Vincerò io.
Vincerò ancora ed ancora.
Vincerò per vedere quell'espressione, Tobio.

[Vago spoiler, nulla di così grave però- ]

Notò Mihawk posare il calice di vino sul tavolo lì presso e alzandosi in piedi, camminando con garbo attorno a lei. Era magnetico, accidenti. Altro che Absalom, altro che Hogback. Da quanto tempo non vedeva un uomo decente? E quello che aveva davanti era ben più che decente; era uno spettacolo.
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Se una donna altera come Boa Hancock non gli faceva né caldo né freddo, per Drakul Mihawk era diverso invece quando si trovava a dover gestire quella testa rosa e tutta matta, che cercava i suoi zombie e che singhiozzava perché la lavatrice non si avviava. Era divertente persino fare colazione, quando lei piombava assonnatissima in cucina per scroccare caffè e brioche, non diceva nemmeno “buongiorno” e tornava nel letto col suo dolce bottino. Ma ormai aveva imparato a considerare quella presenza come un modo di sentirsi a casa, e sebbene non lo avrebbe mai confessato, in fondo la piccola Perona aveva portato un soffio di vita e di casini in quella che era diventata un’esistenza fin troppo tranquilla.
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(Cerchiamo di mantenere l'IC nonostante le circostanze)

È trascorso un anno dal ritiro forzato nel gelido Hokkaido imposto dal Gabriel Gamo. Siamo in autunno, quando le foglie degli aceri si colorano di rosso. I ragazzi si sono di nuovo riuniti nel ryokan di Shintoku per trascorrere una rilassante vacanza alle terme, immersi nella natura e nella tranquillità. I giorni si susseguono tra discussioni, scherzi e battibecchi, finché nella vita di alcuni di loro arriveranno inaspettati, tragici cambiamenti…
Leaves Time è il sequel di Snow Time a cui rimando il lettore per ogni riferimento a fatti citati e personaggi out of character, già presentati nella precedente fanfiction.

Perchè Sakura non ha mai amato nessun altro uomo al di fuori di lui.
[SasuSaku]
[Het]

Karl-Heinz Schneider descritto a mo’ di dizionario ragionato, tra il filosofico, il molto introspettivo e il leggermente faceto – come festeggia un gol Kaiser Karl? Chi è la sua adorata bambina? E che c’entra Topolino nella sua vita?

[KasaKise]
Dopo ci stavamo baciando. La sua lingua era nella mia bocca, la mia nella sua. Una angolo della mia mente era perfettamente consapevole che quello non era Aominecchi. Che ciò che stavo facendo era sbagliato, sia nei confronti di Kasamatsu sia nei miei.
Ma relegai quella parte nella mia mente e misi le braccia intorno al collo di quello che per me era Aominecchi.

«Mi ossessioni. Perché?»
{Kai/Mao ♥ accenni Rei/Mao}

Azzurro...
Azzurro, come il fiordaliso, il fiore preferito da Karen. Azzurro è
anche il colore del mare dove sorge Stoccolma. Azzurro è  lo
sconfinato cielo della Cina.
Il fragile confine fra amicizia e amore. Shunko Sho X Stephan Levin

Tanto tempo fa, durante le semifinali del torneo di calcio delle scuole medie, un ragazzo tenace venuto dall'Hokkaido combatteva contro un avversario più forte di lui. Una ragazza triste che stava per lasciare il Giappone gli aveva donato una fascetta portafortuna o hachimaki. Sarà l'hachimaki stesso a raccontarvi di quel giorno.

"Uno scalpiccio di passi affrettati che si avvicinavano e i due si volsero all’unisono verso l’ingresso in penombra. Una sagoma si stagliò contro la porta, poi piombò a terra come un sacco di patate. La pietra che Tom aveva scagliato rimbalzò sull’impiantito e si fermò in un angolo.
-Che hai fatto?- Evelyn crollò in ginocchio accanto al corpo privo di sensi.
-È Benji!-
-Certo che è Benji!-
-Non l’avevo riconosciuto! Questa me la farà pagare cara! Non mi perdonerà mai!-"
In un mondo virtuale e nelle situazioni più improbabili, un pericoloso inseguimento, un rapimento e una tempesta creeranno situazioni impreviste e imprevedibili.

«Hijo de…» comincia a dire, socchiudendo gli occhi con fare rabbioso; ma io non le lascio finire la frase – ops, volevo dire l’insulto, a giudicare dal suo tono di voce -:
«Che ti aspettavi? Sono pur sempre Yuri Ivanov, io. E comunque si è fatto tardi…»
Con fare deciso, torno a guardare la porta davanti a me; la apro e faccio per avviarmi verso il corridoio, ma mi blocco improvvisamente sulla soglia. Ops, dimenticavo qualcosa… Hai ragione, furia spagnola, sono proprio un maleducato.
Mi volto ancora, ma questa volta voglio guardarla bene negli occhi.
«Come dite voi spagnoli? Umh…», mi fingo confuso, per poi concludere con un: «Ah sì: hasta luego, Julia.»