurdare oltre il suo peso forse si sarebbe accorto che il vuoto non ce lo aveva nello stomaco ma al cuore.

Un vuoto che per quanto mangiasse non sarebbe mai riuscita a colmare.

Ciao. Mi chiamo Katy. Ho 18 anni e lotto con il cibo tutto il giorno tutti i giorni.
Perché?  Perchè lottare con il cibo, mi distrae dal  lottare con me stessa.

Adesso lo sa Katy. Ha realizzato che la vera malattia non era la sua obesità e non sarà la sua bulimia.

La malattia è da un'altra parte. Nascosta. Ben nascosta.

Ma averlo finalmente realizzato, forse, l'aiuterà anche a trovarla. E magari a guarire.

Una volta per tutte.


Fine.













   
 
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