La peggior morte
Le bende mi ricoprono il corpo martoriato dalle operazioni, quelle operazioni che ho fatto per te, mio piccolo conte.
Sono qui dolorante e ti imploro di uccidermi come hai fatto con gli altri quel giorno, ma tu non mi concedi neanche di morire sotto il tuo gelido sguardo di luna. Esso è rivolto verso quel bambino che raccolsi dalla strada, non ti interessa di me, non mi guardi, non mi uccidi come avrei voluto.
La mia vista inizia ad offuscarsi, non riesco più a vedere il tuo corpicino, che fino a poco fa tremava per ciò che ti ho raccontato di me, di come ho iniziato ad ossessionarmi a te.
Entra qualcuno e mi si avvicina a passi svelti per controllare il danno che mi hai inferto sparandomi; per me è importante perché mi hai ferito nel petto, dove la mia passione per te brucia.
Ho sempre sognato di averti vicino a me, e adesso che ti trovi qui sei ancora irraggiungibile.
Le parole che mi hai detto prima, durante il banchetto, mi martellano ancora in testa; io che ho rinunciato a tutto e ho intrapreso questa vita solo per te, mio piccolo conte, non ricevo nient’altro che odio?
Questo però non ha importanza, perché ora, nel momento della mia fine, tu sei accanto a me, anche se non osservi la mia patetica figura morente.
Volevo stare al tuo fianco quel giorno, voglio starci adesso, per poterti sottrarre da quel futuro avvolto da spine.
Ormai hai dato l’ordine al tuo maggiordomo di uccidermi, sono felice perché me ne andrò sotto il tuo fiero sguardo di ghiaccio. Rido con quelle poche forze che mi restano e sollevo lo sguardo per vedere i tuoi occhi cobalto prima della fine. Tu non mi guardi, tieni il tuo bellissimo viso contro la spalla di quell'ombra meschina, che con il suo piede mi strappa via dalla vita, via da te.
La peggior morte per me, non essendo riuscito a guardarti in volto, mio piccolo Ciel.