Anime & Manga > No. 6
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Autore: _Ella_    23/03/2012    3 recensioni
«Perché mi hai chiamato, vecchio? Non ho tempo da perdere, io» gli rinfacciò, grattandosi la punta del naso, prima di incrociare le braccia contro la camicia sudicia.
Probabilmente Inukashi non aveva neppure dei sogni, pensò, mentre mostrava i soldi e l’elenco di notizie che gli servivano e che non era riuscito a procurarsi grazie alle sue puttane.
O magari li aveva, ma erano ancora sotterrati lì, tra il catrame e il terreno di quella città rinnegata, così in fondo che non riuscivano ad arrivare alla luce: ma era questione di tempo, perché è solo e soltanto grazie a fango e sterco che i fiori riescono a nascere, non possono farlo di certo su un pavimento di diamanti.
[Rikiga/Inukashi (?)]
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inukashi, Rikiga
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fango e Diamanti.



 
 
L’odore forte della terra, mista a quello che sembrava essere sterco, gli pizzicò le narici, forte e deciso come il panorama che era tutt’intorno e,
mentre l’abbaiare dei cani si disperdeva nell’aria pregna di fumo, il signor Rikiga s’aggiustò meglio la coppola sul capo, aggrottando la fronte e
tirando fuori dalla giacca il suo whiskey.
Seduto sul bordo della fontana e intento a guardar il cielo, quasi non s’accorse di un cucciolo di cane che gli si era avvicinato ed aveva
cominciato ad annusarlo, prima di mettere le zampe sulle sue gambe: quasi sobbalzò e, mandandolo malamente via, non poté far a meno di
maledirlo per avergli macchiato il tessuto costoso dei suoi pantaloni.
Sospirò pesantemente, mettendo da parte il liquore e pulendo con grandi manate e disappunto la parte incriminata e solo quando sentì una
grossa risata sguaiata si degnò di alzar lo sguardo: il viso beffardo di Inukashi era lì, divertito sicuramente per il suo atteggiamento un po’ schifato.
Si chiedeva, delle volte, come fosse possibile che le cose potessero essere così relative.
Ricordava della sua vita al No.6, quando aveva lavorato come giornalista e quando – cosa ancor più importante – aveva i sogni nelle tasche della
giacca, sicuramente meno consunta, così tanti che ne perdeva un po’ alla volta, fino a ritrovarsene senza. Quando ci pensava, quando ricordava
dell’utopia in cui viveva un tempo, gli si attanagliava nello stomaco un senso di nostalgia e di rassegnata rabbia: si guardava attorno e vedeva
deterioramento e malavita ovunque girasse lo sguardo – quando si guardava allo specchio, soprattutto – e non poteva fare a meno di chiedersi a
che punto fosse arrivato il mondo. Tra le mura di quella città maledetta ed illusa, c’erano persone cresciute senza sapere nulla di quella che era
la realtà, persone i quali problemi più importanti erano decidere in che modo passare la solita giornata tranquilla. Anche lui – tutti loro – erano
stati così un tempo, chi più chi meno, chi invece tra la merda che la città nascondeva ci era nato e cresciuto, fino a ritrovarsi lì, tra gli scarti di
un’umanità che non riusciva mai ad essere in pace.
Poi però guardava il viso sporco di Inukashi, ed allora doveva ricredersi: perché, tra il fetore dei cani, le pulci ed i clienti sporchi, riusciva
comunque dire che era meglio vivere lì, che era meglio sotterrare l’ennesimo fratello morto, piuttosto che vivere tra le mura asettiche di quella prigione
di cristallo.
«Perché mi hai chiamato, vecchio? Non ho tempo da perdere, io» gli rinfacciò, grattandosi la punta del naso, prima di incrociare le braccia contro la
camicia sudicia.
Probabilmente Inukashi non aveva neppure dei sogni, pensò, mentre mostrava i soldi e l’elenco di notizie che gli servivano e che non era riuscito a
procurarsi grazie alle sue puttane.
O magari li aveva, ma erano ancora sotterrati lì, tra il catrame e il terreno di quella città rinnegata, così in fondo che non riuscivano ad arrivare alla
luce: ma era questione di tempo, perché è solo e soltanto grazie a fango e sterco che i fiori riescono a nascere, non possono farlo di certo su un
pavimento di diamanti.
Probabilmente era per questo, che Inukashi era felice di dove era e di quel che aveva.
Rikiga, vedendo come arraffava i soldi e gli assicurava che avrebbe avuto quanto chiesto, mentre nel frattempo coccolava quello stesso cucciolo che lui
aveva scacciato un attimo prima, non poteva far a meno di sorridere sommessamente.
Bevve un altro sorso del suo whiskey, alzandosi per ritornare tra le quattro mura di lusso pacchiano in cui viveva.
Tra luridume e piscio di cane, Inukashi era molto più felice di quanto lui avesse mai potuto neanche immaginare di essere, e gli stava bene così,
perché con quelle mani che non erano riuscite a trattenere i sogni, non aveva idea di come afferrare il fango.

 

 


...E' una vita che non pubblico qualcosa in questo fandom e me ne vergogno D:
Insomma, non ho scuse, diciamo che mi sono sentita presa d'altro, ecco.
Se qualcuno si stesse chiedendo cosa ho intenzione di fare con la long, la continuo, la continuo eccome. Tempo al tempo, giuro ;_; ma tanto non importerà a nessuno.
Che dire? °A°
Ma dai, solo io li trovo carini 'sti due? A proposito, non so se si è notato ma non ho voluto dare un sesso al/alla caro/a Inukashi u.u Che è terribilmente ambiguo/a, diciamocelo.
Beh, non c'è nessun accenno a loro come coppia effettivamente, ma sono una coppia punto.
O magari no.
Fuggo via dopo questa quasi-flashfic inconcludente, alla prossima.
Giuro che mi faccio risentire ;-;

See ya!

   
 
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