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Autore: CinderNella    22/03/2012    2 recensioni
«Mi dispiace.» disse dopo qualche minuto di silenzio, mentre passeggiavano sul lungo Tamigi come due semplici e normali persone imbarazzate. Avrebbe voluto chiedere “per cosa?” ma lo sapeva. Lo sapeva benissimo, era quello a cui stava pensando in quel momento, era quello che tornava a pensare spesso, anche dopo anni che si erano lasciati.
[Jamie Dornan/Keira Knightley]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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She’s the one
Quel pub era un po’ troppo affollato e si chiedeva davvero perché Sienna l’avesse portata lì per celebrare l’essersi riunite: perché tra un progetto e l’altro, una a Londra e l’altra tra la Gran Bretagna e la Russia, entrambe fidanzate, e una in particolar modo poteva trovarsi con la sua dolce metà ovunque e in qualsiasi momento – come a Venezia, per esempio – … non c’era stato molto tempo di vedersi, eccetto dopo la rottura di Keira con Rupert. E poi niente più.
E quella volta, come quella sera, erano andate a cena insieme, ma poi si erano ritrovate così in un pub. Era affollato, ma almeno non c’erano paparazzi — e per questo ringraziava il cielo.
«Sienna, ancora mi chiedo perché diavolo siamo finite qui e non a casa mia a bere un po’ di vino.»
«Mia piccola, dolce Keira, la tua proposta era allettantissima, ma io avevo voglia di vedere tanta gente! E poi potremmo andare dopo a casa tua!» l’amica roteò gli occhi: «Sono stanca già ora, non voglio del vino a casa mia alle quattro di mattina grazie!» le sorrise, e Sienna capì. Era davvero troppo per Keira, con i ritmi che stava avendo in quel periodo. Invece lei, da questo punto di vista molto diversa dall’amica, non poteva fare a meno di essere circondata dalle persone, anche sconosciute e sebbene fosse stanca. Ordinò un drink e così anche l’amica, sedendosi al bancone come due ragazze single e a caccia, sebbene non fossero nessuna delle due cose. Soprattutto lei, che con il pancione ben in vista in realtà non poteva far altro che allontanare gli uomini in cerca. E per il piccino – o piccina – che alloggiava là dentro, aveva anche ordinato un drink analcolico, mentre l’amica poteva andarci giù pesante con tutta la sua invidia.
«Come sta il piccolino?» chiese Keira, dopo un po’, sfiorando il pancione della futura mamma, nonché sua grande amica.
«Oh, sempre se sarà un piccolino. E scalcia, scalcia tanto. Se provi a mettere una mano forse lo senti.» prese una mano dell’amica e la posò sulla sua pancia, mentre quella rimaneva in attesa di qualche rumore, o sensazione.
«Ha scalciato! È adorabile!» Keira la osservava sorridente, era sinceramente contenta per lei. Poi aveva avuto il piacere di conoscere Tom e si era resa conto che non solo stavano benissimo insieme, ma era anche un bravissimo ragazzo.
«Non se ce l’hai nella pancia! Quando scalcia di notte e ti sveglia poi è anche meglio!» Sienna alzò gli occhi al cielo: non poteva fare a meno di lamentarsi di lui, ma segretamente non vedeva l’ora che uscisse. E ogni calcio che le dava faceva sì che lo amasse sempre più.
Ma Keira lo sapeva, la conosceva abbastanza bene per potere affermare con certezza che l’amica sarebbe stata una madre perfetta, anche se fingeva che il piccolo sarebbe stato solo una seccatura. Il barista porse loro i drink non appena furono pronti e lei assaporò il Rhum che c’era nel bicchiere assieme alla Coca Cola che aveva ordinato: non lo prendeva da molto. Da anni forse, quando era molto più giovane, molto più sbarazzina, con qualcun altro al suo fianco…

«Dai! Un altro giro di shot! Quando torno sennò a Londra! E poi dobbiamo festeggiare Tom!» un ragazzo dai capelli mossi, la barba incolta, gli occhi azzurri e il riconoscibile accento irlandese stava spronando gli amici a continuare a bere, in onore del loro amico Tom che si sarebbe sposato qualche giorno dopo. Era un’occasione grande, e lui non ci sarebbe stato perché sarebbe dovuto tornare negli Stati Uniti per registrare la puntata finale di “Once upon a time”, il telefilm per cui inizialmente avrebbe dovuto lavorare solo per sette episodi. A quanto pare, però, i fan si erano affezionati così tanto al suo personaggio che non lo volevano morto, e allora gli avevano chiesto di ritornare per l’ultimo episodio: e questo non poteva che fargli piacere.
«Jamie! Siamo già tutti molto brilli, e spenderemo tantiiiiissimi soldi per tornare a casaaaa!» la spallata dell’amico al suo fianco gli fece davvero rendere conto che erano un po’ troppo ubriachi, mentre lui lo era in modo nettamente inferiore.
«Allora dovrò fare io il lavoro sporco e mandarvi a casa?» chiese lui, ridacchiando mentre guardava i suoi amici ubriachi fradici.
«Noooo è il mio addio al celibatooooo» disse il Tom in questione, mentre Jamie prendeva il cellulare per chiamare il taxi: «No, mi dispiace, è arrivato il momento di tornare a casa!»
«…Volevo solo esser certa che non fosse il mio Tom!» una ragazza bionda, bassina e notevolmente panciuta – incinta, ovviamente – si presentò tra di loro per controllare qualcosa, e lui incrociò il suo sguardo dopo qualche secondo e per poco non fece cadere il telefono a terra: Sienna Miller, uno dei suoi flirt, era nello stesso locale, nella sua stessa città, negli stessi cinque metri in cui stava lui. Non appena se ne accorse anche lei esclamò un “Ovviamente no, ho sbagliato!” e scappò via, fortunatamente. Ma la seguì con lo sguardo e ciò che vide fece effettivamente scivolare il suo telefono di mano per aprirsi in mille pezzi a terra. E con tutto quel trambusto, continuava ad osservare l’esile figura seduta qualche metro più avanti, che lo scrutava con occhi spaventati e presi notevolmente alla sprovvista. Tutta la sua postura gli faceva capire che era completamente presa alla sprovvista.
«Ehi amico? Il tuo telefono è rotto a terra!» si ricordò del locale e di tutto il resto solo quando la risata tonta dell’amico raggiunse il suo orecchio, allora prese il suo telefono da terra e cercò di aggiustarlo: ci riuscì malamente, ma abbastanza bene per chiamare un taxi e infilarci tutti i suoi amici dentro, per poi tornare dentro al locale.
Era noto che sarebbe andato a cercarle, se non altro per chiederle come stesse, cosa stesse facendo… «Buonasera! La gente indesiderata si presenta sempre nei momenti più inadeguati! Ed è anche imbarazzante. Addio.» Sienna lanciò un’occhiataccia assieme alla frase crudele, ma si allontanò e li lasciò soli.
«Ehm… ciao.»
«Ciao.» Keira era pietrificata da quando aveva incontrato il suo sguardo prima. Non riusciva a pensare ad altro da prima, ed era così terrorizzata che avrebbe voluto scappare via. Il mondo era così grande, perché dovevano stare tutti e due in quel locale?
«Come… va?» erano entrambi titubanti, preoccupati e probabilmente molto spaventati da quello che stava accadendo.
«Tutto bene, grazie.» Keira deglutì, prima di aggiungere qualcosa di necessario, perché la buona educazione lo prevedeva «E tu?»
«Non… mi lamento.» si lanciavano sguardi ogni cinque secondi, arrossendo e distogliendoli subito, in un silenzio imbarazzante e strano. Ci sarebbero state tante cose da dire, erano passati quasi sei anni ormai.
«Possiamo… camminare un po’?» chiese Jamie, con le mani in tasca in una posizione difensiva, stringendo le spalle.
«Mhmh.» Keira annuì, pagò il conto e terminò in qualche secondo il suo drink, facendo sorridere il ragazzo, che tornò serio subito dopo qualche secondo: «Andiamo?»
«Devo avvisare Sienna, sono arrivata qui con lei.» la ragazza scrisse velocemente un messaggio, indossò il cappotto, sciarpa e cappello e lo seguì fuori dal locale. Non riusciva a darsi alcuna motivazione per cui stesse facendo quello, lo stesse seguendo. Era del tutto senza senso, era stato lui a farla soffrire, lui a lasciarla perché era invidioso del suo successo, aveva fatto tutto lui. E si amavano, sapeva che si erano amati. E lui aveva gettato tutto all’aria per quello stupido sentimento di inferiorità.
«Mi dispiace.» disse dopo qualche minuto di silenzio, mentre passeggiavano sul lungo Tamigi come due semplici e normali persone imbarazzate. Avrebbe voluto chiedere “per cosa?” ma lo sapeva. Lo sapeva benissimo, era quello a cui stava pensando in quel momento, era quello che tornava a pensare spesso, anche dopo anni che si erano lasciati.
Non riusciva a dire nulla, così lo incitò a continuare con un gesto del capo: «Mi dispiace per tutto quel che è successo, per le motivazioni per cui è finita. Sono stato uno stupido ad essere invidioso del tuo successo, e sono stato un debole. Non ero stato abbastanza felice di supportarti nel momento in cui stavi avendo più successo, avevi appena iniziato ad averne così tanto, e io ti ho lasciata andare.» non le aveva mai detto certe cose. In realtà aveva sentito, in qualche modo, la canzone che lui le aveva scritto dopo che si erano lasciati, ed era stata causa di molti pianti: Rupert l’aveva aiutata a superarlo, prima come amico e poi come… bé, qualcosa di più.
Poi, sempre per la sua fama ma in modo indiretto, era finita la storia con Rupert, perché oramai non trovavano neanche un momento per stare insieme… e ora si vedeva con James. Che la raggiungeva in capo al mondo proprio perché aveva molto poco da fare.
«Scuse accettate.» mormorò dopo qualche altro minuto di silenzio Keira, che ancora non capiva dove il ragazzo volesse andare a parare.
«Volevo davvero farti sapere questo, è stato difficile anche per me dopo. Per nulla una passeggiata. Ti amavo ancora anche se ti ho lasciato io.»
«Eppure l’invidia è prevalsa sull’amore, non doveva essere molto l’amore.» le sfuggì, ma non poteva fare a meno di trattenerlo: lo pensava da molto tempo. In realtà l’aveva sempre pensato da quando s’erano lasciati.
Il ragazzo sembrò colpito, ma incassò il colpo e continuò: «Erano presenti entrambe in egual misura. Mi logoravano entrambe, e quando si lasciammo rimase solo l’amore per te a farmi male.» voleva essere sincero con lei, l’aveva amata davvero tanto. Lei era stata la ragazza con cui era stato più a lungo, con cui aveva fatto molte esperienze stupende, che aveva amato davvero tanto. Ma non si sarebbe azzardato a dirle che era stato l’amore della sua vita, perché in quel momento entrambi stavano frequentando qualcun altro e non sarebbe stato giusto. Ma lo pensava, lo pensava in modo assoluto.
«Non è per niente bello da sentire. Sei stato un fottuto debole, perché eravamo la coppia perfetta, eravamo stupendi, ci sei sempre stato per me, sei stato l’unico a fare le foto alle premiere con me, perché poi non le ho fatte con nessun altro ragazzo! Eri il fottuto amore della mia vita e hai buttato tutto all’aria!» cercò di mimetizzare un singhiozzo ma le riuscì molto male, allora si coprì ancor di più col cappuccio e aumentò il passo, mentre lasciava Jamie spiazzato a qualche metro più dietro. Era sbigottito, non ci credeva che lei l’avesse detto davvero. L’aveva ammesso, e lui la stava facendo scappare di nuovo: «Aspetta!» la rincorse e la fermò, costringendola a girarsi: aveva gli occhi rossi dalle lacrime. Era sempre stata così, piangeva anche per la più piccola discussione. Sorrise al ricordo di quel particolare: «Vuoi che ti accompagni a casa? La mia auto è qua dietro. Se non ti senti di camminare…»
«Sì, accompagnami a casa.» Keira lo seguì a qualche metro di distanza – ancora non capiva perché aveva accettato di farsi accompagnare dal ragazzo – ed entrò in macchina senza molte cerimonie, sedendosi accanto a lui. Era come se quello li avesse riportati di sei anni addietro.
E istintivamente lei si impossessò del porta-CD che era ancora nel cruscotto, cercando qualcosa di suo gradimento mentre un’emittente radio trasmetteva “She’s the one” di Robbie Williams. Alla fine scelse proprio per quella, perché non le andava di sembrare ancora così familiare con quella vita, con quella relazione, con quell’auto.
Passarono il viaggio a parlare solo del tragitto, perché Jamie doveva ricevere istruzioni per sapere dove lasciare la ragazza: ma fu davvero molto gentile da accompagnarla fino alla porta.
«Io… volevo solo dirti quello. Non so nemmeno perché, ma volevo che tu sapessi. Non volevo farti del male, ero molto debole prima. Ero stato debole in quel momento… e mi dispiace, davvero tanto.»
Trovava qualcosa di dolce in quelle dichiarazioni, abbastanza da spostarsi da davanti alla porta per fargli un po’ di spazio per entrare: «Che significa?»
«Che per la sincerità ti sei guadagnato un giro turistico nella mia nuova casa, forse.» sorrise un po’ mestamente, mentre lasciava passare Jamie. L’amore della sua vita. L’aveva ammesso anche davanti a lui.
Lo portò davvero in giro per tutta la casa, ma finirono ovviamente nel giardino interno, imbacuccati in un sacco a pelo gigante, per guardare – o almeno cercare di guardare – le stelle. Era più forte di loro: entrambi amavano la natura, e soprattutto i prati inglesi. E quello spettacolo era senza prezzo.
In tutto questo, Keira ancora si chiedeva come fossero finiti nello stesso sacco a pelo sebbene avessero parlato ben poco durante il tragitto.
«Dimmi un po’, vai ancora in giro con i pantaloni inguinali?» chiese lui, facendola ridacchiare mentre ricordava il modo in cui si vestiva parecchi anni addietro: «No»
«E le terribili scarpe a punta di tutti i generi? O i pinocchietti jeans alle premiere? Oppure anche i piedi scalzi da Selfridges?»
La ragazza scoppiò a ridere al ricordo di tutti quei particolari, che le riaffiorarono vividi in mente, come se fosse accaduto solo qualche ora prima: «No, non più. E tu hai buttato tutta la tua collezione di Converse e Vans?»
«Assolutamente no.» rispose lui, deciso: l’espressione convinta la fece sorridere nuovamente, sembrava un bambino certissimo delle sue opinioni.
«Sicuro un paio ce l’hai ancora. In un certo senso.» chissà se ricordasse anche quello. Dubitava a riguardo, poteva avere una memoria ferrea, ma ricordarsi delle Converse che aveva lasciato da lei molto tempo addietro per sbaglio sarebbe stato un particolare troppo…
«Quelle verdi!» esclamò dopo qualche secondo passato sovrappensiero e per poco non fece sobbalzare Keira, che imbacuccata in sciarpa e cappello cercava di non far trasparire l’imbarazzo. Perché lui ricordava tutto di quello che erano stati. Non aveva dimenticato nessun piccolo, stupido momento, ne era certa. Anche solo da questo piccolo test. E mentre cercava di osservarlo attentamente senza dare nell’occhio, si rese conto che il ragazzo stava osservando il cielo con sguardo sognante: come se non lo stesse vedendo, come se la sua mente fosse altrove. Agli anni passati, quelli che aveva gettato all’aria proprio lui. Il ricordo di quella cosa in particolare la fece ringhiare sommessamente, ma Jamie se ne accorse e si voltò a guardarla: «Ricordo ancora il tuo modo di iniziare le discussioni, sai?»
La ragazza tremò: perché continuava a ricordare e sapere tutte quelle cose della sua vita? E cosa significava la dolcezza di quegli attimi, il suo scusarsi per ciò che aveva fatto dopo anni di silenzio? Questo la faceva davvero dannare l’anima. E lui sapeva tutto di lei. Anche se era cambiata, c’erano cose fondamentali che erano sempre rimaste le stesse. E molta gente – incluso il suo ragazzo del momento – le ignorava, ma Jamie le ricordava, e le rinfacciava di ricordarlo bene. A cosa voleva andare a parare?
«Io… Jamie, l’unica cosa che mi chiedo è: perché? Perché ora, perché mi hai chiesto scusa, perché ti sei fatto vivo? Sembra tutto molto strano, a dire il vero. Dopo l’ennesima discussione che abbiamo avuto, anche dopo esserci lasciati, avevo capito che non potevi più starmi vicino, non ci riuscivi proprio, e credevo non ci saremmo visti mai più. E non ti volevo vedere mai più, per quello che mi avevi fatto.» le tremò la voce e tentò di mascherarlo, ma così facendo lui se ne accorse anche di più: se non fosse per il fatto che sarebbe stato tremendamente fuori luogo l’avrebbe abbracciata subito, immediatamente «Jamie… io sono arrivata a occupare quasi abusivamente casa tua per ficcarci dentro le candele profumate più romantiche, i petali di rosa, pulirtela da cima a fondo – e non sei mai stato un gran casalingo – preparare tutto, anche una cena per te, e tu dopo hai avuto comunque il coraggio di lasciarmi! Anche dopo un gesto esasperato così! Non ho mai fatto mai con nessuno una cosa del genere, mi sono sempre fatta lasciare senza rincorrere voi maschi elemosinando di essere ascoltata, ci sei riuscito solo tu! E ti odio per questo!» la rabbia le era montata tutta nel ripensare all’altra faccia della medaglia della loro relazione, quella in cui lei l’aveva implorato di tornare insieme, aveva perso tutta la sua dignità per lui, e tutto questo era stato anche sbandierato sui giornali. Aveva passato l’inferno per lui, e lui l’aveva lasciata comunque.
Abbassò la zip del sacco a pelo e rientrò in casa, camminando dritta verso la cucina: Jamie la seguì a ruota, volendo davvero cercare di risolvere la situazione, però non poteva cambiare il passato, non poteva aggiustare un ricordo, anche se avrebbe voluto tanto.
«Keira, vorrei tanto…»
«No, non puoi! Non puoi, non sei in diritto di ripiombare nella mia vita per essere gentile e diplomatico, chiedermi scusa così, uscendotene dal nulla, perché hai incrociato per due secondi il mio sguardo in un bar! È ingiusto, e del tutto incurante di me! Dei miei pensieri, dei miei sentimenti… ero io quella dal cuore spezzato, non tu!» ovviamente, come in ogni litigata, era scoppiata a piangere, erano lacrime di rabbia, era sempre stata così. Odiava se stessa per essere così, ma lo era e non ci poteva fare nulla.
«Non è per nulla vero. Non sei stata solo tu, forse ne sei stata colpita maggiormente, ma io ero anche geloso. Avevi sempre intorno prestanti uomini che flirtavano anche sfacciatamente con te, in mia presenza pure! C’eri tu in quel mondo di finti sorrisi e frasi di cortesia, lo show business—
«E tu mi invidiavi! Quando infimo puoi essere per invidiarmi per qualcosa che poi descrivi troppo grande per me in una canzone? …»
«Mi fai finire di parlare?» ormai si era scaldato anche lui, sembrava uno dei loro soliti litigi di molti anni prima.
« Quanto? E dici anche di essere stato anche tu col cuore spezzato…»
«Cristo, Keira, fai parlare anche me! Oh dio.» iniziò a respirare con difficoltà, sembrava gli riuscisse difficile parlare; Keira smise di blaterare per osservarlo bene: «Cosa c’è?»
«Stavo avendo un attacco prima, ma non me ne sono reso conto e ora sta peggiorando. E non ho l’inalatore. Ho il cortisone, ho tutto… Cristo, l’ho dimenticato… non lo lascio mai da ness— parlava a fatica e aveva preso a respirare con le labbra socchiuse, sperando che passasse tutto, ma senza l’inalatore sarebbe stato un po’ difficile. Nel frattempo la ragazza stava mettendo a soqquadro la cucina alla ricerca di qualcosa che non sapeva cosa fosse, ma non aveva intenzione di chiederglielo. Dopo qualche secondo si ritrovò un inalatore davanti agli occhi, e senza pensarci molto lo afferrò e inalò quattro spruzzi, sperando che tutto si sarebbe calmato nei dieci - quindici minuti successivi. Keira lo guardava preoccupata come quando aveva gli attacchi anni prima in sua presenza: smetteva di parlare e lo guardava con gli occhi tristi da cerbiatta preoccupata. Probabilmente non doveva avere quei moti di tenerezza verso la ragazza, considerato anche il fatto che si stava vedendo con una ragazza dall’altra parte del mondo e non era molto giusto. Ma… lei era Keira. Nessuna delle ex, o delle sue future ragazze avrebbe mai potuto reggere il confronto. E ammetterlo a se stesso, anche se non ad alta voce, faceva male, perché probabilmente non sarebbero mai più potuti stare insieme, dopo quello che le aveva fatto.
«Come va?» chiese lei dopo quindici minuti esatti che l’aveva osservato preoccupata: lui sembrava preso dai pensieri ma rispose «Posso tenerlo? Sai, nel caso in cui debba servirmi oggi…»
«Sì prego! Anche perché è tuo.»
Jamie la guardò sconvolto. «Scusami, sono passati anni, però era l’unica cosa simile a ciò che ti serviva che avevo, e sono andata in panico e te l’ho dato comunque… insomma non ho pensato al fatto che potesse avere una scadenza o qualcosa del genere…» la ragazza era diventata paonazza, ma il suo pensiero non andava in quella direzione. Sarebbe andato in ospedale se ci fossero state complicazioni, ma non era quello che in quel momento gli interessava. Keira aveva conservato il suo inalatore. Aveva conservato il suo “spray d’emergenza” per sette lunghi anni, aveva cambiato casa diverse volte e si era portata dietro tutto quello che lui aveva seminato da lei, l’aveva portato sempre con sé. Come se ormai le appartenesse. Come se ciò che era stato suo le appartenesse ancora.
Ebbe uno strano sussulto al cuore rendendosene conto. Come se nel profondo saperlo avesse scalfito qualcosa, o aperto uno scrigno dove erano conservati dei sentimenti. Sentimenti per lei? Aveva sempre paragonato ogni sua singola fidanzata a lei, e nessuna di quelle aveva mai vinto. Ognuna soccombeva sempre al suo confronto. Doveva significare qualcosa, non poteva non essere nulla. Però non ci pensava mai per come era finita tra loro. Non aveva mai considerato di strisciare da lei ad implorarla di tornare insieme, come invece lei aveva fatto precedentemente. E l’aveva persa, e si era rassegnato e autosomministrato la bugia che era bene che andasse avanti così. Che stava bene, che non provava più nulla per lei, che poteva andare avanti così. Ma rivederla aveva scatenato qualcosa in lui, come una voglia di riscatto: riscattarsi per come l’aveva fatta soffrire. Chiederle almeno scusa, per cercare di avere un perdono che dentro di sé desiderava tanto di avere. E lei? Lei cosa aveva fatto capire? Gli aveva detto che era stato l’amore della sua vita… ma magari conoscendo Rupert le cose erano cambiate, magari lei era veramente andata avanti. E poi c’era quel James… ma seriamente? Un cantante di una band indie? Non poteva stare sul serio con quello. E poi era stato lui il primo ragazzo di Keira a far parte di una band, lui era una sporca imitazione!
«Mi chiedo cosa tu stia pensando. Hai la solita faccia da filmini mentali degni di Oscar.» lo osservava con la testa tra le braccia, posata pesantemente sulla spalliera del divano, e lui si risvegliò in quel momento dai suoi pensieri rumorosissimi: «Forse è meglio non sapere cosa stavo pensando. Il fatto è che… volevo solo dirti… che probabilmente volevo chiederti scusa per riscattarmi, per cercare di fare qualcosa di buono. Perché ci tengo, perché se frequento una nuova ragazza non posso far altro di paragonarla a te e non regge mai il confronto, mai nessuna. Perché ti conosco benissimo e sapere di avere affianco una persona del genere mi faceva sentire al sicuro, perché tu mi conoscevi nello stesso identico modo. E certe cose non cambiano, anche ad anni di distanza certe cose fondamentali si sanno ancora e non possono cambiare. E rincontrarti, incrociare nuovamente il tuo sguardo mi ha fatto realizzare quanto male mi sia comportato, perché almeno in quello sono cambiato, cresciuto, e mi sono reso conto di quanto stronzo sia stato a lasciarti così. Perché ti amavo, ti amo e una parte di me ti amerà sempre.» non voleva ammettere tutto questo ad alta voce. Perché era proprio quello che stava pensando, ed era terribilmente imbarazzante.
Keira di risposta lo osservava stupita, terrorizzata e forse, in una piccolissima parte, anche contenta. Arrossì ma non disse nulla, non rispondeva, non dava cenni di vita.
«Bé. Sono le tre del mattino, forse dovrei tornare a casa…» Jamie si alzò e si diresse alla porta, ma Keira lo bloccò per un braccio: «Dammi almeno il tempo di assimilare tutto.»
«Non c’è molto da assimilare, mi sono reso ridicolo dicendo ciò che provavo senza filtrare nulla e forse ora è proprio il caso che—
«Io provo lo stesso per te.» allora forse non era proprio il caso di andarsene, forse. «E dovevi darmi il tempo di assimilare, c’è molto da assimilare. Effettivamente ti ho visto leggermente diverso, anche se eri ancora tu. E io… anche io ho sempre fatto quei paragoni. Li faccio tuttora, sempre. Sono normali, ormai ci convivo da tempo. Probabilmente non è mai stato giusto nei confronti di Rupert, e ora di James… ma, bé, c’erano. Come tutte le tue cose a casa mia, qualsiasi casa occupassi. Non ce l’ho mai fatta a separarmi del tutto da te, anche se effettivamente lo eravamo. Separati, intendo.» stava cercando di dare una risposta razionale, sensata, quando in quel momento l’unica cosa che lui voleva fare era baciarla. Ed era qualcosa di totalmente irrazionale, insensato ma tanto voluto. Keira continuava a parlare con quel fare razionale, quasi dimentica della discussione di prima, mentre le si avvicinava piano e con cautela sempre di più. Le strinse le mani, strofinando i polpastrelli sul dorso: lei aveva smesso immediatamente di parlare e lo osservava in silenzio con gli occhi spalancati. Lo prese allora come un assenso, e chiuse gli occhi per baciarle la fronte, le guance, il naso… voleva goderselo appieno il momento. Paradossalmente fu Keira ad essere quasi sbrigativa, posando istintivamente le labbra sulle sue: come se fosse la cosa più spontanea, naturale, normale al mondo, anche in quel momento. Passò un braccio attorno alla sua vita e una mano dietro la nuca della ragazza, approfondendo avidamente il bacio, perché si era reso conto di desiderarlo veramente da tanto. Quando gli erano mancati quei baci.
Keira posò titubante le mani sulle sue spalle, mentre il prurito che la barba di Jamie le causava sulla pelle era diventato qualcosa di stranamente piacevole, che le mancava, anche se a suo tempo lo trovava fastidioso. Perché diavolo, a quel tempo poteva anche farsi la barba. Aveva le ginocchia che facevano giacomo – giacomo, probabilmente prima o poi sarebbe crollata letteralmente tra le sue braccia, ma avrebbe preferito finire prima in camera da letto. Non voleva mostrarsi davvero così debole. Però… bé doveva essere ancora sulla sua stessa lunghezza d’onda. Perché la stava trascinando su per le scale, e non era propriamente certa di avere tutti gli indumenti addosso. Non che volesse controllare, il sapore delle sue labbra e il contatto con la sua pelle la assorbiva del tutto. Riprese il controllo della situazione giusto per evitare di finire in bagno, perché Jamie non sapeva, giustamente, la strada per la sua camera da letto. Ma l’avrebbe imparata senz’ombra di dubbio subito. Si chiuse dietro la porta e fortunatamente arrivò sul letto: non avrebbe dovuto preoccuparsi del rischio che le gambe le cedessero in quel momento, non più. Doveva solo concentrarsi nello spogliare Jamie – ma a quanto pare si era già data da fare lungo il tragitto – lasciarsi spogliare da lui e rifare il sesso meraviglioso a cui era abituata, ma sempre sorpresa, sette e più anni prima. Fortunatamente, si sarebbe dovuta preoccupare solo di quello.

Risvegliarsi perché i raggi del sole erano entrati in camera e l’avevano colpita in pieno viso era uno dei piaceri che non provava da tempo— ma quella mattina non era stato l’unico. Pensando alla notte precedente… cercò di non arrossire, ma si limitò ad aprire gli occhi per controllare che Jamie fosse ancora accanto a lei. E c’era. La osservava attentamente stringendola a sé in un abbraccio, ed era qualcosa di incredibilmente rassicurante. Non riuscì a bloccarsi dal controllare nuovamente il suo fisico scolpito, quello che era uguale ad anni prima. Se l’era quasi dimenticato nel corso del tempo, e si era accontentata di compagni di letto inferiori da quel punto di vista. In realtà, inferiori sotto molti punti di vista, ma ad ammetterlo si sentiva davvero stronza, quindi cambiò oggetto dei suoi pensieri, passando al fantastico uomo che la stava stringendo in modo protettivo. E dolce, anche se erano completamente nudi in un letto, e la dolcezza non era proprio la prima cosa che le venisse in mente, in una situazione del genere.
«Dormito bene?» chiese lui, baciandole la fronte. Dio, come aveva fatto a lasciarselo sfuggire? Si era dimenticata, nel tempo, di tanti momenti belli, oltre a quelli che ricordava. E serbava rancore. Si era dimenticata quanto devoto e dolce e gentile e adorabile fosse come fidanzato.
«Amo stare qui. Ci passerei l’intera giornata. Anzi… potrei passarci l’intera giornata.» ammiccò a Jamie, che ridacchiò come un ragazzino: «Giornata libera?»
«Completamente. Oggi è davvero, totalmente, completamente libera.»
«Uhm…» il ragazzo la sovrastò con il suo corpo, avvicinandosi alle sue labbra «Bene. Sono completamente libero anche io, guarda un po’. Domani devo ripartire per gli Stati Uniti, ma oggi sono completamente, totalmente libero.»
«Uhm. Che buono. Che bello, effettivamente…» si dimenticò per davvero cosa dovesse dirgli, non appena il ragazzo approfondì il bacio. Era ben chiaro ad entrambi come sarebbero finiti a passare la giornata.




Avevano fortunatamente finito le riprese di “Anna Karenina” in Russia ed erano rimaste giusto alcune piccole cose da aggiustare che avrebbero potuto fare anche in patria, dato che il film era in post-produzione molto del lavoro era già stato fatto.
Prima o poi avrebbe iniziato a recitare in “Untouched”, ma ancora non erano state decise date, quindi si limitava a vivere la sua vita tranquilla a casa, oppure alle apparizioni in TV o cose del genere preferibilmente in Inghilterra se avesse dovuto parlare dei suoi prossimi o precedenti lavori. E cercando di memorizzare il suo schema giornaliero, era ancora nel letto a sonnecchiare. Non le andava per nulla di alzarsi e preparare da mangiare. Quando era a casa sua, la pigrizia aveva sempre la meglio.
Udì qualche rumore provenire dalle scale e subito dopo un cigolio della porta: si ritrovò Jamie in boxer a quadri e t-shirt rovinata davanti, con un enorme vassoio in mano. Non poté trattenere un risolino, era contemporaneamente sexy e tremendamente dolce mentre arrancava con cautela verso il letto. Non riusciva a credere di averlo di nuovo intorno, e come se si dovesse ancora far perdonare – come se non l’avesse già perdonato la prima sera che tutto era ricominciato, che lui aveva ripreso a far parte della sua vita – spesso faceva cose dolci come il casalingo o portarle la colazione a letto, sapendo bene quanto fosse pigra.
«Buongiorno!» esclamò lui, porgendole un croissant fumante e sedendosi accanto a lei: Keira alzò un sopracciglio incuriosita «Dove l’hai preso il croissant? Se l’hai fatto tu probabilmente la cucina sarà in fiamme.»
«Saresti sorpresa dalle mie abilità in cucina, invece.» posò le labbra sulle sue, poi si allontanò da lei per guardarla e riprendere a baciarla «Comunque li ho solo ordinati. E siccome sono della panetteria qui di fronte mi sono vestito e sono andato a prenderli io.»
«Che dolce» commentò lei, pensandolo sul serio ma non riuscendo a trattenere il tono leggermente sarcastico.
«Lo sono, dovresti essere meno sprezzante!» ribatté Jamie, abbracciandola e prendendo con la mano libera la tazza di cappuccino per lui.
«Oh mio dio, c’è anche l’aranciata, i biscotti che adoro e il latte! Penso sceglierò il latte però.” aveva la voce di una bambina sorpresa dal regalo che aveva appena ricevuto e scartato immediatamente, e ogni volta che quella voce fosse dettata da qualcosa che aveva fatto lui si sentiva gratificato. Era bello riaverla affianco, rivederla così contenta, felice. Era qualcosa che si era reso conto gli mancava terribilmente.
«Voglio un po’ di cappuccino.» affermò, dopo che si era letteralmente immersa nel bicchiere di latte.
«Non la cioccolata calda che sta più in là?»
«Sì, ma anche il cappuccino.» Jamie alzò gli occhi al cielo e le passò la tazza di cappuccino, obbedendo.
«Grazie!» esclamò lei, sorridente. Allora aspettando di riaverla indietro si posò meglio allo schienale del letto e si perse nei suoi stessi pensieri. Erano solo due mesi che ci stavano riprovando, ma tutto sembrava di nuovo rose e fiori. Certo, le litigate c’erano, ma finivano sempre nel migliore dei modi dopo che erano quasi arrivati a farsi lo scalpo vicendevolmente. E poi… non era nulla in confronto a Kate. Proprio nulla. Si sentiva un po’ stronzo a pensarlo, ma lo sentiva. E lasciarla era stato davvero sorprendentemente facile quando era tornato negli Stati Uniti. Sapeva invece che Keira si era fatta molti più problemi non tanto per lasciare James, quanto per i sensi di colpa che aveva per averlo tradito, anche se non si pentiva di averlo fatto. E quindi hanno dovuto parlare e parlare e parlare a riguardo. Non che gli dispiacesse parlare con lei, anzi! Ma di un altro uomo… non gli andava particolarmente a genio, ecco. Era un po’ geloso, anche se era riuscito a sminuire il poveretto con due frasi in croce, fortunatamente dette non di fronte a lui ma solo in privato con Keira. Che in quel momento stava finendo il suo cappuccino in tutta la pace della loro camera da letto. Perché poteva considerarla tale, vero? Non aveva proprio una casa a Londra in quel periodo, quindi era finito direttamente a casa sua e di fatto stavano convivendo.
Tornò a guardare Keira, che era passata a inzuppare il croissant nella cioccolata calda. Era contento anche perché aveva preso qualche chiletto in più, e ora invece di trovare ossa dure sulla sua pancia c’era anche della morbida ciccetta invisibile simile a quella di molti anni prima. Prese il giornale che stava leggendo di sotto ed iniziò a sfogliare le pagine, trovando una loro foto di qualche giorno prima a Regent’s Park, molto simile ad una che i paparazzi londinesi avevano scattato anni addietro: «Senti qua! “Il principe – cacciatore – azzurro “cacciato e conquistato” dalla sua bella?” Mio dio, che titolo. È anche molto inquietante.»
«Tu odi i tabloid!» Keira fece per strappargli il giornale via di mano, ma lui lo spostò dalla parte opposta: «Infatti non lo è! E li odi anche tu, perché lo vuoi?»
«Magari siamo venuti bene in foto!»
«Oh mio dio, vuoi incorniciare una nostra foto da un giornale?!»
«Non che ce ne siamo fatte molte di questi tempi, eh.» mugolò lei in un lamento. Allora alzò gli occhi al cielo e raccolse il suo cellulare da terra per puntarlo contro di loro: «Sorridi!»
«Ehi sono mezza nuda, sto mangiando—
Jamie la tirò a sé stampandogli un bacio sulle labbra e scattando la foto: poi porse il telefono a Keira che lo squadrò male per cinque secondi, ammettendo alla fine che stavano bene.
«Ora ci puoi tappezzare casa.»
«Ti costringerò a farne altre per poi tappezzare casa!»
«D’accordo, vinci sempre tu.» lasciò il cellulare a terra per fregarle la cioccolata calda e stringersi a lei sebbene quella si stava ribellando al fatto che le aveva volontariamente rubato la sua cioccolata calda… ma poi accettò al meglio la sua vicinanza porgendogli anche parte del suo croissant.
«Ho il mio, non preoccuparti.» la strinse più forte e continuò a rimanere lì, contento. Aveva davvero fatto la scelta migliore ad avvicinarsi a lei in quel locale, due mesi prima. Davvero la scelta migliore che potesse fare.




Se siete arrivati fin qui significa che l'avete letta tutta, quindi grazie! Provo un amore incondizionato per Keira, quindi è normale che gran parte dei miei scritti siano su di lei ormai XD questa one-shot l'ho scritta vedendo alcune foto dei due piccioncini di tanti anni fa, e sinceramente mi fanno sciogliere per quanto erano dolci *_* http://imageshack.us/photo/my-images/819/keiraknightleynewboyfri.jpg/ questa è la foto a cui mi riferisco nel finale, questi due si fanno troppo amare *_* in tutto questo sclero, vi ringrazio per aver letto la storia <3 alla prossima!
  
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